La deposizione dell'on. Finzi al processo di Milano

La deposizione dell'on. Finzi al processo di Milano La deposizione dell'on. Finzi al processo di Milano Le gemme delle biciclette, la " Gazzetta dello Sport ", il " Corriere italiano,, - Come fu chiamato al " recide rat-ionem „ per aver scritto articoli antirassiatiei - Vivaci contestazioni - L'inizio delle testimonianze: due ex - questori di lloma e di Milano. e , Milano, 3, notte. Superate le eccezioni procedurali, il processo entra nella fase viva del merito. Aperta l'udienza allo oro 9,50, dopo alcune dichiarazioni deil'avv. N. Levi, difensore dell'Aranti! relativamente alla composizione del collegio defensionale dell'imputato Invernizzi, il presidente, accogliendo la proposta deil'avv. Bozino, patrono del comm. Gino Finzi, procede all'appello dei testi presenti. La proposta deil'avv. Bozino c motivata dal fatto che alcuni testi si troverebbero nell'aula, ciò che è contrario alle disposizioni della procedura. Il consigliere Quaini provvede alla richiesta formalità, che ci regala una sorpresa. Della cinquantina di testi citati dalle parti, ne sono presenti... sette ; tra questi l'ex-questore di Roma, comm. Bertini. Gli altri saranno chiamati volta a volta che se no presenterà, la necessità. Il presidente dà quindi notizia delle notifiche dello citazioni eseguite, rilevandone la regolarità o meno. Suscita l'ilarità generale l'annuncio che il teste on. Sardi, ex-fiottosogretario ai LL. PP., citato presso la direzione del partito nazionale fascista, vi risulta sconosciuto! tè' la volta dell'interrogatorio dell'imputato Giuseppe Invernizzi, quale gerente responsabile dell'ovanti/ e aeR'Unità. Egli si alza e dichiara : — lo non ho nulla da dire. Io sono un gerente come tutti i gerenti d'Italia. — Ma avete letto gli articoli? — chiede il presidente. — Sì, dopo che i giornali erano stampati — replica l'imputato. L'Invernizzi si slede ed il presidente invita il querelante on. Aldo Finzi a rendere le sue Tlichiarazioni. "I fatti che mi si addebitano sono molto gravi, ma inesistenti !,. L'ex-sottosegretario agli interni, sale alla pedana. L'attenzione del pubblico, stamane eccezionalmente affollato, è vivissima. L'on. Finzi esordisce: — Insisto nella querela e prego il Tribunale di volermi concedere una premessa alla dichiarazione che sarò per fare. Si e delio che io abbia limitato le mie querele a tre, mentre centinaia di giornali hanno pubblicato le stesse cose. Ora io non potevo sporgere altrettante querele, e spero che l'Unita e l'Avariti! non si lagneranno della preferenza. Io ho voluto usare una semplice preferènza, di carattere cronologico all'Avanti! ed alla Urtità ; ma mi riserbo di provvedere in seguito nei modi opportuni anche contro tutti quegli altri giornali che non si peritarono di indirizzarmi ingiurie a scopo di diffamazione. - .Quando nell'agitatissimo periodo politico succeduto al tragico deplorevole ed ab; brobrioso inizio del giugno scorso.io mi vidi fatto segno agli attacchi furibondi ad inumani di gran parte della -stampa italiana e specificatamente e più accentuatamente dalla stampa di opposizione, dovetti pensare alla difesa sacrosanta della mia dignità r- del mio onore e .trovai subito nell'yuan/?./ e nell'Unità due articoli che mi offrivano materia per una querela ohe nel mio concetto deve essere chiarificatrice. Dovetti poi subire ancora per tre mesi, in un silenzio che ho ritenuto doveroso nonché dignitoso, gli attacchi degli stessi giornali che accrebbero contro di me la misura già colma delle ingiurio « delle diffamazioni. cleri ho "udito 1 rappresentanti della difesa avanzare degli appunti perchè le deduzioni testimoniali portate non appaiono tutte attinenti alla causa. Si tratta dei testi chiamati a deporre sulle mie condizioni economiche, finanziarie e morali non solo nel periodo prebellico. ma anche — mi sia permesso, da! signor presidente — nel periodo pre.faseista. .Io ho il dovere ed 11 diritto di tutelare per intero la mia dignità ed il mio onore.. TuttOMCtò che si è detto contro la mia persona, ed oserei dire contro la mia personalità è semplicemente fantastico. La difesa si è stupita della qualità di questi testi, e ieri l'on. Buffoni, che io interruppi con uno scatto del quale chiedo venia al tribunale, disse : • Non ci importa di sapere se fosse ricco prima di salire al Governo I ». Questa è invece per ime una questione essenziale, perche alcuni giornali hanno alluso chiaramente alla circostanza che io mi sia arricchito durante la marcia su noma. Ricordai ali on. Buffoni come io avessi invocato tenacemente una oculata e severa inchiesta di galantuomini in maggioranza scelti tra i miei avversari politici, ì quali avessero indagato, dalla mia nascita ad oggi, sulla mia vita ai cittadino, per vedere se si .potesse in essa ravvisare una sola scorrettezza da imputarmi Non-può dunque l'on. Buffoni affermare che io dovevo estendere le indagini fftfn1/0, io replicatemente ho des derato un inchiesta di quel genere. Oggi io rin- S.11&rc6SM)n?-d] quel nii0 desiderio, Si questa sede, e chiedo che sia fatta la niù ampia luce. Dopo questa premessa mi rnn MJ? T/»unale di dare'C^n^sIogò ai rruei sentimenti repressi e compressi[»ì iV^i85,"1' meliu 1 fattì chTnviTi S -Acuirà! I dischi rossi - "La Gazzetta dello Sport,, « La prima accusa è che io avrei soiiect tato un provvedimento per insteurarf i iC Dtehiar^hJ^1 Per farne una speculazione: Dichiaro che attraverso la mia vita Doliti™ ctliPW? JVUÌ ero nel dicastero del mini! stero degli interni, non potevo prendere visione di tutti i provvedimenti emanati da quel ministero. L'istituzione dei dischi rossi la ignorai per molto tempo. Lessi gli articoli e invitai subito ì miei avversari a dimostrare in qual modo nella mia posizione avrei potino fare una speculazione sui dischi rossi. Del resto per sapere ciò ho dato querela, io non so altro, riguardo ai riflettori ro&si ». . ..0I\: ?im[ Si. occupa quindi delle accuse fattegli in particolare dall'Uniti relativamente alla Gazzetta dello Sport e al Corriere /tatuino. Premesso che in quest'ultimo giornale non ebbe mai nessuna ingerenza nè economica ne finanziaria nè amministrativa, il querelante 6i propone di parlare anzitutto del giornale sportivo. Egli dice: ■ Tanto io quanto mio fratello comm. Gino, fummo sempre, fin dalla nostra prima giovinezza, appassionati dello sport. Questa passione spiega il dolore che provai quando appresi che la Gazzetta dello Sport, il più grande giornale italiano del genere, dovesse cadere nelle mani del partiti sovversivi. Si parlava infatti di un assalto alla Gazzetta dello Sport da parte... — Al contrario, al contrario! — grida l'on. Buffoni, della difesa. — Non è il contrario — ribatte seccato l'on. Finzi. — Lo è — rimbecca l'on. Buffoni. — Si trattava niente meno che di vendere lo 6tabilo dell'ovanti.' alla Gazzetta dello Sport. Dunque, mi sembrai... — Non escludo — gli risponde l'on. Finzi — che trattative di questo genere siano avvenute, ma lo scopo sarà comunque precisato dai testimoni che ho citato a deporro sull'argomento. Proseguendo nelle sue dichiarazioni l'on. Finzi dice che nell'aprile 1923 suo fratello Gino, venne a Roma a parlargli, appunto, della Gazzetta dello Sport. —Mio fratello mi disse che era incaricato di pregarmi di intervenire nel consiglio di amministrazione e rinnovarlo per evitare che la Gazzetta dello Sport finisse in mano dei socialisti. Allora, sapendo bene che in passato non pochi uomini politici si erano occupati non solo di gestioni giornalistiche, ma avevano posseduto in proprio dei giornali, c sapendo pure che nel vecchio consiglio che scadeva, della Gazzetta dello Sport, c'erano uomini politici come il senatore Della Torre, il grand'uff. Mercanti ed altri, ritenni che non ci fosse niente in contrario al mio intervento. Fu cosi che divenni presidente del consiglio d'amministrazione del quotidiano sportivo. Trovai tra i redattori della Gazzetta Osilo Sport il sig. Landò Ferretti che faceva molto bene il suo dovere, I e pensai di migliorarne le condizioni flnan-1 ziarie. dtansVeuLpstztcpnqVdipra«svdzlFtGddlecldiiDartecto i o — i I 1 Il direttore Da Verzoni Il querelante parla quindi del direttore del giornale, Do Verzoni, che gli fu presentato al ristorante Cova dal conte Alberto Bonacossa, uomo notissimo non solo nel mondo sportivo e che gode la slima di tutti. Il De Verzoni non tardò a parlargli dei suoi affari e a chiedergli protezione presso il governo e un grupno di creditori della Banca di Sconto, L'on. Finzi risposo che egli non si era mai preoccupato nè occupato di altari di banca e suggerì al De Verzoni di rivolgergli al partito. « Il 16 dicembre 1922 — prosegue l'on. Finzi — si recò da me una commissione di editori, capeggiata dal comm. Balzan, persona che io stimavo e stimo molto, per invocare provvedimenti governativi che riguardavano una vertenza fra editori e rivenditori. Di questa commissione faceva parte l'avv. De Verzoni della « Gazzetta dello Sport ». Ora dichiaro di avere conosciuto molto più tardi i precedenti penali deil'avv. De Verzoni, Ne provai un profondo dolore, ma non potei che restare favorevolmente impressionato della attività prodigiosa di quest'uomo al quale la « Gazzetta dello Sport » devo la sua ascensione » (Impressione). Su questo punto l'on. Finzi così precisa: « Ci fu poi un'epoca in cui il Ferretti venne da me per ■esprimermi il suo desiderio di essere nominato direttore della Gazzetta dello Sport. Sia visto che si preparava la lotta per le elezioni politiche, e che il Ferretti aspirava anche a diventare deputato, io gli feci capire che il direttore della Gazzetta dello Spr.rt non poteva essere un deputato, in quanto che questi ha il dovere di spendere gran parte del suo tempo nell'espletamento del mandato affidatogli dagli elettori. D'altronde bisognava tenere conto che anche il De Verzoni sarebbe stato ostile all'aissunzione del Ferretti alla carica di direttore. Ecco la ragione per là quale il Ferretti abbandonò la Gazzetta e da allora in poi nutrì del rancore contro il De Verzoni, tanto da farmi noto che il De Verzoni, una diecina d'anni prima aveva avuto degli incidenti giudiziari. Peraltro io ritenni che in dieci anni di probo ed indefesso lavoro il De Verzoni si fosse sufficientemente riabilitato e non mi sembrò meno che dignitoso lavorare ancora con lui nella Gazzetta dello Spoit, lauto più che era notorio non fossi stato io ad introdurre il De Verzoni nella Gazzetta dello Sport, ma ve 10 avessi già trovato, e come il De Verzoni stesso fosse stato mantenuto in carica dagli amministratori precedenti, quali il senatore Della Torre, il Mercanti, il Pogliani, ecc. ». Gli onorari • "Il Corriere Italiano,, L'on. Finzi accenna inoltre alla circostanza che nella prima seduta del Consiglio d'amministrazione, a cui egli prese parte come presidente, i consiglieri gli fecero noto che a lui spettavano due quote di compenso per la presenza, anziché una sola come per tutti gli altri consiglieri; ma egli rifiutò e volle soltanto la quota regolare dei suoi colleghi di Consiglio. Oltre a queste quote di presenza, egli fu rimborsato dall'amministrazione della Gazzetta dello Sport, delle spese per tutti i viaggi andata e ritorno Roma-Milano, che egli doveva fare per andare a presiedere il Consiglio. In sostanza il Finzi sostiene di non aver mai avuto dalla Gazzetta più di 1800 lire al mese, oltre a G o 7 mila lire di spese per i sopracitati viaggi di andata e ritorno Roma-.Milano. Aggiunge di avere un conto In debito presso .la Gazzetta dello Sport per 10.000 lire giacchè era abitudine dei cohst glieri di tenere un conto corrente presao l'amministrazione del giornale saldando per lo più le eventuali differenze a loro debito con le quote di frequenza. L'on. Finzi si difende ancora dalla accusa di avere come sottosegretario agli Interni cercato di far pressioni sulla Prefettura milanese per ottenerne la soppressione del giornale settimanale proletario sportivo Sport e Proletariato, e dichiara di'-.ridere al pensiero che un giornale come quello, che tirava appena mille copie settimanali, potesse fare la concorrenza alla Gazzetta dello Sport. L'on. Finzi parla poi, assai sommariamente, dell'affare del Corriere Italiano affermando di non aver avuto mai nessuna parte importante nel defunto giornale, dal quale anzi si separò molto presto. Afferma che i suoi rapporti coll'ex-giornale di Filippelli si limitarono alla pubblicazione di due articoli, relativi ad una campagna antirassietica, e che aveva particolarmente di mira un elemento fascista che rendeva diffìcile la vita civile in Emilia, e un altro che' risiede a Piacenza. « In seguito a quelle pubblicazioni — continua l'on. Finzi — fui chiamato al redde raiionem dal partito. Allora io chiamai a Poma il senatore Agnelli, l'avv. Luigi Parodi, 11 comm. Tommaso Mangili, e dissi loro cho non sarei rimasto al giornale 6e non come dittatore, intendendo sradicare uomini e sistemi che consideravo nefasti. Dopo questa dichiarazione mi ritirai definitivamente dal Corriere Italiano. « Desidero che tutti, specie coloro che mi affidarono dei mandati di responsabilità, abbiano a tributarmi il riconoscimento del modo corretto con cui ho sempre agito. Ho taciuto per tre mesi nonostante tutte le calunnie che mi sono state lanciate addosso. Perciò ho voluto oggi che finalmente un po' di luce fosse fatta affinchè tutti sapessero la verità sulle mie azioni ed io avessi modo di difendermi dalle ingiurie o comunque dagli attacchi della stampa avversarla, filo-avversaria e filo-fascista. Rimango a disposizione di chiunque desiderasse conoscere altre circostanze ». L'udienza è sospesa e rimandata alle 14 per le contestazioni al querelante. Il duello serrato delle contestazioni L'udienza pomeridiana 6i inizia con una serie di contestazioni che l'on. Rlboldi rivolge al querelante. Il difensore dice che il querelante ha dichiarato di aver cronologicamente querelato i due giornali Avanti! ed Unità e vorrebbe sapere se l'on. Finzi non ha letto l'articolo del Popolo di Roma, nel quale sono affermate cose contrarie alle dichiarazioni da lui fatte stamane. L'on. Finzi risponde negativamente, come negativamente risponde alla nuova domanda della difesa che chiese se conoscesse il certificato penale del De Verzone. Riboldi: — L'on. Finzi ha detto di aver avuto col Corriere Italiano solo rapporti redazionali. Non gli risulta che all'uscita di quel giornale vi fossero accordi tra il Corliere Italiano e la Gazzetta dello Sport? Finzi: — Vi furono degli accordi all'infuori della mia persona, per uno scambio di no. tizie sportive fra i due giornali. Ribojdi : — Prima di aver rapporti redazionali col Corriere Italiano, l'on. Finzi non ha fatto direttamente o indirettamente questione del finanziamento del giornale? Finzi risponde in modo negativo. Riboldi chiede ancora al querelante se le ragioni del suo allontanamento dal Corriere Italiano riguardavano solo l'indirizzo politico del giornale o anche quello amministrativo. Finzi: — Più che per l'indirizzo politico, per quello amministrativo, che ho definito di paradossale disordine. Riboldi: — E' 6tato detto che quattro o cinque giorni dopo la morte dell'on. Matteotti è avvenuto un colloquio tra il querelante o l'avv. Filippelli. E vero T Finzi: — E' vero. L'avv. Filippelli mi telefonava che gli dessi uno chauffeur per una macchina che gli era stata concessa. Risposi che non potevo e non volevo interessarmene. L'aw. Riboldi chiede a Finzi se abbia avuto conoscenza di una lettera inviata dal comm. Cesare Rossi al prefetto di Milano NasalliRocca, per invitarlo a concedere che la Gazzetta dello Sport nei giorni di lunedi anticipasse l'ora di uscita, anziché uscire a mezzogiorno. Finzi risponde di aver conosciuto questa lettera molti giorni dopo; dice però che non riguardava la Gazzetta dello Sport soltanto, ma tutti i giornali sportivi nel periodo delle Olimpiadi. Il delitto Matteotti e le ragioni di Stato Riboldi: — Ricorda che il comm. Balzan, nella sua. qualità di presidente dell'Unione editori, abbia fatto dei pa6si per protestaro contro tale lettera? Pinzi :.- — 11 comm. Balzan" si è' rivolto a mcdSpdt me tante volte, ma non ricordo questo preciso particolare. liiboldt: — Iti una adunanza del Consiglio di amministrazione (Pila Gazzetta dello Sport, tenutasi a Roma, lu dato un voto di pinuso all'avv. De Verzoni? Finzi: — SI, e sarei pronto a darne un alno se egli dovesse lavorare ancora con mei l.'on. Riboldi continua con una serie di domando, allo quali l'on. Finzi risponde sempre con lo stesso tono. On. Buffoni: — Da dove partivano gli ordini per la soppressione dei gionali sportivi? Finzi: - Evidentemohte dal Ministero degli interni, se fossi 6tato io ministro degli Interni, posso assicurare in piena coscienza chi. molte cose sarebbero andate diversamente ila quello che sono andate. A questo punto l'avv. Clerici chiede' al querelante un chiarimento, se, cioè, le sue dimissioni dal Sottosegretariato agli interni siano state o non spontanee. L'on. Finzi dichiara di essersi spontaneamente dimosso Sorge quindi l'on. Buffoni, il quale chiedo all'on. Finzi perdio non abbia querelato il Mondo, che in un articolo del 20 giugno interpretando il suo silenzio di fronte al persistere delle voci accusatele! contro di lui, io tacciava di complicità nella preparazione del delitto Matteotti (Impressione). A tale domanda, con voce alta, scandendo le sillabe, l'interpellato risponde: — Io ho assunto formidabili responsabilità di fronte al mio Paese. Se non avessi saputo contenere il mio sdegno ed il mio sfogo por superiori ragioni di Stato, che potrò rivelare solo attraverso il tempo, il solo e vero giudice della storia, io sarei il più miserabile degli uomini. On. Buffoni: — Prendiamo atto delle ragioni di Stato 1 Avv. Brusorio:' — Ma adesso tu vuoi fare il processo ai giornali non querelati? Se tu avessi dovuto querelare tutti i giornali che ti hanno attaccato, staresti fresco! in pubblico ride). ' Il fratello dell'on. Finzi - I testi Le contestazioni all'on. Finzi sono cosi ultimate, e sale al pretorio il comm. Gino Finzi, per rendere a sua volta la propria deposizione. Egli nega recisamente di aver invocato dal fratello un provvedimento per le gemme rosse, l'applicazione rielle quali fu sancita da un decreto del Ministero degli interni, riguardante la circolazione. E' tanto falsa la voce di speculazioni, che all'uscita del decreto nessuno dei commercianti italiani era fornito di tali gemme e si dovette ricorrere persino all'estero. On. Riboldi: — II comm. Gino Finzi non fu nominato sindaco nel Consiglio di amministrazione del Coirlere Italiano? Comm. Finzi: — Non ho accettato. On. Aldo Finzi: — Può darsi che gli abbiano offerta la carica per ingraziarsi il sottosegretario di Stato agli interni! La Difesa sostiene che da un documento del Corriere Italiano risulta che il commendatore Gino Finzi fu nominato sindaco nel Consiglio di amministrazione di quel giornale, e si offre di produrre il documento. A questo punto l'udienza viene sospesa per pochi minuti di riposo. Il Tribunalerientra poi nell'aula e si inizia l'escussione dei testi. Il primo a salire 6ulia pedana è il comm. Bertini, ex-questore di Roma. ■.J£.res15!ente: ~ Ricorda che il 16 novembre 1923 ebbe una telefonata da parte dell'on. Aldo Finzi, che la invitata a provvedere per far rispettare da alcuni giornali che la violavano la legge riguardante l'ora di messa in vendita dei giornali di lunedì? Il teste risponde che se ne ricorda benissimo e che colse ih fallo il Messaggero meridiano, edizione romana della Gazzetta dello Sport..' Il comm. Petrilli, ex-questore di Milano, richiesto d'i dire se gli consta che l'on.Fmzì, direttamente o indirettamente abbia mai chièsto facilitazio.nl per la Gazzetta dello Sport e provvedimenti contro gli altri giornali sportivi. — Mai assolutamente. E' quindi licenziato. Altro teste è il comm. Pietro Fabbri, 11 quale viene a deporre dì aver saputo della obbligatorietà dei dischetti rossi per lo biciclette solo otto giorni prima che ft/sse pubblicato il decreto ministeriale in proposito. Dichiara che gli industriali furono colti alla sprovvista e dovettero provvedersi del materiale occorrente anche dall'estero, cioò in Francia ed in Germania, per la fabbricazione dello gemme rosse. Nega che l'applicazione di tali dischetti abbia potuto essere oggetto di speculazione, perchè su duo milioni e trecentomila ciclisti che esistono in Italia, solo il cinquanta per cento o il sessanta per conto obbedirono al decreto: gli altri... ne fecero a meno, per cui non solo il prezzo delle gemme dovette subire un notevole ribasso, ma grandi partite di queste gemane rimasero nel gozzo, per usare la frase pittoresca deil'avv. Omodei, di coloro che se ne erano muniti. Quanto al fratello dell'on. Aldo Finzi, il teste dice di poter assicurare che costui non si interessò affatto della faccenda dei dischi rossi. Licenzialo questo teste è sentito l'avv. De Verzoni, consigliere delegato della Gazzetta dello Sport, il quale dopo aver fatto la storia del trapasso subito dal giornale sino alla nomina dell'on. Finzi a presidente del Consiglio di amministrazione del giornale stesso, conferma ohe l'on. Finzi, durante la sua permanenza nella Gazzetta dello Sport, non percepì che L. 1790,7(5 di utili annui e che rifiutò la quote di utili che gli spettava nella sua qualità di presidente e che era doppia della cifra succitata. A ■ questo punto l'on. Buffoni chiede al teste di precisare di quante azioni e per quale importo fosse proprietario l'on. Finzi. De Verzoni: — Di 35 azioni del valore nominale di mille lire caduna. Dopo altre brevi contestazioni, 11 teste viene allontanato e gli succedono 11 signor Berozzl ed altri duo testi che vengono a deporre in merito alla faccenda delle gemmo'rosse, ripetendo in sostanza quanto dissero in proposito il comm. Fabbri ed altri testi. Dopo di che l'udienza viene rinviata a domattina. _ iedvfacf