La protezione frutta agli zuccherieri o ai bieticultori?

La protezione frutta agli zuccherieri o ai bieticultori?Un momento decisivo per la questione zuccheriera La protezione frutta agli zuccherieri o ai bieticultori? La nostra finanza ha proprio avuto un tiramento di smarrimento quando ha elevato di altre 100 lire al quintale l'imposta di fabbricazione sullo zucchero. Nemmeno fi. farlo apposta era possibile scegliere un periodo più inopportuno di questo per lutti: agricoltori, industriali, e consmna. tori. L'industria zuccheriera italiana, tosi come è combinata, passa indubbiamente un anno di crisi, in parte imprevista. E se non è esatto che essa abbia deciso di sospendere la vendita del prodotto, è però indiscutibile che Età sferrando uno dei suoi attacchi più formidabili al debolissimo governo attuala (debolissimo contro i capitalisti) per (chiedere l'immediato ripristino del dazio doganale; il quale, come già dissi, <U cambio odierno rappresenterebbe un aliiro aumento, in fabbrica, di 80 lire al quintale pel prezzo dello zucchero. Io amo fare il liberista con gli elementi alla mano: e questi elementi permettono l'esame più obiettivo della situazione, che è la seguente. Premettiamo ben chiaro che oggi, in cui la protezione non funziona al confine, il raffinato si paga dal pubblico a Genova L. 7,40 al chilogrammo, mentre in Cecoslovacchia costa 5 corone, ossia — al cambio di 68 lire per 100 corone — I.. 3,40. Però delle L. 7,40, ben 4 lire vanno all'Erario, ossia questo si prende circa il 55 per cento del prezzo, sotto forma di imposta speciale: e qui la protezione non ha nessuna colpa. Ho voluto farmi un'idea dei paesi che colpiscono con un tributo più alto il consumo di questo prodotto, considerato di prima necessità, ed ecco lo stato delle cose:Imposta jier Q.le L. 62 .» 45 » 118 » 54 ». 140 » 170 Francia Belgio Inghilterra Ceco-Slovacchia Spagna Bulgaria Dunque in nessuno dei paesi europei dove questa imposta è più grave, essa raggiunge la meta dell'onero stabilito dalSgoverno italiano. Col prezzo internazionae dello zucchero raffinato a 190-200 lire al quintale, l'imposta nostra oggi è pari ^1 jS)0 per cento del prezzo.. **# Passiamo ora all'industria ed al suo costo di produzione, indipendentemente dall'accisa la quale è una semplice partita di giro anticipata dall'industriale e dal commerciante al Fisco e fatta ripagare dai consumatori, . Per comprendere l'improvvisa crisi che HI è abbattuta proprio ora sugli zuccherieri, è necessario conoscere bene i rap-rorti che passano fra loro ed i bieticultori quali forniscono la materia prima. Simo 'al 1922, gli industriali pagavano a questi ultimi un prezzo fisso, stabilito prima delle semine, per ogni quintale di bietole consegnato. I bieticultori in tal guisa erano messi al riparo da qualsiasi alea che corresse il mercato e che invece veniva assunta dagli industriali. Questo prezzo di assicurazione, però, costava molto caro: avuto riguardo all'andamento del mercato, gli agricoltori lo pagavano un buon 17,40 per cento, di cui invece si avvantaggiavano gli zuccherieri. Riunitisi in un saldo Sindacato, allora, i bieticultori migliorarono rapidamente- la loro posizione di contraenti, finché si giunse al contratto della presente campagna 1924-25, che è ce a titolo », cioè fa variare il prezzo della barbabietola a seconda del tenore zuccherino di essa e della purezza. Ma — e qui sta il grave — la Federazione agricola Volle stravincere ed eliminare ogni rischio per i suoi componenti. Volle, cioè, che si fissasse ad ogni modo un prezzo minimo di L. 13,50 al quintale di bietole, vendute sul campo: il quale prezzo era sopportabile se il tenore medio zuccherino si manteneva intorno al 10 per cento, ossia quando bastassero 10 quintali di bietole per dare 1 quintale di zucchero cristallino: e ciò, ancora, nell'ipotesi che i prezzi internazionali dello zucchero non scemassero in guisa marcata. Questo contratto costituì un grosso errore per gli zuccherieri. Quello della precedente campagna, sulla base della divisione del prezzo dello zucchero a metà e metà fra le due parti contraenti, ripartiva almeno i rischi dei prezzi e dei cambi in guisa approssimativamente proporzionale ai costi. Col sistema attuale, invece, i bieticultori si sono sottratti ad ogni rischio: le bietole cattive ricevono un prezzo superiore al merito: e le bietole più ricche ottengono, oltre al prezzo base di lire 13,50, una maggiore remunerazione. Gli a- Ecollari questa volta si fecero la parte leone, senza nessuna ragione plausibile: cosi: « quia nominor leo ». Perchè gli industriali zuccherieri accollar© un simile patto irragionevole? Evidentemente perchè si tenevano sicuri che l'errore — secondo l'inveterata consuetudine>— sarebbe stato pagato dal consumatore, Ossia che avrebbero ottenuto agevolmente dallo Stato il ristabilimento integrale delle 80 lire di protezione doganale.: Posti davanti al pericolo di non ricevere tante bietole quanto volevano, si mostrarono corrivi con i fornitori della materia prima, riserbandosi di presentare il conto al paese. Disgraziatamente, le cose andarono peggio, al di là assai di qualsiasi previsione. Il contratto era stato stabilito, come sempre, prima delle semine. L'abbondanza, o, per essere più precisi, la frequenza delle pioggie guastò il raccolto al punto che il tenore medio zuccherino delle bietole di questa campagna, dalla media di 10, si è abbassato a 7,84, sicché per ogni quintale di cristallino occorrono, invece di 10, ben 12,76 quintali di bietole: ed allora tutti i costi preventivi di fabbricazione hanno dovuto, proprio in queste settimane, yenire rifatti.- Ho potuto avere sott'occhio uno di questi preventivi dettagliati per uno zuccherificio di una produzione media di 50 mila quintali di cristallino. Il costo di produzione per l'attuale campagna — accettando per il momento tutte le impostazioni del calcolo — rinviene nientemeno che a lire 981,45 al quintale, sicché il raffinato supererebbe le L. 308 in fabbrica e toccherebbe le lire 320 in mano al rivenditore. Mantenendosi il prezzo internazionale a lire 200, il dazio di protezione risulterebbe affatto insufficiente e dovrebbe yenire aumentato del 50 per cento... •** Prima ancora di discutere quel preventivo, ho yohito vedere quale è il peso della cattiva barbabietola italiana sul costo dirSuzione. A tale uopo ho ottenuto i dati ano zuccherificio ceeoslovaccho della ■tessa potenzialità di quello nazionale in esame, cioè producente 50.000 quintali di cristallino. Il costo di produzione di esso, per questa campagna, risulta in fabbrica di L. 158,40, contro le L. 281,45 italiane. La resa.della barbabietola è del 17 per cento pel greggio, ossia del 15 per cento di cristallino; e cioè bastano in media 6,52 quintali di essa per 100 chili di prodotto. E la barbabietola viene pagata 23 corone al Quintale, pari a L. 15,64. Su questi dati ho rifatto il preventive Bello stabilimento italiano. Ed il risultato fche gai esponga è. il seguente^ che. ove li nostre fabbriche usassero barbabietola boema, anziché nazionale, qucsl'aimo il costo totale di fabbricazione si aggirerebbe, per una produzione di 50.000 q., intorno alle L. 1G5, anziché a L. 281. La differenza ò enorme. Quando si tenga presente che lo zucchero estero a Genova è quotato intorno a L. 200-220, ò chiaro che in ta\i condizioni l'industria zuccheriera nazionale non solo non avrebbe bisogno di ristabilire il dazjo protettivo, ma potrebbe vendere all'estero, in libera competizione con la migliore produzione straniera e potrebbe guardare con serenità anche il futuro andamento dei prezzi. La conclusione importante che si ritrae da questo calcolo, di cui sono in grado di garantire l'esattezza, è la seguente: allo stato odierno dejle cose, la prolezione concessa dalia tariffa doganale non serve all'industria saccarifera, ma alla bieticoltura. Ove la bietola italiana avesse lo stesso titolo di quella ceco-slovacca, gli zuccherieri italiani competerebbero con quelli esteri che si. trovano nelle condizioni migliori. Gii industriali boemi pagano meno dei nostri il carbone, ma quella usato in Italia è di qualità migliore. I primi hanno minori spese per il trasporto delle bietole in fabbrica: ma tale elemento di inferiorità (modificabile, come vedremo) resta comodamente compensato dai più bassi salari correnti in Italia. *"'* Riconosciuto questo dato di fatto — il quale ritornerà nuovo per moltissimi — resta da vedere il da farsi. Problema che riguarda due momenti : quello attuale, della campagna in corso 1924-25, e quello avvenire, a cominciare dalla campagna prossima. Per questa annata zuccheriera ciò che è stato, è stato. Il contratto coi bieticultori, in gran parte eseguito, non si può modificare ed il cattivo raccolto rimane un fatto irrevocabile. Gli zuccherieri quindi per la campagna in corso lavoreranno in perdita. A quanto essa possa ammontare, mi pare impossibile rispondere con una cifra anche solo approssimativa, dipendendo ciò dal cambio e dall'andamento dei «futuri». 1 prezzi di questo prodotto hanno movimenti curiosi nel momento attuale, provocato in parte dal fatto che la domanda internazionale resiste ad ogni tendenza ad un rincrudimento. La quotazione in franchi del cristallino a Parigi, comprendente tasse e diritti — esclusa l'imposta di consumo di fr. 50 al quintale — dava al l.o settembre fr. 254; il 18 del mese era scesa a 227, per risalire a 243 il 23 scorso. Per ottobre però le quotazioni scendono sino a 197,50 pel 17 ottobre, riprendendosi di qualcosa — sino a 206 — per l'ultima decade. Più decise, le quotazioni di New York, in « cents » di dollaro per libbra di 453 grammi, mostrano l'andamento seguente:. pronto per marzo 192& Settembre 3 « . . 5,71 3,36 > 12 ... 6,03 3,39 » 20 ... 5,78 3,30 Quanto su questi prezzi futuri influisca la speculazione,-è impossibile determinare. D'altra parte, il costo di produzione quale viene calcolato dai nostri zuccherieri, e che porta per il 1924-25, come si è visto, il cristallino a L. 281,45 al q. in fabbrica, non può venire accolto ad occhi chiusi. Ad esempio, in una annata di eccezionale crisi si possono abolire le assegnazioni per ammortamenti : sono già 24 lire di meno per quintale. Tenendo conto di alcune altre piccole riduzioni, il costo può abbassarsi agevolmente a 240 lire nelle aziende di media grandezza e di medio rendimento: e può scendere a 226, per quelle ben postate rispetto alla materia prima e che producono più di 50 mila quintali. Per dir di più, l'industria zuccheriera nel suo complesso ha realizzato per più anni degli utili ingentissimi, accumulando riserve palesi e occulte imponenti: è quindi più che in grado di perdere 150 o 200 milioni per una volta tanto. In ogni industria il rendimento si calcola su una media di annate e non anno per anno. E' assolutamente necessario che cessi In Italia questa strana mentalità degli industriali, per cui le annate buone vanno a loro profitto e quelle cattive devono venire pagate dalla collettività. Il carattere-tipo che contrassegna l'industria moderna è fissato dal « rischio » : ed esso deve essere sopportato dal capitale industriale, non dalla ricchezza privata nazionale. Dobbiamo pagare noi anche i cattivi contratti fatti, per una volta tanto, dagli zuccherieri con gli agricoltori? Tanto più risolutamente noi ci dichiariamo avversi ad ogni concessione di una protezione agli zuccherieri, specialmente nell'attuale momento, in quanto le perdite che essi subiranno li spingeranno ad aggiustare, razionalmente la loro industria, la quale non soffre di una inferiorità assoluta di fronte all'industria estera, ma relativa e dipendente solo da una cattiva organizzazione, che tocca 1 punti seguenti: l.o ubicazione delle fabbriche, troppo lontane dalla materia prima, n che 6i corregge dalle aziende nuove, che si collocano meglio, e da non poche vecchie, trasportandosi, come vanno facendo, di sede; 2.o ridicoli sistemi di trasporto della materia prima, che un poco di energia può spazzare da un anno all'altro; 3.o soverchia dipendenza dello zuccherificio dalla bietola nazionale. Se le bietole si facessero giungere dalla Boemia e dalla Germania, i nostri agricoltori o accetterebbero il contratto a titolo, o coltiverebbero altro — cereali o piante tessili. Se ciò non fanno, è unicamente perchè gli zuccherieri vogliono la bietola italiana pagandola troppo, perchè tanto non sono essi che pagano. E invece non esiste nessuna ragione al mondo per cui i consumatori regalino 80 lire al quintale in Italia solo perchè si adibiscano dei terreni non adatti alla coltura di una bietola che rende solo il 50 % della bietola estera. Ora tutto ciò non richiede nè rivoluzioni agrarie, nè profonde trasformazioni industriali. Basta che Io Stato aiuti indirettamente 1 nostri zuccherieri con tariffe ferroviarie differenziali per il trasporto delle bietole dall'estero e predisponga i vagoni necessari al momento oportuno, negando loro ogni protezione. Questo anno gli industriali toccheranno le pingui riserve, non rinnoveranno i cattivi contratti e si provvederanno in ' tempo utile all'estero. Ed il problema zuccheriero — e dico questo sicuro di non affermare dei semplicismi — si awierà finalmente in Italia ad una rapida e felice soluzione. Ne avrà la forza 11 Governo? ATTILIO 0A8IAT1. rcfrseiilscmglbngCanbtsc