I fatti e i principi

I fatti e i principi I fatti e i principi ROMA, 1, notte. Questa sera l'on. Mussolini è partito per Milano, dove si tratterrà fino a lunedì. La battaglia polemica per il Congresso di Livorno continua anche oggi vivacissima, e mentre la stampa filofascista si sforza di dare... consigli ai liberali, l'organo del presidente del Consiglio maltratta ancora i prossimi congressisti. Pare insomma che il Governo, ufficialmente con il muso arcigno, ufficiosamente col sorriso, si proponga di mettere se non altro un po' df disagio tra i liberali, la quale cosa evidentemente si risolverebbe in tutto suo vantaggio. Perciò la stampa ministeriale accenna a sopravalutare le differenti tendenze in seno al Partito liberale e tenta dimostrare che tali differenze sono insuperabili, cercando così di portare i liberali ad una scissione completa E in questa manovra ci si vale di alcuni pseudoliberali, che antepongono le proprie posizioni personali al decoro ed all'essenza programmatica del proprio partito. Ma sta di fatto che, a parte le manifestazioni di alcune Sezioni, la maggioranza liberale intende che a Livorno siano difesi e riaffermati i fondamentali principii del liberalismo, e che nettamente unitaria riesca la relativa manifestazione pur giungendo ad essa attraverso una inevitabile discussione fra le varie tendenze. La " nube molesta „ e 11 " sole trionfale „ Pertanto, stasera in un articolo sul Popolo d'Italia, l'on. Agostino Lanzillo, battendo la via del « duce », parla con disprezzo del liberalismo e del partito liberale, il quale sarebbe stato nientemeno che... rinvigorito dal fascismo. Pare, anzi, che l'on. Lanzillo giudichi dannosa al fascismo la collaborazione liberale, e scrive : « Un distacco dei liberali sarebbe for^e per il fascismo fortunato e fecondo. Costringerebbe il partito ad accelerare il progetto di assorbimento delle grandi correnti lavoratrici, ad estendere la sua attività verso le masse organizzate nel quadro del grandi sindacati agricoli ed industriali, a identificarsi rapidamente colle forze della produzione e del lavoro. Vuole proprio questo il liberalismo 7 Quel giorno, che pure è fatale, il fascismo avrebbe compiuto un'opera granitica e gloriosa, che sarebbe la base di ogni avvenire. Ma quel giorno il liberalismo ed il partito che si appella liberale scomDarirebbero dall'orizzonte politico come nube molesta fugata dal sole trionfale ». Dal canto suo la ministeriale Tribuna ricorre al sistema dei diversivi, e comincia col dire che qualunque sia per essere il voto del Congressc di Livorno non se ne potrà trarre nessuna precisa indicazione politica, perchè l'atteggiamento dei deputati liberali alla Camera dovrà essere soprattutto influenzato, prò o contro il Governo, dall'atteggiamento di esso e dai disegni di legge che esso dovrebbe presentare, cioè la legge sulla stampa e la riforma elettorale a base del collegio uninominale. Per queste ragioni il giornale mi; nisteriale ritiene che a Livorno i liberali non debbano occuparsi dell'atteggiamento di fronte al Governo, bensì delle relazioni col Partito fascista. In sostanza, i fiancheggiatori ad oltranza consigliano ai liberali di occuparsi di tutto meno che dell'atteggiamento veis-! il Governo Il fascista Nuovo Paese tenta di spiegare il noto articolo contro i liberali pubblicato dall'organo del presidente del Consiglio, e scrive : «Chiunque voglia considerare obbiettivamente l'articolo in questione, deve riconoscere che ogni altro atteggiamento sarebbe stato erroneo, anzi sconveniente da parte del giornalismo fascista, e specialmente da parte dì quello più autorevole per considerazione ed ufficiosità, e tanto più quando il giornalismo ha funzioni polemiche, dalle quali non si può pretendere la forma protocollare e del riserbo di Governo ». Il giornale osserva poi che se il fascismo avesse lasciato correre senza ribattere le critiche altre volte fatte al liberalismo, j avrebbe dato l'impressione di fare la corte ai liberali per calcolo. « Era anche legittimo, anzi giusto, e noi pensiamo anche doveroso che da parte de' fascismo, decisamente, alla vigilia de! congresso liberale, fossero segnate le posizion; con chiarezza e sincerità. Anzitutto perché se il Governo si lasciasse dettare ria un congresso di partito collaboratore, abdicherebbe alla propria autorità e ricadrebbe net « bonomisir.o sturziBcato », e poi perchè non a>;irobbe correttamente verso i liberali, in quanto la posizione rispettiva dri governo e avi partito liberale, alla vigilia del congresso, deve essere lealmente dichiarata, fjosioohè ciascuno possa assumere le proprie responsabilità a ragion veduta. E questo liia fatto il massimo organo fascista, avvertendo che il governo non potrebbe accettare un voto equivoco, il famoso voto per il quale lavora il Giornale d'Italia, quando vuole insinuare nella formula cosidetta « centrista » quelle restrizioni e quei patteggiamenti ohe l'on. Coriacei Pisanelli, interprete del pensiero dell'on. Salantira ha definiti meschini ». Funzione di centro Di fronte a questo varie manovre della stampa ministeriale, reagisce stasera II Giornale d'Italia, i\ quale scrive che i tentativi fascisti di seminare la zizzania .tra i liberali, per rompere l'unità del partito alla vigilia del Congresso di Livorno, sono destinati a fallire. Scrive l'organo liberale : « Le esuberanze e le contraddizioni del fascismo e del Governo hanno risvegliato ed acuito nei liberali e netle larghe masse non organizzate a loro vicine, la coscienza della funzione di un vero e proprio partito liberale nella vita italiana. Questa funzione non può essere che di centro. L'esistenza ed il funzioneirnento di un vasto e 6aldo Partito liberale tra le due ali estreme del socialismo e del fascismo è la migliore garanzia contro le mutevoli e pericolose infatuazioni, come quella di cui fummo preda negli ultimi anni. Oggi più che mai l'essenza e la compattezza del Partito liberale sono necessarie. Il congresso di Livorno dove, di questo partito — che si ricostruisce su basi rinnovate in relazione ad una situazione anch'essa nuova, prodotto complesso della guerra e del dopo guerra, con tutte le crisi e reazioni — riaffermare 1 postulati inderogabili e delineare la rinnovata funzione, e questo sarà il compito precipuo del Congresso. Perchè in questo l'on. Mussolini ha ragione: il liberalismo è una vecchia tradizione, è una vecchia forza, rna il Partito liberale, quale si ripreserta in primo piano nella fase attuale della vita politica Italiana, presenta effettivamente qualche cosa di nuovo che va definito e va spiegato». Dopo aver detto che il liberalismo, in questo momento si riallaccia coi legami sostanziali di continuità di pensiero politico alle tradizioni di governo che ha fatto della monarchia liberale il crogiuolo di fusione delle molteplici forze della vita italiana, Il Giornale d'Italia scrive che, di fronte alla definizione di questo atteggiamento, il problema di una crisi ministeriale — a cui il fascismo, come certi estremi oppositori, ridueono tutto l'intereses del Congresso — è contingente e passa in seconda linea: « Il congresso dirà che il Partito liberale vuole che l'Italia sia governata; ma iij ossequio al principi stessi del liberalismo non può dimenticare che l'organo di discussione politica, capace di giudicare dell'operato di un Ministero, è il Parlamento, e non può quindi non tener presenti, in base a questi concetti, i limiti della sua competenza. E nel dire come l'Italia deve essere governata troverà automaticamente la sostanza e quindi anche l'autonomia e l'unità del partito ». E' evidente che l'organo liberale si rende interprete, in questi ultimi giorni che ci separano dal Congresso,' della tendenza prevalente. , " Più pipistrello di cosi... „ Ma come abbiamo detto più sopra, ci sono i fiancheggiatori ad oltranza. Curiosa, ad esempio, una lettera che dirige l'on. Celesia, sottosegretario alle Comunicazioni, al Mondo, che ieri lo definì « pipistrello ». L'on. Celesix prega di prendere atto che, malgrado la sua simpatia per il fascismo e la fede nella sua azione, egli non è tesserato del partito fasciata. Dice di far parte unicamente del gruppo liberale dell'on. Salandro, ma soggiunge di non aver mai avui,a Is tessera del partito liberale. Il Mondo commenta ironicamente : «Prendiamo atto che l'on. Ceiosia, che fu sottosegretario agli Interni nei tempi della famosa settimana rossa, attualmente non è tesserato di nessun partito, nè del partito liberale nè di quello fascista. Fu bensì un tempo presidente del gruppo parlamentare fascista e sì dimise per tornare alle origini liberali. Che cosa è oggi? E' fiottoeccellenzu di un governo fascista e gregario di un gruppo liberale di destra della Camera, presieduto dall'on. Salandra. Gli nitri membri del gruppo, che non sapevamo fosse restato in vita, sono inscritti al partito liberale. Così l'on. Codacci-Pisanelli, l'on. Ricci, ecc. ecc. Celesia no. La sua lettera è la più esplicita conferma alla diagnosi ornitologica che davamo ieri: più pipistrello di così...». II Sereno fa notare che idea e partito liberale, sommati insieme, sono una enorme corrente tradizionale dell'opinione pubblica; e dopo avere ricordato gli impegni assunti dall'on. Mussolini di fronte al Senato il giornale soggiunge : « Ora. dopo questi impegni, dopo che un passo avanti si è fatto col mettere l'esercito in servizio di ordine pubblico, e mentre ancora qua e là, da singoli facinorosi, il Codice penale viene infranto, senza che il carabiniere abbia la facoltà di arrestare, mentre il Congresso liberale si annunzia appunto aperto per esigere l'applicazione effettiva di quelle solenni promesse del Governo, il dire, da parte del Governo stesso, che qualunque dichiarazione esca da quel Congresso sarà messa nella considerazione di poco più dt uno starnuto, ci pare atteggiamento questo che implichi il sottinteso cui alludevamo, che sarebbe il seguente: l'ordine del giorno sarà fatto sotto dettatura del Governo, oppure il Governo, che oscilla fra la forza e il consenso, abbandonata di nuovo la seconda via, si trincererà esclusivamente nella prima. In altri termini, quel sottinteso puzza di «strame», e per quanto l'on. Mussolini possa farci gustare, come elegante e vivace stilista, ì suoi scritti polemici, non ci convincerà mai, al punto in cui siamo, di avere | in mano quella forza capace di passare so- j pra al consenso, che è ormai assai più forte della sua spada pura e semplice ». Contro un "voto da eunuchi,, L'aw. Margini Ugo, interrogato da un redattore della Nazione sull'atteggiamento dei delegati fiorentini al Congresso di Livorno e sulla portata della mozione NoriFossombroni, approvata dal convegno tosco-marchigiano, ha detto fra l'altro: « Il nostro contegno risulta chiaro dall'adesione data alla mozione Fossombroni-Nori e all'ordine del giorno votato all'unanimità dall'assemblea della sezione di Firenze. L'ordine del giorno è lungi dal faro una questione di crisi di Governo o comunque di una semplice crisi ministeriale, ciò che esce dai limiti della sua competenza e, a rigore, da quello del Congresso. Si tratta invece di sapere con quali idee e quali propositi il partito liberale intende risolvere il problema della sintesi fra principio di libertà e quello di autorità, per formare una pratica di Governo capace di risolverlo. Se per Staio fascista si dovesse intendere, come si conclama da troppi, lo statopartito, noi liberali siamo risolutamente contro una simile concezione. Quanto poi alla riforma dello Stato e del diritto pubblico italiano e alla creazione di uno Stato fascista, il partito liberale è pienamente d'accordo nella formazione di un vero stato nazionale, quando per quecto s'intenda un più severo regime liberale nel quadro di uno Stato più forte. Noi slamo per uno .Stato nazionale o liberale, perchè l'origine dello Stato italiano non può dissociarsi dal principio di libertà, Intendo la libertà praticata in tutti i campi, da quello politico a quello religioso, da quello economico a quello sindacale. — Quali previsioni fa ella circa il prossimo voto politico del Congresso di Livorno? — Sono certo di poter dire che in nessun caso potrà uscire rial Congresso un voto di appoggio incondizionato al Governo, infelicemente formulalo dall'on. De Capitani. Tale voto sarebbe l'nuto-soppressione del Partito liberale, un voto di eunuchi che il fascismo per primo non potrebbe rispettare. L'appoggio al Governo che sarà mantenuto come effetto del voto di Livorno. 6nrà Invece tanto più saldo e formo quanto più la collaborazione avrà a suo fondamento un programma preciso di osservanza della legalità e delle fondamentali libertà politiche e civili ». I liberali-fascisti di Roma Si apprende poi stasera che si è riunita la Sezione romana del Partito liberalo italiano. Per i fiancheggiatori ad oltranza non si potrebbe andare meglio di cosi. La Sezione romana del; Partito liberale, con i rappresentanti del Lazio e della Sabina, ha approvato il seguente ordine del giorno, presentato dal prof. Valli, Del Vecchio, avv. Tamburini, Paradisi, Ricci: « La seziono romana dot Partito liberale Italiano ha ritenuto che lo direttivo politiche del Partito delibano uniformarsi soprattutto alla dottrina eri alla tradizione del liberalismo e, rivendicandone la. funziono costantemente insolrata alle superiori necessita della fila e dello sviluppo delti patria: t.ó Riconosce le alte benemerenze dell'attuale Governo verso le Idealità nazionali che il fascismo ha comuni con 11 liberalismo; 2.0 La fiducia che 11 Governo stesso, attraverso la crisi presente, aggravata dallo intemperanze delle lunule opposizioni, vorrà e saprà compiere la Intrapresa restaurazione nazionale riportando Il paese In un'atmosfera di pace, di legalità; a.o Delibera di dare mandato al proprll delesati al Congresso di Livorno di sostenere che venga conservata,, al Governo nazionale la piena c leale collabora:!Iòne ilei partito liberale ». Sono siati elfi Iti per il Congresso' di Livorno i seguenti «ielegati: ing. Celano, on. Coriacei Pisanelli.f avv. Delvecchio, avv. Di Benedetto, Fiorini, fcvv. Gobbi, Guadagnoli in Lorenzani, Rulli cav. Enrico, Ricci combattente, prof. Umberto .P.icci, avv. Tamburini, avv. Giannetto Valli,', rag. Luigi Valli, principe Prospero Colonha, on. Sandrini (questi due ultimi quali njiembri della direzione del partito). Come si ve'de, la Sezione Romana ha fatto propria; la tesi sostenuta con tanto zelo dalla stampa ministeriale per una soluzione del Congresso ambigua, nel senso di una vaga, affermazione teorica di principii e di uria concreta conferma di fiducia al Govarno fascista. Ma solo che i partiti e gli. uomini più rappresentativi esaminino là situazione, non solo sulle direttive dei p'rincipii costituzionali, ma sulle norme essenziali della vita civile, saranno portati a considerare •problemi di particolare gravità. Uno dei problemi: la Magistratura No illustra questa sera uno l'on. Berlinguer, il quah esamina in un lungo artisolo nel Mondo il problema della magistratura rispetto alla politica fascista. Il deputato democratico premette che l'integrità delj^f.. magistratura italiana oppone una fiera ^esistenza all'insidia del potere esecutivo, Ima la fierezza di questa resistenza impone una radicale riforma dell'ordinamento giudiziario, che assicuri ai magistrati l'indipendenza economica e tuteli il loro prestigio e l'imparziale applicazione della legge. L'on. Berlinguer quindi scrive: «Siamo di fronte *1 un problema di civiltà e di onoro nazionale, che il ministro di Grazia e Giustizia pretese di avere risolto parlando al Congresso giuridico forense, il quale disse però la sua parola in senso ben altrimenti liberale. Poiché, in sostanza, la stessa permanenza nel potere di un Governo che ha indiscutibili responsabilità politiche in un delitto incomparabile, e anzi in una catena di delitti concertati nel suo più intimo entourage. — almeno una responsabilità d'inconcepibilie insipienza e di colpevole tolleranza, se dobbiamo lasciare alla sola autorità giudiziaria 11 compito di valutare responsabilità di altro genere da noi non segnalate nè escluse — si risolve in l'atto in una menomazione della libertà delle indagini e legittima il sospetto die questa libertà sia insidiata. Tanto più quando questo potere è difeso, a qualunque costo, con le minacce, con l'ausilio di una forza armata, con le restrizioni del diritti rli critica dell'opinione pubblica, ed è reso più libero e pericoloso nella sua azione dal fatto che non può essere esercitato un controllo parlamentare». Quindi l'on. Berlinguer, esaminando lo scempio avvenuto in regime fascista della autonomia dell'ordinamento giudiziario, cita i decreti-legge anticostituzionali, da quello della stampa a ojuelli che sovvertono le norme del diritto privato e perfino le norme del diritto pubblico, nonché il decreto che inasprisce le sanzioni penali per i furti di bestiame commessi in alcune regioni del Mezzogiorno e delle isole, spezzando perfino la conquista di quella unità legislativa delle province che non è opera meno grandiosa nè faticosa della raggiunta unificazione territoriale. E lo scrittore prosegue: «Ma un più grave e memorabile sovvertimento dello garanzie statutarie affidato alla legge uguale per tutti, ha operato il Governo con quella amnistia del 22 dicembre 1922, che mandava impuniti danneggiatori, ladri, violenti e perfino assassini, purché avessero agito per quel «line nazionale» che veniva fihiaramonte identificato nella relazione ministeriale in «fine fascista» e divideva perciò l cittadini dello stesso paese in due categorie in confronto alla legge, con una legge restrittiva della libertà personale non più eguale per tutti». Riservandosi di esaminare le conseguenze del decreto 30 dicembre 1923 sull'ordinamento giudiziario, l'on. Berlinguer rileva che questo decreto si avviava ad assicurare una completa indipendenza alla magistratura, e poi prosegue: « Con l'avvento del Governo fascista, la severa disciplina nelle ammissioni dei magistrati, le rigide regole sui trasferimenti necessarie per completare le garanzie statutarie sulla inamovibilità e sulle promozioni, parevano mete raggiunte e intagibili. Si attendeva un ulteriore progresso, che tendesse particolarmente a sottrarre dalla dipendenza del potere esecutivo il pubblico ministero e gli organi della polizia giudiziaria. Invece, si fece un passo indietro. Fra l'altro, fu abolito il Consiglio superiore elettivo, che pure aveva egregiamente funzionato, col pretesto che l'elezionismo contrastava con la dignità dei magistrati e doveva essere patrimonio esclusivo della classe più selezionata degli analfabeti. Così anche la magistratura giudican. te vede oggi affidata la sua carriera al potere esecutivo o ad organi da esso nominati. Il paese ha poi beneficiato della riforma con la soppressione degli uffici giudiziari; mentre è norma di progresso civile 11 crescente loro irradiarsi affinchè la tutela della giustizia sia più vicina, pronta ed efficace per tutti i cittadini. Ma anche con le lettili speciali l'autorità e l'indipendenza della magistraturaè stata mortificata». Episodi sardi Il deputato democratico, continuando ad esaminare la situazione creata alla magistratura dal fascismo, rileva l'intralcio che alla funzione della magistratura deriva nelle. province dal rassismo e dal¬ l'ingerenza delle stesse autorità, come e avvenuto a Cosenza ove il prefetto — un medico diventato d'un balzo segre ano. provinciale e poi prefetto — ha chiesto al procuratore del Re la scarcerazione di uno dei feritori di alcuni operai aggrediti. A questo proposito l'on. Berlinguer cita una serie di casi capitati nella sua regione : «Nella sola Sardegna — egli dice — dove pure esiste una integerrima classe dt magistrati, si possono registrare questi recentissimi episodi. I giurati di Cagliari condannarono iilctmi fascisti colpevoli di aver ucciso due operai in uno spedizione punitiva. L organo magno del fascismo isolano pubblicò un articolo di commento a! verdetto intitolato: «Olocausto». L'organo settimanale accennò palesemente, in neretto, alla necessità dì una nuova amnistia, come già abbiamo commentato su queste colonne. A Snnluri, racconta La Sardegna libera, venne conquistato d'assalto lo stabilimento Vittorio Emanuelo dell'Opera Nazionale dei Combattenti. I fascisti se ne impadroniscono, danneggiandolo e commettendo una violenza privata contro il direttore dottor Muzio. Il capo della spedizione continua a circolare a fianco del prefelto, fino a quando l'insurrezione della pubblica coscienza, dopo l'assassinio Matteotti, ne provoca finalmente l'ar'reslo. Ma appena si hu notizia della libertà provvisoria conce*sa su rinvio a giudizio, il segretario politico provinciale dei fasci va ad accoglierlo alla porta del carcere in automobile del partito e lo accompagna fino al suo paese capeggiando una dimostrazione e tessendone l'elogio in un pubblico comizio. A Tempio è fissato un dibattimento contro 1 principali esponenti del rassismo locale, imputati di aver bruciato il quotidiano democratico Suona Sardegna. di aver minacciato i rivenditori per impedire la vendita e aver poi aggredito un redattore e un amministratore del giornale giunti per, sostituirsi ai rivenditori terrorizzati. Con u« na ammirevole requisitoria, i fascisti vengono rinviati non già al giudizio del Tribunale per rispondere di violenze private, ma allr» Pretura per reato di danneggiamento e lesioni. Ma il processo, essi dicono spavaldamente, non si farà nemmeno in Pretura. Il sotto-prefetto interviene presso il pretore ufflciulmente, e ottiene per misura dt ordine pubblico il rinvio dlla causa come di una qualsiasi elezione amministrativa. Ma è proprio necessario documentare quanto di torbida viene dalle tormentate provincia per dimostrare, citando pochi esempi, ciò che è ovunque notorio per episodi innumerevoli? Sì, la magistratura è invulnerabile presidio delle istituzioni, suprema garanzia dei cittadini innanzi alla eguaglianza della legge; ma appunto per ciò si pretende travolgerla nel gorgo impuro delle passioni di parte, sottomettendola all'insana concezione di un partito dominatore di tutti i poteri dello Stato, o insidiandola indirettamente nell'indipendenza delia sua altissima e delicatissima missione e 6i ferisce in essa quanto di oiù geloso e di più eacro abbia la vita dei cittadini»^ Mussolini e il passato Ancora in tema di polemica per il Congresso di Livorno, abbiamo ieri sera rilevato l'editoriale del Popolo d'Italia, il quale voleva dimostrare, raffrontando il ventennio 1894-914 al periodo attuale, che mai l'Italia ebbe tanta tranquillità come ora. Per di più, l'organo presidenziale giungeva a dare una elegante spiegazione della settimana rossa organizzata a suoi tempo dall'on. Mussolini. Il Mondo commenta : « Pud sembrare inconcepibile che i ricordi delle sporadiche violenze sovversive sempre vigorosamente combattute dai Governi liberali, siano ricercati * proprio dall'uomo che, fino alla vigilia della guerra, in tutta la sua vita di propagandista, di giornalista, di organizzatore, predicò alle masse il più acceso sovversivismo, e guido gli scioperi più. sanguinosi, e nei congressi socialisti si fece intransigente assertore delle tesi estremiste de. terminando l'uscita dal Partilo di Bissolati e di Bonomi, sostenitori della tendenza riformista. Può sembrare incoucepibile che, a giudice ed a censore delle manifestazioni popolari contro l'impresa africana, sorga proprio colui che lottò disperatamente contro l'impresa libica, e che dopo vicende dolorosa per : nostri soldati scrisse parole che noa possono essere ricordate senza sentimento di orrore profondo; che ad esecrare le violenze confluite negli eccidi popolari o in attentati anarchici si arroghi il diritto e la funzione proprio colui che eccitò sempre lo spirito delle masse, con una propaganda ignara e incapace di freni, olla più veemente e demagogica reazione anti-borghese e ad opporre eoa una concezione di sovverti vi6me internazionale la patria degli oppressi a quella degli oppressori ». Il giornale continua affermando che è inconcepibile che ricordi l'affare della Banca Romana proprio il capo di quel fascismo che ha veduto arricchirsi in pochi mesi i suoi esponenti; e soggiunge: «Ma a che varrebbe discutere? Due cose soltanto sono da rilevare in linea di fatto: la prima è che l'on. Mussolini non rinnega ma storicamente rivendica e giustifica, nella sua essenza politica, nel suo metodo di violenza e nella 6ua finalità, la settimana rossa, ond'è naturale il persistente contrasto fra lui e quel partito liberale, il cui leader era a capo del Governo proprio durante la settimana rossa ; e la seconda è che per trovare al fascismo un titolo alla direzione della vita politica italiana, il capo del partito nazionale dominante è costretto a cercarlo nella falsa affermazione che anche per i 40 anni precedenti l'Italia stava in preda all'anarchia ». "Otto avvenimenti,, Dal canto suo, Il Popolo sottolinea stasera l'atteggiamento altezzoso del fascismo nei confronti dei liberali, che stanno per radunarsi a Livorno. Secondo il giornale à chiaro che l'on. Mussolini persiste nell'illusione di avere il consenso di vasti strati di popolazioni, mentre da luglio ad ottobre si sono prodotti almeno otto avvenimenti, che avrebbero dovuto dimostrare a tutti la crescente progressiva impopolarità del Governo : « La serie comincia col Congresso dei combattenti di Assisi, in cui si levò aperta la voce di protesta contro un sistema politico di esclusivismo e di illegalità. 11 colpo fu duro, ma fu dignitosamente sopportato dal fascismo. Succedettero le manifestazioni regionali dell'. Italia Libera », la costituzione del BTOPJJi locaJi delle opposizioni, l'iniziativa benelliana, e il facismo affettò una indifferenza e una superiorità, dove sorridendo dove minacciando, dove protestando la maggiore imperturbabilità. S1 radunò la Confederazione dell'industria che chiese — vedi <^J&3S3 "7 10 sta,tut°. la legge, la libertà, in definitiva hi regolare costituzionalizzazU> ne della milizia, che vuol dire soppressione U rumore di queste manifestazioni non è ^T°£a ^pit?' P116 S'unge il Congresso forerise, dove t giuristi d'Italia si appellaroi* Si «•u25PU^S stori(me del diritto italiana, dei diritto delle genti contro uno Stato e un inverno illegale, arbitrario e fazioso Ed i iascisti dissero che non contava, come non conto successivamente il Congresso di Torino dei giornalisti cattolici ed il Congrego della Federazione della Stampa italiana a Palermo, che sì disse un Congresso politico e non professionale, il che non era e Iti ogni modo dimostrava come il ministro giornalista o il giornalista ministro non godesse della migliore estimazione dei suoi ex-eolleghi E non bastò: l'Associazone Àrditi d'Irina fece una pronuncia di aperta resistenza, e il fascismo tentò inscenare in contrasto ' un* Associazione di volontari ». Il giornale conclude rilevando che ili questo momento il Governo vive nella temperatura critica delia psicologia <fi-li antitesi. Lo stesso giornale, riferendosi alle ultime manifestazioni del capo del Lioyet-