Una nuova minaccia di trasferimento dell'Officina carte-valori

Una nuova minaccia di trasferimento dell'Officina carte-valori Una nuova minaccia di trasferimento dell'Officina carte-valori Proteste della maestranza - Interrogazioni di deputati Si torna a parlare della soppressione della Officina Carte Valori. E' un argomento che ogni tanto ridiventa d'attualità. Dell'eventuale trasloco a Roma dell'importantissima officina statale, si comincìò-"Ìl parlare nel 1906, ma per l'intervenlo él senatore Frola, che sulla questione indagò e riferi, proponendo una prima soluzione per rimediare alla deflcenza dei locali, l'idea del trasloco venne abbandonata. Nel IMO, di iiuosto proposito si tornò a parlare e fu il senatore Marco Pozzo che ebbe l'incarico dal'l.'on. Giolitti di studiare una soluzione. E come nel 1906, anche nel IMO, l'idea di privare Torino dell'officina Carte Valori venne scartata, e tenuto calcolo delle maggiori esigenze dell'Istituto, si concretò un progetto di cambiamento e miglioramento della sede. V Quale sorte abbia avuto questo progetto ve per quali motivi la costruzione dalia nuova Officina Carte Valori sia rimasta interrotta, diremo ipoi; a completare la cronaca dob. . biamo ancora aggiungere «he di un «vestiy'tuale trasferimento si ripreso a parlare nelA l'aprile scorso, dea» la scoperta a Milano di \alcuni falsi di titoli di Stato per i quali 6i asseriva ohe la carta era uscita dall'Officina Carte Valori di Torino (asserzione smentita dalia Direzione dell'Officina), e se ne torna a discutei* o>g«ri, prendendo come ap- • piglio il recente furto delle quaranta e più risme di carta destinata alila stampa dei titoli del 3,50. X La rana è enettivaimente scomparsa, itr.a la polizia, secondo quanto oi T.i6Tilta, chiamata a fare le indagini, non solo non ha individuato i ladri, ma non è riuscita a spiegare come e in qua.1 modo i cinque quintali di carta (che a tanto amimanta il peso), hanno potuto sccnniparire. I funzionari di P. S., d'accordo con il giudice istruttore, hanno, per misura proca.uzionale, « fermato » tutte le persone che ebbero a che fare con il magazzino ove era custodita la carta, chi teneva le chiavi del deposito, chi se ne servì, chi fu a ritirare carta nel magazzino nel periodo in cui si presuppone che il furto eia avvenuto ; ma dopo molti faiterrogatorfi, per quanto i o fermi u siano mantenuti, respop. sabilità dirette delle persone t fermate » non sotnbra siano emerse. / L'istruttoria non è aniéora chiusa, sebbene già siano stati annunziati e presi dei provvedimenti intesi a precisare delle responsabilità indirette, provvedimenti disciplinari, nè possiamo dire quando si chiuderà. Quello . che ci risulta però, ed è questo il motivo che ci induce a scrivere, è che, in dipendenza del furto e della constatazione della difficoltà di Irovare i colpevoli, si riparla dell'eventuale trasloco dell'officina. Un furto in scssant'anni SI "dice:' « Se furti, di tanta importanza possono avvenire senza che si riesca ad individuare i ladri ed a scoprire il modo con cui il furto venne perpetrato, è 6egno che l'Officina, magazzini compresi, non presenta quelle condizioni di sicurezza che sono indispensabili per una azienda 6tat*;le così delicata. Occorre quindi una sede migliore, 6 polche Torino non è in grado di metterne altra a disposizione e la nuova che si intendeva di fare non si è fatta e non si farà, tanto vale trasferire a Roma l'istituto o passare il servizio all'industria privata ». Che rometna di via Carlo Alberto, per quanto non costruita appositamente e risultante da ama serie di adattamenti e di ampliamenti di un edificio che ebbe tutt'àltra destinazione, non presenti ile condizioni di sicurezza che il servizio delicato richiede sembra una affermazione azzardata. In sessant'anmi di esercizio, non si ricordano che tre furti e nessuno ebbe l'importanza dell'ultimo; e i tre fatti sollevarono tale scolpare che non vi è modesto imipiecrato degl'Officina che ne ignori i particolare Si trattò, nel primo caco, della scooiparsa di un modesto foglio di biglietti da due liire. 11 furto venne perpetrato da un manovale e fu l'indie:} di un tale pietoso stato di cose che l'unica conseguenza che ne derivò, oltre al licenziamento del colpevole, fu l'aumento di 30 centesimi di mercede giornaliera a tutto il personale. Fu l'ori. Facta che prese tale determinazione ed ebbe ringraziamenti e lodi. Si era alile porte dell'Inverno e il disgraziato ohe sottrasse il foglio si trovava nella condizione dà non aivere i pochi denari necessari a quel tempo per comprarsi .un paletot. Aveva 2 lire e 50 centesimi al giorno di paga. E fu proprio nell'acquisto di un pastrano che egli spese tutti d biglietti da due lire sottratti eli'istituto. E i biglietti furano sequestrati in un unico negozio da attriti fatti in via Garibaldi. Ciò avveniva venti.cinque anni or sono. Il secondo furto avvenne quindici anni fa. 'Attraverso al cancello del magazzino, e servendosi di un gancio, i ladri riuscirono a sottrarre parecchi fogli di biglietti da cinque lire. Somma complessiva: 16 mila lire. I la- • dri non si scoprirono ; si trovò il gancio e la • corda ; si potè constatare come ed in quale modo aveva potuto effettuarsi la sottrazione del denaro, parecchi arresti vennero fatti, ma responsabilità dirette non poterono essere precisate. Della scomparsa dei biglietti il Governo ritenne responsabile il direttore dell'Officina che si trovava in regolare licenza. TI direttore venne licenziato e chiamato a rifondere lo Stato del danno subito. Contro questa decisione il colpito ricorse ai tribunali, ma non trovò grazia; disperato si tolse la vita. Il terzo furto è noto, e non è il caso di diffondersi in particolari. L'istruttoria continua ed è tenuta segretissima, ma per quanto ci TisuHa le constatazioni che 6ono state fatte sinora non sono tali da giustificare il provvedimento che si minaccia. Una tradizione che cascherà Che l'attuale sede della Officina Carte Valori non sia tale da poter rispondere ai bisogni odierni della importantissima azienda statale è fuori discussione. Se non bastasse a dimostrarlo 11 fatto che dopo lun glie e laboriose trattative tra Comune e Governo si progetto la nuova sede di corso Orbassano e si diede inizio ai lavori, ampie giustificazioni se ne troverebbero nelle consta tazione che durante la guerra, anche oggi, il Governo deve largamente ricorrere all'in Jdustria privata non solo per la stampa dei francobolli, delle cartoline, ecc., ma anche per la preparazione di gran parte dei titoli dei Prestiti. Che l'Officina Carte Valori deb ba quindi avere una nuova 6ede e questa debba essere tale da rispondere a tutti i bisogni dello Stato, è pacifico: quello che non , si comprende invece è che si pensi a co./ struirné una altrove, o ad affidare la gelosa A impresa a Ditte private, mentre esiste a To } rino, già iniziato, uno stabile, che ha tutte ' lo caratteristiche per diventare una 6ede modernissima di un istituto del genere. Le industrie, e questa in modo speciale, hanno una tradizione; la mano d'opera non si improvvisa. Questa tradizione esìste ed è sentita nella Officina Carte Valori di Torino •d esiste anche in essa una mano d'opera soecinlixznta, non facilmente sostituibile. Per un'officina del genere occorrono non solo te/ cnici provetti, ma degli artigiani di una onestà scrupolosa. Lo stabilimento deve essere considerato un po' come la casa, la maestranza come una famiglia. Che io Stabilimento di via Carlo Alberto sia considerato da quanti vi lavorano come una famiglia è dimostrato dalle varie formo di assistenza .con le quali la maestranza si è vincolata; che opera: ed impiegati comprendano l'importanza dell'Istituto e di quanto vi si riferisce si interessino, per ragioni economiche e morali, lo prova il fatto che se si interroga anche il Più modesto degli addetti la dire la storia dell'Officina, metterne in rilievo le benemerenze enumerarne le deflcenze. L'Officina fu fondata da Quintino Sella nel 1805. n saggio ministro biellese, deciso ad emanciparsi per la stampa dei biglietti e dei tilo li di Stato dalle tipografie inglesi, mancK» a Londra un gruppo di tecnici per studiare rimpianto nei suoi dettagli. Non prescelse del professori, degli ingegneri, ma dog: artiMani cruori stessi che avrebbero dovuto jioi si-irc'acapo dei diversi reparli dell'Offir-ma : U Thia», che dell'azienda doveva essere il terzo direttore, il Caiwoni, nn esperto di galvanoplastica, Enrico Repettati, incisore di buon nome, Capo di una famiglia unta dedita all'arte del bulino, il levigatore Cannicci c il tipografo Ghisio. Di ritorno da Londra, dopo essersi impadroniti di tutti i segreti della non facile arte, questi cinque uomini provvedevano ad impiantare l'officina per la stampa dei biglietti da 5, da 10 e da 33 lire. Uno stabilimento modesto, ma dotato già di tutte le macelline che a quell'epoca erano considerale come « il non plus ultra » della modernità per lavori di calcografia, litografìa, tipografia: torcili perfezionali, macchine a « douple piatte » punzoni di ogni genere, congegni per ogni tipo di filigrane. La maestranza non c'era e il formarla richiese qualche tempo; tanto amore però vi misero gii iniziatori che in breve volgere di anni l'officina si trovò nelle condizioni di rispondere a quasi tutti i bisogni dello Stato, i più delicati, ed ebhe anche un suo laboratorio meccanico dà cui sortirono dei congegni per la numerazione che rappresentano ancora oggi una privativa, congegni di precisione, delicati, sicuri. Oggi, dopo sessantanni di vita (e vi passarono quattro direttóri: il Pernzzi, il Berutti. il Thiabaude U Monti) l'Officina e ricca di BO macchine tipografiche, fi macchine calcografiche, 8 torchi, 5 ingnmmatoi, 5 perforatrici, 6 satinatri. ci, 4 torchi idraulici, 10 tagliatrici, oltre a parecchi bilancieri e presse automatiche e un copioso assortimento di materiale per litografia, incisione, ecc. Una officina imponente che se non Fi trovò in grado di sopperire alle necessità straordinarie determinate dalla guerra, provvide e può provvedere ancora e magnificamente alle esigenze normali dello Stato. Dove vi è difettò e nei locali e non sarà inopportuno ricordare come si era pensalo di rimediarvi. Le convenzioni col Cornane Tra il Governo e il Comune, per la nuova sede della Officina Carte Valori, vennero fatte due convenzioni: con la prima, il Comune si impegnava a trasformare l'ex-Ospedale Militare, sito in piazza Carlina, a sede dell'Officina, con la seconda a costruire a nuovo un palazzo in corso Orbassano. Beninteso, nell'uno come nell'altro caso, lo Stato si impegnava a corrispondere al Comune la differenza tra il prezzo degli stabili demaniali che in virtù della convenzione venivano ceduti c l'importo delle nuove costruzioni e dell'area destinata all'edificio. Nel primo progetto, trasformazione dcll'ex-Ospedale, si trattava di una spesa di 1 milione e 900 mila lire; nel secondo, costruzione dell'edificio di corso Orbassano, di 4 milioni. Preventivi di ante guerra. Il progetto di trasformare l'ex-Osnedale Militare in sede dell'Officina Carte Valori venne abbandonato per considerazioni artistiche e tecniche. Per fare la trasformazione si rendeva necessario abbattere la cappella di Santa Croce, che è un'opera pregevole del Juvara. Rispettando la cappella, l'area disponibile risultava insufficente ai bisogni dell'officina. Convenuto che era meglio costruìre a nuovo, fra i vari terreni di cui il Comune disponeva venne prescelto quello di eorso Orbassano. e tra Governo e Comune si fere una seconda convenzione che Armala nel luglio 1911 diventava legge il 30 giugno 1912. E poco di poi si iniziavano i lavori. Indubbiamente, se non scoppiava la guerra europea, a quest'ora l'edificio già da parecchi anni sarebbe terminato e non avremmo ph'i da risollevare la questione de] trasloco dell'importante istituto. Per le specia. li condizioni invece, creale dalla guerra europea prima e di poi dall'entrata dell'Italia nel conflitto, le opere di costruzioni grada, tamenté- vennero sospese (anche a motivo di controversie sorte tra Comune e Impresa per le nuove condizioni del mercato edilizio) e di proroga in proroga si giunse al totale abbandono dei lavori. I muri avevano raggiunto l'altezza di quattro metri all'incirca fuori terra. Ora, pur senza entrare in merito alla questione della sicurezza, e con questo concludiamo, sembra, a lume di modesta logica, che, constatato per la ennesima volta che l'attuale sede non corrisponde per ampiezza e sicurezza, ai bisogni dell'Istituto, prima di pensare al trasferimento in altra città dell'officina sia opportuno vedere se, nell'interessa dello Stato e del Comune non convenga terminare l'edificio di corso Orbassano I quattro milioni preventivati nell'anteguerra, dovranno essere per lo meno quadruplicati, ma si tratta di una spesa che ovunque debba sorgere la nuova Officina lo Stato dovrà sempre incontrare. Il Ministero del Tesoro, interrogato nel settembre 1920. aveva fatto sapere al Comune di essere disposto a modificare i patti stabiliti per la costruzione della nuova Officina, e delle trattative vennero aperte, ma non se ne fece nulla. Ciò non vuol dire però che oggi non possano riprendersi.

Persone citate: Berutti, Enrico Repettati, Facta, Frola, Ghisio, Giolitti, Marco Pozzo, Officina, Quintino Sella

Luoghi citati: Italia, Londra, Milano, Roma, Torino