Il ritorno di Goldoni

Il ritorno di Goldoni Il ritorno di Goldoni Il fervore con cui in questi ultimissimi anni si sono proseguila gli sludi goldoniani è, por molti rispetti, significativo. Am.oriormente alla guerra, il padre della nostra commedia moderna era lasciato alla mercè degli eruditi, i quali, sebbene vantassero nomini della dottrina e della serietà di un Edgardo Maddalena (veramente benemerito editore e illustratore), tendevano a sequestrare il veneziano nel vetusto palazzo della storia letteraria piuttosto che a mandarlo fra il pubblico. Grazia a Ferruccio Bonini, a Emilio Zugo e ad altri pochi, Goldoni rimaneva in repertorio, ma sempre con la bil& pàtina di c'nssico, con il suo aspetto di educatore, con la sua fisionomia di autore scolastico : iu altri termini, egii non era consono allo spirito dei tèmpi. Dopo il cataclisma europeo, Goldoni (che gradualmente era andato acquietando singolarissimo BÌuipatio in America, come provano traduzioni e saggi critici e biografici recenti) corso il pericolo di uua stroncatura, minacciata a più riprese, ma a tufct'oggi non ancora eseguita. L'annuncio dell'assalto di Adriano Tiìgher, determinò lo schieramento istintivo di una vecchia guardia die si fregiava dei nomi di Marco Praga e di Silvio D'Amico, e poi addirittura un contrattacco iu piena regola. Mentre Riccardo Bacchetti stampava sulla < Ronda > una preziosissima ed elegantissima disamina dell'arto goldoniana, ed Eugenio Levi, in lina serie di studi particolari, terminava, nel «Convegno», la sua minuziosa revisione di valori in sento favorevole, Andrea Dei! a Corte, nelle sue geniali ricerche sull'Opera comica italiana del '700 aveva campo di rivelar© un Goldoni librettista quasi sconosciuto. Intanto, alla pubblicazione in volume dei « Primi studi goldoniani » di AbLilio Momigliano, si accompagnavano numerosissime ristampe di carattere scolastico, con note esplicative e introduzioni sommane. Tra questa mi b caro segnalare, per l'opportuna sobrietà del commento, la nitida impostazione critica e la vivace presentazione biografica, La locandiera o il Teatro comica per cura di Onorato Castellino, che già a.veva approntato una giudiziosa antologia: « Dalle Memorie e afille Commedie di Carlo Goldoni». Il Castellino, professore e critico drammatico, si è accostato al maestro senza la pretesa d'interpretarlo in modo nuovo, bensì con l'intento di renderci familiari non. solo gli aspetti della sua arte, ma i suoi proccdimonti tecnici, i segreti della sua maniera. Di qui l'importanza ch'egli assegna — e giustamente — al Teatro comico, ove è racchiusa la * poetica » goldoniana. Nel suo lavoro d'ingegnosa soomposizione, il Castellino mette in evidenza i caratteri originali dell'opera di Goldoni. E' il caso di chiedersi se l'attuale ritorno al grande veneziano abbia una possibile efficacia pratica sul nostro teatro contemporaneo, o m unicamente un fenomeno culturale. »'*» . Osserva Onorato Castellino, nella prefazione alla sua antologia: c Tenta o trenta anni fa, quando imperava il teatro naturalista, il Goldoni a poteva star di casa, almeno come il nonno nei confronti col nipote. Erano l'uno e l'altro teatri di esteriorità • di concretezza, del visivo, dell'apparante e dol eoneibile. Oggi, invece, regna il teatro d'idea ohe ha per autore Luigi Pirandello • per araldo il filosofo Adriano Tilgher ». E più oltre, felicemente pone in rilievo ooxne in Goldoni non ci siano « crisi » spirituali, ma soltanto « complicazioni », concludendo ohe, «e non altro, dal veneziano ed debbano continuamente prendere lezioni di tecnica e di costruzione : eesergli fedeli significa non smarrire il seneo della tradizione classica. Posta l'antitesi tea teatro realista, « teatro d'idee e di simboli (ispirato alla dissociazione dell'io) dovrebbe risultarne il tramonto di Goldoni. Ma il problema è assai più complesso. H trionfo del * nuovo 1 teatro è ormai, si può dire, cosa passata: Pi randello ci fa dubitare della sua capacità a rinnovarsi, i suoi discepoli e imitatori non ebbero consistenza ieri, e oggi sono più ohe mai l'ombra di un'ombra. Andreieff e Cecof appartengono alla letteratura di vent'anni fa. In Francia, Sartment sta fra Mussct, Laforgue e Shaw ; Ivaynal, passato al falso dramma epico e spirituale, era partito aneli'egli sulle tnaccie del commediografo che domina e nutre tutti i giovani del suo paese (Jean Jacques Bernard, Gabriel Marcel, Natanson) : Porto Riche. Galswortby e Benavente non escono dalle linee segante dal teatro dell'Ottocento. E' lecito quindi stimare che il t nuovo teatro » sia tmlla sua parabola discendente. Certo non si può ancora parlare di una rinàiicita del realismo sulle scene, benché, oer esempio, gli sforzi di un Jean Jacques Barrarci mirino a dare l'immagine precisa della vita, evitando le deformazioni ed esagerazioni che avevano lo scopo di renderla più accessibile. Appunto nell'elaborarione di lina nuova maniera dovrebbe aver parte l'influenza goldoniana. Chi nou 6Ì lasci irretire nel giuoco sottile r'vlle argomentazioni, e ricorra ai lesti, v«!rft che in fondo non è vero che il teatro nar.iiritlista si ispirasse a Molière e a Goldoni: j-.<;o muoveva, molto più semplicemente, la! romanzo del 1850, con i soliti vent'anni li ritardo che la letteratura drammatica ha su quella narrativa. Molière e Goldoni '■■ano citati ed ammirati Bpecialmente oer motivi polemici: ottimo scudo ai colpi degli avversari, i loro nomi impressionavano i benpensanti. S'intende che i critici naturafisti, dietro l'esempio dello Zola cercassero poi con singolare attenzione, e facessero ficcare, gli elementi che in Molière e GolIoni potevano confortare la loro tesi, traendo partito dagli ambienti, dai tipi, da1 le passioni e dal dialogo dei due classici pertentar d'inculcare l'idea di un'arte borghese i popolare, specchio della realtà più coìiune, E' vero che il modello di-Bccque fu Molière, ma non dimentichiamo Flaubert e la sua scuola. Influenza goldoniana indiretta, limitata e ìraminontaria, bì. Ma derivazioni sistematiche moderne (se non si vuol proprio ricordare il demarquage del Teatro comico che s'intitolò Goldoni e le tue tedici commedie nuove) non ne conosciamo, escluse naturalmente quelle degli epigoni immediati. D teatro è un genere troppo in rapporto con la società per non serbare l'impronta di condizioni di vita variabili, o non subire gli effetti di un dato clima morale. Un ritorno a Goldoni, tuttavia non avrebbe, da questo punto di vista, che dello urioso analogie. L'epoca odierna presenta non poche rassomiglianze con i tempi in cui scrisse il veneziano: come allora, viviamo in un periodo di disgregazione sonale • familiare, di rumorosa anarchia. "Se | nostri autori possedessero una vocazione j mdsfitzMsdbtdpdtsc—tiogmirfilsèascpvsmdmrlpcsmddbisihztecmtegmrcgavssqsgdo istintiva per il teatro, non laseicrebbero dileguare i colori di un così ricco e movimentato quadro, per correr dietro a qualche morbosa àutoesalfazione o a qualche sbiadita copia di cattivi modelli. Ebbene, tra gli ostacoli che si oppongono a un risorgimento della maniera goldoniana è precisamonte l'impotenza dei commediografi dolla nuova generazione a riprodurre un ambiente qualsiasi, a mettere in scena una favola intricata creandole uno sfondo appropriato. In estrema analisi, l'efficacia pratica del ritorno di Goldoni è compromessa da un insanabile dissidio di mentalità. Il nostro teatro contemporaneo è di natura essenzialmente romantica. C'è un romanticismo di pensiero e un romanticismo di passione: noi assistiamo alla preponderanza del primo, con qualche venatura od inquinamento del secondo. Si è giunti a ciò attraverso due strado: la predicazione sociale di Augier e Dumas figlio, il problema della personalità umana pesto da Ibsen. Goldoni poteva riconoscere come suo nipote degenere Eugenio Scribe: sarebbe ammutolito dinanzi al simbolista norvegese. Il dramma romantico dol ISSO fu forse l'ultima forma di teatro che gli uomini del settecento sarebbero stati in grado di comprendere. »"* Scriveva il critico della Gazzella Piemontese or è tra secolo (13 marzo 1842): « lunga pezza è già troppo che alla naturalezza, alla verità, alla utilità delle goldoniano rappresentazioni si antepongono dal maggior numero le strane, inverosimili e pernicioso composizioni, con cui si gua stano il cuore e la mente di spettatori che alla istruzione, al riso, al diletto della vera Commedia trascinati furono a preferire l'illusione, il turbamento, il frastuono dei dissennati romorosi spettacoli... ». E più oltre lamentava « che fosse cakta d'oltre monte fra noi quella nebbia di lagrimevoli o strepitose teatrali produzioni, che da troppo facili, o prezzolati traduttori sulle nostre scene introdotte nuovo ostacolo frapposero al risorgimento della vera commedia italiana ». Infine, a proporre la formazione di compagnie stabili, ordinate, nume- ! rese, e di Conservatorii e Scuole, era spinto dalla vista dei t degeneri attori, a strillare avvezzi come spiritati nei Drammi e negli Spettacoli e ornai fatti incapaci di qxiel piano e naturale modular della voce ohe è tutto proprio della Commedia, e che basta per esprimere quegli affetti che ad essa non sono stranieri » qualora « non trasandino più il primo de' loro doveri e il più essenziale per non toglier nulla al magico effetto j del vibratissimo dialogo goldoniano, quello di aver sempre, e tutta intiera, la loro parto | sulla punta delle dita, così che; colto ove sia il Rammentatore da una sincope improvyisa, il personaggio non resti dal prò- j seguire ». Quanti sono oggi gli attori non « guasti per la maggior parto dalle romanzesche rappresentanze, viziosi pronunciatori municipali d'una lingua che non hanno studiata, scarsi d'ingegno o digiuni d'ogni coltura; escludontisi ed esclusi dalle civili e nobili brigate, di cui mal conoscono gli usi e il galateo » ossia i « mal atti a recitare le (commedie del Goldoni e di qualunque altro Autore che a lui si accosti »? Sottoscrivendo a questo parole di cento anni fa, sentiamo che Goldoni oggi non può ritornare altro che dove egli non ha cessato di regnare: nelle nostre biblioteche di malinconici studiosi. Purtroppo, egli è lontano dallo spirito degli autori e degli interpreti : non però dall'animo del pubblico. BIBLIOFILO. CARLO GOLDONI : • La Hxymdlera », « H teatro comico » a cura <lt O. Castellino (Torino, Società Editrice Internazionale, 1934 — L. 3,!iO caci.). — OAUJjO GOLDONI : • Dalle memorie e dalle comincine • — scelta di O. Castellino (Torino, Società Editrice Intemazionale, L. 12,50).

Luoghi citati: America, Francia, Galswortby, Porto Riche, Torino