Il compito di Livorno

Il compito di Livorno Il compito di Livorno Non pare dubbio che all'imminente congresso di Livorno una frazione, sia pur piccola, degli iscritti al Partito Liberale sosterrà doversi continuare la « collaborazione ii col governo fascista. L'ex-ministro De Capitani, di cui giudicammo qualche tempo fa come si meritava un pronunciamento in favore dell'attuale governo, sarebbe particolarmente attivo nella propaganda collaborazionista. E' diffìcile il dire se ai sostenitori della tesi collaborazionista faccia più difetto il senso della realta politica oggettiva o quello dei limiti subbiettivi oltre i quali partiti e uomini politici non possono andare nella condiscendenza verso altri partiti ed altri uomini senza compromettere la propria dignità. Non tocca certo a noi ripetere ancora una volta l'enumerazione dei principi e dei fatti, sui quali e per i quali la contraddizione esistente tra il governo e il partito fascista, e 11 partito liberale (o anzi, qualsiasi partito che accetti le norme giuridiche, politiche, morali incontrastate fino a ieri in Italia, come nel resto dell'Europa civile) risulta assoluta e definitiva, E se, per rafforzare le constatazioni passate, già per pè sufflcientissime, volessimo fare ancora ricorso alla realtà quotidiana, potremmo appellarci, e alle frasi recentissime del capo del governo e di altre- personalità riconfermanti che il fascismo si considera padrone d'Italia per conquista e forza armata, riguardando i non fascisti come propri sudditi, cui solo spetta l'obbedienza; e ai fatti della cronaca sopratutto di (certe province, che dimostrano l'attuazione pratica di questo concetto, spinta sino {ai fastigi del caso Begazzi e soci — già Commentato da noi e da altri — per cui quattordici persone colpite da regolare mandato di cattura per omicidio sono tutte a piede libero, ed anzi la personalità più cospicua dei quattordici, cioè appunto il Regazzi, è stato oggetto di onoranze (lei partito ed ha avuto ora da esso la missione ufficiale di compiere la fascistizzazione di Molinella. Il caso Regazzi basterebbe ampiamente per giudicare tutta una situazione — e Icoloro che, in qualsiasi modo, la sostengono —; ma di casi Regazzi se ne contano molti, in molte Provincie d'Italia. Diciamo, pertanto, ai liberali tipo De Capitani, che qui non si tratta più della libertà, non si tratta più neppure dello Statuto, ma semplicemente degli elementari, principi giuridici e morali senza cui non esiste convivenza sociale. Essi sono invitati dunque a pronunciarsi; che ove ripetessero il noto sofisma, doversi perseverare nella « collaborazione » — cioè Sella servitù passiva — appunto perchè l'attuale governo possa « normalizzare », bisognerebbe proprio giudicarli definitivamente responsabili dell'illegalismo passato, presente e futuro. Di questi giorni, il capo del governo fascista è stato a Ravenna, ed ha elogiato altamente i fascisti di là, per la loro « ferrea disciplina ». Ebbene, proprio nei giorni immediatamente precedenti, l'illegalismo aveva imperato a Ravenna, come è noto a chiunque abbia letto i giornali. Abbiamo già detto come l'ordine del giorno votato al convegno liberale di Torino possa 'formare- una piattaforma di intesa per una azione comune del partito liberale. Azione comune, non astratta e sterile affermazione di principi; che di queste molte se ne sono fatte in passato, e non hanno servito a nulla, o piuttosto hanno servito a screditare il partito liberale e ad incoraggiate il fascismo nelle vie anticostituzionali ed illegali. Occorre, dunque, che dal congresso di Livorno esca ben netta non solo la professione di fede generica nello Statuto, nella monarchia liberale, nella forza statale priva di qualsiasi carattere di parte, ma altresì e sopratutto la volontà di trarre dai principi teorici le applicazioni pratiche, dalle premesse generiche le conseguenze particolari. Un partito non è una scuola filosofica, e un congresso politico non è un torneo accademico L'uno e l'altro sono fatti per l'azione. Le aspirazioni alla pacale affermazioni che l'Italia vuole la pacificazione e l'avrà, le constatazioni clic il disordine del nostro paese è soltanto alla superficie, mentre la grande massa del popolo è laboriosa e saggia, sono tutti- giustissime, ed anche opportune, purché non servano, contro le stesse intenzioni dei loro autori, ad illudere sulla gravità reale eiella situazione o ad addormentare su di essa come su un letto di tutto riposo. Si parli pure, ove si creda necessario, con tono di tranquillo ottimismo, purché al tempo stesso si agisca in maniera adeguata. Si ripetano pure le prese di posizione contro gli opposti estremismi, contro le illegalità e le violenze da qualsiasi parte vengano, purché si sappia, concretamente resistere, volta per volta, contro l'estremismo effettivamente imperversante e minacciante. E ci si guardi bene dalle deviazioni che si vanno inscenando, già da qualche tempo, per opera di qualche organo filofascista, per evidente compito ufficioso. E' perfettamente inutile venirci a. parlare di una prossima legge sulla stampa, perchè per avere il diritto di proporre leggi nuove occorre prima aver rispettato le antiche e chi ha violato la libertà statutaria di stampa non può far comodamente dimenticare le violazioni — o anzi farle tollerare mentre tuttora sussistono — colla scappatoia di un qualsiasi disegno di legge sull'argomento. Ancor più assurdi appaiono i propositi — veri o no, che siano — di una nuova legge elettorale, per il ritorno al collegio uninominale: quello che occorre progiudizialmente è restaurare il parlamento e la funzione parlamentare nella loro cf flclenza e nel loro incontestato diritto, dopodiché si penserà al miglior sistema elettorale. Ricordiamo a questo proposito come fautori decisi e autorevolissimi del collegio uninominale abbiano giudicato, al tempo dell'ultima « riforma » elettorale, impossibile il-suo ristabilimento fino a che perdurava l'illegalismo fascista: dimodoché quel giornale romano, che tanto zelantemente insiste su questo tema, sa da dove deve cominciare, od a chi deve rivolgersi. II problema concreto, per chi vuole una soluzione pacifica e in tutto normale della crisi presente, è la formazione, di una maggioranza in parlamento per la restaurazione della legge, della moralità pubblica, del governo legittimo, quello monarchico-parlamentare. Alla soluzione di questo problema, come ieri dicemmo, può portare un gran contributo il congresso di Livorno: e solo sopra una linea di condotta pratica rispondente a tale esigenza potranno esser salvate la dignità, l'efficienza e l'unità del partito liberale. ■

Persone citate: De Capitani, Regazzi