Il lento cammino della Germania e della Francia per incontrarsi nella Società delle Nazioni

Il lento cammino della Germania e della Francia per incontrarsi nella Società delle Nazioni Il lento cammino della Germania e della Francia per incontrarsi nella Società delle Nazioni L'atteggiamento di Parigi (Servizio speciale della « Stampa ») Parigi, 24, notte. Il viaggio di Herriot a Lione, che doveva aver luogo oggi, è stato rimandato. Secondo ogni probabilità il rinvio sarà di parecchi giorni. Le cause che lo determinano si riassumono in una sola: le trattative che il presidente del Consiglio sta per iniziare col Reich per il tramite dell'ambasciatore von Hoesch intorno alla famosa questione dell'ingresso della Germania nella Lega delle Nazioni. Le linee generali della lesi francese vi sono note da un pezzo: applicazione al Reich delle condizioni applicate già, per la loro ammissione, all'Austria, all'Ungheria ed alla Bulgaria. Questo principio è stato riconfermato ieri a Ginevra da Briand ed oggi a Parigi da un articolo dell'osservatore politico del Quotidicn, dove leggiamo tra l'altro : « Nel momento in cui nella grande battaglia scatenata dall' altro lato del Bono tra la reazione e la democrazia, la reazione si mostra così aggressiva e così forte che.non si sa con certezza a chi toccherà la vittoria; nel momento in cui si solleva la questione della rcspoirtabilità della guerra, nei momento in cui per sfuggire ad una parte dei versamenti- che devono essere fatti a titolo di riparazione, le tariffe ferroviarie sono stato improvvisamente abbassate in un modo considerevole, non c'è nessuna ragione per accordare al Bejcli un trattamento di favore. Dietro l'incerto Strosemann si agitano delle forze oscure per le quali l'entrata nella Società delle Nazioni non è una tappa verso la pace, ma un mercato in attesa della pace... o della guerra. L'ammissione nella Società delle Nazioni è regolata dal patto stesso, che non prevede nessuna eccezione, in nessun caso. Atteniamoci al patto, atteniamoci alle dichiarazioni fatte da Herriot nel suo discorso di Ginevra cho fu accolto con applausi unanimi dalla assemblea: 71 nostro punlo di vista è che non devono esserci nò eccezioni né. privilegi, ma. il rispetto da parte di tutti degli impegni intemazionali. Ciò non sfeniilea chela trancia abbia il menomo desiderio di ostacolare il voto del Reich di entrare nella Società della Nazioni. Invece la Francia desidera che questo voto venga realizzato. Ma ciò significa cho la sua realizzazione non deve essere comprata con concessioni ai peggiori nemici della Società con una debolezza che comprometterebbe tutto l'avvenire. Sarebbe più saggio accettare le condizioni della Germania che respingere la sua domanda se essa adottasse la legge comune ». Oltre Versailles? Questo tono intransigente non deve tuttavia impressionare oltre misura. Come vi ho replicatamente illustrato nei giorni scorsi, la Francia, ed in modo speciale quella più vicina ai partiti ed al circoli di Governo, sa ormai benissimo che l'Europa è uscita dalla fase statica del quinquennio 1919-1923 e che il processo politico insorto è un processo di evoluzione verso un riassestamento razionale. Non si può far risalire all'acqua la china onde è discesa, e sarebbe vano ostinarsi a segnare il passo quando tutti gli altri camminano. La stessa agitazione che anche oggi traspare dai commenti del Temps, è indizio del generalizzarsi di questa coii! dizione che l'Europa non può morire sul ' trattato di Versailles come l'avaro sopra un fascio di zecchini. Herbette oggi ripete • A quanto confessa il Governo tedesco esso si ripromette di agire in seno alla Società delle Nazioni a proposito di nule le questioni che lo concernono direttamente. Da parte sua questa è una preoccupazione molto naturale, ma gli alleati sono nel diritto di domandarsi cho cosa sarà una tale col.uborazione tedesca e a cho cosa essa li espone. Alta Slesia, Sarre, controllo militare, tutto è indicato nella nota di Berlino. La Germania non chiede soltanto un seggio permanente nel Consiglio della Società delle Nazioni, ma esigo delle garanzie ed intende riservare la sua piena libertà di azione per quello che concerne le questioni nelle quali dovrebbe intervenire, per il fatto stesso della sua rappresentanza permanente nel Consiglio. Questo ci conferma nella impressione che la Germania apporterà a Ginevra, i suoi rancori, i suol odii, la sua costante preoccupazione di liberarsi dalla « catena dei trattati ». Non vi è nessun dubbio infatti che per il tramite della Società delle Nazioni, i dirigenti del Reich sperano ottenere un giorno o l'altro la revisione del trattato di Versailles. Anzitutto si solleverebbe la questione della responsabilità della guerra, col .pretesto di lavuro il popolo tedesco dalla terribile accusa che pesa su di esso; poi si negherebbe l'obbligo di riparazioni, sotto il pretesto che questo obbligo deriva dalle responsabilità incorse e che sarebbe formalmente contestata. Finalmente si cercherebbe di ri. tornare sui rimpasti territoriali stipulati dai trattati di pace. La Germania ha la pretesa di partecipare al controllo dei suoi propri armamenti coi poteri della Società delle Nazioni e non vi è dubbio che, quando saiii sollevata la questione del disarmo, essa riprenderà per suo conto la tesi che il conte Appony credette di poter sostenere a Ginevra e che consiste nell'esigere il disarmo dei vincitori della grande guerra, come contropartita del disarmo del vinti. Queste sono alcune delle possibilità che Berlino pare voglia riservarsi por l'avvenire ». In fondo, questa chiaroveggenza del Temps, che è press'a poco quella di tutti i francesi intelligenti, semplifica la situazione e non mancherà dì influire favorevolmente sul corso di quelle trattative che sembravano a tutta prima dover condurre all'insuccesso. Lo stesso Quotidien, in altri passi dell'articolo già citato, usa parole che non lasciano dubbi sul fondo positivo del pensiero ufficiale francese. Esso scrive : « Attuiamo detto le mille volte, e tale crediamo sia anche il convincimento del presidente del Consiglio; ad una Germania risolutamente democratica, ad una Germania che desse al mondo le garanzie di buona volontà, di buona lede, di attaccamento alla pace, che la Francia ha già dato nei negoziati di Londra e di Ginevra, non si potrebbe mostrare mal troppa cortesia, troppa premura, troppa amicizia ». ''Accogliere la Germania democratica,, Anche più suggestivo è il consiglio dell'Ere Nouvelle, l'altro organo magno della maggioranza, il quale, pur approvando la formula della eguaglianza di trattamento più sopra ricordata, osserva: « Tuttavia, rimane a sapere se non sarebbe possibile di far passare in secondo ordine la questione della procedura e convocare una assemblea straordinaria per far entrare al più presto la Germania nel ciclo dei popoli liberi. Briand, nostro portavoce alla Società delle Nazioni fino ad ora si è attenuto alla dottrina enunciata dal capo del Governo. Questo è un atteggiamento saggio che non sapremo criticare. Conviene agire con prudenza in una questione così delicata ,ma vi sono delle gradazioni nella prudenza. A cominciare da un certo momento la circospezione estrema sterilizza le intenzioni più lodevoli. I ministri tedeschi hanno deciso ieri di non inviare agli alleati la famosa nota sulle responsabilità della guerra e questo è uno del fatti più importanti. L'entrata nella Società delle Nazioni è per le nazioni il principio della saggezza. Il do. vere della nostra democrazia ò di accogliere con dignità, ma senza rancore, la Germania democratica liberata dai ceppi del militarismo prussiano ». Considerate attentamente questi consigli, dati a mezza voce dagli esponenti più autorevoli dei partiti socialista e radicale e vedrete che essi contengono già il germe di tutta la evoluzione che le trattative diplomatiche oggi Iniziate necessariamente subiranno. Quella di Ginevra ò una' LOnsnevgtidfsptvesngnqtdi'pbtnrsgQtcdnpemistGnrndczThdz

Persone citate: Briand, Herriot