L'ultima Thulc

L'ultima Thulc L'ultima Thulc -( Dal nostro inviato speciale )~ Bay, Spitsbergen, agosto. Si navigo per un tempo infinito, dopo lasciate dietro a noi le isole estreme della Norvegia, mettendo la prua direttamente verso il Nord. Giorni, settimane, mesi, chi avrebbe potuto dirlo, se non ci fossero i pettegoli precisi stranienti della misurazione del tempo e dello spazio! Una nebbia fredda ci avvolse, il giorno e ly notte si fusero in uli ' perenne crepuscolo bianco. Si andò così sopra un mare grigio e ondoso, mischiato a pochi metri dalla prora o a un cielo grigio e ondoso anch'esso : fin che d'un tratto (l'orologio ci disse che era di poco passata, la mezzanotte) sopra l'orizzonte improvvisamente rischiarato, intagliate sopra un rosso favoloso, apparvero le montagne turchine della terra. Innume:• avoli : aguzze come aghi, o armoniose coiiie cattedrali barocche, o arrotondate oo.ae cupole d'oriente. E lontanissime auura; ma la nitidità dell'atmosfera boreale è tanta che non va altro impedimento .--Ila visione, quando non c'è nebbia, che cjuelio della curva terrestre. Spitela», jen : montagne aguzze. Così esse pparvero per la prima volta all'olandese he le battezzò; e così si offrono esse ai •rivilegiati d'improvviso, sacre e pure, alia fine d'un eterno andare per _ caligini redrle. Auguro ai tristi viaggiatori, ai masti di lontananze, agli indagatori di nuovo impr<[_ * '.;'di arrivare così alla terra ■ ue «.si pr."^ittono ai loro sensi delusi. tVrsino questi ruvidi marinai norvegesi, il vecchio capitano che da seesant'anni batte •lari di tutti i olimi con. carboni e oemenjl pilota scettico, gente corazzata contro ni desio di navigante novellino, guardav ..io con mal contenuta commozione quella barrierina azzurra., così netta e senz'omise sullo sfondo uguale che vi pareva dipinta sopra per una decorazione da palcoscenico. Sentivamo tutti che non era l'approdo ricco o t'approdo avventuroso, il porto che promette donne e taverne, la città doviziosa che specchia nel mare cupole d'oro o grattacieli geometrici; ma l'isola del miracolo, l'Ultima Thule, l'ultima terra concessa alla vita dell'uomo. Poiché non vi è altra regione in tutto il mondo ohe sia coaì vicina al Polo, ed ove la vita persista: esili pianticelle, giganteschi mammiferi, uomini che hanno nervi e carne salda e sana, ma uomini moderni, venuti dal corrotto mezzogiorno a questa nitidità cristallina d'aria e di suolo. A 80 gradi di latitudine Nord, miUecinqueoento chilometri più a settentrione del Capo Nord, enormemente più in sa dell'Alaska, della Terra di Baflrn, del Greenland inospitale; eppure accessibile, nei mesi estivi, attraverso un mare sgombro, solo raramente cosparso di rottami di ghiaccio ; accessibile persino ai romoroai turisti, ohe possono farsi spiegare ohe quelli sono ghiacciai, fra uno stordimento e l'altro del mal di mare. **« Proprio -Tta miricelo. Per offrire agri uomini questo ritroso fiore glaciale la Natura ha interrotto, in questo solo punto, la grande calotta di ghiaccio che trabocca giù dal Polo, vi ha ,'j^-watato contro la corrente del Golfo, lTn^'1' „' ', arretrare di pareoohi gradi più che a. tove: e così quando il sole compie la sua Qiuadrimestrale fatica estiva può vedere galleggiare sotto di sé, sopra aa maro ondoso e azzurro, la grandissima isola, lìbera e luminosa. Ed essa non ha confronti sulla terra. Non ha nulla di comune con le altre regioni settentrionali ohe confinano con il gelo, ed hanno da un lato i soffi caldi del mezzogiorno « dall'altro i morsi gelidi del nord: a per questi contrasti soffrono stagioni tormentate, tempeste, travaglio di vulcani « di uragani. Allo Spitsbergen, nulla di tutto queste. L'isola è al di là di questa pena a di questa angoscia. Non lave livide sui campi, non fontane ardenti come nella tormentata Irlanda; non gli aquitrini marci della Lapponi» con quei miliardi e bilioni di moscerini irascibili ohe osenrano a nufoH il sole e tempestano dei loro .-eli e pelli e vesti, l'epidermi. juj .'i«Cimata, d'un grasso sudicio da scarpe (alla notte poi, per dargli il cambio, accorrono i eimriciom nei giacigli d'erba secca). Ma qui tutto è puro e intatto. Questa è la terra madre al tempo della sua verginità acerba; soave e indifferente nei mesi estivi, immersa in una crepuscolare sonnolenza bianca per tutto il suo lungo inverno. Sì, questa è l'ultima tappa della vita: ma gli organismi che vivono quassù son passati attraverso un enorme vaglio che li ha purificati e selezionati. Le regole son ssvere e inflessibili : il minatore ubbriaco che si avventuri, nella notte invernale fuori dalla baracca, muore in dieci minuti. T fri ridici terreni attenuano la colpa del delinquente che agì da ubbriaco; la Natura quassù, punisce di morte chi non s'nttieno a un perfetto equilibrio vitale. Ci sono dunose, qua e là, in fondo a baie profonde centinaia di chilometri, piccole colonie di minatori ; ronzano, attorno alle coste dìaraant?t8"di ghiacciai, due o tre battelli di petulanti turisti; arrivano d'inverno, imbar¬ cati sui lastroni galleggianti, coppie smarrite d'orsi bianchi e branchi di renne ; e io acque son dense di ucoelloni armoniosi, di foche, di balene e balenotteri bofonchianti (ce n'è un gruppetto, qni nella baia, ohe viene ogni mattina a fare la sua passeggiata all'ora del vermouth: papà balena, mamma balena, e una turba fontanellante e zampillante di balenini figlioli). Ma poca cosa sono, questi accidenti della vita animale, sull'infinita sdegnosa solitudine della terra. I pellegrini delle Alpi conoscono la ritrosa bellezza dei deserti da oui la vita animale è bandita : ma è bellezza circoscritta, assediata sempre più dawicino dai treni, dalle teleferiche, dalle carovane popolari. Trovammo bucce di salame sulla Eoenigspitze, una donna ci parlò di gelosia sulla punta Dufour. Dio mio! #"* Qui non ci sono strade nè segnavie. Lasciato dietro a voi la baracca o la miniera, e dopo pochi minuti ecco che s'abbassa alle vostre spalle un sipario più definitivo della porta di bronzo che serrava di là dalle valli Og e Magog. E brilla davanti a voi, fra i veli mutevoli della nebbia, la inebriante certezza che per centinaia di chilometri il suolo è vostro, attende il vostro possesso, si concederà con languore e asprezza di fanciulla nuova alla vostra cupidigia. Geografia rudimentale : fiumane di ghiacciai che scendono lungo i valloni lisciandoli a forza e cadono con muraglioni altissimi sul mare; sassaie nude c nere, cime arrotondate, tavoloni di musco su cui fioriscono, iti questa estate moribonda, i fiori delle alpi, la, sassifraga stellata, il ranuncolo, le oampanulette azzurre. Con la regolarità di quinte teatrali le valli si aprono sul mare, quali riempite di ghiaccio, quali risalenti per mine di sassi fino a un orlo lontanissimo di neve. E non altra voce che quella dei torrenti fragorosi, non altro lavoro che il rodio dell'acque sotterranee e i ruzzoloni di pietrame giù dalle morene. Partire una sera, quando la nebbia si alza, e il sole si appresta a colorare di rosso, per tutta la notte senza tramonto, il cielo e la neve; arrivare sotto al ghiacciaio ohe incombe con un muraglione sudicio sulla valle; inerpicarsi per i canalini corsi dai torrenti, facendo forza di spalle e ginocchi contro il ghiaocio vivo, e giungere infine al sommo, sul mare sterminato di seracchi, di crepacci, di gelo rattrappito da secoli: ecco, si comprende la generosa follia di coloro che partirono da qui per i ghiacci eterni che serrano il Polo, attirati da una irresistibile nostalgia. Questa solitudine bianca ha veramente una voce: e non v'è cera negli orecchi che possa assordarla. Si va e si vorrebbe andare sempre più oltre: e gli arcobaleni boreali, fatti di nebbia morbidissima, sembrano porta aperta sopra una terra promessa. Ancora oggi si vede dal piroscafo, all'estrema punta dell'isola, nel seno d'una piccola baia, la Baja della Vergine, la casetta dove lo svedese Andrée attese per un anno i vènti propizii che lo portassero a morire chi sa dove, con quel suo goffo pallone. Si dice, con savia presunzione : Povero temerario l Ma se balugina là in fondo un non so che di bianco sul mare, la crosta eterna di ghiaccio, eoe© che anche noi avvince il puro enorme instabile mistero. Dalla Baja della Vergine doveva partire, quest'anno, Amundsen, l'uomo ohe potrebbe parafrasando il poeta, dire ohe il suo cuore è nn ghiacciaio; così diamantino e persistente e crepaociato (asprezze della vita, durezze degli uomini)-. E con lui dovevano partire ì nostri Locateli! e Cremo, così intolleranti di attesa. Partiranno. E' necessario che il volo sia ritentato in comunione di sforzi e di passione, la bandiera della patriarcale terra normanna ohe ha popolato tanta Sicilia accanto alla bandiera della nostra nobile terra. Amundsen merita, per la sua disperata tenacia, questi magnifici compagni nostri, temprati dalla guerra contro gli uomini, che è più atroce ma più aspra fucina di virtù che la guerra contro la Natura; ed i nostri ragazzi meritano di aver por sè l'insuperabile esperienza del maturo esploratore. E fortunati, voi che volerete. A me, per la mia gioia d'oggi, è bastato il canalino vertiginoso in cui mi sono insinuato con le arti che mi apprese il taciturno Brocherel. Oh mio Dio, senza troppo Btile accademico, visto che nessuno mi vedeva ! Ma che ne dite, rampicatorit A 80 di latitudine Nord ci si può concedere il lusso di essere tm pioniere dell'alpinismo. #*» Questo è un articolo romantico, e lo dedico agli alpinisti italiani, invitandoli a venire quassù a cercarsi delle cime nuove. L'altro sarà un articolo carbonifero, e lo dedicherò a quelle accorte persone, industriali, capitalisti italiani, ohe lasciarono cadere l'invito, dieci anni fa, quando lo Spitsbergen era ancora no man's land, terra di nessuno, di venire a cercarsi il carbone. E ne avrebbero trovato un'iradiddio, e ottimo, e a buon mercato. Mah ! In tema carbone siamo più scalognati della Norvegia in tema cielo sereno. PAOLO MONELLI.

Persone citate: Amundsen, Brocherel, Dufour

Luoghi citati: Alaska, Irlanda, Norvegia, Sicilia, Spitsbergen