Personaggi di primo e di secondo plano davanti all'inchiesta giornalistica

Personaggi di primo e di secondo plano davanti all'inchiesta giornalistica Il processo Matteotti Personaggi di primo e di secondo plano davanti all'inchiesta giornalistica Roma, 20, notte. Un redattore della Tribuna si è recato a pranzo in un ristorante di gran moda a Roma, stabilito in una deliziosa villetta al Pincio, ed il cui nome è stato fatto di frequente nei passati giorni perchè qualcuno dei principali imputati dell'assassinio dell'on. Matteotti usava consumare in quel lussuoso locale i suoi succulenti pasti. Il giornalista non sentendosi giustamente esonerato dall'essere tale per il fatto che sedeva a tavola, ha voluto intervistare un cameriere, sulla passata assiduità in quel luogo di qualcuno degli attuali reclusi a Regina Coeli, e particolarmente dell'ex-direttore del Corriere Italia.no, Filippo Filippelli. Alle 6iie interrogazioni è stato cosi risposto: . « — Sì, l'avv. Filippelli veniva qui quasi tutti i giorni, la mattina e la sera. Era un nostro ottimo cliente. La mattina, a colazioCon Sfrnfeir'ifW? -ifftiBrìWiii'pta-i J.-a .j:o>a_.in, e del giornale. Parlava quasi sempre lui e molto. Egli venne parecchie volte con Guido Da Verona, prima della pubblicazione del romanzo di Mata Hari. poi con il sig. Razzi, con l'on. Benedetti ed altri. « — Anche dopo la scoperta del delitto Matteotti? « — Dopo che la sparizione del Matteotti fu accertata e non si parlava che di questo, anche in quel giorni il sig. Filippelli continuò a venire puntualmente. Egli appariva calmo. 1 Con chi si accompagnava In quel giorni? Era solo? No. I/e ultime sere Io vidi insieme al sig. Naldi e, se male non ricordo, anche con l'on. Benedetti. Mi pare che furono tutti e tre insieme anche la sera di venerdì 13 giugno (cioè un giorno prima della fuga di Filippelli). « — E fino a qual'ora rimasero qui? « — Quasi fino a mezzanotte. Uno di loro aveva anzi avanzato la proposta di andare a fare una capatina al vicino dancing ». Una Arma dt Mussolini - Filippelli Carnazza Il redattore della Tribuna cosi conclude: « Uscendo, volli dare un'occhiata ad un album che contiene centinaia di autografi di persone, chi per un verso chi per l'altro molto note. Sfogliandolo, il mio sguardo fu colpito da una firma minuscola, quasi invisibile: « Mussolini ». Accanto a questa piccola firma, un grande frego, che pare una cometa, a lapis nero, terminante con questa frase: « Protesto - Filippelli ». 11 sunnominato Filippelli, esaminando come facevo io lo pagine dell'album, aveva notato il timido e nascosto autografo del Presidente del Consiglio, ed aveva pensato di elevare una fiera protesta per il fatto che un uomo come Mussolini potesse scrivere la sua firma piccina piccina ». Ora, sulla situazione giudiziaria del Filippelli, circola la voce, raccolta anche dal Popolo, che il capo di imputazione gli sarebbe stato cambiato da « mandato in omicidio » in semplice «complicità». 11 Popolo scrive : » « Il direttore dell'ex Corriere Italiano, sarebbe stato adunque al corrente dei propositi criminosi per i quali era necessaria la Lancia da lui fornita al Dumini, ed avrebbe inolile partecipato ad alcune «Ielle più importanti operazioni successive all'assassinio Matteotti, sia per occultare il cadavere della vittima, sia per sottraire alla giustizia gli autori del misfatto. Ma i mandanti effettivi del delitto devono essere ricercati più in alto del Filippelli. Questa deduzione risponderebbe perfettamente al piano difensivo adottato dallo stesso Filippelli nell'atto di rjdigere il noto documento consiglia togii dal Naldi ». Così pure il Popolo informa: « Corre voce che presso diversi istituti di credito toscani siano depositate delle cambiali per l'importo di parecchi milioni eiues se da fiduciari della .ànclatr, e già scontate in favore dolla banda affaristica che mette va capo al Filippelli ed alla coulisse dell'ex Corriere Italiano. Essendo imminente la scadenza, seppure gli effetti non si trovano già in sofferenza, pare che i firmatari dì essi non intendano più pagarli, mettendo in serio imbarazzo gli istituti implicati nella grossa operazione » A proposito delle complicazioni finanziarie del delitto Matteotti l'autorità inquirente st'i cercando attivamente da quale fonte la famiglia Dumini abbia attinto i fondi per l'acquisto della casa in borgo San Jacopo a Firenze, attualmente da essa abitata Pare, afferma il Popolo, che la signora Dumini abbia detto di averi acquistata la casa con i denari dell'Amerigo. I giornali ricevono da Catania che il Giornale dell'Isola, diretto dal deputato Carlo Carnazza, fratello dell'ex-mlnistro del IX. PP., dopo avere riportata la notizia che molto probabilmente il giudice istruttore del processo Matteotti sentirà l'on. Carnazza per lo relazioni da lui avu'.c con Filippelli e con Naldi, dice: « Per quello che a noi consla. l'accordo a cui allude la Tribuna venne effettivamente fatto tra Filippelli e l'on. Benedetti, ma l'on iniiu iin riupiiem e i on. Denecieiu, ma l on. i Carnazza, pur non avendo alcuna ragione per rihutnre un deposito che non aveva nulla di I irregolare e di sospetto, tuttavia non sapendo a Roma ove custodire le azioni, ebbe a decimare l'incarico di fiducia e restituì le azioni all'on. Benedetti».. Lo chanffeur - Dumini - Eossi Un licenziamento Nelle ricerche per chiarire alcuni punti ancora oscuri del delitto Matteotti, i giornali hanno accennato anche alla strana scomparsa dello chauffeur Lorenzo Giacobbi di M"sSina, sino al giorno del delitto alle dipendeuze del Ministero degli Interni. Stasera la inulina e l Epoca pubblicano che la polizia a cut venne riferito il fatto, ha compiuto ad curate indagini dalle quali risulterebbe che -fi"»cobta è vice-brigadiere tecnico, che f* addetto al garage della Questura centrale si¬ no a quando fu questore il comm. Valenti,' e si trova sin dal 15 aprile 1324. Risulta anche che da tale epoca il Giacobbi non si è più mosso da Pavia. Da ciò si verrebbe ad escludere che il Giacobbi dovesse essere a conoscenza del delitto Matteotti e delle sue vicende. Il Popolo pei informa: «Si diee che in questo momento l'istruttoria sia unicamente rivolta a conoscere i rapporti che legavano al Filippelli ed al Rossi il Dumini nell'intricata gestione finanziaria del defunto Corriere Italiano. Perciò si dà grande valore ad alcune rivelazioni fatte in merito alla colpabilità del Dumini ed all'attività della « ceka » da due testimoni, un ingegnere ed un avvocato interrogati l'altro ieri dai giudici inquirenti dell'istruttoria Matteotti. « Sappiamo che il Dumini ha più volte messo in evidenza il suo atteggiamento di fronte a Cesarino Rossi. Questi sarebbe stato l'isti-' gatore da tutte le operazioni delittuose a cui il Dumini ha partecipato, dal sequestro dell'on. Mazzolani alla bastonatura dell'on. A. mendola, ed alla soppressione dell'on. Matteotti. Anzi, il Dumini sostenne di avere più volte manifestato il proposito di abbandonare l'odiosa vita del sicario prezzolato, che gli era imposta per vivere e per evitare guai colla giustizia, ma il Rossi non lo lasciava. La catena dei delitti per mandato a cui il Dumini era legato si allungava e si appesantiva inesorabilmente. Nella primavera scorsa, il Dumini fece seri tentativi per romperla col Rossi. Si era procurato, sembra, un impiego in Ispagna, e chiose il passaporto coll'intenzione di allontanarsi definitivamente dall'Italia, ma il passaporto gli fu negato, ed a questo proposito il Dumini stesso, proprio con una delle sue mancate vittime, ebbe ad esprimersi aspramente contro Cesare Rossi e la sua nefasta influenza ». Infine il « Popolo », sotto 11 titolo c Uno strano licenziamento » scrive: « Ci risulta che la ditta Alfredo Jori, assuntrice dei servizi di trasporti funebri già alle dipendenze del Connina di Roma, ha proceduto al licenziamento del cocchiere Mazzullo Francesco per riduzione di personale. Poiché tale motivazione ha tutta l'aria del pretesto, in quanto la ditta Jori che gode detta concessione sin dal dicembre 1923 non ha proce. duto in tutto questo tempo a riduzione di personale, è logico supporre che il Mazzullo sia stato licenziato per altri motivi. Si ricorderà che fu proprio il Mazzullo ad affermare che la sera del 1G giugno scorso un carro funebre, condotto dal cocchiere Spartaco Rosa, sarebbe partito dalla scuderia di San Sisto por recarsi a rilevare la salma di uno scono, sciuto all'ospedale di San Giacomo. Si ricorderà anche elio, in un primo tempo, il Rosa ebbe a confermare (ma poi smentì recisamente) la circostanza, senza per altro che il Mazzullo ritirasse le sue precedenti affermazioni Stando così le cose, è probabile che la ragione del licenziamento del Mazzullo debba ricercarsi nel contegno tenuto da questi in quella circostanza. Ma allora perchè da parto della ditta Jori si è ceroato un pretesto inficiale da dare al licenziamento del Mazzullo? ». La magistratura e le istruttorie minor! Intorno alle cosidette istruttorie minori (lo quali, osserva giustamente II Mondo, sono minori semplicemente perchè 6i riferiscono a fatti la cui gravità è di gran lunga interior* a quella del delitto Matteotti, ma che potrebbero essere tutt'altro che minori per quanto si riferisce alle cause, alle ispirazioni, al modo ed ai mezzi di quei delitti, che molto probabilmente furono dovuti ad un gruppo criminale legato da una permanente solidarietà) se si vuole vedere chiaro nella trama criminosa cui esse si riferiscono bisogna portare la luce nel mondo in cui vivevano, da cui traevano ispirazione e mezzi i delinquenti. Sta in fatto che i procedimenti della magistratura non riescono, per Quanto riguarda le istruttorie cosidette minori, del tutto comprensibili. Ed IL Mondo prosegue: « SI è parlato, ò vero, o si parla della pe^ta di Mazzolani, il che dà ai nervi a taluno cho si trova all'estero in volontario viaggio di svago. Per esempio, non 6i riesce ad inten- svago. ijcr esempio, non 61 riesce ari ini-'ii dere che cosa la magistratura voglia faro to! l'istruttoria relativa all'aggressione Amen-

Luoghi citati: Catania, Firenze, Ispagna, Italia, Pavia, Roma