Parla il Re: "ascesa della Patria nella disciplinata concordia di tutti i suoi figli"

Parla il Re: "ascesa della Patria nella disciplinata concordia di tutti i suoi figli" Parla il Re: "ascesa della Patria nella disciplinata concordia di tutti i suoi figli" aneeeembre R L' Roma, 20, notte. In occasione 'del XX Settembre il regio commissario sen. Cremonesi ha inviato al Re il seguente telegramma: k Alla Maestà del Re, che gloriosamente « conferma la tradizione degli avi illustri, «i Roma rinnova, nel giorno della sua esal« tazione a capitale d'Italia, il suo devoto «i omaggio e l'espressione di fede proiettici da e costante all'augusta Casa Sabauda, « in pace e in guerra, indissolubilmente « congiunta alle fortune ed alla grandezza « della patria ». A questo telegramma il Re ha cosi risposto : « fi saluto di Roma, faro di italiana citi viltà net secoli, mi giunge, come sempre, » infinitamente gradito. La ricorrenza del « giorno fausto, in cui la Nazione italiana « volle consacrare, col nome di Roma cali pitale d'Italia, la sua raggiunta unità, « rinnova per la mia Casa, come per il « popolo, la fede nell'immancabile ascesa « della Patria nella disciplinata concordia «'di tutti i suoi figli. - Vittorio Emanuele ». "I procedimenti faziosi non prevarranno,, L'accenno alla pacificazione, fatto dal Sovrano nel telegramma di risposta al regio commissario di Roma per la ricorrenza della festa nazionale del XX Settembre, è oggi assai rilevato negli ambienti politici romani, dato che esso attesta ancora, e più chiaramente che mai, la volontà della Corona perchè si giunga alla normalizzazione. Talo accenno è evidentemente da porsi in relazione col colloquio di due settimane addietro dell'on. Mussolini col Sovrano, colloquio che originò la nuova linea di condotta del Governo riguardo alla tutela dell'ordine pubblico. /I Giornale d'Italia, nel pubblicare il dispaccio del Re, scrive: « Il Sovrano viene in buon punto a ricordare che il XX Settembre non è monopolio di tendenze politiche, ma una data memorabile « per la mia Casa come per il mio popolo », e per « mio popolo » comprende tutte le classi sociali e tutti i partiti. In verità, quegli italiani che non siano per avventura incapaci di ricordare e meditare ]a storia della loro patria, che non si siano cristallizzati nel vizio mentale di considerare l'avvenire della patria alla stregua delle fortune di una parte, non possono, guardando indietro nella storia d'Italia, non trarre luce di fede e vigore di propositi dalla considerazione della breve e recentissima storia del nostro risorgimento, dall'unità e libertà nazionali, e dalla continua e sempre più rapida ascesa compiuta in poco più di 60 anni di vita unitaria ». Dopo avere ricordato SI meraviglioso l'organo dei liberali di destra conclude: « Se no! riguardiamo ai gravi pericoli Interni corsi dalla patria nostra nei primi tempi dell'unità, come negli ultimissimi, noi dobbiamo trarne argomento di fede neii incrollabile solidità della compagine nazionale e concluderne che 1 procedimenti faziosi di nocht energumeni da una parte, come gli armeggìi segreti di pochi elementi sovverti, tori dall'altra, non prevarranno. L Italia ha in sè, nelle sue tradizioni di civiltà, nell indistruttibile unità morale che la recente guerra ha vieppiù cementato, nella sua Monarchia — la cui storia è la storia stessa dell'unificazione e dell'ascesa italiana — la forza di ermilibrio, di resistenza, di assorbimento, sufficienti per superare anche i temporanei turbamenti residuati di una delle più gravi crisi. E nel Re, la cui parola giunge sempre ammonitrice ed incitatrice, è sempre il simbolo più alto e vivente della realtà di quella profonda solidarietà nazionale, in nome della quale oggi tutti gli italiani.celebrano memori e riverenti il 20 settembre ». Anche La Tribuna si appella alla concordia, raccogliendo il monito del Sovrano: » L'unita' spirituale 'degli italiani, messa Cosi a dura prova da avvenimenti eccezionali, che non possono avere carattere di metodo, ha bisogno di un supremo 6forzo ai tolleranza reciproca. E' inutile inopportuno o tutt'altro che intelligente, il continuo palleggiarsi delle responsabilità, che si traduce facilmente in una reciproca provocazione. Il parlare ancora di supreme ed inevitabili giustizie, come fa l'on. Farinacci, ha lo stesso valore che lo scrivere che « il fascismo si assume la responsabilità di abolire l'avversario », come fa II Popolo. Provocazione dall'una parte e provocazione dall'altra ». Afferma quindi il giornale ministeriale che i popolari, dopo i richiami pontifici, sono in aperta ribellione, e conclude : « D'altra parte, l'atteggiamento burbanzoso di alcuni elementi dell'estremismo fascista contraddice al pensiero manifestato dai Governo, la cui volontà di normalizzazione è stata frequentemente riaffermata in questi giorni. Rientri quindi ognuno nelle proprie linee con disciplina e con fede. Da questo giorno, sacro al ricordo dell'unita, partano auspici per la pace sociale della grande famiglia italiana. Il monito è uno solo: si plachi la licenza che svergogna la libertà; sul: l'ara di Porta Pia si brucino tutti, gli oda ed i rancori tra l figli della 6tessa madre in olocausto ». notqlasecsqCfbtddtpPdcèsssnLa libertà perduta Dal canto suo, Il Mondo rileva che la significazione della data commemorata oggi si riafferma soprattutto nella parola di libertà: l'attuale situazione politica restituisce alla celebrazione il suo significato primitivo : « Infatti, che cosa festeggiano i dominatori di oggi nel XX Settembre? torse la instaurazione di una legge elettorale che viola il principio maggioritario e che fu consciamente essa stessa violala alla prima appit«Ulone T Forse l'abolizione delia libertà cu «unione, delle garanzie individuali, della pace pubblica, dell'eguaglianza del cittadiaL di fronte allo Stato? Forse la soppressione della libertà di stampa, ormai lasciata alla mercè di un decreto illegale, che ciecamente colpisce secondo ispira più 1 interesse della parte che quello nazionale? Forse l'organizzazione operaia coatta? Se, dunque, il XX Settembre rappresenta, come rappresenta, la festa della libertà del pensiero • della sua espressione, che cosa si festeggia oggi, mentre il pensiero è catenato da arbitrarie disposizioni che tolgono agli taUanl ogni autonomia politica ed intellettuale T Quale simbolo si festeggia mentre Ja costituzione è violata e sottoposta a una recisione, che riporterebbe il paese a tempi assai precedenti alla data che si ricorda oggi T Insomma, il XX Settembre, che la un punto di arrivo per le aspirazioni del ìiiiorgimento, che concluse un ciclo della "TBostra Storia, che consacrò il raggiungimento delle libertà popolari, ora è diventato un pupto di partenza, il ricordo di conquisto Bonqui6tate e perdute,, lo stimolo por gli italiani non immemori a lottare con fervore, perchè la 'data gloriosa riacquisti veramente il suo significato e riassuma il suo simbolo ». dodgvCflcSvSpbsrsdallgtnfdnafmssImdfiQDucsrtgSedltcvmlvcaadnrozrfdnTglfiPf]dpunclgpl o l e , o , e a L'organo vaticano: "Dagli amici mi guardi Dio!,, Come si rileva dal manifesto e dal discorso a Porta Pia, il R. Commissàrio di noma, Cremonesi, ha voluto dare rilievo alla politica religiosa del Governo fascista. Questa sera L'Osservatore Romano, prendendo le mosse da una nota del Ptccolo nella quale, accennando alla questione romana, era detto che essa « russa talvolta siìWnsserxatore Romano», l'organo del Valicano scrive: «Credemmo, cosi Icgicchiando per via, che si trattasse di una facezia più o meno amaMìe a nostro riguardo. Ma invece, rileggen.tc più attentamente l'articolo, e seguendone attentamente il filo, ci accorgemmo che si possono affrontare problemi e discuterne russando piuttosto che ragionando ». Quindi riferendosi a quanto II Piccolo scriveva sulle garanzie di cui gode la Santa Sede, L'Osservatore Romano dice che si tratta di un protettorato « sui generis », degno in tutto e per tutto del detto sapiente: «Dagli amici mi guardi Iddio!». E l'organo vaticano continua: «-Se pertanto ci fosse dato di guardare alla questione — che, se dormisse, non avrebbe bisogno di constatazioni del suo olimpico sonno tanto frequenti e sollecite — colla considerazione che merita, si dovrebbe ricordare che essa è ben diversa, quanto semplice e precisa. La Chiesa, per la sua divina istituzione e per il divino suo mandalo, è sovrana nella sua giurisdizione spirituale; è insita cioè nell'essere suo per diritto divino 0 perenne libertà e indipendenza del suo supremo magistero, che si basa e si concreta nella sovranità. Ora, le condizioni attuali creute alla Santa Sede non rispondono alle garanzie reali od evidenti, proprie del potere e della giurisdizione sovrana; giacché allo stata quo noi siamo di fronte ad una legge di guarani Iglò creatrice solo di privilegi sovrani personali, ma non già di sovranità unilaterale interna, per quanto pareggiata alle leggi fondamentali e statutarie di uno Stato soggetto alla loro relatività storica, sebbene in qupsto momento la loro relatività sia proprio attuale, o come si suol dire dinamica. Tutto questo che non è se non una obbiettiva constatazione di fatto, rende inutile, al fini del diritto, ai fini giuridici della questione che nessun stato di fatto può mollificare, dirimere, prescrivere, rende inutile, appunto, il preoccuparsi di ciò che questo stato di fatto può aver creato di meno aspro e di meno irritabile, formalmente nel concetto essenziale. Anche perchè, se pur non si dovesse stabilire per quali riserbi, per quale longanimità, per quali sacrifici della Chiesa si sono potute avverare condizioni formali più serene, se pur si dovese attribuire tutto il merito ai mutati atteggiamenti dello Stato, dovremmo pure sempre ricordare che questi, come mutarono per mutare degli uomini, arbitri del resto dell'interpretazione come delle leggi, cosi possono sempre rimutarsl in succesive vicende politiche. Perciò, in ogni concetto morale politico, il diritto prevale sul fatto. Perciò in questo campo, e soprattutto quando il diritto non è che..un.mezzo.a_flni anir,*-,l?\L • ^'-"i"' ,"ii segnati da Dio, nulla può addormentarsi; lè se qualche cc*a mai potesse dormire e ritesare qua e là, nelle varie dlssertenonl jj]orn distiche, è solo la troppo facile opinione di taciti oblii nel quali, infine, pensiamo onestamente che non sia riposto il sicuro e durevole vantaggio del paese, cui nulla meglio può, intrinsicamente e decisamente giovare, di una pacificazione sincera colla Chiesa. Ciò che significa l'infornata senatoriale 71 Mondo dedica il suo editoriale all'infornata senatoriale annunziata ieri, e sviluppa il suo rilievo di due giorni addietro : cioè, che il Governo si presenterà non al Senato del luglio scorso, che gli diede un voto di fiducia condizionato, ma ad un Senato notevolmente accresciuto di benpensanti : « E' un giuoco di prestigio che potrà sembrare astuto e divertente alla mentalità fascista; a noi sembra grossolano ed irriverente. Esso è, peraltro, nella linea del fascismo; il quale, dal giorno in cui gli riuscì di manomettere lo Stato, ha sempre aspirato a legittimarsi, ma ha sempre inteso questa legittimazione come artificio diretto a stimolare fraudolentemente le apparenze della legittimità mantenendo invariato il fondamooto reale del suo potere ». Entrando quindi nel vivo della questione 71 Mondo scrive: « Sta di fatto che il Governo continua a fabbricare il parlamento col consueto sistema dei decreti. Il fi aprile furono fabbricati i « senatori del Parlamento » in base ad una legge assurda estorta colla violenza; ieri furono fabbricati i senatori del Regno, il che è formalmente legittimo, ma rivela nelle circostanze presenti la medesima mentalità donde scaturirono le sciagurate elezioni del fi aprile. In realtà, l'on. Mussolini concepisce il Parlamento come la beffa della sovranità popolare, dietro la quale un potere armato muove le file rielle comparse. Noi invece pensiamo che il Parlamento si accetta o non si accetta. Quando non lo si accetta, si fa come Primo De Rivora, sempre che vi sia una Spagna od un'Italia che lo permetta. Quando lo si ac cetta, si chiede al popolo di eleggerlo; si as sicura la possibilità di discutere e di deliberaro. Il Governo va al suo cospetto non por tiranneggiarlo, ma per chiedergli i titoli legittimi del Governo e per esserne giudicato Sono due concezioni che etanno agli antipodi, e si può bene intendere che quando una delle duo domina a Montecitorio, l'altra resta sull'Aventino. In conclusione, in Italia non partecipano alla vita parlamentare i soli deputati che abbiano effettivamente dimostrato di avere degli elettori ». Il Giornale d'Italia, nella sua edizione meridiana (« Il Piccolo »), così commenta la nomina a senatore dell'on. Facta : « La gente di buon senso dirà che il Go verno ha fatto benissimo ad onorare un vec chio servitore dello Stato, un parlamentare anziano che ha molte volte dato l'opera sua al governo del paese con innegabile purezza d'intenti. Soltanto, la nomina di Facta a senatore rimette di moda la questione: vi fu rivoluzione? Non vi fu coltamente. Non vi fu ohe una crisi ministeriale, prodotta con mezzi eccezionali; tanto è vero che Mussolini si recò immediatamente al Quirinale a giurare fedeltà al Re e allo Statuto, nonché alle leggi dello Stato; e Facta controfirmò il decreto di nomina dei nuovo presidente del Consiglio Tutte cose che in caso di rivoluzione non sogliono avvenire. Vi è un Ministero che avrà la sua vita normale e mortale, e che resterà finché lo sorreggeranno Ja fiducia del Re, del Parlamento e del paese ; vi è un Ministero che fa senatori alcune diecine di ex-deputati del]'ancien regime, fior di costituzionali, di moderati, di liberali, di democratici, ecc. Ecco perchè l'infornatissima è da approvare come un atto di normalità e di conciliazione », ccclvlrtrllcsplidàmdpIl Papa contro le violenze Si apprende che i' ministro degli inter ni on. Federz'orii ha invitato a conferir con lui alcuni prefetti del Regno. Egli da là loro i più dettagliati ragguagli per ragióne dtt svolgere nei confronti coi vecchi partili. Tali colloqui vengono po.-:!i in re luzionc ai propositi di pacificazione ; pe nsmppfipmgmvgdddmssmtcecdddlsmnRdtvledncmpclsddnnsctacBdbrdddAsscvtrcgtsdattIdctu , i o , a e cui si tratta soprattutto di diminuire la pressione fascista nelle province. Certo, il problema dell'illegalismo nelle province è uno dei più gravi. Per quanto i clerico-fascisti insistano nella polemica contro le opposizioni, lo stesso Pontefice ha dovuto considerare l'episodio di Foligno come sintomatico, e stasera lo stesso Osservatore Romano, rettificando l'interpretazione che qualche giornale filofascista ha dato appunto alla lettera del Papa al vescovo di Foligno, precisa esplicitamente il pensiero del Pontefice scrivendo: « Il Messaggero, riportando quel brano della lettera del Pontefice a mons. Vescovo di Foligno, in cui il Santo Padre dalle violenze ivi perpetrate sale alla cristiana deplorazione di ogni incitamento alla violenza da qualsiasi parte possa venire, usa questo titolo: «Un alto/monito del Pontefice contro gli estremisti delle due parti ». Ora, per amore di verità e, di giustizia, si può ben rilevare che da un titolo simile si ritrae del documento un'idea non esatta, un'impressione errata. Il Santo Padre, nella sua lettera, ha anzitutto deplorato specialmente le violenze perpetrate a Foligno senza provocazione e pretesto alcuno; o tuttavia, ispirandosi alla più generosa carità cristiana, ha incitato al perdono, offrendo così l'esempio più efficace contro quel continuo eccitamento alla violenza che è condannabile da ogni parte esso avvenga e ne perpetra il doloroso ripetersi con tanto danno del paese ». 71 Mondo, richiamandosi alla lettera del Papa al vescovo di Foligno, afferma che le opposizioni mirano soltanto a determinare una situazione di pace e di giustizia ideale, « scopi questi — soggiunge l'organo delle opposizioni costituzionali — che, se non andiamo errati, dovrebbero trovare nella dottrina morale cristiana il più valido sostegno ». Dopo la smentita di De Nicola Le congetture che la stampa ministeriale aveva tratto dall'incontro casuale di Napoli tra l'on. Mussolini e l'on. De Nicola sono state tutt'altro che confermate dalla lettera dell'ex-presidente della Camera. E' noto, infatti, che, in seguito al colloquio tra gli on.li Mussolini e De Nicola, i giornali ministeriali avevano accreditato la probabilità di un ritorno dell'ori. De Nicola sulla decisione presa alla vigilia delle elezioni e comunicata colla lettera ben nota, desumendone che la sua rentrée avrebbe avuto un significato politico di carattere fiancheggiatore. La lettera dell'on. De Nicola taglia corto a tutte le ipotesi ed interpretazioni a cui quell'incontro aveva dato luogo in taluni circoli politici per la supposizione che la stampa fascista ne aveva tratto. A questo proposito 11 Mondo scrive: « Abbiamo rigorosamente taciuto, mentre la stampa del regime faceva il carnevalato intorno all'on. De Nicola, dal quale — sia detto a scanso di equivoci per lui e per noi ài noslfóJ'molino;"Ma, ciò' prémessor nouoiamo registrare la sua lettera come una lezione serietà, e le lezioni di serietà in questo di paese di amie ». gente allegra, fanno bene alla A Roma Roma, 20, notte. La ricorrenza del XX Settembre, che l'anno scorso, in pieno tripudio fascista, era stata lasciata passare dal Governo volutamente nel silenzio, ha assunto quest'anno da parte della popolazione, e in un'atmosfera politica profondamente modificata, un significato che non occorre accentuare perchè si pone In rilievo da sè. Lo stesso Regio Commissario, sen. Cremonesi, notoriamente legato ' ai fascisti, ha dovuto pubblicare un manifesto che, pur facendo omaggio al Governo attuale, non può astrarre dalle origini della celebrazione, che è coronamento del lungo, secolare sforzo dell'unificazione della patria, nell'esaltazione e nel rispetto delH legge e della libertà, Il manifesto dal R. Commissario Ecco il manifesto pubblicato dal Regio Commissario: _ , , ... « Cittadini! Col mutare del tempi e col disparire della generazione che superò generosamente ogni ostacolo per far sorgere in noma la capitale d'Italia, non s'attenua la gratitudine nostra, non viene meno la fede, la costanza che animarono i nostri padri. Come essi, noi vogliamo nella nuova storia libera continuare gli antichi passi, vogliamo riprendere con salda energia la missione di civiltà da Roma esercitata nel mondo. E la promessa di mantenere ed accrescere lo splendore deila città, anche come metropoli del cattolicismo, avrà nel prossimo anno nuova conferma, per volontà di governo e di popolo, che, nella fulgida tradizione civile e religiosa di Roma, riconoscono l'affermazione più alta della stirpe.e 11 più sicuro presidio delle fortune d'Italia. « Romanil Nella celebrazione del grande evento che consacrò l'unità nazionale e fece l'Italia romana, ammiriamo con riconoscenza e assecondiamo con ogni nostra forza l'ardua opera che va compiendo il governo di Benito Mussolini per la salute della patria. Raccolti nel ricordo dei pensatori, degli eroi, dei martiri, che con le fibre del loro cuore composero la purpurea corona custodita nel sacrario di nostra gente, ascoltiamo la voce loro, che condanna ogni civile discordia, e solo nel rispetto della legge nella disciplina del lavoro esalta la glòria e la grandezza d'Italia ». I fascisti romani hanno affisso questo ma ni feste: « Il XX Settembre è festa della nazione, non della setta. Non vogliamo labari verdi». Tuttavia, malgrado questo laconismo dispettoso, anche il Presidente del Consiglio, come vedremo più innanzi, ha creduto opportuno quest'anno intervenire alla cerimonia accanto al sen. Cremonesi. Il corteo Alle 15 un corteo di associazioni patriottiche mosso da piazza Venezia per recarsi ai a Breccia di Porta Pia. Il corteo era aperto dalla banda della marina, seguita dai garibaldini, dall'Associazione del Nastro .Azzurro, dalla banda comunale, dall'Associazione dei mutilati, dall'Associazione combattenti dall'Associazione madri e vedove dei caduti dall'Associazione « Dante Alighieri », dalia Associazione veterani e reduci tutte col rispettivi labari e bandiere. C'era anche il fa scio. Al suono di inni patriottici e fra le acclamazioni della follo, il corteo ha percorso via Nazionale, piazza dell'Esedra, via XX Settembre ed è giunto a Porta Pia per schuìrarsi dinanzi alla storica breccia. Lo spetta colo che presenta Porta Pia è veramente ma gniflco ed imponente. Dall'ingresso della Por. ta sino alla fine del Corso Italia, è tutto uno splendore di armi e di elmetti. Le truppe del presidio sono allineate ai due lati td attorno è un fluttuare di vessilli. Dietro <C truppe si addensa la fnlla. Tutte le finestre tulli * balconi delle case adiacenti sono gie Ili Iti ili persone, di bandiere che sventolano da ogni parlo giunge l'eco di musiche e ai canti. Presso la porta sono stale innalzate due tribune in velluto rosso c festoni: l'uno per le uulorità, l'altro per gli invitati. Mentre il sdghtvatpdcgvsLnqhtllov!csdnurppEPirddabgpStscmbnsrLnvisnzttCceicPvcgSnmttVssdtzlplualr a e o a e o a : i e e e a e a corteo delle associazioni si schiera lungo una linea davanti alla Breccia, sta giungendo un altro corteo composto dei vigili del fuoco che recano il gonfalone di Roma e dei vigili urbani che si schierano presso il palco dell'autorità. Queste sono già in gran parte al loro posto; si notano: il gen. Ravazzo, comandante del Corpo d'Armata; il gen. Pizzari, comandante interinale della Divisione; il gen. Bennati, del Comitato dei festeggiamenti; il gen. Spekel, presidente dei veterani di guerra; il contrammiraglio Viscardi per il Ministero della Marina; il prefetto, il sen. Baccelli, il gen. Varini, comandante della lO.a zona. A Porta Pia Alle 10,15 giungono in quattro carrozze scortate dai vigili urbani a cavallo, il R. Commissario ed il seguito. 11 R. Commissario prima di giungere alla Breccia si recò a deporre una corona sulla tomba del Milite Ignoto e alle tombe dei Reali al Pantheon, dove prestavano servizio d'onore le rappresentanze del it. Esercito, della R. Marina, della R. Aeronautica e della Milizia fascista. Poco dopo giunge il presidente del Consiglio, on. Mussolini, seguito dall'on. Grandi, sottosegretario agli Interni. Le fanfare e ìe musiche eseguiscono gli inni patriottici, tra applausi fragorosi. A nuove manifestazioni da luogo la lettura che il R Commissario fa di un tele, gramma pervenutogli dal Re in occasione dell'odierna cerimonia. Ristabilitosi il silenzio, il sen. Cremonesi pronuncia un lungo discorso, in cui Ja storia del Risorgimento è fatta servire da piedestallo al fascismo ed al suo capo. La cerimonia ufficiale ha termine. Il presidente del Consiglio si allontana in automobile. Poco dopo parte anche il sen. Cremonesi. I vigili del fuoco intanto hanno collocato presso la breccia la corona di alloro del Comune di Roma. Per tutta la giornata, 6ino a tarda 6era, è durata l'affluenza della folla a Porta Pia, dove bande militari e ricreatori suonano fra vivi applausi inni patriottici. Il quartiere è splendidamente illuminato. Come a Porta Pia, così nei punti principali della città, l'animazione è. grandissima. Piazza Colonna, Piazza Venezia e gli altri punti centrali cittadini, sono illuminati a girandola e luci innumeri brillano lungo le facciate degli edifici pubblici e di parecchi privati. Da rilevarsi le grandi acclamazioni al Re, all'Italia e all'esercito che nanno echeggiato alla breccia e ovunque. Un manifesto eloquente Cuneo, 20, notte. In occasione del XX Settembre, qui festeggiato dalla popolazione tutta col pensiero rivolto alle alte idealità della patria che attendono di essere ristabilite nel nostro paese, il Sindaco, comm. Bassignano, ha pubblicato il seguente nobile manifesto: « La storica data del XX Settembre, che segna la consacrazione dell'unità della Patria in Roma Eterna, richiama e riafferma oggi nell'animo degli italiani — come monito austero ed ognor più imperioso — la necessità di salvaguardare il patrimonio politico che gli artefici immortali del Risorgimento ci hanno lasciato in retaggio. Il Risorgimento tenti e nei Btium i^..—<. —„-i-. .... 3 . verno, ha maturato nei patti statutari, che aprirono la via all'ascesa civile di nostra gente, nella fusione di fedi e d'ideali per la suprema conquista dell'indipendenza politica della Patria, la dottrina del liberalismo da cui l'Italia attinse negli anni di pace la ragione maggiore della sua floridezza in una volontaria disciplina nazionale, nel consensuale rispetto dei diritti supremi dello Stato. L'Italia di Vittorio Veneto che ha rinsaldata nel sangue e nell'eroismo di tutte le regioni quella unità della Patria che i padri nostri han consacrata e proclamata in Roma capitale, l'Italia di Vittorio Veneto che l'unità politica della patria ha compiuta e che depreca le lotte fraterne e l'atmosfera di violenza che oscura il cielo della Patria, non può- e non vuole rinnegare il retaggio del Risorgimento, !1 diritto insopprimibile alle libertà statutarie che oggi ancora e più che mai appaiono l'usbergo, più sicuro per la prosperità, per l'ordinata pace, per il progresso civile dell'Italia nostra ». "Al Padre della Patria,, Milano. 20. notte. Il XX Settembre è stato commemorato con un grande corteo patriottico e popolare. Le rappresentanze dell'esercito sono state applauditissimo. Una grande corona è stata deposta ai piedi del monumento a Vittorio Emanuele II con la scritta « al Padre della Patria ». Fragorosi applausi hanno salutato il passaggio dei mutilati ed invalidi di guerra, trasportati su camions, o accolti da getti di fiori. Combattenti, garibaldini e madri dei caduti in guerra sono stati fatti segno alla più viva simpatia dell'enorme pubblico. ' Nelle altre citta Il XX Settembre è 6tato solennemente festeggiato in tutta Italia. Diamo qui notizia delle principali manifestazioni segnalateci dalla Stefani e 'dai nostri corrispondenti. A Firenze, bandiere dappertutto. Sulle por te delle antiche mura sono stati posti gli stendardi dei quartieri ed 1 gonfaloni delia città. Sono state deposte corone di fiori al monumento a Vittorio Emanuele e sulla tomba del fiorentino tenente Paoletti a San Miniato al monte, caduto la mattina del 20 settembre 1870, mentre si accingeva a rientra re con le truppe italiane in Roma redenta Le campane della torre di Arnolfo hanno suo nato a festa e alla sera gli edifici pubblici vennero illuminati. Il sindaco Garbacelo ha inviato telegramma al Re e al Regio Cornmissario di Roma. Altre autorità ed associazioni hanno pure inviato telegrammi di devozione al Sovrano ed hanno pubblicato patriot tici manifesti. < A Fiume, la città era imbandierata e festatt te. Hanno pubblicato patriottici manifesti il Commissario del Comune e l'Associazione dei combattenti. A Genova tutti gli edifici pubblici e i tram erano imbandierati. Il Regio Commissario e il partito liberale hanno pubblicato patriottici manifesti. Ne ha pubblicato uno unche il Partito fascista. Alle 10 al « Politeama Geno, vese » gremito di folla, ha avuto luogo una commemorazione in cui hanno parlato fra gli altri applauditissimi l'on. Lantini ed n Sottosegretariato di Stato, on. Ceiosia. Si sono poi distribuite le medaglie ai reduci. A Venezia le associazioni hanno pubblicato manifesti. Nel cortile del palazzo ducale, sontuosamente addobbato, alla presenza delle autorità e di numerosa folla, l'on. Gioachino Volpe ha tenuto il discorso commemorativo. A Trieste su gli edifici pubblici e privati sventolava il tricolore. Patriottici manifesti sono stati pubblicati dalle associazioni citta, dine. A Casale Monferrato un corteo al quale parteciparono reparti dell'esercito e della milizia, le autorità e le associazioni, ha percorso le principali vie della citte, fermandosi in piazza Carlo Alberto dove parlò applaudito li senatore Battaglieri. A Bari, le autorità si sono recate a deporro una corona di fiori sul monumento ossario al cimitero. Anche su tutti i monumenti e lapidi della città sono state deposte delle corone. lmcMfatcnsltglaabtpbfia«lgsespcrslgertlpcPmsGlImplNcfiCr