Figure e figuri del processo Matteotti

Figure e figuri del processo Matteotti Figure e figuri del processo Matteotti Roma, 18. notte, Slamane ; magistrati inquirenti per l'istruttoria Matteotti comm. Del Giudice e Tancredi hanno avuio un lun<ro colloquio con i periti dott. Massari e ing. Lacava, i quali a quan. to paso, nvrplibero accennato all'Impossibilità eli eempiere il loro lavoro entro il termine stabilito, cioè entro il 30 settembre. Se il com mondatore nel Giudice concederà loro una breve proroga di 15 giorni, ciò porterà un a!:rn rinvio d^lla chiusura dell'istruttoria, perclip s attende il deposito delle varie perizie alla cancelleria della Sezione d'accusa, per precedere a nuovi interrogatori dogli imputati. A proposito delle perizie, giova ricordare clie quella sul cadavere fu affidata ai periti intorno al ?fl agosto e fu loro accordato un periodo di 40 giorni per presentare le conc'u. sioni; quella sul reperti della fossa fu affidata ad alivi poriti il 10 di questo mese ed il tem. po per la conclusione fu limitato a 20 giorni, colla preghiera che si evitasse di chiedere proropìic e ciò evidentemente per far coincidere le presentazioni delle due conclusioni alla fine di settembre. Ma ora — ripetiamo — pare che questo termine debba essere prorogalo, il che coincide con quanto ebbe a diro il dottor Massari ad un redattore della «Tribuna ». che cioè egli non poteva garantire (e cosi pure il suo collega) che la perizia sarebbe, stala ultimata per la fino del mese: Il "Corriere Italiano» dopo il delitto Continuano intanto davanti ai magistrati inquirenti le deposizioni dei testimoni, e parlicolarmoutc interessanti si vuole siano state quelle del parrucchiere di via Marco Minghet. ti cav. Caccavo e del suo giovane Enrico Celestani, che sono stati lungamente interrogati dalla Sezione d'Accusa su alcune circostanze riguardanti il Filippelli nei giorni im. mediatamente susseguenti al delitto Matteotti. Kignardo all'interrogatorio di Rosario Aviooii, gin redaitore parlamentare del Corriere. Italiano, circa due note da lui scritte al terzo od al quarto giorno dalla scomparsa deiron. Matteotti, note deplorative intonate allo stato d'animo del Presidente del Consiglio, rivelalo dal suo discorso fatto il giovedì alla Camera, e al discorso pronunciato anche alla Camera il venerdì seguente* dall'on. n»l Croix, interrogatorio da noi già segnalato ieri, il Popolo riesuma stasera il seguente episodio accaduto pochi giorni dopo l'arresto del Filippelli. " Un giornalista, avendo incontrato il comm. Avicoli, già redattore ed informatore politi.-ù del Corriere Italiano, ed avendogli domandato scherzosamente 6e alcune cartelle che aveva in mano contenevano il suo testamento morale, l'Avicoli gli avrebbe risposili: — (Juesta è una prova del contegno di Filippelli. Nel dire le mie impressioni sulle sedute della Camera nei giorni in cui si parlò della scomparsa e dell'uccisione di Matteotti, vedi ? io, sdegnato al pari di molti altri, scrissi che Matteotti era stato assassinato ria una banda di briganti che disonora l'Italia ed esprimevo l'augurio di vederli nrerto assicurati alla piustizia, ecc. 'Al mattino seguente, seppi pubblicata dal Corriere Italiano la mia prosa decurtata di tali apprezzamenti, e seppi che i tagli erano stati praticati dall'avv. Filippelli. Ebbi allora il presagio di un tragico disastro, e per ogni buon fine mi affrettai a ritirare dalla tipografia-quelle mie cartelle che sono queste, e che io per debito di coscienza vado a consegnare a! commissario cav. Pennetta >. Il giornale rileva pure la notizia, anche da noi data nei giorni sconsi, che molto probabilmente fra i testi dell'istruttoria Matteotti saranno interrogati anche due ex ministri, fra cui Fon. Carnazza, circa i rapporti che egli ebbe col Filippelli e col Naldi. Carnazza e il giornale di Filippelli La Tribuna stasera in proposito 6crive: « L'on. Carnazza ha dichiarato di aver avuto rapporti col Filippelli quando era direttore di un giornale e quando molti dei puritani di oggi lo andavano a ricercare, e di nwi avergli rifiutato un favore che riguardava solamente la sua opera personale. In realtà. Fon. Carnazza si è trovato al principio e alla fine del Corriere Italiano : al principio, quando ha redatto l'atto di cessione del macchinario che era posseduto dal comm. Borsani, ed alla fine, quando è intervenuto Fon. Benedetti. Negli ultimi tempi del Corriere Italiano, l'on. Benedetti in diverse riprese aveva fatto prestare al Filippelli. contro pegno delle azioni del Corriere Italiano, circa due milioni da Banche fiorentine e dalla Banca Italo-Sud Americana. Ad un certo punto, il Filippelli si era accorlo che le azioni di un giornale sedicente fascista nelle mani di un noto oppositore del Governo e del Fascismo, potevano diventare oggetto di scandalo o per lo meno compromettere agli occhi del partito la sua fedeltà e la sua serietà. Propose allora all'on. Benedetti di lasciargli si, in pegno, le azioni del Corriere Italiano, ma a condizione che esse fossero affidate ad una terza persona non sospetta negli ambienti fascisti. Si fece l'accordo per questo nome nella persona dell'on. Carnazza, il quale, sia pure come semplicemente depositario, aveva, al momento del delitto Matteotti, nelle mani il pacco delle azioni del Corriere Italiano. Egli 6 perciò certamente in grado di dare, sulle operazioni che si facevano intorno e per mezzo del Corriere Italiano, informazioni molto interessanti. « E' forse meno noto che l'on. Benedetti agisse in confronto dei finanziatori del Corriere Italiano come con la redazione, minacciandoli cioè di fallimento per bancarotta fraudolenta. Essi hanno cercato infatti di scomparire dopo il delitto, ma poiché dai libri risultava che essi avevano versato denaro al giornale, sarebbe stato facile farli apparire come soci di fatto. In conseguenza costoro pagano, o si dispongono, a pagare il cento per cento ». Il « Giornale d'Italia » poi, afferma che è voce generale negli ambienti del palazzo di Giustizia che la sezione di accusa abbia già citato a deporre come testi precisamente gli ex-ministri on. Carnazza e Cornino. Abbatemaggio c ie sue relazioni Lo stesso « Giornale d'Italia • un'erma che, la tanto attesa deposizione di Gennaro Abbatemaggio sarebbe stata veramente resa, come fu già detto, per rogatoria ad un magistrato di Napoli, il quale pare l'abbia già fatta pervenire al comm. -Del Giudice ed al comm. Tancredi. , A questo proposito, ed in riferimento alla famosa intervista di Abbatemaggio col « Popolo » già da noi testualmente pubblicata, il sig. Ettore Pacini, citato nell'intervista stessa, scrive da Udine appunto al « Popolo ». » Trovandomi da qualche giorno ad Udine, leggo sui giornali un'affermazione di Gennaro Abbatemaggio che mi riguarda. Secondo detti giornali, che riproducono le informazioni del « Popolo • di Poma, Gennaro Abbatemaggio avrebbe affermato: « Nel maggio scorso, verso la fine del mese, mi trovavo a Poma quando, proprio per caso, nella pasticceria Rondi .e Singer in piazza Colonna mi incontrai col Dumini. Era in compagnia di un altro signore che mi presentò per Ettore Pacini, redattore del « Corriere Italiano » ecc. Ora, in omaggio alla pura. Verità dichiaro: che è vero che feci parte della redazione del « Corriere Italiano » ma già in tal data da parecchi mesi avevo abbandonato tale giornale; che conobbi per puro caso, nel maggio scorso, nelle vicinanze di piazza dell'Esedra, il sig. Abbatemaggio che mi si presentò da solo. In altri colloquli che in seguito ebbi co! medesimo, si trattò di argomenti puramente privati, e non credo che sia il caso che io mi occupi delle altre affermazioni fantastiche dell'Ahbatemaggio riferentisl ai miei presunti rapporti col Filippelli. Inoltre- non ho mai conosciuto, nemmeno di vista, il Dumini. Impossibile dunque che questi mi abbia presentato Gennaro Abbatemaggio ». Il « Popolo •. alla pubblicazione di questa lettera fa seguire questo chiarimento: « in'lettera che il Pacini vuole chiamare di-rettifica non rettifica nulla, ina anzi conferma quanto da noi è stato pubblicato nella famosa intervista. In ogni modo, ci fornisce l'occasione per illustrare qualche punto del. rfnierviVta stessa che poteva essere rimasta jKtoXw-oT! Parole di GennaroPremessole FAbbatemaggio conferma nel «odo plt assoluto la circostanza'della pròStazione del Pacini fatta per il tramite di Twvièo Dumini. l'affermazione del Pacjn d££i aver mai'conosciuto nemmeno di vista ramini appare di per se stessa ingenua o LtforXutii In quanto che. ammettendo il wrin di aver fatto parte della redazione del cmtmgl^Sxa. non è possibile che egli non abbia mal avuti occasione di conoscere ilc Dumini, che era di casa nel giornale del Filippelli. Altrettanto Ingenua e straordinaria appare la storiella dell'autopresentazlone da parte dell'Abbateraaggio, 11 quale non poteva sapere nè chi fosse nò cosa facesse il Pacini al Corriere Italiano se questi non gli fosse stato presentato in precedenza. Su questo Eunto, dunque, non rimane alcun dubbio. •Abbatemaggio fu presentato al Pacini da Amerigo Dumini, nelle circostanze esposte nell'intervista da noi pubblicata. « Quanto poi agli affari di indole puramente privata, che ebbero a trattare J'Abbatemaggio ed il Pacini, abbiamo qualche cosa ancora da dire. Oltre alla faccenda della pubblicazione del memoriale del processo CuocoIo, tra i due si trattò anche della questione della famosa film che era 6tata sequestrata dalle autorità di pubblica sicurezza. Anzi, a questo proposito, il Pacini si impegnò di far ottenere all'Abbatemaggio il visto delle autorità competenti per il tramite e per l'interessamento del Filippelli, indipendentemente dal Dumini che, come è noto, aveva fatta la stessa offerta vincolandola però ad una terribile condizione; Che questo sia vero, lo prova una lettera che lo 6tesso Pacini scrisse al comm. Liquori, 6indaco di Santa Maria Ca.pua Vetcre e socio dell'Abbatemaggio nell'impresa cinematografica per chiedergli l'autorizzazione a trattare la faccenda. In tale lettera, che non deve essere andata perduta, 11 Pacini dava come 6uo Indirizzo l'albergo del Nord a Roma. In conclusione, il puro caso dell'autopresentazione e gli affari di indole privata, non sono che delle storielle del Pacini, smentite dalle precise circostanze di fatto riferite dall'Afobatemaggio. Stando cosi le cose, perchè il Pacini, piuttosto che tentare di smentire delle affermazioni inconfutabili, non ci dice in quale epoca si siano svolti i suoi rapporti coll'Abbatemaggio? Questa sarebbe una conferma importantissima delle rivelazioni fatte dal nostro giornale, ma appunto per ciò, forse, il Pacini sorvola sull'interessante argomento ». Bazzi e l'aggressione Mazzolarti Quanto alle istruttorie dei processi minori, esse proseguono alacremente. Ieri mattina fu a lungo interrogato a Regina Coeli il comm. Cesare Rossi in relazione all'aggressione consumata in danno dell'on. Mazzo!ani. Sino a questo momento, la imputazione al comm. Rossi ed al prof. Bazzi come mandanti e a Dumini ed a Volpi come esecutori materiali, sarebbe quella di «sequestro di persona rivestita di mandato parlamentare », reato di competenza della Corte di Assise. Se tale imputazione rimane quale è, e se il giudice non crede di scendere alla ipotesi prevista dall'art. 15-i del Codice penale (violenza privata) quanto prima gli atti saranno trasmessi alla Sezione di accusa ed in tal caso il mandato di comparizione, spiccato contro il prof. Carlo Bazzi come mandante del sequestro di persona dovrà essere per leggo convertito in mandato di cattura ». n prof. Carlo Bazzi ha nominato suo difensore l'avvocato Francesco Gusmano. A proposito del capo di imputazione contestato a Carlo Bazzi che, come ieri riferimmo rilevando la notizia dal Messaggero avrebbe considerato la complicità in omicidio del Bazzi stesso, oggi il Messaggero pubblica una lettera del comm. Ernesto Torsiello, redattore capo de] Nuovo Paese, con la quale si smentisce recisamente che l'imputazione al Bazzi sia quella sopra annunciata. « La realtà, dice la lettera, è ben altra. Carlo Bazzi è stato semplicemente accusato da Ulderico Mazzolani di avergli fatto propinare dell'olio di ricino nell'anno di grazia 1923. A prescindere dal fatto che (come sarà chiaramente dimostrato) a tale somministrazione di olio di ricino Carlo Bazzi è completamente e perfettamente estraneo, non rimane da rilevare la nessuna importanza materiale e morale di tali interessate accuse ». 11 Messaggero conferma però che al domicilio di Carlo Bazzi, a Roma, e stato notificato un mandato di comparizione, con la indicazione d'imputazione di ..complicità nel sequestro di persona ai danni dell'on. Mazzolani come oggi affermano gli altri giornali. Personalità finanziarie In merito, poi il Popolo scrive: • Da qualche parte si è affermato che la emissione di questo mandato nell'istruttoria riguardante l'aggressone dell'on. Mazzolani, avrebbe dovuto considerarsi chiusa. Crediamo sapere che ciò non è esatto, poiché la responsabilità di questo delitto della «Ceka » non è ancora individuata. Il delitto è ben più grave di quanto qualcuno cerchi di farlo apparire, poiché occorre collocarlo sullo sfondo affaristico e di speculazione ai danni dello Stato, al quale non è estranea qualche figura ben nota che presto o tardi apparirà sulla ribalta' della giustizia. Ci risulta infatti che una notissima personalità finanziaria è implicata nell'aggressione dell'on. Mazzolani, e che su di essa emergerebbero già responsabilità che potrebbero dar luogo ad un prossimo provvedimento del genere di quello che è stato preso nei riguardi del Bazzi. Quella personalità avrebbe avuto interesse di intimidire l'on. Mazzolani nella sua qualità di Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta per le spese di guerra ». Per l'istruttoria dei processi per la invasione del villino dell'on. Nitti e per l'aggressione dell'on. Amendola si continuano a raccogliere le deposizioni dei testimoni. E' stato nuovamente interrogato lo chauffeur Fausto Zaccagnini. Il Giornale d'Italia riceve da Milano che l'aw. Ezio Riboldi, difensore dell'Unità, nella causa intentala dall'ori. Finzi contro detto giornale e aìl'Avanti.!, ha fatto istanza al presidente del Tribunale perche venga prodotta copia del certificato penale dell'avvocato Verzone, direttore della Gazzetta dello sport, e perchè siano citati al processo l'avvocato Filippelli e Cesare Rossi, affinchè essi depongano sulle relazioni finanziarie intercorse fra il Corriere italiano, l'on. Finzi e la Società . Alba ».

Luoghi citati: Italia, Milano, Napoli, Roma, Udine