Il passivo del Governo e "l'imponente crescendo" dell'opinione pubblica nei rilievi dell'organo liberale fiancheggiatore

Il passivo del Governo e "l'imponente crescendo" dell'opinione pubblica nei rilievi dell'organo liberale fiancheggiatore Il passivo del Governo e "l'imponente crescendo" dell'opinione pubblica nei rilievi dell'organo liberale fiancheggiatore Roma, 18. notte. 11 disagio detcrminato dalla anormalità della situazione non si manifesta solo nell'atteggiamento dell'Opposizione, che resta immutato negli obbiettivi e nella tattica .legale, ma è sempre sensibile noi campo liberale, nonostante il tentativo di alcuni liberali di destra, filofascisti, di prevenire il Congresso di Livorno con una esplicita conferma di fiducia nel Governo. I liberali di destra filofascisti, e fautori di una riunione di gruppo, da indiro prima del Congresso per precisare il proprio atteggiamento, sembra eli e siano in attesa di conoscere a questo riguardo il pensiero del loro leader on. Salandra, la cui lettera al Giornale d'Italia, come è noto, si prestò a diverse interpretazioni. Ma fra i liberali fiancheggiatori, e particolarmente le correnti di sinistra, la situazione è considerata sempre con gravità e riserva. Più passivo che attivo Da un bilancio di attività c passività del Governo fascista, che questa sera fa H Giornale d'Italia, si può desumere che il passivo supera l'attivo. L'organo dei liberali fiancheggiatori inette all'attivo l'ordine mantenuto dopo l'assassinio dell'on. Casali ni, il rinvio delle adunale fasciste, il discorso di Napoli, la lista senatoriale a tipo collaborazionista, l'invio del generale Ho Bono a Rodi o'in Somalia con l'abbandono da parte ili lui del comando della milizia, il discorso Oviglio a Torino, il colloquio a Napoli fra Mussolini e De Nicola, Je istruzioni alla Commissione dei 15 di lavorare con calma e prudenza. Al passivo, invece, il giornale liberale mette l'eccitamento all'assassinio da parie di giornali fascisti, che additano nominativamente i leaders politici e i direttori di giornali di opposizione come coloro che dovranno pagare il (io dell'assassinio dell'on. Casalini; l'indifferenza dei prefetti per quanto pubblica la stampa fascista estremista; gli affissi murali di una indegna violenza e volgarità, anche con un po' di apologia di reato; le minacce di violenza dei « ras » provinciali dei quali i prefetti continuano ad avere paura; il costume fascista di parlare degli oppositori come di nemici da passare a filo di spada; la mancata smobilitazione dello spirito aggressivo del fascismo e la mancanza di una autentica smobilitazione della milizia; la persecuzione fascista nelle Provincie in senso vessatorio e insopportabile. Come si vede, il passivo indicato dal Giornale d'Italia non ù tale da autorizzare di ritenere che i liberali fiancheggiatori si contentino di promesse vaghe. Lo stesso organo dei liberali di destra poi, nel suo editoriale a tale riguardo, accenna all'opinione pubblica: « Il delitto Matteotti prima ed il delitto Casalini poi, hanno dato a questa coscienza collettiva la misura della profondità dell'abisso. Oggi 6 un'insurrezione unanime delle coscienze, che quasi cancella le divisioni di parlo e chiede a grande voce che all'Impero dèlie passioni violente, degli illegalismi e delle rappresaglie dei due campi opposti, succeda l'impero pacato della legge, il sereno ed esclusivo dominio dell'autorità dello Stato su tutto e su tutti ». E più oltre, preoccupandosi delle aspirazioni del paese e delle manifestazioni più sintomatiche, soggiunge : • 11 paese vuole delle cose serie e continuate.. Questo dice U crescente successo'dei giornali e. dei partiti moderati; questo dicono lo adunate locali del partito liberale, preparatorie del Congresso, adunato nelle (inali, se variano le valutazioni 'della tattica parlamentare, unanime è l'invocazione al ritorno dell'ordine e della libertà; questo dice, ne! modo pili eloquente, il significativo passo degli industriali, cioè <ì\ gente piantata saldamente nel terreno della realtà, i quali, partendo dalla constatazione delle ripercussioni economiche e sociali di certi errori politici, additano anch'essi la necessità di stabilizzare la situazione in modo che la vantata . ondala partigiana non venga più ti comprometterò la pace sociale ed il prestigio dell'Italia all'estero e l'autorità dello Stato all'interno. Questo dice, nel modo più, eloquente, dopo il significativo voto di Assisi, il progressivo straniarsi delle forze migliori dei Mutilati, dei Combattenti e dei decorati dalle Associazioni asservite al partito fascista, dove restano ormai attaccati, come ostriche allo scoglio, i carrieristi ben più che trinceristi. Il crescendo dei consensi intorno a questa corrente, ormai generale, di idee e di sentimenti, è ormai veramente imponrtita e tale che pone sempre più nettamente a] Governo un dilemma di vera portata storica: o con l'Italia 6ana, che è quasi tutta l'Italia, o coi pochi al cui monopolio del patriottismo nessuno orinai più crede e nella cui intransigenza e ormai l'unica speranza degli elementi sovversivi in cerca di provocazioni che galvanizzino i! loro defunto prestigio ». Una frase di Mussolini: l'osso e la carne Si continua ancora a parlare con insistenza di un prossimo incarico al senatore De Bono o quale governatore di Rodi o quale governatore della Somalia, in sostituzione dell'on. Devecchi, lì Giornale d'Italia, nella sua edizione meridiana, prendendo atto con soddisfazione della rimozione del senatore De Bono dal comando della Milizia, scriveva oggi: « Insieme colla smobilitazione dello spirito aggressivo del fascismo, si impone la vera autentica sistemazione della Milizia, unico modo per tranquillizzare il Paese, desideroso di pace e di legalità. L'on. Mussolini deve farlo se vuole salvare la situazione. Ci è 6tato narralo che il Presidente del Consiglio, a chi lo esortava a lasciare il chiuso della fazione per avvicinarsi all'anima del paese, abbia detto: « — Mi fate vedere la carne perchè lasci l'osso, e quando avrò lasciato l'osso non troverò neanche più la carne! • Se è vero che questa £ la preoccupazione dell'on. Mussolini, ci permettiamo di dirgli che ha torto; e, del resto, che cosa mai gli potrà servire l'osso di una situazione caratterizzata dall'isolamento dell'opinione pubblica e dal suo chiudersi nella fortezza fascista? Un osso di quella specie gli romperà i denti e non gl'i darà nutrimento ». "A grande voce,. E' noto che la stampa ministeriale tenta di prospettare come assai incerta la compattezza delle Opposizioni. Ora, tali voci sono state recisamente smentite nel suo discorso di Ancona dall'on. Tupini per quanto si riferisce ai popolari. Lo stesso on. Tupini, interrogato oggi dalla Tribuna, dopo avere confermato le sue dichiarazioni, ha soggiunto che ogni voce di dissenso nel campo dei popolari deve essere recisamente smentita. Richiesto poi sul modo con cui i popolari si regoleranno verso la Santa Sede, il deputato ha risposto: « Noi restiamo fermi a! nostro concetto di autonomia. Ogni alleanza è esclusa nel modo più assoluto: nè coi socialisti nè coi clerico fascisti. Siamo assolutamente liberi da ogni impegno e guardiamo unicamente al bene nazionale, in armonia coll'imperativo assoluto della nostra coscienza cattolica. I moniti della Santa Sede vanno sempre meditati; nò certo noi cercheremo di infrangerli ». Dal canto suo il Comitato centrale de! Partito repubblicano, riunitosi a Roma, ha votato un ordine del giorno dal quale risulta che i repubblicani rimangono all'opposizione, senza rinunziare a nessuno dei fini del loro partito, ma disposti a marciare lealmente insieme cogli altri sino al raggiungimento degli obbiettivi pregiudiziali comuni. Abbiamo appunto ieri rilevato, nel rifu-■ rirc il comunicato della riunione dell" I Opposizioni, il perfetto accordo manifestatosi tra i convenuti. Siccome qualche giornale ha pubblicato presunte indiscrezioni sulla discussione in seno al Comitato, Il Mondo le dichiara destituite di ogni fondamento e soggiunge: «Non sussiste ohe diversi oratori abbiano jinrlato noi scuso che è stato indicato da qualche giornale. il' invece esattissimo che Il Comitato delif opposizioni si .ritrovò ancora una volta pienamente concordo nel giudicare la situazione. Non sussiste nemmeno Muanto afferma /I Popolo d'Italia, che cioè il comunicato diramato alla stampa costituisca una risposta al discorso pronunziato a Napoli dall'on. Mussolini- Se il Comitato avesse inteso di risi>ondcre a miei discorso 10 avrebbe fallò apertamente e dichiaratamente senza nascondersi dietro nessun equlvoco od ambiguità di frasi o dt atteggiamento ». La situazione giudicata dall'organo popolare Dal canto suo 11 Popolo spiega perchè la discesa delle Opposizioni dall'Aventino c impossibile. L'organo popolare ricorda quali furono le ragioni che indussero le Opposizioni a votare il 27 giugno il cartello delle sinistre c constata che nessuna di tali ragioni è venula a mancare: « Nè vale a dire, come fa qualche giornale, clic il ftovérno abbia mantenuto l'ordine dopo l'assassinio dell'on. Casalini. Infatti 11 Governo ha fatto, oltre che il suo dovere, il suo interesse, perche, se non fosse riuscito ad evitare nemmeno lo pro-gettate esecuzioni capitali, il sangue sparso nelle vie avrebbe segnato la sua condanna. E poi non è nemmeno vero clic non vi siano stati dei morti. 11 tragico fascismo di Molinello, fedele al criterio della compensazione dei cadaveri, non volle risparmiarsi almeno un modesto acconto colla soppressione di un povero contadino. La sera slessa dell'ucci; siòne dell'on. Casalini, due squadristi, i cui nomi sono noli in tutto il paese, ferivano gravemente l'operaio Angelo Frazzpni; che doveva morire di 11 a quattro giorni dopo unii spaventosa agonia. Gli assassini naturalmente sono rimasti in circolazione. La polizia ha «.inanutq un comunicato colla consueta formula: «1 ricercati si sono resi irreperibili ». Inoltre la cronaca dPi giorni senili ha registralo a centinaia gli episodi di .illegalismi, oltre gli illegalismi del linguagaio dei giornali fascisti, che eccitavano alla strage in contrasto colle disposizioni del Governo e de! Partito. 11 servizio di polizia si limitò ad impedire clic le imprese degli squadristi non trasmodassero oltre certi limiti, ma non provvide ad arrestare neppure uno <lei responsabili delle violenze pur gravi che sono state compiute. Cosi, negli squadristi si radica il convincimento dell'impunità; cosi, alla prossima occasione, i baldi giovani potranno riprenderò le loro esercitazioni. L'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge è ridotla purtroppo In Italia ad una espressione rettorica che non ha senso alcuno ». Il Popolo riassume così la situazione : * l.o La milizia non ha mutato nè spirito nè intenzioni: e fra la milizia e lo squadrismo, risorto ufficiosamente, esistono sempre quelle interferenze per cui i militi sono gli squadristi in divisa e gli squadristi i militi in borghese. « 2.0 L'illegalismo persiste più opprimente che mai. • 3.o I fascisti continuano ad infischiarsi dell'autorità della legge che invece si esercita severamente verso i non fascisti. « 4.o 11 Governo, che continua a mantenere la distinzione fra nazione e anti-nazione, non ha compiuto finora alcun serio sforzo per rimuovere le cause della crisi di cui l'Italia è malata. La situazione quindi è sempre quella del 27 giugno. 11 fatto nuovo che potesse indurre lo Opposizioni a rivedere 11 loro atteggiamento non c'è statò, e pertanto non sono state ristabilite le condizioni indispensabili al pieno, libero e dignitoso- esercizio del -mandato parlamentare. Ecco le ragioni per cui le Opposizioni rimangono sull'Aventino ». Dall'"Impero., al discorso di. Napoli E' noto che uno dei principali argomenti polemici della stampa fascista consiste nell'accusa alle Opposizioni di rifiutare quel famoso ramoscello di olivo che gli ufficiosi scoprono in ogni discorso presidenziale, compreso quello dello strame. Un nuovo ramoscello d'olivo sarebbe stato offerto dall'on. Mussolini nel suo discorso di Napoli perchè il presidente ha riconosciuto il diritto delle Opposizioni. Quale sia tale diritto, secondo le più autentiche interpretazioni ufficiose, dice oggi L'Impero. « Il fascismo ha già detto per bocca del suo capo che l'Opposizione ha un suo posto di battaglia nella lotta politica. Ma questo riconoscimento ad un diritto di controllo non può mutarsi in un salvacondotto per tutti quei delinquenti che nella politica vedono soltanto uno sgabello per mire personali od un mezzo di affarismo privato. C'è di più, questo: che nell'ora attuale della vita italiana una opposizione al Governo fascista non può venire che da elementi fascisti in quanto gli uomini dell'Aventino fanno parte tutti Indistintamente di quel vecchio regime che la marcia su Roma ha collocato per lo meno in aspettativa ». Ad ogni modo 11 Mondo, nei suo editoriale, crede necessario precisare quale s'a il contenuto del discorso di Napoli nei riguardi della pacificazione: « A Napoli non è stato fatto alcun Invito di pace. Il capo di un Partito e del Governo, che ne è insieme manifestazione e strumento, ha riaffermato i criteri e le basi dell'azione fascista nei confronti di tutte le altre forze politiche dietro le quali si raccolgono 39 milioni di italiani. Questa azione implica il privilegio ed il predominio di un partito armato, che nega alla maggioranza il diritto di scegliersi il proprio Governo in quanto dichiara che alla mancanza del consenso supplirebbe la forza di cui il partito ed esso solo dispone. Quest'azione, insomma, distrugge il fondamento su cui finora, si svolsero, nell'ambito della Costituzione, le competizioni ipolitiche, e pone limiti assurdi alla libera attività dei dissenzienti minacciando al di là oltre l'iniqua compressione di leggi partigiane, la punizione cruenta ». Quindi il giornale dopo avere ricordato il discorso dell'on. Mussolini a Monteròtondo e l'affermazione dell'on. Giunta « che i fucili delle camice nere non avrebbero in ogni evenienza costituito il presidio di palazzo Chigi », conclude: « Ora, come si può parlare di pace fra armati ci inermi ? Lo stesso capo del fascismo riconobbe a Montecitorio che una mano armala non può essere tesa con vero spirito di pace. Nel possesso dell'arma di fronte all'inerme è implicita la volontà di dominio e riconsacrato il proposito.di garantire una situazione d'i superiorità minacciosa, che senza quell'arma cadrebbe. Non si tratta dunque di pace, ma di soggezione, di forzata rinunzia ai diritti che la nazione ha conquistato per ciascuno dei suoi figli e clic la costituzione garantisce. Non si tratta di un libero accordo, ma della resa umiliante di una maggioranza inermo ad una minoranza armata. Una pace siffatta non potrebbe essere subita se non da chi avesse smarrito, prima che la coscienza del suo dovere politico, il senso della sua dignità umana e civile. Ed è per questo che, alle artificiose interpretazioni della stampa ufficiosa, la quale va parlando di un invito alla pace, la libera stampa risponde con la riaffermazlone categorica della sua pregiudiziale: disarmare 1 ». La Democrazia sociale Domani si riunirà» la direzione della Democrazia sociale per iniziare il lavoro preparatorio del Congresso del partito, che si terrà certamente entro l'anno. A questo scopo sono stati a Roma i fiduciari provinciali, i quali hanno fornito ragguagli sulle situazioni locali e sulle direttive delle rispettive sezioni, consone u quelle che i dirigenti seguono in s*o al Comitato parlamentino delle opposizioni. Essendosi dimesso, in seguito alle elezioni e alla nuova situazione politica, il Consiglio nazionale dsl Taralo, la Direzione stabilirà, nella riunione di domani, le disposizioni da impartire alle Sezioni per la designazione di cinque nomi fra i quali saranno scelti i componenti del Comitato che dovrà preparae il Congresso. Un argomento mollo dibattuto fra le varie correnti democratiche, oggi all'opposizione, 6 quello dell'unificazione dello diverse frazioni democratiche, oppure della costituzione di una nuova organizzazione alla quale queste frazioni possano aderire. Questa tendenza per l'unificazione o per una associazione più vasta, con direttive programmatiche ben definite, è mollo diffusa e si assicura che probabilmente si manifesterà in proposte concrote al congresso della democrazia sociale o anche prima. Favorevole ad una intesa in questo senso sarebbe anche l'Unione romana. In nuova organizzazione democratica, sorta due mesi or sono, e della quale fanno parie gli on. Bonomi e Amendola" Questo movimento unificatore e coordinatore è seguito con interesse in questi ambienti politici democratici, dove sono particolarmente vive le ripercussioni della situazione politica, specie per il carattere di talune manifestazioni rivelatrici di un persistente spirito aggressivo. L'infornata e la situazione del Senato Resta così tratteggiata, con questa rassegna di fatti e di polemiche, la situazione politica odierna, caratterizzata sempre da illegalismo, intransigenza e dittatura di partito, che invano si cerca di cancellare con parole più o meno rassicuranti. Nè finora si vedono sbocchi verso l'effettiva normalizzazione. E' adunque, presumibilmente, in questa atmosfera che si riaprirà il 15 novembre la Camera e, qualche giorno dopo, il Senato, aumentato di una quarantina di membri che — secondo una completa lista del Popolo d'Italia — sono i seguenti : Prof. Albini, on. AnginHi, on. Bevlone, prof Bianchi, on. Bignami, on. Cao Pinna, avv. Cattaneo, sig. Cesareo, comm. Borsalino, on. CaUaini, on. Camerini, prof. Cogliolo, on. Colosimo, on. Corneggia, on. Cottafavi, on. De Vito, Salvatore Di Giacomo, on. Drago, comm. Emiliani, on. Facta, on. Falcioni, prof. Gàrbasso, prof. Giordano, principe Lenza Di Scalea, on. Marcello, prof. Marghieri, comm. Mele, on. Negretto, Ugo Ojetti, prof. Paolo Orsi, conte Delfino Orsi, marchese Pelli Fabbront, Giacomo Puccini, comm. Raggio, on. Raineri, on. Ros-adi, on. Rota. prof. Sciliapparclli, Adolfo Venturi, on. Zcrboglio. In essa non sono inclusi nè funzionar], nè magistrati, nè generali, che verranno nominati in un secondo tempo, e cioè nell'anniversario della vittoria, il 4 novembre. Il Mondo rileva che il Senato, che dovrà quanto prima giudicare l'operato del Governo, non sarà più lo stesso che diede lo scorso luglio il voto condizionato di fiducia : « Il Senato sarà' imbottito con un adeguato manipolo di nuovi senatori, che non giungeranno a Palazzo Madama col proposito di votare contro il Governo. Ognuno vede con.e tutto ciò conferisca autorità al Senato e valore al futuro voto politico che esso sarà chiamato a darei Si può osservare che ciò che oggi si verifica avrebbe potuto essere evitato dà un governo che avesse avuto maggiore famigliarità con le vicende della sensibilità politica e con le norme non scritte della correttezza parlamentare. E noi slamo precisamente di questo parere. Ma aggiungiamo che, al di là della questione che può riguardare l'attuale Governa, c'è la questione che riguarda il Senato, a cui si tratta di assicurare una autorità, una autonomia e una influenza politica, che esso non potrà mai avere finché la sua costituzione resterà alla mercè delle infornate. La gherminella che si compierà fra qualche giorno, e grazie alla quale, in una situazione delicata quant'altra mai, il Governo interessato viene a spostare là composizione del corpo da cui attende un giudizio, rimette alla luce della ribalta politica la questione della riforma del Senato ». Il nuovo caso De Nicola Stamane alla Camera, piuttosto affollata, si parlava dell'incontro MussoliniDe Nicola. Giornali ed elementi ministeriali prospettano con certezza il ritorno dell'on. De Nicola alla Camera, ritorno che, a dire il vero, desta ancora molto scetticismo. Notiamo comunque le impressioni dei ministeriali. Un deputato liberale Jaa detto al Corriere d'Italia: » I/incontro dell'on. Mussolini con l'on. Da Nicola è certamente un fatto di non dubbia importanza politica. L'on. De Nicola è uno dei più insigni rappresentanti dell'idea liberale nel Mezzogiorno. Si può con certezza ritenere che l'incontro odierno prelude alla rentrée dell'ex-presidente della Camera a Montecitorio. E' difficile dire oggi se questo fatto avrà delle ripercussioni 6ul terreno più squisitamente parlamentare, ma non bisogna tralasciare di rilevare che 11 colloquio di Napoli assume una più vasta portata in quanto può ritenersi che esso abbia investito il problema dei rapporti fra fascisti e liberali nel Mezzogiorno». Il Giornale d'Italia scrive: ■ Il caso De Nicola è uno dei soliti casi di incongruenza del fascismo, il quale commette errori e cerca poi di ripararli. Cosi, in un primo tempo, ha disgustato l'on. De Nicola e cerca ora di riconquistarlo. Il male che il fascismo ha fatto al Governo, scrive il giornale, è adunque enorme. Può l'on. Mussolini fare qualche cosa per ripararlo? Può fare stare tranquilli i vari ras che imperversano in provincia? Non lo sappiamo. Non è col costituirsi prigioniero in mezzo alle sue .truppe che egli riuscirà ad ottenere la revisiono dei metodi oppressori e vessatori! del fascismo; uè, d'altra parte, si può domandare al presidente del Consiglio di occuparsi di tutte le faccende locali. Vi dovrebbero pensare ì prefetti, a cui dovrebbesi dare unii autentica autorità mettendo definitivamente a sederò i capi fascisti. Ma 11 torio burbanzoso del Direttorio fascista fa temere che ciò non sia possibile ed allora II fascismo continuerà imperterrito la marcia vittoriosa verso la più assoluta impopolarità ». La Tribuna ritiene per certo il ritorno alla Camera dell'on. De Nicola e insiste d'altra parte che si ritorni al collegio uninominale. Il Corriere d'Italia, poi, vede il Governo « sempre più avanti sulla via della normalizzazione » e si dice lieto di « rilevare che l'incontro Mussolini-De Nicola ha precisamente il valore politico di un notevole passo in questa direzione ». Matteotti e Casalini E' noto che la stampa ufficiosa ha tentato di voler riversare la responsabilità dell'assassinio dell'onorevole Casalini sull'Opposizione, accusandola di aver spinto, con? la sua campagna, il Corvi a compiere il vile gesto. A questo proposito II Sereno ricorda : » Se l'appello delle Opposizioni costituzionali al necessario ritorno ad una vita di pace interna può essere interpretato da un puzzo criminale isolato come necessità di uccidere qualcuno, come il predicare il disarmo fra le nazioni può indurre un pazzo antimilitarista a rivoltellare per strada un generale che passa, non vi ha dubbio che il delitto Matteotti — che è quello che ha aperto la crisi grave del regime — fosse, senza soluzione di continuità, l'apice malvagio, delinquente, di quella mentalità ferocemente illegalista la quale, anche dopo la conquista degli organi parlamentari, sufficienti a governare una nazione, si ostinò a sopravvivere nello sfere più delicate e responsabili del parlilo al potere, come lo dimostra la qualità delle persone che lo slesso Governo non à esitato a consegnare alla superiore giuslizia. La verità è ben diversa. L'affannoso appello delle Opposizioni costituzionali ad un necessario rinsavimento della rivoluzione non è stato raccolto esclusivamente da un delinquente. Prova ne sia che» gloroj or sono, si è giunti ad un Importante colloquio tra il Re ed il capo del Governo, conversazione dalla quale, lo ammetteranno i giornali ufficiosi, i delinquenti erano rigorosamente esclusi ». Dal canto suo II Giornale d'Italia osserva : « La stampa ministeriale ha volalo artificiosamente sostenere che la responsabilità del delitto Casalini ricade sulle Opposizioni: ma chi: cosa si dovrebbe dire di quei giornali fascisti che additano nominativamente capi politici e direttori di giornali di opposizione, o semplicemente fiancheggiatori Indipendenti, come coloro che devono pagare il Ilo della morte dell'on. Casalini? Se questo non e eccitamento a delinquere, non sappiamo che cosa sia. li' tempo che 11 ministro dell'Interno si occupi della maniera assurda colla anale sono applicati 1 decreti sulla 6tanipa. 11 Sire di Cremona minaccia e tempesta colla sua prosa ridicolmente truculenta, ed il prefetto di Cremona non se ne preoccupa, evidentemente essendo intento a sgranellare del torrone. Affissi murali di una indegna violenza e volgarità sono esposti in parecchie città dai fascisti, e le autorità non si incaricano di farli rimuovere. Insomma, si continua col sistema del più sfacciato illegalismo da parte dei fascisti, che si permettono di fare anche una apologia dt reato a proposito dell'uccisione dell'on. Matteotti ».