Dal Consiglio Sei Ministri al dibattito giornalistico

Dal Consiglio Sei Ministri al dibattito giornalistico Dal Consiglio Sei Ministri al dibattito giornalistico Roma, 13, notte. Starnane, alle 10, il Consiglio dei Ministri ha continuato i suoi lavori. Erano presenti tutti i ministri. Il ministro del1 interno, on. Federzoni, riferisce ampiamente sulla situazione interna, che dice attentamente vigilata dal Governo. Quindi prosegue : «L'assassinio Casalini ha avuto una forte, spontanea ripercussione sullo spirito pubblico; ma le categoriche disposizioni impartite alle autorità periferiche, insieme col senso doveroso della disciplina dimostrata dagli elamenti direttivi del partito nazional-fascista, danno la certezza ohe, passata la prima eccitazione, determinata dal diffondersi dell'lmprowisa rotizia, l'ordine pubblico sarà da per tutto rigorosamente mantenuto Le responsabilità secondo l'organo fiancheggiatore Per quanto anche stasera nei commenti dei giornali fascisti si manifesti insistente la tendenza a collegare l'assassinio dell'on. Casalini all'atteggiamento delle Opposizioni, cercando così di staccare l'orrendo delitto dalla situazione che ha maturato tanto spirito di violenza, pure quasi unanime è il riconoscimento della necessità che l'ordine pubblico sia mantenuto e che il truce misfatto non dia motivo a manifestazioni che sbocchino a nuovi illegalismi, ad altre violenze, in episodi di maggiore turbamento dell'ordine pubblico ed in un indebolimento sempre più grave dell'autorità dello Stato. Il Corriere d'Italia, organo clericófascista, rileva l'enormità dell'assassinio e vede nell'orribile delitto un episodio della tragedia dell'estremismo, che travolge il paese e che dovrebbe indurre le Opposizioni a desistere dalla loro condotta. Il giornale ministeriale mette in particolare evidenza la resistenza dell'on. Mussolini contro la volontà di rappresaglie del fascismo, ed esorta Mussolini stesso a perseverare ad ogni costo contro le insisten ze dei suoi stessi amici e contro le ostilità degli avversari. Il Giornale d'Italia, a sua volta, considera la situazione da un punto di vista di ordine generale. Il giornale riconosce al Governo il merito di adempiere, nel difficile frangente dell'efferato assassinio del l'on. Casalini, alla promessa di mantenere l'ordine pubblico, ma aggiunge: « Ma non basta. Bisogna condurre il paese alla normalità attraverso quello che abbiamo chiamato il disarmo delle armi e delle mani. La stampa fascista attacca a fondo la stampa di opposizione riversando su di essa la responsabilità del gesto criminale di un fanatico. Non ci pare sia giusto un siffatto semplicismo, dato che la tensione degli animi risale anzitutto alla pressione fascista, poi all'uccisione dell'on. Matteotti e finalmente alla reazione degli oppositori. L'ambiente infuocato nel quale ci tocca di vivere è prodotto da un complesso di fattori e non da un fattore soltanto. D'altra parte, la stampa ufficiosa, attaccando in blocco la stampa di opposizione, aumenta l'eccitazione fascista e viene quindi indirettamente a rendere più ardua l'azione del Governo per il mantenimen to dell'ordine pubblico ». Il giornale liberale, quindi, rileva che il difetto fondamentale della situazione sta nel fatto che il fascismo si ritiene in vestito, da un diritto rivoluzionario, di un potere superiore a quello di ogni cate foria di cittadini: « Questo etonarsi dello spirito militarista della fazione fascista, questo continuo parlare di mobilitazione e di armi al piede, questo sistematico lanciare di allarmi e minacele di azioni violente, contribuisce enormemente a rendere assai aspra la convivenza civile ed a suscitare reazione, a creare ed approfondire divisioni ». il Capo del Governo il Capo del Partito Accennando al problema principale della normalizzazione — il disarmo — Il Giornale d'Italia afferma che è necessa rio fare intendere ai fascisti che lo Stato si difenderebbe da qualsiasi loro tentativo "sedizioso, perchè anche la vivacità stessa delle polemiche dell'Opposizione nella stampa e nel Parlamento, sia pure contro il Governo, non conferisce al fascismo il diritto di uscire dalla legalità e dalla costituzione imponendosi colle armi e colla violenza : « Se il partito fascista fosse un partito come tutti gli altri, deciso a far valere la propria influenza coi mezzi normali e legali, e non una fazione pronta ad ogni stormir di foglia a prendere le armi, evidentemente la situazione non sarebbe arrivata allo stadio drammatico a cui è arrivata e che, men tre offende il desiderio della popolazione di vivere ai pace ed ih serenità, mette in grave imbarazzo il Governo stesso e 'procura enormi danni alla razione, sia approfondendo divisioni tra i cittadini, sia diminuendo il piestigio nazionale all'estero ». E,l'organo dei fiancheggiatori domanda: « E' possibile al presidente del Consiglio di svolgere una azione effettiva, capace di produrri quella distensione degli animi che egli stesso ha tante volte • auspicata? A giudicare dagli eventi svoltisi fin qui si dovrebbo rispondere negativamente. Il capo del Governo è apparso finora soverchiato dalla sua passione di capo del partito; anzi, fra le du<i anime dell'on. Mussolini, si e manifestato assai spesso un contrasto che ha dato l'impressione del tentennamenti e delle oscillazioni. Eppure bisogna risolversi e batttre la via maestra. Il disporre di nuclei fidati di amici, disposti anche a menare le maro, può essere per il Governo una forza; *n a è anche e sovratulto una debolezza, perche latalmente si riversano sul Governo le conseguenze delle gesta irresponsabili dei suol partigiani. Quello che o accaduto ieri in qualche città d'ItaUin, dove la forza pulVbllca ha dovuto impedire ai fascisti di commettere delle violenze, mostra 1 assurdo equivoco della presente situazione caratterizzato da questo paradosso: che l'on. Mussoliri da un Iato Irradia l'energia del fascismo, e che lo stesso on. Mussolini è poi costretto a contenere e reprimere questa energia orde tutelare l'ordine pubblico Occorre quindi una azione armonica di Governo, la quale valga a soffocare i focolai delle passioni, che potrebbero produrre l'incendio di una guerriglia civile ». Il giornale dei liberali di destra, osservando che gli ai. Matteotti e Casalini sono vittimo dell'odio fazioso che ha invaso una parte degh italiani, rileva l'aspirazione del paese alla normalità, aspirazio¬ ne che si manifeste appunto nella rinascita dello spirito liberale. Lo stesso Giornale d'Italia, nella sua edizione meridiana, ribadiva il suo concetto : « Per sdrammatizzare e svelenire l'amDiente occorre diminuire la pressione fascista, ridurre le contese di parte a polemiche di stampa e a discussioni parlamentari, senza pariare tutti i momenti, per diritto e per traverso di armi da impiegare, dì camicie nere da mobilitare, di ondate da lanciare, eccetera. Diminuire la pressione fascista, evitare gli atti di prepotenza, tenere lontano dalle piazza più che si può la Milizia, smobilitare colle parole grosse, finir'a colle minacele. Dal loro canto, le Opposizioni, di fronte alla diminuzione della pressione fascista, si irrvvi .'-Mv ro rjece.Pvirì.Tm'?r!Tp r'dot. te ad un atteggiamento più calmo, se non altro per mancanza di materia di discussione. Cosi non si va avanti. Il paese è stufo di questa situazione agitata e domanda pace ». " La Nemesi sinistra „ Il Mondo si chiede : « Verso quale meta? Dove volge il sanguinoso corso della nostra vita nazionale? ». II giornale osserva che, a più di nove anni di distanza dall'entrare in guerra, la nazione italiana non ritrova più i! suo equilibrio interno, nò riesce a costituirsi un saldo ordine morale, nè a creare nel suo seno la pace sociale indispensabile ai popoli: • Fra tanta esaltazione dottrinale e verbale di valori nazionali, noi vediamo con profonda tristezza che la nazione italiana non riesce a realizzarsi corno un tutto unitariamente vivente di vita sana, per la ripugnanza morbosa che segrega gli uni dagli altri gli individui che la costituiscono; e perciò la vita nazionale non soltanto non si rinsalda in un'orgànica ed armoniosa unità di sviluppo, ma anzi faticosamente ristagna e rischia di quando in quando di perdersi nelle livide paludi dell'odio che è morte ed è dissoluzione. Odio t Ecco la Nemesi sinistra che grava sulla nostra vita ed al cui segno fatale l'Italia dovrà pure sfuggire un giorno se il suo destino deve essere quello che le più alte speranze ed i poi nobSi sacrifici, dal Risorgimento ad oggi, le hanno meritato ». Il giornale osserva quindi che l'odio ed il delitto sono diventati la maledizione e l'umiliazione della nostra convivenza sociale : « Ogigi questo soltanto noi vogliamo ricordare che tra i nostri errori ed i nostri peccati non vi fu mai quello di impugnare le armi fratricide, di usare la violenza contro gli italiani e che le sole armi da noi impugnate lo furono per 0 comando dello Stato contro 10 straniero belligerante ». L'organo democratico fa appello agli italiani affinchè si ripudi la violenza e si rispetti la vita umana: « Verrà un giorno, forse non lontano, in cui il cilicio di questa disciplina accettata e sopportata con fortezza d'animo, attraverso le tentazioni degli eventi più avversi, sarà per noi titolo di onore e di vanto, quanto il braccio dato alla patria nell'ora del perìcolo, e, potrà costituire la pietra angolare su cui sorgerà l'edificio della futura disciplina nazionale. Se anche oggi gli avversari non. ascolteranno la voce del dovere più alto, la quale chiede a tutti gli italiani di deporre le armi, non per questo il nostro dovere cesserà di essere quello che è stato sino a ieri, e che è ancora oggi: il dovere di non offendere colla violepza cittadini italiani e di consolidare con l^esempio del civismo vissuto la forza della legge e l'autorità dello Stato. A questo dovere altri potranno sottrarsi, non noi; noi che crediamo, come i nostri padri del '48 e del '60 nell'avvenire d'Italia ». Le infondate accuse all'Opposizione Il giornale poi, rispondendo in un'altra nota all'accusa rivolta alle Opposizioni per l'assassinio dell'on. Casalini, scrive: « Ma se il nostro sentimento di umanità ed 11 temperamento ed i principi che ci appartengono, oggi ci fanno sentire la profanatrice gravità di un dibattito, acceso in una ora consacrata alla pietà, un insuperabile dovere della nostra coscienza umana e politica ci impone di respingere subito, con animo fermo e sereno, i tentativi polemici di coloro che vorrebbero fare risalire alla propaganda delle opposizioni la responsabilità morale del delitto. Tali tentativi, oltre e più che la solennità di quest'ora ed il sicuro giudizio della pubblica opinione, offendono la verità che essi si sforzano invano di piegare ai calcoli di un giuoco pericoloso. La stampa di opposizione non ha invocato mai la violenza, ma la giustizia e la libertà, cioè le due idee e le due forze che nei secoli trassero l'umanità a vincere la violenza, nella perpotua ascesa verso le maggiori conquiste della storia. E se noi volessimo cedere all'incitamento di chi, con aperta stoltezza, tende a mutare l'elegia in una voce di rinnovato odio fraterno, dovremmo ricordare tutte le violenze che non da tre mesi, ma da anni, una sfrenata seminagione di odi, ha scatenato sulle piazze e per le campagne d'Italia ». Un altro organo dell'opposizione, Il Popolo, risponde pure alla campagna contro l'opposizione e particolarmente al tentativo di riversare sull'opposizione la responsabilità dell'orrendo delitto. Il Popolo scrive : « Il vile delitto di cui è rimasto vittima il deputato fascista Casalini è stato immediatamente circoscritto dalle risultanze obiettive delle indagini giudiziarie e giornalistiche entro i limiti di un atto di brutale malvagità, in cui la follia degenerativa ha avuto una forte preponderanza ». Il giornale poi osserva che questa constatazione non attenua l'orrore del delitto e l'esecrazione dell'assassinio, ma afferma : » Solo ci dà il diritto di esigere dai nostri avversari politici, nelle cui file militava l'on. Casalini, un maggiore rispetto della verità, e la rinuncia doverosa ad ogni tentativo di inscenare un confronto e un ricatto assolutamente fuori luogo. Questo diciamo riguardo specialmente a quei giornali che, con inopportuni titoli, si 6ono affrettati a scrivere che u Corvi è comunista. Peggio ancora, hanno stampato: « Seminatori di odio, gli antifascisti sono serviti : Casalini assassinato ». Abbiamo avuto recenti atti di repressione della libertà di stampa sotto pretesto di impedire la diffusione di notizie e di apprezzamenti capaci di sovreccitare pericolosamente l'opinione pubblica. Ora potremmo domandare ai custodi della legge se certe clamorose designazioni di assurde responsabilità a carico del cosidettl anti-fascisti, non costituiscono davvero un flagrante tentativo di eccitamento a turbare sempre più 1 pacifici rapjwrti di convivenza ». , li Popolo rileva l'esplicito, accenno di giornali fascisti a personalità delle opposizioni come responsabili ed a quanto l'on. Farinacci ha scritto proponendone l'arresto : « E' 'dunque per noi legittimo é doveroso rintuzzare l'insano tentativo di capovolgimen¬ to della vcrlrà, al semplice scopo di eccitare con ciò le violenze fasciste, ricordando che mai e poi mai gli oppositori così designati e gli organi che li rappresentano hanno pronunziato parole aspre, diretto comunque nè ad eccitare nè a suggerirò gesta di criminalità contro i propri avversari. Le nostre intenzioni sono monde da pensieri di sangue non meno delle nostre mani e possiamo elevare quelle al giudizio di Dio che vede nei cuori, come leviamo queste al giudizio degli uomini che hanno il potere di sindacare tutta la nostra opera pubblica e privata. Tale sindacato noi non abbiamo nè paventato nè deprecato. Non abbiamo mai prescritto le soglie oltre le quali ragioni politiche impedirebbero al magistrato di andare ». Da Matteotti a Casalini Accennando alle minacce e violenze contro gli oppositori da inchiodare al muro e da ridurre in strame, l'organo popolare si chiede chi sia il provocatore o l'esaltatore, mentre pur sotto le violenze fisiche e l'umiliazione della personalità morale gli oppositori hanno sempre invocata 'a cessazione della guerra civile e si rifiutano soltanto di rassegnarsi ad una condizione di schiavi nella stessa patria, volendo la pace nell giustizia: t Ora, per tale insopprimibile volontà di giustizia, noi domandiamo che non si tenti neppure di stabilirò una specie di odioso contatto tra Matteotti e Casalini. La morto ha reso pia ai nostri occhi la loro memoria, ed il loro tragico decesso strappa al nostro animo lo stesso grido di dolore; ma l'assassinio dell'on. Matteotti, per il momento che lo determinò, per la qualità dei responsabili, per la freddezza bieca onde venne preparato, por la ferocia raffinata onde fu compiuto e poscia si occultò il corpo della vittima, rimane senza possibilità di confronti. Non confondiamo dunque moventi e fatti diversi. Rispettiamo almeno attorno a queste povere bare la verità del loro sacrificio. Anche la sincerità è mezzo e condizione di pacificazione. Qualunque ipocrisia risospingerebbe cosi in basso il nostro senso di giustizia da doverne sentire orrore prima di tutto innanzi a questi morti ». Dichiarazioni di deputati Il leader della democrazia sociale, On. Di Cesarò, si è cos* espresso riguardo all'assassinio dell'on Casalini: « L'uccisione di Armando Casalini è tale un misfatto che qualsiasi parola di deplorazione e di sdegno non è adeguata al pensiero ed ai sentimenti che vorrebbe esprimere. E' doloroso però constatare che, mentre le Opposizioni hanno compiuto ogni sforzo per fare opera di moderazione inspirata ad un alto senso di civismo, questo 6uo contegno venga in altra parte scambiato per debolezza ». Il deputato popolare on. lacini ha detto: « In se stesso l'effeTato assassinio dell'on. Casalini è un atroce atto individuale, ispirato ad un pazzoide dall'atmosfera di violenza in cui siamo costretti a respirare. Sarebbe atto di perfetta mala fede farne risalire la responsabilità alla campagna morale e legalitaria che le Opposizioni vanno svol- fendo da due mesi. Come sintomo colitico l'indice della esasperazione che si fa strada nei profondi strati popolari in cui la fldueia nell'avvenire e nell'imparzialità del poteri costituiti si va spegnendo e si valorizza l'efficacia atroce di ogni forma di azione diretta ». n deputato unitario on. Baldesi C06l si è espresso: « Non ho nessun tìtolo per dare giudizi .su questo delitto, il cui responsabile è nelle mani della giustizia dal momento successivo del misfatto. Ho visto che i giornali del Governo tentano di far ricadere sulle opposizioni qualche responsabilità morale. Le opposizioni respingano con dignità e fermezza anche l'accenno alla loro responsabilità morale. L'aver' combattuto e il combattere il Governo reclamando la libertà e la giustizia e la fine della fazione armata, non può dar luogo all'accusa di eccitamento al delitto, ma è un dovere civico compiuto in corrispondenza del mandato politico ricevuto. Ho visto un giornale che stamane voleva affidare alla giustizia 1 mandanti se vi sono. Mi associo completamente. Chi ispira il delitto deve essere colpito senza pietà e remissione e sovratutto senza esclusioni ». n giovane deputato medaglia d'oro Ponzio di San Sebastiano ha detto: « Anche Armando Casalini. l'ultima vittima Innocente dell'odio atroce delle fazioni, che devastano la patria, appartiene ormai al dolore ed alla pietà di tutto il popolo italiano, cosi come vi appartenne e vi appartiene Giacomo Matteotti il quale generoso dal popolo traeva l'angoscia che lo opprimeva forza per una suprema invocazione alla pace fra i figli di una stessa terra. Guai a chi non saprà finalmente raccogliere questa invocazione ». Ciò che scrive e dice Farinacci Vivamente commentato era stamane l'articolo odierno di Farinacci in Cremona Nuova. Farinacci ha scritto tra l'altro: « L'assassino di Armando Casalini o è un mandatario o è uno ohe ha agito sotto la eccitazione causata dalla delittuosa campagna dell'Opposizione. Sia per l'uno chi? per l'altro motivo, i varii responsabili 60no i vari! dirigenti dell'Opposizione. Prima che i fascisti si vedano costretti a reagir*.' contro coloro che sono I responsabili morali del delitto - Amendola, Albertini, Don Sfurzo, Vettori, Turati, Gonzales, Ciancia e delin, quenti minori — si provveda dai poteri delj lo Stato al loro arresto, e si provveda inoltre non al semplice sequestro dei giornali avversari, ma alla loro soppressione e sia finita la farsa sull'Aventino; se non è sufficiente la scopa, si adoperi la mitragliatrice ». Stamane, poi, l'on. Farinacci, avendo incontrato a Montecitorio, nel salone dei passi perduti, l'on. Tonello e l'ex-deputato Cicconi, li redarguì aspramente: « Come — esclamò Farinacci, — siete ancora qui voi ? Ancora in circolazione T Dovrà correre ancora sangue e sangue I ». Farinacci, uscito quindi dal salone dei passi perduti, passò nell'attiguo corridoio dove alcuni giornalisti lo videro ancora gesticolare. Infine, sempre a proposito di Farinacci, viene commentata la frase da lui scritta oggi sul registro delle condoglianze presso la camera ardente ove giace il deputato assassinato. La frase è questa : « Non disposto a perdonare ».

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