L'avvenire della Lega

L'avvenire della Lega L'avvenire della Lega La gran dimostrazione di pace a Ginevra doveva buggera da perorazione finale alla Conferenza di Londra ; ma ha Unito per .matterò in risalto le divergente fondamentali tra l'Ingniltorra e la Francia. H pronunciamento di MacDonald eulla pace c sulla concordia universali ha infuriato molti francesi di tutto le tinte, e di«so l'Europa in di*» campi. La destra o la sinistra, in Francia, si trovano per la prima volta d'accordo. Entrambe professano, di fronte a quanto dichiarò U Primo Ministro d'Inghilterra, un profondo senso di delusione che culmina nello sdegno. Gli apologisti del Premier non sanno dir altro se non ch'egli si espresse in termini vaghi, e intendeva far della retorica, non recare offese. Quando si annunciò ufficialmente che Herriot e MacDonald avrebbero fatto in compagnia il viaggio alle sponde del Lemano, era lecito presupporre che tenessero pronto un messaggio comune da indirizzare alle nazioni aspettanti. E' invece chiaro che, prima di partire per Ginevra, i due Premier* nulla avevano concertato in proposito. Erano ricaduti nell'errore di Chequers. Si erano scambiati luoghi comuni profumati dall'incenso di moltitudini acclamanti dalla Clyde alla Saona, e si erano persuasi che la reiterazione di quelle frasi stabilisse l'accordo. Entrambi si orano astenuti dall'entrare nei particolari, travedendovi rischi per l'armonia a cui miravano. Di qui il disgraziato dissenso ginevrino a cosi breve distanza dall'accordo di Londra. Era appropriato che la Lega delle Nazioni discutesse di arbitraggi per la pace e di disarmo. E' la sua funzione precipua. Ogni anno, da che le sue fondamenta furono gettate a Versailles (lo Statuto della Lega costituisce appunto la sezione prima del Trattato di Versailles), dibattiti della stessa natura hanno adornato la sua assemblea periodica, ed orazioni di pari elevatezza hanno commosso e ispirato i delegati suoi. Nondimeno, sussiste il fatto che ogni sforzo avvenuto in seno alla Lega per negoziarvi riduzioni d'armamenti è fallito, e che all'unico effettivo accordo internazionale di tal carattere addivenne una Conferenza convocata all'infuori della Lega da una Potenza che nella Lega si era rissata di entrare. Similmente è innegabile che la sola grande questione da cui la pace dell'Europa occidentale sia stata perturbata nel dopoguerra, la questione delle riparazioni, fu di recente dibattuta e « regolata » per la quarta volta in una Conferenza estranea alla più remota responsabilità della Lega, che non fu chiamata ad offrire la menoma assistenza alle deliberazioni londinesi. MacDonald proclama che l'esito della Conferenza di Londra ha trasformato le prospettive europee. Giova sperarlo. Ma è troppo presto per vaticinare con qualche fiducia gli effetti che sortirà sulla pace una nuova immissione di sangue nelle vene inaridite della Germania. Una Germania rinsanguata non sarà cosi docile comèvuna„Germania anemica.;Non occorre quindi singolare spirito profetico per pronosticare un'altra Conferenza, fra un paio d'anni, per la revisione delle clausole di Londra. Anche quella, ne son certo, si chiuderà con un'altra « sistemazione permanente » da esaltarsi come un'ulteriore miglioria della situazione. In ogni Caso, essa non mancherà di alleviare le decisioni della Conferenza precedente, giacché gli Alleati si troveranno allora in cospetto di una Germania più forte e combattiva. Senonchè, nei riguardi della Lega, il latto rilevante è che, a ragione o a torto, nell'elaborazione del componimento di Londra essa fu interamente ignorata. Quante volto non udii certi oratori socialisti denunciare il Governo di coalizione, da me persieduto, perchè non convocava una Conferenza sulle riparazioni per il tramite della Lega ! Essi dicevano che la Lega era lasciata in disparte e ricoperta di spregio da nennV.i non solo aperti, ma occulti. Ora che cotesti critici sono al potere, li vediamo ricorrere esattamente agli stessi vecchi, vilipesi metodi per appianare le difficoltà connesse all'applicazione del Trattato di Versailles. Non appena c'è qualche cosa di concreto da decidere, essi riuniscono, pel disbrigo dogli affari, sempre lo stesso vecchio Supremo Consiglio dei firmatari del Trattato ; e quando non c'è che da far delle chiacchiere, eccoli correre a Ginevra, a versare luoghi comuni sull'arbitraggio e sul disarmo nelle acque' bluastre della Rhone. L'unica altra questione che, da un anno o due in qua, abbia minacciato la pace, è stata l'invasione di Corfù da parte dell'Italia. Qui l'on. Mussolini sfidò con successo la Lega, e le altre Potenze si tennero timidamente acquiescenti alla Bua ripulsa dell'intervento ginevrino. Tre anni addietro, una vertenza egualmente grave aveva turbato l'armonia tra le nazioni: la ripartizione della Slesia Briand e io convenimmo di deferire alla LtafiMdtpnpentzflcacedmdn Lega il dipanamento di questa esasperante matassa. E' notorio come la Lega ebbe a manipolarla in guisa da infirmare ogni fiducia nella sua imparzialità. Lo stesso MacDonald accennava, nel suo discorso di Ginevra, a questo infelice lodo arbitrale. E* fuor di dubbio che le vicissitudini per la cui trafila, in quell'occasione, venne emesso il giudizio, hanno vibrato al prestigio della Lega un colpo dal quale essa non potrà risollevarsi se non con anni di buone opere Siamo franchi : — mentre l'Inghilterra si teneva da parte, senza il menomo tentativo d'esercitare influenze sul tribunale, la Francia impegnò contro la Germanin tutto il peso della sua autorità, e, — mediante certi strumenti che sono sempre a sua disposizione per eseguire alla chetichella quei piani che il decoro lo impedisce di svolgere direttamente, — guidò gli arbitri a una sinistra decisione, la quale por molti anni sarà fonte di pericoli per la pace dell'Europa. Nient'altro che una radicale ricostruzione della Lega le permetterà di vincere le legittime diffidenze suscitate intorno ad essa da questo nauseabondo incidente. Ora, una ricostruzione è possibile? E in qual maniera? Una condizione è essenziale. La Lega deve rappresentare tutte quante le grandi nazioni della terra non alcune poche. Sino a che l'America, la Germania e la Russia non entrino a farne parte, le decisioni della Lega nelle vertenze internazionali verranno sogguardate con sospetto da tutte le nazioni uscite sconfitte dalla Grande Guerra. Anche la Russia, per questi rispetti, rientra nel novero delle nazioni in parola. Il Governo russo prese buona nota di quanto era implicito nel lodo per la Slesia, e notò pure che ripetutamente la Lega si esimette dal tenere a segno l'aggressività della Polonia. La Russia ò convinta che la Francia, la Polonia e la Ceco-Slovacchia reggano le redini della Lega e la guidino ai loro fini. Di qui il disprezzo con cui il Ministero degli Esteri russo non manca mai di trattarla. La diffidenza della Germania verso la Lega è naturale. Du°. o tre anni addietro, il Governo inglese offerse formalmente il suo appoggio ad un'eventuale domanda germanica di ammissione non pure nella Lega, ma nel relativo Consiglio. Anche l'Italia promise di appoggiarla. Se la domanda fosse stata avanzata, è certo che la Germania sarebbe stata ammessa fin da quei giorni. Ma il Cancelliere tedesco, a Genova, m'informò che, di fronte allo sdegno dell'opinione pubblica in Germania contro il lodo per la Slesia, egli non osava inoltrare la domanda d'ammissione a Ginevra, Adesso, col rinforzo d'un prestito di 40.000.000 di sterline, il decorso del tempo tende forse a raddolcire i risentimenti germanici, e fra dodici mesi il momento potrà delinearsi più propizio che due anni or sono. Pure, tutto dipende realmente dall'adesione dell'America. Questa determinerebbe l'attitudine della Germania; e in breve termino anche la Russia, non potendo permettersi di rimanere più a lungo appartata, farebbe lenta e di malavoglia, come un orso, la sua entrata nell'arca. Ma l'America si risolverà ad entrarvi? Il destino della Lega, per diversi anni, sarà dettato dalla prossima elezione presidenziale agli Stati Uniti, e chi può prevedere l'esito di quella momentosa lotta? Essa è gravida di destini. Ma fino a che l'America non si risolva a collaborare in qualche forma di sforzo organico e costante per la consolidazione della pace mondiale, i dibattiti ginevrini sul disarmo e sull'arbitraggio si manterranno senza scampo accademici, ed ogni lavoro effettivo dovrà compiersi fuori della Lega, in Conferenze autonome come quelle di Washington e di Londra. Peraltro, quand'anche l'elezione presidenziale in America non risultasse propizia alla Lega, gli amici di questa non si perdano d'animo. La trafila della Commissione Dawes ha definitivamente riportato l'America in Europa. Essa non può ritrarsi, per la seconda volta, sotto la tenda. E' ormai impegnata a fondo sulla piattaforma della sistemazione europea. Se i meccanismi della Lega non le vanno a genio, il suo spirito inventivo potrà suggerirne altri. La costituzione attuale della Lega è piuttosto americana che inglese. E' una costituzione scritta, di lineamenti federali. Quale felice commedia, se l'America entrasse nella Lega non appena la costituzione di questa si spogliasse di ogni rigidità americana, rimodellandosi in base a prlncipii elastici ed empirici come quelli della costituzione inglese 1 LLOYD GEORGE. {Copyright della «United Press Association of America • in tutti 1 Paesi, ad eccezione dell'Inghilterra; riproduzione totale o parziale assolutamente vietata).

Persone citate: Dawes, Herriot, Macdonald, Mussolini