Il ritardato arresto dello chauffeur Zaccagnini

Il ritardato arresto dello chauffeur Zaccagnini IE* PROCESSO MATTEOTTI Il ritardato arresto dello chauffeur Zaccagnini Retroscena polizieschi e giudiziari - Verso nuove sorprese? e , e a I l o i i n a l o o o i o i e o a e n o e i e l e i i o o e i i e ma oi o ui o l e rè , a i n i i U , o i i Roma, 10, notte. I lettori ricorderanno che il solo individuo che fu identificato e rintracciato dalla Questura quando avvenne l'aggressione dell onorevole Amendola fu il chauffeur dell'automobile pubblica colla qua'e essa venne compiuta, e cioè il ventlnovenne Fausto Zaccagnini, romano, abitante in Via della Consolazione. I o Zaccagnini, durante il suo interrogatorio, tenne un contegno alquanto equivoco. Affermò di essere stato noleggiato eia un gruppo di sconosciuti dinanzi all'Albergo Excelsior e di aver ricevuto l'islruz'ono di recarsi in via Francesco Crispi. Ammise infino dì aver depositato coloro clte avevano partecipato all'aggressione noi pressi della casoripa della M. V. N. in via Magnaiuipoli. A proposito dell'aggressione, e della sua involontaria complicità, dichiarò eli essere stato minacciato colla rivoltella e eli aver obbedito per paura. Tutte queste dichiarazioni erano, causa alcune contraddizioni, molto sospette. Ma la questura non ritenne necessario in quel'tempo eli trattenere, in arresto lo Zaccagnini. Riapertasi la istruttoria dopo il delitto Matteotti, costui dovette, ritenere che la sua immuni'à forse oggi come allora perfettamente garantita. Citato a comparire per deporre dal giudice Occhiuto, Zaccagnini preferì allontanarsi da Itoma e si recò a Fiuggi. I.a polizia, saputo il suo recapito, gli fece comunicare il mandato, e finalmente il Zaccagnini si decise a ritornare a Roma. Duo giorni fa egli venne interrogato dal giudice istruttore Occhiuto. Lo Zaccagnini ri¬ mmlRciOdnaaccadde nelle identiche contraddizioni in cui era caduto all'epoca del primo interrogato rio. In breve, dette al giudice l'impressiono della 6iia colpevolezza, ed infatti il magistrato emetteva mandato di cattura contro il Zaccagnini, che è stato arrestato stamane alle <i nella sua abitazione. Mostratogli il mandato eli cattura per correità in lesioni personali a pregiudizio dell'on. Amendola, proclamò la sua innocenza. Egli venne subito condotte a Regina Coell. Con questo arresto l'istruttoria per l'aggressione Amendola si avvia verso la fase el-.cisiva. Si prevede che all'arresto dello Zaccagnini ne seguiranno prestissimo altri. Le misteriose impunità In proposito il Mondo stasera osserva: « Subito dopo l'aggressione, un nostro redattore, recatosi ad eseguirò una propria inchiesta in via Francesco Crispi apprese da testimoni oculari al fatto, .prima di ogni altro, il numero della macchina colla quale gii aggressori avevano seguito l'on. Amendola e colla quale, dopo compiutala gesta eroica, si erano allontanati di corsa. In possesso dei numero dell'automobile 55-10663 riuscì facile al nostro collega eli constatare in Prefettura elio la macchina in parola apparteneva alla « Cooperativa delle imprese romane di trasporti automobilistici » con. sede in via Vclabro N. 14 e fu anche impresa agevole recarsi in via Velabro N. lì ed appre'nelore quivi che lo chauffeur della macchina 55-10663 era certo Fausto Zaccagnini. Comparso l'esito preciso dell'inchiesta nella seconda edizione del giornale, soltanto in seguito alla pubblicazione dettagliala e non suscettibile di smentita, la polizia passò, ufficialmente almeno, dalie parole ai fatti. Verso le 18 dello stesso giorno la macchina incriminata era ferma in piazza del Collegio Romano e lo Zaccagnini era a colloquio col capo della polizia giudiziaria; non solo, ma insieme a loro si trovava il console della Milizia fascista Candeloro. Il colloquio, che si.-disse fosse stato un vero e proprio interrogatorio, durò a lungo. Esso però non condusse nò all'arresto né al fermo dello chauffeur che Indisturbato usci dalla Questura, ancora una volta in compagnia del Candeloro. A giustificare il rilascio, i funzionari affermarono che l'innocenza dello Zaccagnini, che aveva agito in buona-fede,-era stata provata. In ogni modo, essi aggiunsero, che le indagini ^sarebbero, proseguite- « Le indagini, sempre stando alle dichiarazioni dai funzionari, proseguirono, ma nessun nuovo provvedimento venne preso a carico dello Zaccagnini. Un baj giorno, anzi, si affermò che l'incartamento che lo riguardava era passato senz'altro alla R. Procura. Ciò nonostante, il giovane chauffeur non venne disturbato malgrado avesse precedenti poco raccomandabili, quale ad esempio il seguente: Il 15 giugno 1923, un rappresentante di commercio tale Zara fu aggredito a bastonate in piazza dui Popolo da quattro individui tra cui .era proprio io Zaccagnini che venne arrestato In un primo tempo e poi rimesso in libertà quattro giorni dopo la non lieta avventura. Ma lo Zaccagnini, dopo 1 interrogatorio in Questura di cui si è parlato, non ricevette più alcun fastidio dalla polizia. 11 suo nome ricorreva spesso sui giornali che invocavano una regolare inchiesta sul grave fatto e di cfò lo chauffeur ebbe più volte a lagnarsi con amici, affermando che l'opera elei giornali nei suoi confronti era veramente una persecuzione ». 1 All'arresto odierno dello Zaccagnini il Mondo dedica anche una nota in corsivo intitolata « Responsabilità ». Il giornale osserva che con telo arresto viene a capo un nodo che da molto tempo avrebbe dovuto essere troncato e vengono in .luce, quello che più conta, le responsabilità e le insufficienze che dimostrano ancora una volta, seppure di dimostrazione vi fosse bisogno, quali siano le conseguenze della teoria e della pratica dello Stato partito. Ricordate poi le caratteristiche circostanze in cui si svolsero le prime indagini e l'inesplicabile contegno della P. S. il giornale continua: «Dell'automobile degli aggressori non si procedette al sequestro, nè si fece ricerca alcuna. Il proprietario del garage fu lasciato tranquillo. Il console Candelori, rispettatissimo, non fu richiesto neppure di una cortese informazione per sapere come mai lo Zaccagnini, uomo amantissimo dell'ordine e delle leggi, avesse pensato di andare a depositare gli aggressori alla caserma di Magnanapoli (per farli arrestare, si intendeI) invece di fermare la macchina innanzi ai primi due carabinieri che pure dovette incontrare tra la via Francesco Crispi e la via Magnanapoli. In compenso furono moslrati allo Zaccagnini per un ridicolo riconoscimento alcuni disgraziati arrestati per caso, mentre Albino Volpi partiva per Milano e si proparava spiritualmente alle spedizioni della Rrianza ed all'eccidio di Matteotti. L'autorità giudiziaria accettò per buona la versione dello Zaccagnini e se ne lavò le mani e si addormentò sulle carte del processo Amendola, come si era addormentata su quelle de] processo Nitti. Ora si è risvegliata, ma l'opinione pubblica non può non rilevare nei.riguardi delle indagini compiute ed all'azione svolta parecchi mesi or 6ono come non si sia saputo o voluto valutare come si poteva e doveva gli elementi di fatto che erano sin dal primo momento a disposizione delle autorità. « Gli stessi elementi che hanno oggi condotto all'arresto dello Zaccagnini condussero dieci mesi or sono al suo rilascio. Contraddizione stridente, che denunzia purtroppo sintomi che vanno curati con una duplice cura; provvedendo anzitutto, come l'on. Amendola disse nel suo discorso a Napoli, a dare alla magistratura un'indipendenza vera e piena dal potere esecutivo, provvedendola di tutti i mezzi di indagini necessari alla sua alta funzione ponentloli alla sua esclusiva dipendenza anche amministrativa ed eliminando ràpidamente i fiacchi, gli inerti, gli incapaci e quelli, che 60no peggiori di tutti, cioè i compiacenti ». Anche il Giornale d'Italia rileva la stranezza del fatto che lo Zaccagnini è 6tato oggi arrestato sulla base degli.stessi elementi per cui egli nel dicembre scorso fu rilasciato dopo un semplice interrogatorio in Questura. c Tuttavia soltanto oggi è stato arrestato. Allo stato dogli atti, egli si trova probabilmente nelle condizioni eli prima; ripeterà cioè la medesima narrazione. Ma ce n'è abbastanza per indurre ora, cogli stessi elementi, il giudice istruttore ad ordinare l'arresto. Questo, può essere, persuaderà lo Zaccagnini a riempire qualche lacuna nei racconti sin qui ripetuti, o almeno a elare 1 segni caratteristici di coloro che si servirono della sua automobile per compiere la bella gesta. Può essere che si tratti sempre delle identiche persone che parteciparono alte altre', non esclusa quella ultima contro il Matteotti. La verità adesso che e cenata deve venire fuori per intero. Cosi si ha da sapere se gli atti verbaliz- zati in Questura sull'Invasione elei villino Nlt- ti furono o no mandati all'autorità giudiziaria. Insomma la luce deve essere fatta intera. Non è una questione di partito, prò o contro gli unì o gli altri, ma una necessità fondamentale della nostra vita civile che non ammette e non può ammettere cho sia tollerata la delinquenza ». Nei pomeriggio dì oggi il Procuratore del Re avv. Propersi ed 14 giudico istruttore comm. Occhiuto si sono recati a Regina Coeii ad interrogare lo chauffeur Zaccagnini. Oggi stesso gli stessi magistrati avrebbero dovuto procedere ad una nuova ricognizione su Albino Volpi, presente l'on. -Amendola, atto che è stato per opportunità rimandato ad altro giorno, essendo oggi il giudice occupato noli'interroga torio dello chauffeur. L'istruttoria Nitti si allarga Sull'istruttoria per l'invasione del villino Nitti, il Sereno informa: « L'istruttoria per la devastazione dell'abitazione dell'on. Nitti è destinata a dare sorprese. Abbinino già detto altre volte che sarebbero state accertate alcune responsabilità di un funzionario il quale, per ordine di non si sa chi, avrebbe sottratto in un primo momento un rapporto nel quale erano raccolti l risultati delle indagini intorno all'assalto del villino Nitti. Apprendiamo che sarebbe stato stabilito che fra i devastatori c fra l plfi accaniti vi era un commissario di Pubblica Sicurezza n per io meno, un addetto alla Questura Costui sarebbo siato Indicato fin dal primo momento, e vari testimoni avrebbero dichiarato cho essi sarebbero in grado di riconoscerlo. La cuoca di casa Nlttl a i ebbe a rivederlo, dopo la devaslizion?, e lo indicò a due carabinieri eli servizio in via Alessandro Farnese. La cuoca per il momento non si è potuta interrogare, e dei duo carabinieri non si riesce ad avere indicazione per chiamarli a deporre. Ieri, intanto, l\ giudice istruttore ha interrogato l'on. Mole ». Il Giornale d'Italia, rilevando stasera queste informazioni de! Sereno crede si debbano portare ad esse alcune varianti ed afferma: « La cuoca, una donna anziana, aveva la sera dell'invasione del villino, notato come uno dei più violenti nella devastazione, fosse proprio quel tale dai capelli bianchi a cui abbiamo accennato l'altro ieri per domandare se non fosse lo stesso che rimase spettatore dell'aggressione Amendola. La donna eli lui specialmente si ricordava pel furore impiegato nel distruggere quanto si trovava in cucina, non escluso uri bel pezzo di vitello ormai completamente arrostito. Alla mattina dopo, essa credette di vederlo passare davanti al villino, e immediatamente lo indicava ad un carabiniere, magari graduato, di servizio, ma si dico che ricevette questo consiglio: E' meglio che non ve ne incarichiate. Vero è che finora della donna non si 6 trovato l'indirizzo ». Anche il Giornale d'Italia riceve una corrispondenza da Avezzano in cui viene rilevato che evidentemente l'istruttoria per la invasione del villino Nitti. si va allargando, poiché, dico la corrispondenza « per incarico dell'autorità giudiziaria della capitale, stamane il pretore di Aivezzano ha interrogato con mandato di comparizione un giovane, certo Fusco, figlio del cav. Fusco, commissario prefettizio a Magliano dei Morsi. Si riferisco che il giovane Fusco abbia preso parte a diverse spedizioni punitive, ma non sappiamo con precisione che cosa egli abbia detto ntll'intcrrogatorio durato oltre un'ora. E' da ritenere però che egli abbia ammesso di avere p utecipato ad una spedizione contro l'on. Nitti. 11 padre del Fusco, interrogato da un nostro collega affermava che il figlio ove ne fosse stato richiesto dal magistrato avrebbe fatto anche 1 nomi di coloro che ordinarono e capeggiarono la nota dimostrazione ». ' La cronaca delle indàgini Per ciò.che riguarda l'istruttoria centrale dei delitti della Ceka, quella cioè relativa al l'assassinio dell'on. Matteotti, risulta che fra i testimoni sentiti dalla sezione di accusa la questi ultimi giorni sono anche certi .Virgilio e Amedeo Cristofani, abitanti al viale della Regina ove esercitano un modesto laboratorio di maglieria. Andando da una loro cliente in via del Buffalo, raccontarono ad essa di avere veduto nella giornata del 10 giugno, una automobile ferma con entro parecchie persone delle quali probabilmente hanno potuto ricordale le fisionomie. Sarebbe poi stata raccolta, a quanto sdite, una nuova testimonianza che aggraverebbe notevolmente la posizione del Filippolli. Pare che a qualcuno, mentre egli era ancora a Roma, e cioè prima della fuga, Filippelli rivelasse come era stata compiuta l'uccisione di Matteotti. Questa mattina il comm. Del Giudice, alla presenza del sostituto procuratore generale comm. Tancredi, ha raccolto la deposizione di due testimoni un tramviere ed una donna del popolo. L'uno e l'altra sì sono trattenute nel gabinetto del presidente della sezinne di accusa circa mezz'ora. Il Mondo dice che, su richiesta del commTancredi ed in seguito alla pubblicazionapparsa in questi ultimi giorni sul Mattino e sul Popolo il comm. Del Giudice ha deliberato di raccogliere la deposizione di Gennaro Abbatemaggio a Napoli per rogatoriaIl che prova, continua il giornale, che fino a questo momento i magistrati inquirenti non danno molto peso alle rivelazioni di Abbatemaggio, il quale non dovrebbe subire alcun confronto nè con Dumini nè con altri imputati. Quest'oggi verso mezzogiorno sono statconvocati nel gabinetto della sezione di accusa gli avvocati' rappresentanti delle duparti ed i periti entomologici proff. Alessandri e Negri. I magistrati comm. Del Giudice Tancredi, d'accordo con gli avvocati, hannproceduto alla formulazione dei quesiti per la perizia entomologica, già fissata per lunedscorso e poi per 1 assenza del prof. Negri rinviata ad oggi. Erano presenti anche i dottorMassari e Bellucci. I due periti prestarongiuramento. Quindi, i magistrati proposerloro un quesito all'incirca così formulato: « In base alla diagnosi entomologica del materiale estratto dagli avanzi del cadavere e daterreno della fossa dove esso era inumatoprocedere alla determinazione del rapportesistente con lo stato di dissolvimento del cadavere stesso ». L'esame annunziato tende a stabilire con la durata la normalità o meno d3l processo putrefativo del cadavere, e se indirettamentabbia carattere di verosimiglianza la tesi sostenuta ultimamente da autorevoli persone ed accolta da qualche giornale secondo cui resti trovati nella fossa della Quartarella, eccezione fatta per il teschio non sarebbero appartenuti nll'nn. Matteotti. I prof. Alessandre Negri hanno chiesto per la loro perizia venti giorni di tempo. In .questi giorni, mentre si nttendono i risultati delle perizie medicolegale, chimica e topografica, ed ora anfche eli quella entomologica, saranno sentiti altrtestimoni. Poi, i magistrati torneranno dnuovo a Regina Coen per eventuali confronte per contestare a tutti gli imputali gli ultimi accertamenti dell'istruttoria. L'opera della polizia dopo il delittoSi è scritto che Albino Volpi aveva già ammesso la sua partecipazione al delitto. Orail Giornale d'Italia osserva: — La notizia non è interamente esatta. Più fondato appare il fatto che di quella sua partecipazione egli si confidasse con qualche Intimo amico milanese il quale può darsi sia oggi, conosciuto dai magistrati inquirenti. Si ricorderà, infatti, che ci furono amici che favorirono la sua fuga dalla sedo di una associazione di Milano, e poi. finché poterono, ne protessero la latitanza. Non è escluso che anche per queste ragioni l'istruttoria abbia da allargarsi. Lo stesso Giornale d'Italia poi scrive: « Alcuni colleghi si sono accorti della importanza di un quesito che noi abbiamo da tempo proposto, da quando cioè l'ex-questore eli Roma affermò di avere ordinato il pedinamento eli Dumini dalla sera del mercoledì Il giugno. Il quesito nostro era: da chi la polizia ebbe le indicazioni, pur sempre necessarie a provocare tale ordine? Bisogna riconoscere senz'altro che l'intuizione della polizia fu precisa, perchè, mentre ancora siI parlava di sparizione del deputato unitario a a e , o n a , , i a . o l o e l a a re ao d 0 a. e i pa ia a e e a eem. e o ina. a n en mti co ne o a di nri o o n a, al o, o an o e oe non si conosceva neppure il numero' dell'automobile col quale 6i compi il ratto, il questore eli Roma aveva già identificato l'autore principale del misfatto. Ora, noi davamo fin d'allora meritata lodo allo autoritàeli pubblica sicurezza, ma credevamo non Inutilmente ohe metteva conto di conoscere conio si era loro cosi rapidamente rivelata la verità. Il fatto che alcuni colleglli, -dopo parecchio tempo ripetono la stessa domandaci riconferma nell'opinione che essa non siapunto trascurabile. L'istruttoriaj una voltapubblica, ci illuminerà anche su questo episodio ». Anche il Popolo torna stasera sull'argomento del contegno della polizia di Roma e della Direzione generale della Pubblica Sicuiezza all'indomani del delitto: ■ Como e eia chi la Polizia e la Direzionedella Pubblica Sicurezza ebbero le priminotizie del delitto? Come e perchè idea tlftcarono subito nel Dumini uno degi esecutori principali? Dovrà rispondere ; queste domande il questore Bertint in pri ino luogo, per le note espressioni sfuggitegi involontariamente o ad arte davanti a fi stlmoni vìvi e sani e degni eli fede. Le su risposto dovranno poi coordinarsi con altr testimonianze capitali, quelle del QuilicI quella del Cibelli, nonché all'eventuale corfessinne del Fillppelli intorno ai cui segret Naldi deve essere abbastanza bene informa to, se è vero cho da tali circostanze gii • derivala la disavventura por cui trovasi ; Regina Coeii ».1 0 y Il caso Naldi Nel proseguire l'esame di questa fraccla, ilPopolo osserva che la posizione di FilippoNaldi era ed è tuttora un enigma. • « L'imputazione di favoreggiamento nel tentativo di fuga del Filippolli non è sufficiente e non legittimo la detenzione preventiva dNaldi. Sappiamo che vi sono altri indiziati elfavoreggiamento i quali si trovano a piede libero e nessuno pensa di contestare che vsi-trovano di pieno diritto. Perciò non resta cho un dilemma: o Naldi è detenuto per altro capo di imputazione diverso e più grave elesemplice favoreggiamento, o il Naldi è detenuto per un errore giudiziario prodotto da qualche manbvra poliziesca. In un primo tempo, polemizzando con noi, certi ufficiosi volevano identificare nella persona del Naldi icentro del movente cosidetto affaristico dedelitto Matteotti, ma la polemica fu poco felice per l sostenitori della tesi affaristica chnoi respingevamo. In seguito a tale dibàttito pubblico, pare che il difensore di Naldi abbia chiesto ai magistrati inquirenti di contestaral suo cliente il capo di imputazione per cuil Na.ldi 6tcsso trovasi in istato eli detenzionema sappiamo quale risultato abbia dato tale richiesta. Una voce che i giornali raccolsero nei giorni scorsi perchè udita con insistenza neglambienti di palazzo di Giustizia dava prossima la scarcerazione di Naldi, ma ieri lTribuna pubblicava che questa voce non aveva nessun fondamento, in quanto a caricdi Filippo Naldi permane sejnpre l'Imputazione di complicità per avere promesso assstenza e aiuto dopo il delitto. Non sappiamqijali sono gli elementi processuali raccolted a cui alludeva la Tribuna. Conviene peròper non cadere in equivoco, spiegare chperchè possa sussistere l'imputazione di complicità per avere promesso aiuto e assistenzal delitto ai sensi dell'art. 74 del Codice penale, ò necessario che la promessa di assstenza, e di aiuto sia stata fatta prima dellconsumazione del reato c che inoltre ststata falla come atto di concorso nel reat6tesso. Senza il concorso di queste obbiettivcondizioni di tempo e di fine, l'imputaziondi complicità cade e non resta in campo diquella di favoreggiamento. Pertanto «e l'informazione della Tribuna ha fonelamentoconviene credere ohe gli elementi processuaraccolti a carico di Filippo Naldi contenganqualcosa per cui possa presumersi provated indiziato che Naldi stesso abbia concorsnel reato con ccciteTC e rafforzare la risoluzione di commettere e col promettere assstenza ed aiuto da prestarsi dopo il reatoMa quale reato potrebbe applicare per contdel'Naldi l'Imputazione di concorso? Nell'afare Motteotti sono ormai stabiliti due delitbe;n distinti l'assassinio e l'occultamento dcadavere. Ci sembra poco probabile il concorso nell'assassinio per più ragioni, sopratutto per mancanza di una causale del Naldalla consumazione di un delitto di sangucontro una persona verso cui non risultavesse particolari motivi di ostilità e dvendetta. ■ Quanto al secondo delitto, cioè all'occutamento del cadavere vi sono forse indizi del'esistenza di una causale tale da determinre il Naldi a diventare complice o correoNon pare cho il Naldi abbia avuto rapporprima o dopo il delitto con alcuni degli imputati all'infuori dei Filippelll. A questo prposito, ci risulta che l'incontro tra il Naled il Filippolli sarebbe avvenuto tra gli ultmi di maggio e i primi di giugno quando Naldi in concorso con un noto finanziatoera riuscito a conquistare il controllo azinario del « Corriere Italiano ». Si può affemare cho con questa riapparitone del Nainelle « coulisscs » del giornalismo romancoincielono le strettezze finanziarie del « Coriero Italiano ». Il Naldi stava per diventadunque portatore eli nuovo capitale nel « Coriere Italiano » nei primi di giugno. In quesmomento avviene il delitto Matteotti, le cconseguenze sono atte a travolgere col Filipelli, il « Corriere Italiano » nel quale egsi trova ad avere nei giorni prima immesed assicurato un capitale ed il suo proprcontrollo. Il Naldi, verosimilmente, è intevenuto per salvare il giornale. A questo scopegli ha forse ritenuto utile la scomparsa deltraccio del delitto e l'allontanamento del Flippelli dall'Italia? Si deve ritenere che i coloenil avuti In eniei giorni dai due e la visia Bologna all'aw. Tiraferrl avessero per ogetto l'esame di tale piano. Se non siamo mle informati, l'autorità giudiziaria avrebbtratto dalla deposizione QuilicI alcuni elemeti utili alla chiarificazione di queste eventuli responsabilità ed interventi del Naldi nel'affare Matteotti ». Negli ambienti del palazzo di Giustizia si rtiene che, salvo casi imprevisti, ed improrgabili, nel prossimo ottobre l'istruttoria sarchiusa e gli atti passeranno alla sezione accusa per la reepiisltoria e )a sentenza, e foso alla fine del mese corrente saranno mesa disposizione degli avvocati i numerosi Iterrogatori c sarà finalmente concesso ai dfensori di conferire coi loro clienti.