Non toccare lo Statuto e togliere le armi

Non toccare lo Statuto e togliere le armi Non toccare lo Statuto e togliere le armi I problemi costituzionali e l'ordine pubblico nell'esame della situazione - Ancora la voce di chiusura della Sessione - Il Consiglio dei Ministri convocato per venerdì - Sem Benelli dichiara a Montecitorio di non essere stato finora chiamato da Mussolini. Roma, 9. notte. Per venerdì è convocato a Palazzo Viminale il Consiglio dei ministri. Oltre alle questioni di ordinaria amministrazione, il Consiglio dovrebbe discutere importanti problemi. In ambienti ufficiosi si ritiene che la riunione è stata principalmente indetta per un esauriente esame della situazione politica. L'on. Mussolini, dopo la relazione sull'andamento della Conferenza di Ginevra e sugli ultimi avvenimenti internazionali, porterà la discussione sulla situazione generale del paese. Non si esclude che l'on. Mussolini voglia, d'accordo con l'on. Federzoni, sottoporre all'approvazione del Consiglio dei ministri provvedimenti atti ad assicurare il promesso mantenimento dell'ordine pubblico. Si afferma inoltre che la situazione politica verrà anche esaminata dal punto di vista parlamentare, avvicinandosi la ripresa dei lavori della Camera. Il colloquio alla Reggia e la Camera Segnaliamo le voci, di nuovo in circolazione, di chiusura .della Sessione. Dell'importantissima decisione si occuperebbe, secondo taluni, appunto, il Consiglio dei ministri. A titolo di cronaca aggiungiamo che L'Informazione Finanziaria si dice in grado di assicurare che « il Governo sarebbe deciso a ricorrere a tale mezzo per costringere le Opposizioni a riprendere il loro posto in Parlamento: su questo punto, il presidente del Consiglio avrebbe chiesto alti consensi in occasione di un recente importante colloquio ». Là Agenzia allude evidentemente al colloquiò avvenuto sabato scorso tra il Re e l'on. Mussolini e che ha avuto larga risonanza nel paese, date le precise dichiarazioni del Governo ' relative all'ordine pubblico diramate il giorno stesso. Ma nessuno può conoscere i particolari della ' importante conversazione tra il capo dello Stato e il capo del Governo. Conversazione importante per tutta l'opinione pubblica italiana, ma non per L'Idea Nazionale, che si meraviglia stasela che il colloquio abbia fatto tanto chiasso, perchè « esso rientra nell'ordine più normale e più logico degli avvenimenti ». Di qui l'organo nazionalfascista vuol trarre la conclusione che gli avversari del regime tentano di scoprire la Corona. Ad ogni modo, come abbiamo già altre volte rilevalo, anche queste voci di chiusura della Sessione rispondono probabilmente alla preoccupazione degli ambienti governativi per la secessione delle Opposizioni sull'Aventino, bende la stampa ufficiosa continui a mostrarsi sprezzante circa l'atteggiamento delle Opposizioni stesse. Il Giornale d'Italia rileva che nessun fatto autorizza a dare fondamento e credito alle voci di chiusura della Sessione e soggiunge: « Il colloquio tra il Sovrano ed il presidente del Consiglio non è stato preceduto nè seguito da altri colloqui con altre personalità politiche. E ciò ha la sua importanza, in quanto è noto che la decisione di una chiusura di Sessione è di prerogativa sovrana e sempre, per consuetudine costituzionale, è accompagnata da brevt consultazioni reali. Non consta, finora, che il presidente del Senato e quello della Camera siano stati interrogati dal Re. Ma a prescindere da questi» considerazioni, per cosi dire di ordine formale, una chiusura della Sessione potrebbe essere mo: tivata da ragioni di ordine pubblico e di indole parlamentare, che riguarda soprattutto la maggioranza. Ora, nessun fatto nuovo e intervenuto, dalla secessione delle Opposizioni, a mutare la situazione parlamentare e quella specifica della maggioranza, la quale non ha avuto modo, dopo gli avvenimenti dello scorso giugno, di esporre il suo pensiero. Piuttosto, se si è reso necessario — anche dallo scadere dell'esercizio provvisorio al 31 dicembre — che una decisione appaia al governo urgente ed opportuna riguardo al Parlamento, questa non potrebbe che riferirsi alla riapertura e convocazione delle due assemblee legislative. Anche su questo argomento una decisione non potrebbe essere presa senza tenere presenti tutti i nuovi elementi che si sono prodotti nella situazione politica, ciò che giustifica il riserbo che il Governo mantiene intorno alle sue intenzioni ed ai suol propositi per il prossimo avvenire •. La maggioranza e le sue crepe Quindi il giornale esamina brevemente la situazione della maggioranza ed osserva che i due fatti più notevoli riguardanti quest'ultima consistono nella posizione assunta dai combattenti e nell'iniziativa degli on.li Ponzio di San Sebastiano, Viola e Sem Benelli per lo « Lega Italica ». L'organo dei liberali fiancheggiatori si chiede se questi due niovimenti mirino soltanto a suscitare correnti di opinione pubblica nel paese, influendo per questa via sul Governo, o se tendano a realizzare obbiettivi più specificatamente politici e quindi ad estendere la loro azione nel campo politico: ii In quest'ultimo caso, che ha maggiore fondamento, è evidente che l'immediata con seguenza sarebbe una scissione nelle file del la maggioranza e la separazione da questa cosi dei combattenti come degli aderenti alla t Lega italica ». Una crepa di non grave importanza numerica, in quanto la scissione allontanerebbe non più di una decina di deputati della maggioranza; ma di notevole portata politico-morale, come ha dimostrato di capire lo stesso Direttorio fascista quando, a grande maggioranza, in una delle ultime riunioni, respinse la proposta dell'on. Farinacci di espulsione degli on. Viola, Ponzio di San Sebastiano e Musotto ». Il Giornale d'Italia non accenna affatto, come si vede, ad un terzo elemento della maggioranza, cioè i liberali fiancheggiatori, che pure sono argomento di viva discussione, dato l'atteggiamento di aperta critica assunto ormai da molte settimane dal loro organo ufficiale. Il Giornale d'ttalia si limita ad accennare alle ipotesi che si fanno sui risultati del prossimo Congresso liberale indetto a Livorno e rileva la serietà e la maturità di propositi del Partito, come appaiono dalle adunate regionali in corso. Il giornale conclude: « Lo stato d'animo che noi abbiamo interpretato e ci sforziamo costantemente d'interpretare è di fedeltà alle tradizioni del liberalismo italiano ed ai suoi' fondamenti programmatici. I liberali non hanno particolari interessi da sostenere o da difendere. Essi si propongono, di fronte all'odierna situazione politica, di riaffermare l'attualità del pensiero liberale e di indicare la via per la qua. le il paese può ritrovare e riconquistare, nella restaurata autorità deJlo Stato e delle sue leggi la garanzia d'ella sua libertà e del suo lavóro •. "Ognuno vive delle illusioni che pud,, Bisogna d'altra parte notare che II Giornale d'Italia, mentre continua a contestare energicamente al Governo di fare dell'allarmismo e dimostrare che sono proprio i fascisti a mantenere inquieta l'opinione pubblica, con la minaccia di seconde ondate, mantiene sempre un atteggiamento di piena' riserva verso l'annunziata riforma costituzionale. Nel suo odierno editoriale II Giornale d'Italia sostiene una tesi già altra volta sostenuta dalla Stampa, cioè che il cosidetto Stato nazionale è praticamente inesistente. L'organo dei fiancheggiatori prende le mosse dal fatto che <i il fascismo, conquistato il potere, ha voluto avere un proprio pensiero politico e nel suo sforzo di avere delle idee si è imbattuto nello Stato nazionale degli ex-nazionalisti e se ne è impossessato. Ma la concezione nazionalista dello Stato è fallita, perchè il pensiero nazionalista oscilla tra il costituzionalismo ortodosso di Federzoni, le Teviviscenti velleità 6indacaliste degli ex-socialisti cerne Forges e Maravglia, il torcaiolismo di schietta marcafrancese di Coppola e altre tendenze e sotto: tendenze, per lasciarsi infine trascinare, di fronte al successo del mussolinismo, dal cesarismo entusiasta e perfettamente acritico di Enrico Corradini ». ZI Giornale d'Italia afferma poi che, sul terreno pratico, non c'è che lo Stato liberale e lo Stato socialista, rilevando inoltre come la stessa formula di Stato nazionale non regge ad una critica elementare. Difatti, l'Italia è Stato nazionale almeno dal 1861 e la Francia dal 1600, perciò il giornale ritiene che questa stessa improprietà di linguaggio ha il suo valore come indice della confusione delle idee, che è alla base della mentalità riformatrice. Venendo poi al compito che spetta alla Commissione dei 15, l'organo dei fiancheggiatori dice: « Nei quesiti posti dal Direttorio vi sono due intenzioni distinte di diversa gravità. Una, meno grave ma altrettanto chiara, è il desiderio di applicare tutta una serie di provvedimenti restrittivi, di quelli che in altri tempi si sarebbero detti reazionari, contro la stampa, le associazioni segrete, ecc., e di tro: vare, sotto la forma del riconoscimento dei sindacati, un meccanismo infallibile per tenere a freno le masse operaie. Inoltro, si crede di poter dominare le banche con le leggi, quando manca ai governi la capacità di controllarle e farsele alleate nell'interesse del paese. Sin qui nulla di male. Ognuno vive delle illusioni che può, e le illusioni dei partiti nazionali sono sempre, come insegna la storia, le più brevi e caduche. L'altra, assai meno chiara e confessata, ma se riuscisse a concretarsi in un piano gravissima, consiste nel pio desiderio di porre la mano, in nome dello Stato nazionale, sul congegno costituzionale e nel rapporti tra potere esecutivo e potere legislativo ». La ragione d'essere della Monarchia Il Giornale d'Italia, a scanso di equivoci, dichiara senz'altro che tale congegno non potrebbe essere modificato senza mettere in discussione la Monarchia e le libertà statutarie; quindi soggiunge: « Lo spirito della Costituzione non è regolato nè regolabile con leggi scritte, e la suprema istanza tra potere esecutivo e legislativo, in caso d'insanabile grave conflitto, ò la Corona, la quale, d'altronde, non ha altro mezzo costituzionale per risolvere il conflitto astraendo da provvedimenti di eccezione, e perciò stesso temporanei, coinè Ministeri militari e simili, ull'iiifuori dell'app.-Ue al paese. 11 che riduco in gran pari.' il problema ad un probkmu d'opinione pubblica. Ora es¬ sendo evidente che in momenti delicati e drammatici il Sovrano non ha altra guida che la sua coscienza e quel formidabile ma imponderabile elemento che è il sentimento e la coscienza dei cittadini, se si vuole abbellire lo Statuto con ghirigori che constatino e codifichino nella forma meno infelice pos-1 sibile questo intimo spirito della nostra pras- ' si costituzionale, ci pare che il risultato non compensi la manomissione formale di un documento storico, il cui valore ideale supera quello letterale. Se si vuole invece inlaccare profondamente questo congegno bisogna rendersi conto, fin dal principio, «he si mette in discussione la stessa ragione di essere della Monarchia costituzionale. Ed allora, posto che una monarchia tipo Hohenzollern o Romanoff non è pensabile, bisogna dire subito se si vuole una repubblica presidenziale tipo Stati Uniti, od una Monarchia reazionaria tipo Bonaparte, e dichiarare subito quale si crede essere il Giorgio Washington o il Napoleone II della situazione. Perchè in tale caso discuteremmo su altra base » Osserveremo anche, per la cronaca, che Il Giornale d'Italia riproduce l'odierno editoriale del Corriere della Sera ed esamina le responsabilità dei ministri liberali nel Gabinetto fascista. La situazione secondo i clerico-fascisti Riguardo alle opposizioni, merita rilievo una nota politica che pubblica l'ufficioso Corriere d'Italia, il quale riprende una tesi non nuova, essendo stata sostenuta tempo addietro dalla Tribuna, cioè che se gli oppositori fossero andati incontro al Governo dopo il delitto Matteotti, avrebbero ottenuto l'impossibile. Secondo il foglio clerico-fascista, le Opposizioni avrebbero dovuto sorridere al Governo proprio in un momento in cui — e riferiamo qui testualmente le parole del giornale — « il delitto Matteotti non scatenò soltanto una rivolta morale in tutto il paese, ma per la zona di responsabilità che esso sollevò dinanzi all'opinione pubblica scosse in un primo tempo la compagine ministeriale così fortemente che parve tutto travolgere in una rovina paurosa ». Il Corriere d'Italia prosegue affermando che ormai le Opposizioni hanno perduto l'iniziativa, che è passata di nuovo nelle mani del Governo. Le Opposizioni, a detta del giornale, avrebbero perduta ogni partita politica e non vi è nulla da sperare dal processo : « Non resta che l'eventualità di una disgregazione della maggioranza dovuta al libero giuoco delle tendenze. E difatti, le Opposizioni dovranno puntare tutti l loro sforzi su questa carta. Ma il soggiorno sull'Aventino comincia ad essere imbarazzante, perchè la partita non può essere giuocata fuori del Parlamento. E' quindi molto verosimile che le Opposizioni abbandoneranno, presto o tardi, con una formula più o meno abile, una posizione sempre più incomoda, per non lasciarsi tagliare fuori completamente da una situazione che essi avrebbero potuto risolvere a loro vantaggio. In politica una situazione sfuggita significa una battaglia perduta ». Abbiamo accennato alla tesi del Corriere d'Italia perchè essa entra in quella campagna che, con diversi spunti, cerca di far ricadere sulle Opposizioni ogni responsabilità. Così si afferma oggi che se le Opposizioni avessero offerto il ramoscello d'olivo al Governo nel momento in cui era profondamente scossa la fiducia del paese nel Governo stesso, l'Italia sarebbe diventata un paradiso terrestre delle libertà statutarie e della perfetta normalità. Si vuole far credere che i fascisti avrebbero rinunziato alla divisione in patrioti ed in antinazionali ed al sovvertimento della Carta albertina. Il secondo tentativo fascista 'di riversare sulle Opposizioni, che si mantengono tenacemente ligie alla tattica legalitaria, la responsabilità dell'illegalismo, di cui la cronaca di tutti i giorni registra nuovi episodi, non attacca. Dall'illegalismo fisico a quello morale Su questo argomento 11 Popolo torna a rispondere all'affermazione fascista che fa dipendere l'illegalismo fascista da quello morale dell'opposizione. Premesso che l'illegalismo... fisico è stato per quattro anni il metodo del fascismo, e ricordati gli episodi più sanguinosi del fascismo armato che ha continuato il sistema anche dopo che il partito aveva conquistato il Governo, il giornale osserva che non poteva esservi illegalismo fisico senza quello morale, e scrive: « Illegalismo morale è stato quello compiuto coll'imbottire la testa degli Italiani, per persuaderli che 11 fascismo doveva avere i loro consensi perchè li aveva salvati dal pericolo del bolscevismo; ed invece, allorché il fascismo è uscito dalla teoria per passare all'azione, esso era già scomparso. Illegalismo morale fu compiuto col sistematico capovolgimento della verità, cosicché 1 fascisti riuscivano a passare per vittime dogli svento- 1 rati che avevano spedito all'altro mondo. Illegalismo morale è stato quello compiuto dal fascismo dopo la marcia su Roma, adottando come metodo di governo la minaccia ricattatoria sistematica contro gli avversari che non rinunziavano alle proprie idee ». Quindi l'organo popolare rileva che, sino al giorno del delitto, l'illegalismo morate aveva ottenuto tutte le vittorie grazie all'illegalismo fisico, per cui tutto era lecito a chi governava a Roma e nelle Provincie perché era inibita la critica: « Il Governo e il partito fascista svillaneggiavano, offendevano, accusavano con linguaggio da irivio, gli esponenti dell'Opposizione ed i movimenti politici che di essi si onoravano. Gli offesi non dovevano replicare. Insomma, l'illegalismo morale aveva cosi depravato il costume, che i fascisti si erano abituati a ritenere lecita ogni cosa, mentre agli avversari non riconoscevano che il diritto di subire in silenzio gli insulti, gli oltraggi, le minacce di cui li gratificavano. Improvvisamente, il io giugno, l'assassinio Matteotti mutò la situazione ». Il Popolo, ribadendo l'accusa di illegalismo alle Opposizioni, rileva quindi lo spirito e le finalità morali della campagna dell'Opposizione : « Comprendiamo lo sdegno di Mussolini, comprendiamo che'egli, data la sua mentalità, giudichi illegalismo morale quello dei giornali dell'Opposizione, i quali svelano giorno per giorno tutte le malefatte del fascismo e lo screditano ogni giorno più nel giudizio della pubblica opinione. Inutilmente il decreto sulla stampa tenta di arrestare la marcia della verità, che suona inesorabile condanna per gli uomini ed t metodi del fascismo. Se i giornali dell'Opposizione non fossero stati jugolati dall'illegalismo morale che si faceva forte di quello fisico, lo sgonfiamento del fenomeno fascista sarebbe avvenuto già da molti mesi e non 6i sarebbe pervenuti al tragico culmine dell'assassinio di Giacomo Matteotti. Oggi il fascismo sconta l'illegalismo morale non meno di .quello fisico, e Ja campagna dell'Opposizione è intesa innanzi tutto a rimettere in onore quei valori morali contro i quali il partito ed il Governo avevano esercitato l'illegalismo più immorale ». Lo stesso giornale, in una nota dedicata a Farinacci, che ha detto di attendere l'Opposizione all'azione, nel senso delle fucilate, osserva che Farinacci aspetterà un pezzo : «Perchè è diffìcile che nelle sedi dell'Opposizione dei giovinetti di 15 o 16 anni siano strappati alla vita per colpa di ordigni esplosivi, come è avvenuto proprio durante la visita dell on. avvocato a Firenze ; ed anche perctie — se ne persuadano i fascisti di ogni cancro, ma specialmente quelli della tendsn2= £ar'nacci-Musolini — ]e Opposizioni, a fa- ^VtMiTl^o sono sicure di Podere, mentre a stare ferme sono sicure di vincere ». Il problema essenziale: disarmare Ma il proposito di contenere la propria azione nei limiti della legalità non è soltanto enunziato e proclamato dalle opposizioni per ciò che riguarda la propria attività: è anche evidente questo proposito nella stessa loro campagna per il problema dell'illegalismo, che resta immutato nonostante i provvedimenti che il governo dichiara di voler prendere e le disposizioni che i ministri più direttamente responsabili impartiscono. Il problema dell illegalismo è strettamente connesso a quello del disarmo. A questo proposito II Mondo accenna ai gravi incidenti di questi giorni, fra cui la spedizione di Forio d'Ischia, alla quale ha preso parte il colonnello on Greco, rilevando appunto l'impossibilità di risolvere il problema senza procedere al disarmo : « Ameremmo, ad esempio, conoscere il parere del direttore generale della Pubblica' Sicurezza su questo quesito; circa la possibilità di mantenero l'ordine pubblico in un: paese nel quale si lasciano circolare liberamente armi e munizioni. Giacché non meno di questo si chiede oggi in Italia allo Stato: compito assurdo quant'altro mai vera quadratura del circolo, nei riguardi dell'ordino interno. E nulla è più penoso e più pie oso del vedere la pubblica sicurezza Vi ^L^.bm-€ri- "ncorrere inutilmente le formazioni di violenti, che sorgono e si riformano ad ogni istante dalla matrice sempre feconda del partito armato, e vedeSt esaurire nela caccia al fenomeno mentri o^f L0r,° ÌTimt0 & mirare caula La causa è fuori questione, è al sicuro da osni misura preventiva perchè il regime cosi vuo„« ^toVOrrenim.0 ?ne a ministro dell'interÌ^LE0!6656 manl*«stare il suo pensiero apertamente e ci facesse sapere se crede che l'ordine possa essere mantenuto, o meglio rista"H™ ™ Italia, se non si procede risolutala f a *lsafmare il paese e soprattutto il partito, che si è costituito una specie di monopolio extra-legale dell'impiego delle armi», "Mentalità caporalistica„ Per il momento, lo spirito bellicoso che domina il fascismo continua ad occupare la stampa romana non fascista, specialmente irritata dall'accusa di .allarmismo. Il Giornale d'Italia, nella stia edizione meridiana, rilevava stamani varie incomprensioni del fascismo, e special-