L'attività criminosa degli imputati e le sue molteplici manifestazioni

L'attività criminosa degli imputati e le sue molteplici manifestazioni Il propeso Matteotti L'attività criminosa degli imputati e le sue molteplici manifestazioni Roma, 8, notte. Sulla circostanza della premeditazione inequivocabile del delitto Matteotti, e poi sull'altra circostanza degli intralci all'opera di giustizia e della mancata applicazione della legge, il Giornale d'Italia, che già nei giorni 6corsi, come sapete, ha insistito sull'argomento, vi torna stasera coi seguenti rilievi hcatgcfnt„ o«— Gennai-ino, la si va a fondo». Questa mfrase, che gli sarebbe stata rivolta dal Du- Emini per indurlo a partecipare alla spedlzio-, ,™» contro Matteotti. Gennaro Abbatemag- ggio ha voluto ripetere ad un collega roma- ^no. E sull'esattezza di qunnto quel perso-1 nagglo può afiermare e ripetere, noi come avvertinime già altra voitn, non 6iamo disposti a giurare. Ma, per questa volta è giusto constatare come le sue affermazioni siano rinforzate da altre, tino a prova decisamente contrarla meritevoli di fede. Vi è chi, fatto venire espressamente da Firenze ai primi di giugno, vuole tornare alla sua citta appunto per avere inteso che « si vuole andare a fondo ». Non è il solo. Un mutilato di Terra di Lavoro conferma, anche di fronte alle più vive contestazioni, che una simile proposta, anzi, p4ù precisamente l'identica proposta, gli fu fatta, benché per diverso tramite cioà senza l'intervento diretto o apparente di Dumi ni e di Bossi. Vi sono dunque tre testimonianze, per ora, che arrivano alla stessa conclusione e cioè che l'impresa contro Matteotti era predisposta con mezzi eccezionali, logicamente per raggiungere un effetto diverso dalle piecedenti, li' impossibile, ci pare, non tenere conto di questi dntl di fatto, in quanto essi portino una chiarissima luce sulle finalità del reato e sulle responsabilità dei mandanti e degli esccutoT!. L'organizzazione del delitto « Dopo di che, dal più Importante passiamo ai particolari, i quali pure, come rivelazioni di ambiente non sono secondari. Dove sarebbe avvenuto uno dogli ultimi colloqui tra Dumìni ed Abbatemaggio, i quali già avrebbero lavorato insieme? Precisamente, nella pasticceria Bonzi e Singer, uno degli esercizi sempre più frequentati del centro di noma. Dunque, le sentenze dell'autorità giudiziaria non contavano nulla per Abbatemaggio, o almeno a lui la polizia lasciava la strada libera. A questo punto, noi insistiamo non perchè animati da sentimenti ostili verso il denunciatore del processo Cuocolo, ma perchè 11 suo caso illumina altri, troppi, dai quali appare che la giustizia a volte trova impedimenti per cui la leyge si applica e non si applica. Su di ciò dobbiamo essere- d'accordo che non ci 6iano più indulgenze ed errori del genere. Magari anche coloro che adempiono a delle pubbliche funzioni avrebbero da evitare di tener i jjuvjic luii/.iuui avjcujrciu ut» svinile tu l«IJCi \*m ^iyadui noti per la loro attività con- o e o a a e . . l l r l e a a 0 tro 11 codice penale » Il Popolo, per parte sua, rievocando due Interviste pubblicato negli scorsi giorni, e cioè quella col « signor Fedele » a riguardo delle rivelazioni delle due signorine austriache intime amiche del comm. Cesare Rossi sul pranzo a Frascati nella sera del 10 giugno e quella con Abbatemaggio, afferma: » Legittimamente, non rimane ormai più alcun dubbio che il delitto era meditelo e preparato da lungo tempo. Ma un nuovo elemento a questo riguardo sarebbe già acquisito alla Sezione di accusa e risulterebbe dalla deposizione di due testimoni della provincia di Caserta, e cioè di un ufficiale dell'esercito, mutilato, e del fiduciario di un deputato. Pare a quanto si dice, che si tratti di questo. Qualche giorno prima che si effettuasse 11 ratto dell'on. Matteotti, il fiduciario del deputato si sarebbe rivolto all'ufficiale, anch'egli fascista della Sezione mutilati, invitandolo a nome di altri e di Cesare Bossi a trovare tra gli squadristi da lui dipendenti tre nomini forti e capaci di compiere una spedizione contro Matteotti. Non avendo l'ufficiale aderito a tale invito, ma di questo grave fatto avendo parlato in seguito ad alcuni suoi amici dopo che della scomparsa dell'on. Matteotti si rese conto sulla cronaca dei giornali, l'ufficiale sarebbe staio più volte minacciato gravemente da vari fascisti della provincia, ed anche di Roma. La Sezione di accusa, edotta delle rivelazioni dell'ufficiale e delle minaccio continue delle quali egli si sarebbe lagnato, lo chiamò in un primo momento a deporre ». Ne è quindi seguito l'agitatlsslmo confronto di cui siete stati Informati sabato. I due testimoni, come già vi speciflcavaimo, erano T'Ufficiale mutilato Evangelisti, di Rocca d'Arce, e tale Pellegrini di Rocca Secca, entrambi fascisti ed organizzatori di fasci in provincia di Caserta. Il Pellegrini è segretario dell'on. Greco. L'escussione di nuovi testimoni è in questi giorni la maggiore fatica dei magistrati deMa sezione di accusa. Lo ha dichiarato lo stesso comm. Del Giudice ad un giornalista dicendogli : • In quest'ultima fase d'Istruttoria stiamo intensificando l'esame testimoniale e lo intensificheremo ancor più ». Il muterò della Quartarella A questo proposito il Popolo osserva che i nuovi testimoni dovrebbero portare elementi muovi, per spiegare il mistero della Quartaretta: « Le circostanze del ritrovamento ohe danno luogo a quesiti ohe ancora rimangono senza risposta, ma ohe sperlaimo la trovino nell'incartamento dell'istruttoria, sono Innumerevoli, come risulta dalle indagini che siamo andati esponendo. Ma sempre delle nuove ne emergono. Come è noto, il brigadiere del carabinieri Caratelli, dopo scoperta, ha proceduto e fatto procedeire all'escavazlone della fossa in cui trovaivasi 11 cadavere, in modo da modificare sia la posizione delle varie parti, sia l'aspetto di essa. (Si pensi al raschiamento del teschio eseguito subito). Pare ohe simile fatto, compiuto da un brigadiere del carabinieri o dietro suo ordine, sia una infrazione belila e buona di una tassativa disposizione di legge sulla rimozione dalle salme senza l'assistenza delle autorità giudiziarie. Che il brigadiere Caratalli ignorasse tali disposizioni non è ammissibile, data la sua qualità di funzionario, nè è ammissibile le avesse dimenticate durante la licenza ». Riguardo poi al rilievi ohe vi abbiamo citato dal Sereno sul fatto che mancherebbero ancora a Regina Coeli due assassini di Matteotti e sul fatto che il Sereno stesso esclude la partecipazione del Thierechwald alla materialità dell'assassinio, 11 Popolo osserva: ■ Contrariamente a quanto asserisce il giornale meridiano, pare Invece che l'austriaco Thierschwald, (non già russo tedesco), sia stato effettivamente uno dei sicari che prese parte al delitto, come pare ormai accertata la circostanza che il primo colpo alla vittima sarebbe stalo vibrato dal Viola in seguito ad un calcio ricevuto in una parte delicata dalla vittima stessa. Un'altra circostanza importante, non resa nota fin qui, è quella del ritrovamento presso Grotta Rossa dei frammenti del vetro anteriore dell'automobile. Con questi frammenti si è potuta ricostruire la parte di vetro mancante. La circostanza verrebbe dunque a confermare che una sosta a Grotta Rossa ci fu, e forse per depositare la vittima. Può essere avvenuto allora che dalla vettura siano stati tolti i resti del vetro, e buttati distrattamente intorno ». Ancora fi Popolo poi dà luogo alla seguente lettera di un fascista che si firma « un amico dal Duce » : «Egregio signor direttore: Da quasi tre mesi l'Italia è sotto l'Incubo del così detto delitto Matteotti, il quale a dare atto ad alcuni giornali e specialmente a quello diretto da Vossignoria, nasconderebbe chissà ohe tenebrosi Intrighi e inconfessabili retroscena. Eppure, esìste e occupa una posizione tale da garantire la massima attendibilità, persona che potrebbe rapidamente chiarire ogni mistero e renderci tutti felici (non alludo all'on. Finzi). Si tratta nè più nè meno che dell'on. Mussolini, ti quale nella sua Intervista col Giornale d'Italia ha (devesl credere con tutta ponderazione e sicurezza) affermato che la luce e la giustizia gioveranno al fascismo, e non, notate bene (il notate bene è dell'on. Mussolini) alle opposizioni che dovranno ad un certo momento arrossire di tutta la loro macabra e cinematografica letteratura. Ed il Duce ha aggiunto che la verità, che uscirà limpida e semplice, varrà a confondere e umiliare quanti hanno speculato sid nefando cruniine. Ora., i casi sono due: o l'on. Miussoliml è addentro alle segrete cose dell'istruttoria (ma l'ipotesi è assurda e .offensiva, assurda perchè è già stato autorevolmente smentito che il commi. CrisafuAli si retili giornalmente a riferire al ministro Oviglio, offeraiva perchè non è aaniniissibile che il segreto dell'istruttoria sia violato dal capo di quel governo ohe ha fatto il d v.reto sulla stampa precisa mfn4Ì ™ irnnedire la violazione del segre, E^M^S) 0fl'on Mu^tol è ta pos™L di ft'HJw™ trovi ta ggjjg^JgfSi)K? «dalcSorin^ ^Vata^ e MltaSto si riserva di fare »'*""•*•:'. e n o e e e i o a o i e , o e i a e è a a a e o arrossire ad un dato momento. Le signor direttore e gli altri macabri e cinematografici oppositori. Ma, dico io, con tutto 11 rispetto dovuto all'on- Mussolini, non mi sembra giusto clie un paese intero debba essere tenuto in miesto stato d'animo di orgasmo o di sospetto solo per aspettare il momento ritenuto opportuno dall'on. Mussolini. Parli egli ni magis'rnio o il magistrato lo senta, sia pure per rogatoria, ma poiché o'è fortunatamente chi sa tutto, sia finita una buona volta questa indegna commedia ». L'associazione a delinquere Infine, il Popolo In un articolo intitolato « Associazione, a delinquere » torna su questo argomento, sostenendo che tale forma di reato non si può in nessun modo negare. « L'esistenza di una specifica organizzazione, apparo una circostanza troppo evidente e troppo emèrgente, solo che. sem:a addentrarci nel campo fallare delle ipotest si voglia soliamo al lume di taluni fatti accertati, ragionare e concludere. Cominciamo a considerare l'esecuzione materiale de] delitto. A meno elio non si voglia ammettere che il delitto Matteotti era stato concertato da molli mesi fra esecutori e mandanti, bisogna necessariamente concludere che liilti i personaggi di questa nefasta tragedia erano legati da un patto scellerato, in for:'.a. del quale, agli ordini dei vnri mandanti, noti ed ignoti, si obbligavano ari eseguire, qualunque crimine che fosse stato di volta in volta richiesto. Non vi era accordo prr il delitto Matteotti, c'era un accordo per il delitto in genere. Il teledramma col qm!» Albino Volpf fu chiamato da Milano a noma in compagnia di un obile e fidato tf.iauffeur è la riprova di quanto asseriamo. Non è infatti ammissibile che si possa chiamare una persona all'esecuzione di un efferato de.litto col semplice richiamo telegrafico ove prima non sia intercorso un preciso e specifico patto criminoso. Gli imputati sono per la più pnr. te residenti a Milano, ma si ritrovavano a Soma e altrove ogni qual volta vi era aualclie cosa da fare. E cosi ritroviamo il Dumint nell'aggressione all'on. Mazzolani, il Volpi in quella contro Amendola, nonché Dumint e Putato nell'aggressione ad Alberto Giannini al Teatro Nazionale, e infine tutti insieme all'uccisione dell'on. Matteotti. Coincidenza fortuita? Sarebbe assurdo ammetterla, pue, rlle pensarla ». Più oltre nello stesso articolo S detto:"" « Rivolgiamo la nostra attenzione al misterioso e prolungato occultamento de] cada vere dell'on. Matteotti. I magistrati avevano sotto mano più di una decina fra esecutori e mandanti e complici, eppure, attraverso gli interrogatori non sono riusciti a conoscere 11 luogo dell'occultamento. Delle due l'una:' o I delinquenti sapevano, e allora il silenzio va attribuito non già al puerile e stupido desiderio dì contendere al magistrati inquirenti la generica, che in questo caso uno almeno fra i tanti si sarebbe contraddetto e tradito, ma solo al proposito precedentemente e In pieno accordo formulato di non turbare con rivelazioni Intempestive quella qualunque azione che la potente misteriosa organizzazione alla quale essi sapevano di appartenere avrebbe certamente svolto per ga. ^ rantire il loro triste privilegio di una .nefanr | da immunità. O non sapevano, e allora il fatto che agli stessi esecutori erano Ignoti gli occultatori sta a dimostrare in maniera davvero incontrovertibile che costoro faceva, no capo della più vasta e segreta organizzazione, numerosa negli elementi, potente nei mezzi, delittuosa nei fini. Dopo più di due mesi, 11 delitto Matteotti è ancora oggi sotto vari aspetti un mistero. Nessun miste, ro dovrebbe e potrebbe più esistere se fosse avvenuto ad opera di singoli non associati », L'aggressione ad Amendola ricostruita sul luogo Per ciò che riguarda le istruttorie minori, ieri mattina alle ore dieci, come era .«tato »tabllito, il giudice istruttore aw. Occhiuto e il sostituto procuratore del Re, aw. Properzi, col cancelliere, 6i sono recati In via Francesco Crispl por la ricostruzione dell'aggressione dell'on. Amendola. Erano presenti l'awocato Danesi, difensore del Volpi, il perito in. gegnere Framolini che è stato Incaricato degli accertamenti tecnici, ed i testimoni della aggressione. Il servizio di ordine pubblico era diretto dal vice-questore comm. Andreaz. zi. L'on Amendola non è intervenuto. Il sopraluogo è Incominciato da via Porta Pinciana, e precisamente all'altezza cel «ieeozio per rifornimenti di automobili N. 10, presso il quale si fermò l'automobile degli aggressori. Il proprietario del -irgozio signor Cardinali, ha detto che l'automobile sostò dinanzi al suo negozio nel centro della strada, ma poiché da quel punto non si scorge il por. tane della casa dove abita l'on. Amendola, cosi gli aggressori fecero spostare 'a macchina di circa due metri, appunto |>er potere vedere il portone dal quale doveva uscire Amendola. I magistrati, gli avvocati ed il perito, recatisi al portone stesso, i merce] sero la strada che fece già l'aggredito. 11 portiere della casa di via Porta Pinciana n. 4. Attilio Masetti. ha narrato che la mattina dfUa aggressione egli vide presso il portone ne individui. Avevano atteggiamento sospetto, *d 11 portiere credette opportuno chiedere loro chi fossero. «— Siamo agenti » — rispose uno del tre. « —Ma che cosa fate? ». « Siamo di servizio. Avreste già dovuto £ccorgervene ». Il Masetti ha aggiunto poi che in un primo momento egli credette che i tre agenti fossero lì per vigilare alla sicurezza del1 on. Amendola, come avveniva quando questi era ministro delle Colonie. Egli vide poi uscire l'on. Amendola ed i tre seguirlo ad una ventina di metri di distanza. Poi avvenne l'aggressione. I magistrati si sono fermati nel punto preciso dell'aggressione. Amendola fu prima colpito mentre passava davanti ad un negozio di antichità, sul lato destro della via Francesco Crispi. Alle prese cogli aggressori che lo colpivano alle spalle, tentò respingerle e liberarsi. Egli attraversò la strada raggiungendo il negozio di apparecchi fotografici Brugna, nel quale grondando sangue per le ferite riportate al capo, riusci a riparare e dove ricevette le prime cure. E nel negozio Brugna, ieri mattina è stata redatta la seconda parte del lungo verbale del sopraluogo mentre venivano Interrogati due testimoni che soccorsero 1 on. Amendola, e cioè i signori Renato Btugna e Michelangelo Boschero. Indi sono stati Interrogati altri testimoni, mentre il vicequestore veniva incaricato di fare indagini e accertamenti E" .stato notato il fatto che alcuni testimoni 1 quali, interrogati nei giorni immediitnmente susseguenti all'aggressione avevano dichiarato di non saperne nulla o quasi, evidentemente intimoriti da chissà quali moniti impartiti chissà da chi, ieri invece, dopo tanto tempo, ed essendo 1 principali aggressori dell'on. Amendola In carcere, sono stati pronti a parlare ed hanno riscattato il loro silenzio di allora con lunghe, particolareggiate deposizioni, n sopraluogo, gli aceertarir<mti e gli interroga, tori ad esso connessi sono terminati dopo le 18,30. *^ La vedova Matteotti dal Magistrato Per la cronaca dell'istruttoria, risulla che la signora Velia Muffo vedova Matteotti, che giorni fa, come sapete, si trattenne a lungo coi commendatori Del Giudice e Tancredi consegnando al due magistrati alcuni documenti personali del defunto marito, stamane verso le 10 è ritornata alla sezione di accusa. La signora, che appariva notevolmente dima, grlta e depressa, era accompagnata da una 6ua sorella. E' stata immediatamente introdotta alla presenza del magistrati inquirenti col quali si è intrattenuta circa due ore. Naturalmente, sul colloquio nulla è trapelato.

Luoghi citati: Caserta, Firenze, Frascati, Italia, Milano, Oviglio, Roma