A chi si parla?

A chi si parla? A chi si parla? Nel suo ultimo comunicato il Governo afferma come per non creare « allarmismi che non hanno ragione di essere », <i sarebbe opportuno che i giornali rifiutassero di dare credilo, pubblicandole, a tutte le voci che sono messe artatamente in circolazione da agenti provocatori». Ma chi sono questi agenti provocatori che orlatamente mettono in circolazione queste voci che gettano il paese nell'allarme? Il comunicato del Governo è venuto dopo la pubblicazione dello squillante appello del Fascio romano di combattimento ai propri soci, dove si avvertiva che si erano date « disposizioni per la costituzione di numerose squadre destinate a sorvegliare le riunioni e le mosse degli avversari e, ove occorra, a rintuzzarli » " Armi al piede », « sicura e travolgente energia», «nuove battaglie»! Il risorgimento insomma dell'antico squadrismo nella forma sua più genuina. Giustamente il Governo giudica questi appelli perturbatori della pace del paese. Come sono turbamenti di « agenti provocatori » tutti quegli affissi onde sono tappezzati tanti muri di città o minaccianti con frasi truculente lo più spietate repressioni a chi ha il torto di non pensare come gli scrittori di quegli avvisi. Ed è inutile parlare di quei giornali che promettono ad ogni momento plotoni di esecuzione su tutte le pubbliche piazze e giustizie sommarie. Ma la politica di un Governo non si può valutare dai suoi giudizi, ma dalla sua azione. Ora il paese che consente nel giudizio sui provocatori, non vede nemmeno pallidamente accennata l'azione che logicamente ne dovrebbe conseguire. Il paese non ha mai veduto in alcun modo represse quelle manifestazioni perturbatrici della sua pace. Anzi non ha mai veduto nemmeno una condanna aperta di quelle manifestazioni. Perchè il Governo, come peritoso di quella condanna, per poterla far passare, prende a polemizzare con i giornali che quelle minacce hanno riportalo o ad esse hanno dato valore, come se — in evidente contraddizione con il giudizio dal Governo proferito — la colpa dell'allarme in cui il paese è stato gettato dipendesse non 'dalle minacce in se stesse ma dai giornali che le hanno riportate. Questi mezzucci polemici rivelando le peritanze del Governo di fronte ai provocatori tolgono ogni efficacia ai suoi moniti, mentre lasciano diffidente e sempre più allarmato il paese, il quale non può credere all'ostentata fermezza del Governo nell'impedire qualsiasi turbamento dell'ordine pubblico da qualunque parte provocato. Perchè l'estremismo fascista non gettasse il paese in allarme bisognerebbe non che i giornali d'opposizione non mettessero in rilievo i suoi eccessi, ma che il Governo avesse finalmente il coraggio di un provvedimento contro di essi. I giornali mettendo in rilievo l'enormità di tale estremismo ne impediscono per il fatto stesso della notizia che ne danno l'attuazione. Per parte del Governo invece, mentre di traverso lo si condanna, si lasciano impunemente sferrarsi tutte le sue più violente manifestazioni, nei giornali, negli affìssi murali, nei discorsi degli oratori ufficiali delle adunate, nelle adunate stesse, non solo permesse ma sollecitate. Così si rinsalda sempre più la persuasione fascistica che la lotta fra le opposizioni e il partito al potere non debba avere che sbocchi violenti, e Farinacci, tra le ovazioni degli esaltati, può predicare che le mani ai fascisti fiorentini il Duce non le scioglierà se non il giorno che occorra fare « quello che ha detto il Presidente del Consiglio a Monte Annata ». Il Presidente del Consiglio, se appena ha il senso delle responsabilità che incombono ad un uomo di Stato, quell'ordine non lo darà mai ; ma tra l'impunità di tali discorsi e minacce e adunate l'allarme del paese si fa sempre pili ansioso, e il partito al governo si trova di giorno in giorno più isolato dal corpo della nazione.

Persone citate: Duce, Farinacci