Le rivelazioni di Abbatemaggio sulla premeditazione dell' assassinio Matteotti

Le rivelazioni di Abbatemaggio sulla premeditazione dell' assassinio Matteotti Le rivelazioni di Abbatemaggio sulla premeditazione dell' assassinio Matteotti Ciò che gli disse il Dumini e come quastì cercò d'associarla al delitto Roma, S, notte. Il Popolo reca oggi la seguente pubblicazione che, dato il suo interesse, crediamo opportuno riprodurre testualmente. Si tratta di una corripondenza da Napoli che dice : > Dopo tante dicerie giornalistiche, che lo facevano partito per l'America, inseguito da; mandato di cattura, segnalato a Roma ed a Milano, pedinato dalla Questura, ecc., Incontrare per una frequentatissima via di Napo.i proprio lui, Gennaro Abbatetr.aggio in persona, sorridente, vivacissimo come sempre, è stato per me, conveniamone, una legittima sorpresa. A disposizione de! Magistrato '«' — Dunque. Gennaro, voi non siete scappato f « — Nè scappato, nè spero, inseguito, come ben vedete. Sono a Napoli ed abito sempre in via Giovanni Nicotera 58 < — Ma le dicerie dei giornali T » — Quelle sono dicerie. Per troncarle, lersera ho spedito un espresso al presidente della Sezione di Accusa di Roma per dichiarargli dove può trovarmi ed anche mettermi a sua disposizione per quanto di importante potrei dirgli. c Entriamo In un caffè e sediamo. Gennaro Abbatemaggio apre dei giornali di Roma e legge la solite notizie sulla sua presunta fuga In America. « — Qui — egli dice vivacemente — si 6 fatta confusione tra me ed un'certo Michele Dari, per noi napoletani il famoso Michele il Capraro, 11 quale fuggi in America per evitare la cattura dopo avere determinato al suicidio il commerciante De Vito Vincenzo. Il Capraro venne condannato in contumacia a cinque anni e dieci mesi, ma poi fu ucciso dalla Mano Nera sei mesi fa a New York. Quel tale Ciclone di cui si parla come mio compagno nella fuga, trovasi anche lui a Napoli. E' mio cognato e si chiama, voglio essere preciso, Giovanni Autore. L'altro è don Antonio, detto il Lord, cioè Manariello Antonio, che è tuttora a Napoli e potreste trovarlo in piazza San Ferdinando dove il noleggio delle automobili. c — Ma confermate il colloquio col collega Serao del Mattino. « — Sicuro. Incontrai infatti l'aw. Serao 6Ulla linea da Santa Maria Capua Vetere a Napoli l'S agosto scorso, l.o conoscevo sin dal processo Cuocolo ed egli, non ignorando' i miei precedenti fiorentini e la mia amicizia con Dumini, mi chiese se nj'Ja sapessi dei particolari intorno agli avvenimenti del delitto Matteotti. Ma la conversazione si dilungo di preferenza sul mio passato di fascista. Le sue imprese col Dumini v— Vi dispiace dirmene qualche cosa! « — Subito. Nel settembre del 1920 dopo due colloquil avuti a Milano nella sede del Popolo d'Italia coll'on. Mussolini personalmente (a questi colloquii era pure presente Michelino Bianchi), mi recai a Firenze e di là presi parte alla fondazione di parecchi fasci importanti della Toscana ed a parecchie delle più violente e clamorose spedizioni punitive degli squadristi fiorentini. Conobbi cosi Amerigo Dumini, che tra gli squadristi godeva fama ben meritata di essere violentissimo. Lo vidi io stesso all'opera più volte e specialmente a Montespertoli, nell'ottobre del 1920. Devo dire che capeggiai io quell'impresa, che ebbe una eco vivace anche alla Camera nel dicembre successivo, quando i deputati socialisti chiedevano all'on. Glolitti da chi fosse pagato Abbatemaggio per la sua attività politica in Toscana. Dal Popolo d'Italia? Dal principe Orsini? Dal Governo? « — Godevate dunque la fiducia dei capi del fascismo? • — Mi pare. Ma se non bastassero le prove a cui ho accennato, posso aggiungere che ebbi persino l'onore di essere latore di una lettera dell'on. Mussolini per D'Annunzio, e feci anzi il viaggio nella città del Carnaro con Arnaldo Mussolini, con Giunta e coll'attuale sottosegretario on. Banclli, i quali sapevano non solo il mio nome di battaglia, D'Amato, ma anche quello autentico di Gennaro Abbatemaggio. La pellicola Cuocolo « — Ma e vero eoe vi siete incontrato col Dumini pochi giorni prima del delitto Matteotti? • — E' vero: due volte, sempre a Roma. L'incontro con Domini è stato fortuito. Io, però, andavo alili istanza spesso a Roma per la pellicola del processo Cuocolo, per la quale ho cercato invano di avere il Visio di proiezione. Quella pellicola mi ò costata li mesi di lavoro e 14 mila lire di spesa. L'avevo già collocata tanto in Italia quanto all'estero. In America specialmente, era attesissima... ■ — Perchè vi si negava il visto? « — La polizia napoletana mi disse perchè la rtaostru2lone del famoso delitto della camorra diffamava il buon nome d'Italia. In realtà, lo ho ragione di attribuire 11 divieto a rappresagha dei fascisti napoletani ai quali era noto l'episodio clamoroso coi quale io ' restituii la tessera dei fasci di combattimento. «— Come andò quest'episodio? « — Nel novembre- de! 192U, mentre militavo nel fascismo in Toscana, in quella situazione di lotta che conoscete, Cesare Rossi pubblicò sul « Popolo d'Italia » un furibondo attacco contro di me, imputandomi di avere iscritto nel fascio di Lucca, che avevo fondato il 3 novembre, un Tizio che poi risultò essere un disertore amnistiato. Del fatto non avevo, notate bene, alcuna responsabilità, perchè quei signore mi era statò presentato a Lucca ste<isa dal colonnello Hi in: ni e da altri fascisti del luogo. Naturalmente, io replicai agli attacchi de! Bossi r.on grande, vivacità e. la polemica fini con un mio seattn. Rinviai la te?, sera fascista, mandandola all'» Avanti! » con una dichiarazione nella qua'e dicevo: « Mi onoro di essere stato volontario di guerra, combattente e decorato al valore; non mi ono- ! rerò mai di essere stato fascista ». « — Torniamo alla pellicola... » — Ecco: ne tentai l'esportazione clandestlna tn America noi novembre del Vii-ZZ; ma a bordo mi fu sequestrata da poliziotti e da j fascisti. Pensare che per ottenere il permesso mi sarebbe bastato d! ubbidire all'invilo I di Dumini I "'E si va a fonilo!,, t Gennaro Abbatemaggio è un parlatore vivace ed instancabile. Si arresta alquanto come per concentrarsi a precisare bene i suol ricordi e riprende a dire: « — Dunque, nel maggio scorso, verso la line, mi trovavo a Roma. Avevo fatto nuovi tentativi inutili per collocare la pellicola presso una casa cinematografica della capitale, quando, proprio per caso, nella pasticceria Ronzi e Singer in piazza Colonna, mi incontrai con Dumini, che era in compagnia con un altro signore che mi presentò per Ettore Pacini, redattore del « Corriere Italiano ». Non vedevo il Dumini da molto tempo; però, anche dopo il distacco dal fasci e dopo la marcia su Roma, eravamo rimasti in rapporti epistolari di amicìzia. Conservo anzi alcune lettere sue su carta intestata dell'i flcio Stampa della Presidenza del Consiglio Richiesto perchè mi trovassi a Roma, gli narrai le vicende della mia pellicola e la necessità in cui mi trovavo di ottenere finalmente il visto. Il Dumini con effusione mi risposo: €— Non dipende che da te!*. «— La strada qual'c? ». « — Mettiti a mia disposizione e vedrai che tutto andrà secondo i tuoi desideri ». « — Quale servizio dovrei prestare? ». « — Se accetti, non si tratta che di dare una esemplare lezione ad un eapuccione del partito avversario. Cosi farai denaro ed avrai anche il visto ». •— Allora — soggiiinse Abbatemaggio — si tratta di prendergli dei documenti o di dargli una » mazziata »? ». Dumini mi rispose: «— Gennaro, no, 'e si va a fondo! ». « Capii di che cosa si trattava e gii risposi francamente: — Caro Dumini, lascia stare il visto, perchè a me interessa più la libertà, e eoi miei precedenti si tratta di andare all'ergastolo ! ». Dumini scrollò le spalle con atto di incredulità e di sicurezza e-d io allora gli ribattei: « D'accordo, Amerigo, che a Napoli, si dice: amor di patrone amor di. flascone ». " Piano già preordinato e stabilito „ ■e — A chi volevate alludere? » — Volevo alludere ai suoi padroni di Palazzo Viminale, che ritengo tutti responsabili, ad eccezione del solo Finzi, che mi pare piuttosto un sacrificato. ' « — E poi? « — 11 discorso rimase cosi in bilancia. Ci separammo mentre il Dumini mi diceva: — Pensaci, che io sono sempre tuo amico. «— Ma vi fece il nome del capuccione? «— In verità no. Soltanto dopo l'assassinio deill'on. Matteotti per me non v'ha dubbio che quella espressione del Dumini al attribuisse al deputato assassinato. Confermo l'impressione riportata dalle parole del Dumini che egli era a parte di un piano già preordinato o stabilito, col quale si doveva arrivare alla soppressione della vittima. « — Ma voi aveste altri rapporti col Duj mini prima del delitto? j « — Rimasi in rapporti col Pacini, perchè trattai eoa lui «iella, pubblicazione dolio Memorie sul processo Cuocolo, che volevo fare pubblicane sul Corriere Italiano. La pubblicazione doveva avvenire dopo il romanzo di Guido da Verona. Il Pacind a que. slo proposito mi disse che il manoscritto di ' Mata Hari » era stato pagato 300.000 lire. Per tale pratica ritornai a Roma il 5 giugno e trovai il Dumini che stava In automobile davanti al Caffè Marchetti all'angolo di via Nazionale e via Milano. Fu lui, anzi, che mi vide. Fece fermare la' macchina e mi disse ancora: «— Dunque, Gennaro, ti decidi per questo visto? ... — Per il visto si, ma non per le condizioni che, torno a dirti, non mi vanno ». Il Dumini mi strinse la mane ed allontanandosi mi ripetè: « — Pensaci, e prima che vai via da Roma tannai sapere qualche cosa Il mandato «— Avevate rapporti anche con Filippelll? • — Ecco: il giorno fi Giugno mi sono trovato col Pacini al Caffè Grande Italia, all'Esedra, e con lui abbiamo deciso di proporre ufflciahnente a Filippelll la pubblicazione del manoscritto, dividendo a mezzo con lo stesso Pacini ; ma il Pacmi mi disse che era necessario intanto portare a Roma il manoscritto. 11 manoscritto si trovava presso mia sorella a Napoli. Egli mi propose di scriverle, ed anzi scrisse di suo pugno la lettera per mia sorella, dando il suo Indirizzo all'Albergo Nord. La sera del 7, che era sabato, lo rividi allo stesso Caffè e mi riferì che Filippelli era entusiasta della proposta, ma non poieva provvedere per due ragioni: l.o perchè occupatissimo fino a metà della settimana entrante (quella del delitto) ; ii.o perchè non poteva assumere impegni 6enza conferire prima con S. E. Finzi, che era uno dei principali azionisti del giornale. Era presente a questo colloquio il mio compare cav. Gaetano Battaglia, c— Nei giorni del delitto eravate a Roma? « — Sono restato a Roma fino al mercoledì 11 giugno, sempre in attesa di un appuntamento de! FilippeKi. Il mercoledì sera il Pacini, allo stesso Caffè, mi disse che da 48 oro il Filippelli era invisibile perchè occupatissimo, ed allora preferii partire lasciando il mio indirizzo. Partendo, non ebbi assolutamente sentore del fattaccio. A Napoli, all'indomani, lessi della sparizione di Matteotti, ma non vi feci caso, finché il venerdì, 13, lessi l'arresto del Dumini e questa circostanza mi fece immediatamente pensare alla frase : 'E si va a fondo I », che compresi doveva riferirsi alla soppressione di Matteotti. « — Ma come mai vi siete tenuto tn corpo questo terribile segreto? e — Non ho parlato pi ima perchè volevo attendere che più chiari e positivi elementi fossero a carico del Dumini ; eppoi perchè il mio convincimento era che Dumini e compagni fossero bensì responsabili, ma avessero un mandato per il quale si rendeva inevitabile il loro salvataggio. Di ciò fui ancora più eerto dopo la costituzione di Cesare Rossi. Dato il temperamento calcolatore dell'uomo, e date lo circostanze stesse della costituzione, penso che Cesare Rossi non abbia preso il largo, pur potendolo fare con sicurezza, perchè egli sa che gli conviene piuttosto di comportarsi j in modo diverso. « — Conoscete nessun altro degli imputati ? i «—No. So però dei rapporti passati tra | Volpi e Dumini nel 1920. A Firenze, il Dumini vendeva le pubblicazioni dell'editrice L'Arditissima, che gli venivano spedite da Milano dal Volpi, il qiiale faceva parte dell'amministrazione della Casa. Niente altro. « Abbatemaggio — conclude l'intervista del Popolo — non ha detto di più. Nel separarsi, egli ha dichiarato ancora: « — Io attendo di essere chiamato dai magistrati, e poiché le cose che so intorno al delitto Matteotti, come vedete, hanno una qualche importanza, ho ragione di credere che la ohlawata non tarderà. Voglio fare il mio dovere ». "Come ciò poteva succedere?,, E' ora da rilevare il commento che il Giornale d Italia, uscito contemporaneamente al Popolo, che recava la surriferita corrispondenza, faceva a quelle che fino ad oggi non erano che voci sulle relazioni di Abbatemaggio con la Ceka del Viminale. Iu precedenza adunoue all'impressionante pubblicazione del Popolo, il Giornale d'Italia scriveva: «Dicemmo ieri di dubitare ancora ohe Abbatemaggio potesse tn libertà camminare tra Roma, MUano e Napoli; ma è ormai accertato che, almeno fino ad otto giorni or sono, effll andava di città in città nella olù confortante sicurezza e poteva anche conversare con.giornalisti. Ebbene, torniamo a dire-' come ciò poteva succedere? Contro di lui c'erano, vi sono, mandati di cattura per coildanne già ricevute. Porcile nou eseguivano? .Perche non si eseguono? E' una ricerca che | occorre fare, sempre per rendersi conto di j uno speciale ambiente da cui si avrà l'esatta epiogazionc de! reato compiuto. E ancora aj