La Francia a Ginevra incubi e speranze

La Francia a Ginevra incubi e speranze La Francia a Ginevra incubi e speranze ervzospe■Parisi. 1. notte. Millerand, ha concesso a Marcello Hutin per l'Echo de Paris un'intervista sulla sicurezza della Trancia, in relazione al dibattito sul disarmo che sta per aprirsi a Ginevra. Il Kindizio di UHlcrnn-.. L'ex-Presldonte della Repubblica ha dichiarato: « La questione della sicurezza francese, propriamente detta, senza dubbio non vi sarà direttamente affrontata. Essa si troverà fusa all'esame della tesi generala del disarmo. Del resto, io non credo che la differenza di metodo muti qualche cosa al risultato. Supponiamo infatti che la tesi generalo del disarmo venga esaminata nel suo insieme; crnalo stato di spirito possiamo trovare noi nei negoziatori? Lo si può prevedere dalle risposte già date sul patto di garanzia dalle nazioni, per esempio come la Norvegia. Gli altri che non si sentono minacciati, non avranno nessuna cura di esaminare degli obblighi nemmeno eventuali. E tutto ciò è naturale. L'Inghilterra si trova nelle stesso disposizioni di cui sopra, alle quali poi si unisce, anche un altro sentimento; essa intende che la sua potenza navale non sia colpita per nulla dàlie decisioni che potranno intervenire. Non parlo dell'Italia, che in questo momento non mi sembra abbia desiderio di disarmare. In questo stato di spirito le potenze affronteranno l'esame del patto di garanzia. Io credo più che mai che noi abbiamo 11 dovere in ogni istante di tenere dinanzi agli occhi questa idea, che è la pietra angolare della politica francese: La nostra sicurezza, quella dell'Europa, dipendono dal rispetto dei trattati che hanno seguito la grande guerra ». Avendo chiesto 11 giornalista quale sia in : erueste condizioni il dovere dei rappresentan- J u dena Francia, Millerand rispose: o a e a n o , e : uoei pe ele a si ali oe rni ona e la o- i ti na fri ai e, «Anzitutto, essi hanno il dovere di appoggiarsi in piena sincerità e con tutte le loro forze a quello che sarà, tentato per estendere e rafforzare l'azione della Società delle Nazioni e per giungere finalmente a dotarla di forze che le permettano, se sarà necessario, di mettere in esecuzione le sue decisioni e sanzioni. _ Fino a che questo ideale non sarà raggiunto, il dovere dei rappresentanti del nostro paese è di non accettare, sotto nessuna forma e sotto nessun pretesto, che la Francia dipenda da qualcuno al di fuori che da sè stessa per tutto quello che concerne la sua difesa nazionale. Finché non avremo altra garanzia effettiva della nostra indipendenza che il nostro esercito e la nostra marina, nessun intervento straniero, per quanto amichevole sia, non può nè deve avere influenza sulla composizione delle nostre forzo ». Richiesto del suo parere sull'utilità della riunione di Ginevra, Millerand ha detto:'« Io sono fermo partigiano della Società delle Nazioni. E' necessario che nel mondo interb prevalga il sentimento della pace e non tendenze bellicose. La propaganda che si fa per consolidare la pace in Europa, è buona in sà stessa. Essa non diventerà pericolosa che il giorno in cui-prendendo i sogni per delle realtà, si abbandonassero le precauzioni necessarie. Fare appello ai sentimenti pacifici delia nostra democrazia come delle _ altre democrazie è bene; ma non dimentichiamo" mai che la pace non dipende soltanto da noi ». " Attenti allo traine „ Questa intervista non* avrebbe nel momento attuale altra importanza fuorché quella di un semplice episodio di cronaca, se non rispondesse ad un sentimento molto diffuso nell'opinione francese all'inizio dello- discussioni ginevrine: quello della necessità di non permetterò che il probema del disarmo abbia a Ginevra la precedenza sul problema della sicurezza. Commoitando le idee espresse dall'ex-prcsidonte della Repubblica Vlntransigeant osser va questa sera: « Attenzione alle trame che si cominciano a tentare a Ginevra sotto il riparo dei bei discorsi di apparenza. Lo stato di spirito di alcuni negoziatori è poco rassicurante. Essi si persuadono che la pace risieda nel disarmo generale e che sia la Francia a doverne per prima dare il segnale. Noi sosteniamo invece, alla luce dell'esperienza di questi 15 anni, che la Francia, onesta e sincera, non deve disarmare se non quando le si saranno date garanzie di pace, non aleatorie e la certezza di aiutarla in caso di aggressione. La Francia non può dipendere da altri che da se stessa per quello che concerne la difesa nazionale. Sostituite il nostro esercito e la nostra flotta con altre garanzie di un valore eguale, se volete che noi ci parliamo, ma non prima ». Ma assai più notevole della noticina dell'or.- corigtacoLnimràPmsidpmsinsgpnldmdcsclampstiscersUmprdcpmlbtVclvigL gano bloccardo è un commento del Quotidien il grande giornale radico-socialista, scritta sotto l'impressione dell'atteggiamento assunto o a Ginevia da lor<! Parmoor. 11 foglio della maggioranza, In un trafiletto recante la firma di quel Pierre Bertrand che fu proprio l'esecutore capitale di Millerand, dichiara: « Edoardo Herriot ha manifestato la speranza che il suo compilo a Ginevra sia più facile che a Londra. Si sarebbe indotti a crederlo. Tuttavia non è sicuro; La differenza, od ogni caso, non sembra debba essere grande poiché Francia ed Inghilterrra avranno a Ginevra le stesso preoccupazioni, se non contrarie, almeno divergenti! La Francia tiene alla sicurezza forse più che. alle riparazioni. E" questa una preoccupazione da cui essa è ossessionati. Ma l'Inghilterra protesta, dalla sua insularità, contro un pericolo Immediato, condivide in modo molto insufficiente questa amara preoccupazione, mentre per la Francia questa tiene il primo posto, l'Inghilterra la fa passare dopo altre epiestioni. Quale che sia la sorpresa che se ne possa avere, non sembra che tutti abbiano ancora compreso perfettamente, dall'altra parte,del Canale ohe la pace di Europa, di cut tuttavia l'Inghilterra ha il desiderio sincero, non si realizzerà sicura e duratura se delle solide garanzie non saranno date contro una aggressione. Alcuni uomini di Stato hrittannici affettano ancora, a quieto riguardo, ima indifferenza incredibile ed e particolarmente il caso di lord Parmoor. L'incidente che egli ha provocato a Ginevra è caratteristico. La Fra.ncia domandava in sostanza che il controllo del disarmo, quae é previsto per l'Ungheria, per la Bulgaria, cioè, da parto di un organismo emanante dalla Società delle Nazioni, venisse applicato alla Germania. Nulla di più logico. Tuttavia lord Parmoor ci si è opposto. Egli non crede che sia giuntò il momento di prendere una tale misura. Invece ó precisamente oggi che questa misura si impone più fortemente so si vuole realmente faro una politica di accordi col Reich. Da una parte infatti noi non possiamo rinunziare a sorvegliare gli armamenti tedeschi, meu tro Io spirito di rivincita anima ancora una frazione importante del paese. D'altro canto noi non possiamo sperare che il controllo di una Commissione Interalleata — praticamente di una Commissione franco-bega — venga subito pazientemente nel periodò di applicazione elei piano Dawes e ancora con un seguito. Ciò significa dunque che lord Parmoor ci domanda di rinunziare ancora a queste garanzia. Ma questo ft impossibile. Questo va oltre a quello che si ha il diritto d.l chiedere a noi. Inoltre non sono soltanto gli interessi vitali della Francia che noi domandiamo, ma anche la pace del mondo », ** Xon esageriamo i disaccordi „ Il testo risoluto di questo commento ha arrecato oggi unii certa soipresa a Parigi e potremmo soggiungere una sorpresa non sgradita. Che ì circoli politici della maggioranza sontano il bisogno di rassicurare il paese sulio stato d'animo con cui i negoziatori francesi si sono recati a Ginevra e intendono condurre la battaglia per la sicurezza con maggioro energia cnc non quella per le riparazioni: è una ipotesi che presenta molte garanzie di attendibilità. Asteniamoci tuttavia dal concepire soverchi timori sul pericolo di vedere scoppiare sulle amene rive del Lemano la procella di conflitti insanabili. La nota del « Guardian » conclude dicendo: <• Senza dubbio conviene non esagerare la importanza di questi disaccordi. Herriot farà appello per quello che ha detto Lord Parmoor a MacDonald e si può attendere mollo dalla loro buona volontà comune. Essi hanno ottenuto a Londra per l'accordo del loro pensiero un magnifico risultato. Il primo ministro brittannico non vorrà certamente permettere che un cosi magnifico successo sia rimesso in questione a Ginevra in un dibattito in cui é chiaro che la proposta francese è tutta piena di ragione e di giustizia ». 11 desiderio di arrivare all'accordo è da parte francese, ad onta di tutto,, crediamo non meno vivo che a Londra e circa gli sviluppi ulteriori che la discussione alla Lega delle Nazioni potrebbe premiere, non voglia-" mo lasciar passare inosservato un articolo del Percin. noto militante nel partito radicale, pubblicato oggi dall'Ere IVciMDeJte, dove si legge né più nè meno che la seguente dichiarazione: « Checché ne sia, i tedeschi non vogliono la guerra: la grande maggioranza di essi almeno non la .vuole. Se 11 Governo tedesco preparò la guerra non è perchè la desiderasse ma perchè, come io ho detto nel mio articolo del 18 maggio scorso, Isvolsky, ambasciatore di Russia In Francia, dopo avere conferito con Delcassé, noslro ministro deeli esteri, scrisse a Sazonoff ministro degli esteri di Russia: « Lo scopo della Francia consiste nell'annientamento dello stato tedesco». Un popolo al quale si è indirizzata una simile minaccia sarebbe colpevole se non si preparasse alla guerra. La prima cosa da fare per garentire la nostra sicurezza è dunque di rinnegare la politica di Deloassé che era come quella di Poincaré, e di rassicurare il popolo tedesco cessando contro di lui ogni minaccia specialmente quella costituita dall'occupazione dello province renane. Lo sgombero di queste provinole sarà il principio tirila riconciliazione». Finché da Parigi il partito della Rne de Valois premerà sui negoziatori francesi accioocliò riconoscano che le responsabilità della guerra spettino alla Francia e eiho le province renane vanno evacuate senz'altro, possiamo essei-o sicuri che nessuna velleità di intransigenza da parte di Herriot e di Briand giungerà a rivelarsi pericolosa e. p.