Il Governo di fronte ai problemi statali

Il Governo di fronte ai problemi statali Il Governo di fronte ai problemi statali Le esegesi officiose e i vivaci commenti dei fogli di opposizione Roma, 1, notte. L'autunno, a differenza dell'estate, promette un Mussolini in piena efficienza politica. L'estate ci presentò un Mussolini politico in penombra. L'affare Matteotti costrinse il capo del fascismo a chiudere in fretta il Parlamento e a tacere quanto pivi gli fu possibile. L'istruttoria^ del processo colpiva inesorabilmente, come una bufera, i confidenti e gli amici del presidente del Consiglio. Questi,si affrettò ad allontanare dalla sua persona le radici del delitto limitandosi a porre il noto dilemma: affarismo o terrorismo. L'opinione pubblica si mantiene scettica innanzi a entrambi i corni del dilemma persistendo in una terza ipotesi, che è ancora oggi (pipila maggiormente accreditata. In ogni modo, siccome per il periodo istruttorio chi • deve essenzialmente decidere della sorte degli imputati sono i magistrali, sembra che esistano negli interessati al trionfo della tesi del delitto affaristico un filo di speranza. Il trionfo di tale tesi finirebbe con apparire conveniente per il Governo. Che risulterebbe essere il delitto Matteotti in confronto a quanto venne supposto e àncora si suppone? Ben poca cosa. Una banda di affaristi delinquenti. Cioè Filippelli e Naldi (Dio li' fa poi li appaiti) avrebbero ideato di rendere al Governo il piacere e agli industriali interessati il grande servizio di sopprimere un loro persecutore accanito. Se questa versione del fatto corrispondesse a verità, il delitto del 10 giugno si spoglierebbe di parte della sua gravità. Affaristi interessati a favorire Mussolini e a colpirne i nemici avrebbero, di loro iniziativa, ideato una bella lezione al deputato socialista. La lezione avrebbe oltrepassato i termini stessi nei quali sarebbe stata ideata, ma ciò che è essenziale ò questo: che ne esulerebbe ogni significato politico sicché i Cesare Rossi, ì Marinelli risulterebbero sgravali di parte della loro responsabilità e là colpa si addosserebbe specialmente sulla, coppia Filippelli-Naldi nonché sugli esecutori materiali del delitto, cioè Lumini e compagni. Questa è In tesi del delitto affaristico prospettata in addietro dall'on. Mussolini e che; continua ad. essere sostenuta dagli amici intimi che al presidente del Consiglio sono rimasii. Ora, persistendo in questa tattica, l'« entourage » dell'on. Mussolini lancia nuovamente quest'ultimo in piena luce sulla scena politica illudendosi di trovare in tal modo un diversivo alla questione Matteotti, che invece continua, per ora, a stringere come in una morsa di dubbi e di incertezze. Ci sembra di assistere, di fronte al martellare di piccoli discorsi domenicali di Mussolini, alle ultime settimane del dominio dell'on. Poincaré. Più affondava la polìtica di compressione adottata dall'ex-premier francese per la questione della Ruhr, più l'on. Poincaré insisteva nelllillusione di risollevarla mediante il- proprio persistente discorso domenicale: L'inaugurazione di ogni lapide ai caduti dava luogo a queste manifsstazioni, destinate a risollevare la fiducia francese in una politica artificialmente sostenuta. Così accenna ad .avvenire in Italia. L'on. Mussolini non è andato nè a Parigi, nè a Londra, nè a Ginevra} è andato invece a Badia San Salvatore, a Monte Armata, dove ha parlato a partigiani fidati del nuovo regime, come andrà forse a Milano per il Circuito di Monza. Inoltre, ha .fatto dichiarazioni al Giornale d'Italia, si è gettato fino da ora in piena politica come si è gettato Sem Bcnèlli. Il programma die il poeta ha oggi divulgato come base della Lega Italica ha forse l'inconveniente di essere un .documento spiritualista in pieno furore di battaglia politica. Dal .punto di vista ideale, il proclama di Sem Benelli costituisce però un documento ammirabile. Il fascismo vi risulta colpito in pieno nella propria, azione di violenza che allontana da osso tanti italiani. Quo! documento contiene frasi che riassumono la requisitoria contro il fascismo : là dove dice, ad esempio, che la lega italica lotterà per leggi che, vecchie o nuove, saranno» eguali i>er tutti e come tali loncopite e applicate. Egualm'ente nobile e altamente umano viene giudicato il brano finale del programma di Benelli, in cui è dotto: « Noi crediamo che sia più nobile e più consolatore, benché meno vanaglorioso, opporsi alla rissa nazionale e cooperare disarmati ma accusi di fede e volontà schietta e tenace a ridare all'Italia il respiro che implora piuttosto che essere armati e minacciare ogni gioTno la guerra civile e provocarla umiliando c offendendo. Noi anzi gridiamo: Amiamo, accordiamoci, armonizziamo la paU'ìa, sia .finito il terrore, sia finita la storia dei bianchi e del neri. I fanciulli d'Italia riprendano le opere benefiche e lascino lo armi. "Uccidere è facile, vivere e morire sono aspri e dolorosi e non trovano aiuto che nella nostra coscienza ». \ Nobilissima conclusione questa che troverà eco profonda ned cuore degli italiani, i quali ne attendono la realizzazione materiale. Ritornando alle nuove manifestazioni di pensiero dell'on. Mussolini, bisogna dire che o non dicono cose nuove o ripetono cose vecchie ma pericolosa. Che ha detto il Presidente del Consiglio ai minatori di Monte Annata? Egli ha seguito la tattica consueta di alternare la maniera forte alla nota paterna ricorrendo, come sempre, ad un equilibrismo pericoloso. 11 suo temperamento violento ed .impulsivo è quello che sovral.tntto si è rivelato al simposio tenuto ai minatori di Monte Armata, dove lo sperimentato Papa Piccolomini trattava gli affari.' L'on. Mussolini, come uomo politico, ò ritornato al l'errore di due anni addietro, all'errore cioè di violenti minaccio nel momento stesso in cui si proclamava collaborazioni sta. Parlando delle opposizioni politiche, clie sono il suo «cauchemar», il Presiden te del Consiglio escramò : « Il giorno in cui le opposizioni uscissero dalle vociferazioni moleste per andare a cose concrete, quel giorno noi di costoro faremo strame per gli accampamenti delle camicie nere » Qualunque attenuazione si voglia tentare di queste parole, esse rimangono perfetto « pendent » ad un'altra frase famosa del 22 ottobre,, nella quale, presentandosi per la prima volta come capo del governo -a Montecitorio, l'on. Mussolini si vantava, come atto di clemenza, di non aver ridotto l'aula parlamentare al bivacco dei manipoli fascisti. Uno l'uomo, une le sue manifestazioni. Dopo le sprezzanti parole di Monte Amiata, quale valore rimane alle altre dichiarazioni in tono minore di quello stesso discorso, ne! quale il presidente ha ripetuto, per la ennesima volta, la formula del sindacalismo fascista, dell'accordo spontaneo fra capitale e lavoro? Nulla di nuovo risulta pertanto racchiuso nel discorso di Monte Amiata che segni una nuova orientazione qualsiasi della politica mussoliniana nè consigli un commento qualsiasi. Più esplicite,, salvo che nel campo delle minaccio dove sono esplicitissime, appaiono le dichiarazioni dell'oli. Mussolini al « Giornale d'Italia ». Queste dichiarazioni, pubblicate dopo lunga trattazióne diplomatica, rappresentano.almeno un .fatto di più \ attenta meditazione poMtica di quello clie appaia costituito dallo minacci© allo opposizioni ridotte a strame. Nel mondo politico le dichiarazioni fatte al direttore dal giornale fiancheggiatore romano appaiono però sostanzialmente affermazioni di una situazione non esistente. Le postille, che il giornale appone alle dichiarazioni del Duce, tendono infatti ad affermare appunto questo: Che la verità è ben diversa da quella esposta. Tutto procederebbe secondo l'intervista con il Vottoni nel migliore dei modi possibile. La normalizzazione sarebbe, secondo l'on. Mussolini, una cosa definita con brutta parola ma già esistente. L'accenno a nuove ondate sarebbe un assurdo, il Parlamento si riconvocherà a novembre, assenti lo opposizioni, la milizia è già normalizzata, fino da ora o null'altro vi è da fare. Lo statuto sarà riformato come ogni altra cosa umana, la libertà di stampa, per ora, non sarà ridata perchè non necessaria. Tutto in sostanza continuerà a procedere come ora, cioè benissimo. Non vi è che da andare avanti. Questo è, il siliceo dell'intervista con il « Giornaie d'Italia ». Nelle sfere politiche romane essa ha prodotto l'impressione di un documento politico interessante ma non sincero. L'on. Mussolini tenta con i suoi colpi a destra ed a sinistra di parare sempre in tempo alle puntale che gli sono rivalle ma non vi riesce, e 31 mondo politico della capitale, die comincia a rianimarsi, qualifica 'intervista come uno dei stanti tentativi di abile canzonatura nella quale Mussolini si è specializzato, compresa — specchio per le allodole — quella di una sincera collaborazione col partito liberale, che è leva promettente ma che le più influenti volontà fasciste, cominciando da quella dell'on. Giunta, respingono a priora in attesa della discussione di Livorno. CESARE SOBRERO.