Grandezza politica e miseria civile

Grandezza politica e miseria civile Grandezza politica e miseria civile Pubblicando questo articola dei nostro valoroso collabora torà ritcrdiamo che t vostro costumi? di lasciare alto scrittore In pEù. ampia, libertà ài giudizio. Uno scrittone belga, già. oltre ausura, arìulrilo <lal nostro lettei-atiune sciacquapiatti, lia riscritto, ad oltraggio, di vecchio bozzetto romantico della i>itt-»resc» inciviltà, italiana. Gli Stati Uniti d'America, ai cui piceli le nostre moltitudini si abjettarono, salili and oli liberatori del mondo mentraquelli ria/rogavano l'Italia, nel rigagnolo ■adriatico, scacciano dalla propria comunità g-li italiani, iriassiWlabilì nella suiperiodi c[uella. Ciò dopo Vittorio Y-eneto. ,'orn-og-lio nostro si convelle ma ~ non baili imprecazioni. Furono consumate tutte nitro i tedeschi, runico popolo cha mai, Janiioo o nemico, si sol trasse ni fascino ita'liiino, dai suoi artisti scoperto, cantato, teorizzato, imposto alla, gelosia e vanità delle nazioni. In disparte — donde io contemplo la. subitanea fortuna di questo nazionalismo ol- sono appena dieci anni palpito incorporeo ci elio nostro fantasie solitari-o — in disparto si può ob.jettiva.re tato contracliziona trai potenza politica « impotenza «ivile: tra le mirabili provo Ai senno, astuzia, fantasia, coraggio, fatto all'età moderna, dagli italiani nella competiziono internazionale, 0 il vano loro rincorrere, n-ci rapporti pubblici e privati, l'ideale di quella medesima età. E un'ipotesi balena. — se, similmente a quella della nazione russa, l'ascensiona della nazione italiana non sia fatto rivoluzionatolo d'una civiltà cui il nostro paese non si adegua. A differenza dei nazionalisti giovani, fa nell'aspetto di questa, eua inadeg-iiazàone alLa storia attuale che l'Italia mi si svelò. La. prima impressiono politica chB ebbi adolescente e donde tutto il mio sentire s'è sviluppato, fu la pace dopo Adua. Ai piedi <fol « ro negro mangiatore di carne cruda » 1 Italia gifctava le armi affidatele dalla civiltà europea solidale a quel tempo conti© il selvaggio, La rivendicazione di quella ciy.'ltà o dell'onoro del mio paese che 3'a-vova allora tradita, restarono n-el mio cuore in.diasocisLbili. Si sarebbero insieme compiute gitemelo quanto avevamo di vieto, di falso, di fradicio, in una parola di tradizionale, nel vuoto dèi tre secoli, tra Rinascimento e Risorgimento, che ci froparavajKi dalla, vita, e dalla lotta europea. E ogni smentita che inflissi por alla menzogna democratica ponente a principio vivo dello Stato italiano una coscienza civile che veglìerebbo nello stomaco affamato del nostro (guara-ii.tac,inque per cento d'a-nalfabeti; ogni rigetto iche feci della generosa finzione liberalo riuca'cante quel principio a.oL diritto individuai© delle pecore italiane» tatlleaHes et corvéables a merci da qualsiasi ispettore idei registro e bollo: ogni riafiennaziono dell'orgoglio nazionale pure grezzo, irra.sz£onalc3 arbitrario, ma unico tramite tra il mondo moderno e questo popolo per tre sacoli tagliatone fuori — sempre li ebbi dinaazi agli occhi, questi trecent'annL di segregazione italiana e sempre li sofferai. Sonif 'forse l'unico italiano che ancor oggi ii eoffra. Al tempo mio giovanile mi sorgevano dinanzi su dai giornali raccontanti allegramente disordini, teppismo, criminalità cittadine, sa dal Toma-nzo naturalistico che liricamente dipingeva idolatria e braiaiità di plebi turali, su dalle sfcatisticko callitrici di malaria, pellagra, carestia, e regioni senza strade me scuole e- città senza ospedali nè fogne: set dal resoconto parla menbare, celebriziono quotidiana &• lung-o metraggio di superficialità, ipocrisia, enfasi, iatricnia, difetto di scaiettensa- e passione ctio negl'italiani d'allora tradivano di frammassone cioè figlio di prete. E se quell'unico italiano che, negli anni dopo Adua, ostentava dispettosamente di levarsi in teatro al suono della marcia reale, ero» io: se dalle primo bastonature corse or sono credo ventanni fra socialisti e patriotti ebbi e diedi la mia parte io: se una sola volta la pazienza mi resse a. diriger;© «n quotidiano e fu per porlo, a dispe Ho dei proprietari borghesi, in servizio deL nascente partito nazionalista, e una sola grazia chiesi in tant'armi di pratica giornalistica, che il mi.iistro dell'Interno desistesse» dall'antipatia per lo prime candidature nazionaliste italiane — a prendere i voti iuserirendoini nel partito del mio cuore non mi potetti risolverò mai. Beila l'Italia, ma quale « natio borgo selvaggio ! ». Idee vecchie» di cent'anni in alto, uostumi millenari in basso, dovunque tanfo di rinchiuso, di loggia o sacrestia, e ancora, brigantaggio in Sardegna e nella ennipa-gna romana abitazioni di trogloditi ! Servirla, sì, ma punzecchiando, provocando, urtando, esasperando. Amarla ma nella, nostalgia dolorosa della, conuemporaneiti:: amarla nell'Europa, inappagato, spesso furente desiderio di nitidezza mentile o creanze francesi, di razionalismo, ^serietà morale e scienza tedescLe, di libertà, potenza, responsabilità britanniche, persino cìi pingue letizia svizzera, od olandese! O cil tadinanze ragionevoli « quiete, o leggi rispettate, o regolamenti applicati, o abbondanza di sapere, lavoro, mercanzie! E donnf- in libertà, gente cke non v'interrompe mentre parlate, mura, non imbrattate, vagoni senza tappeti di bucce d'arancio, strade asfaltate, cessi inodori, biWioteclio <:l'.e diurno anche la carta e la matita a chi lavora, e dovunque invisibile e presente la maestà, dello Stato e su tutti i culmini il fiammeggiare dello bandiere — o contemporaneità, o Europa, Europa d'allora! Al sommo di queste cose venerate — e ancor «;cgi vi sta, poiché oggi e allora e domani *°pur«» dopo morto mi rido e mi riderò del cretinismo brilla-nte o sapiente, giornalistico o professionale, che giudica il presente con le idee del passato e misura Bismaxclt con Ha canna da passeggio di Rousseau e Cecil Bhodes col palmo di Manzini, la, vita ni«omma alla lunghezza dei sepolcri — al «omino delle cose venerate, lo Stato pruseiano e bismarekiano, sintesi dei progressi civìii ed economici d'Europa, supremo prodotto etico e sodalo della stona del continente finche questa sarà nazionale cioè militare. Dico militare e nazionale: termini idissalnbili dove un confine terriero da teiere con le armi circoscrive la uacione: e chi non ha il cuore di sosUnere il pruno ìnirpari che deve rifiutare anche l'altro. Un medesimo impeto, investendo la mia giovinezza, mi infiammavi» di collera e mi struggeva di tenerezza per il mio paese: ani dava smania di capriole patriottiche innanzi la banda del reggimento e mi metteva ali per volare al confine, ai paesi felici della gloria militare e cl-olla pienezza carile. E'ora? Ora. che la storia lui separare lo 'due immagini, allora coifcgiunte, dell Italia tbaltula c' dell'Italia analfabeta e servile') /Oggi the, pur servile e a-nalfalxta, l'Italia in armi ha tenuto con onore il proprio posto sul campo? Oggi che, pure mossa alla guerra mondiale non dalla posizione di pari diritto dell'interesse nazionale politico, bensì dall'infima bassura della guerra democratica antimilitarista e antibarbarica, veggo l'Italia politica, qua-si per miracolo, colà dove nella mia prospettiva stanno le posizioni avanzate del secolo? »T-e- Ebbene riecco ora L'antica riserva, arricchita di esperienze» nuove, valida ancora! Purgati dalla falsità- demomassonica, gli italiani hanno finalmente appreso unico valore sociale contemporaneo essere la nazione. Bene: ma per nazione che cosa intendiamo? Quella realtà politica che, travagliandosi a mutare in suo prò' il mondo è a 6u a volta mutata da casa — oppure quell'idolo sentimentale che è la nazione materialmente intesa, la nazione entità, sostanza, isolata e immutabile, simile solo a sè e al proprio passato? Sanno i giovani nazionalisti che se la storia non altro istrumento adopera cggi elio la nazione, l'adopera a realizzare nella coinpe-tizione il valore supernazionale, l'eterno, il categorico — la civiltà? O davvero credono che perchè l'Italia ha fatto e vinto la guerra, il socolo_ ventesimo voglia assumere quello pulci italiane che il caro "alleato Maeterlinck s'è grattato in cospetto del mondo, e l'Amene-., voglia rinnegare le proprie bagnarole perchè gli immigrati nostri le riempiono di terra a piantarvi den tro basilico e maggiorana? Lo Nazioni — studiatene la storia, o nazionalisti — nacquero In anelito di mutamento, per insofferenza del presente e del passato, nacquero di rivoluzione; la nazione insulare dalla rivoluzione puritana britannica, la nazione» continentale dalla rivoluzione razionalistica francese. E invece il nazionalismo attuale è dovunque» insidiato da una sua torbida inclinazione a mordersi la coda. E il nostro, che non ha coda propria, prende in bocca, quella del vicino, Intelligenza e senno del nazionalismo italiano sono minacciati dal falso-aattolicesimo, dai mes morts, dalla commedia tradizionalista dei Bourget, dei Banca, dei Leon Daudet. Con la storia di Erancia vanno ora infatti teorizzando il fascismo, prima creazione politica originale italiana dopo tanti secoli : con i ricordi d'una monarchia perita per incapacità di rinnovamento un'impresa rivoluzionaria fino all'indifferenza verso il monarcato. Mentre Mussolini insiste che la sua è rivoluzione, taluni del corteggio, atteggiando i visi a mona-ignori colendissimi, si ripetono vicendevolmente : « — Stiamo tornando alla tradizione 1 che bellezza la tradizione! » Ma quale tradizione di grazia? Dove sta la Versailles italiana? Senttw de jadis, il lezzo che da] muro usato a orinatoio risuscito tutto il passato nella memoria del vecchio valletto rimpatriato col Conte di Provenza, quello in Italia potranno trovare di Versailles, non altro. Perchè la storia moderna italiana, che è poi la sola storia italiana, quella precedente essendo straniera, non si orienta a nessun portone di reggia o cupola, di diesa, dove troverebbe solo guardie macere, guarnigioni austriache o francesi, nessun precedente politico veramente -anibario: perchè la tradizione nazionale, la qual« naturalmente è anohe» quanto possediamo di aristocratico e autoritario, non è regia .ne popolare nè cattolica bensì è giacobina. Perchè indipendenza, unità, assunzione della Italia alla civiltà moderna, non operate grado a grado da istituti tradizionali, CoTona, Chiesa, popolo, furono quasi a un tratto imposte da un pugno di animosi e violenti, potrebbe dirsi, salvo lo stile romantico, i fascisti del tempo, i quali questi concetti derivavano assai meno da tradizioni paesane che non da cultura cosmopolita. Perciò, furbi, in luogo di tradizione, i nostri nazionalisti dicono a preferenza « la stirpe », senza avvedersi che deteriorano il concetto spirituale di nazione e guello materialistico di rasza. Onde le miseri* d«l nostro costume, tuttora enormi, tuttora tristamente sproporzionate alla molo e sirperbia di grande potenza, e che moralmente ci pongono al di sotto talvolta, di grandi vinti talvolta di piccoli neutri, e sompro ci tolgono peso nelle contrattazioni internazionali, queste miserie vengono trasfigurate in bellezza, e chiamate mediterraneo forse perchè sono altrettanto marocchine che italiane, o ancestrali quasi vivessimo per essere non noi ma antenati di noi stessi o — per Giove Statore ! — latine, intitolate cioè a quel jrapolo che diede polizia urbana a tutti gli oppidi e strade per quanto era vasta l'Europa! Quegli italiani che non potendo averla altrimenti ammazzano le donne e i c. •;• rati che li mandano assolti sono la stirpo. Quegli emigranti cui l'America non volendo ribasso di salarli e scadimento del tenor di vita vieta lo sbarco, sono essi, non l'America, la civiltà perchè sono la stirpe. Forse lo scempio dei boschi e delle terre, l'estencIctsì di zone malariche, il franare delle strade, la persistenza dell'analfabetismo sono opere sacre perchè della stirpe. Fosse davvero così, bisognerebbe estirparsi. Ma così non devo essere. E se qualcosa ripromette che così non sarà, c appunto la presenza di Mussolini. Plasmato di elementi radioattivi, Mussolini è certo immune da questa fossilizzazione letteraria. Cresciuto errante pei- il mondo, educatosi a Marx e a Sorel, egli non può essere che un europeo, patriotta italiano per disintegrare guanto ancora v'ha d'inerte nella materia italiana. La sua intrapresa, comunque la 6ì giudichi, poggia appunto sul principio che, non emanato, nò in senso democratico uè in senso tradizionale, dal popolo, lo Stato italiano trova la sua ragione nel proseguire l'opera del Risorgimento clic è di fare un popolo all'Italia. Ma Mussolini è uno e gli italiani sono quaranta milioni e paiono più disposti a seguirlo se Li chiama a farsi valere sopra gli altri che quando li richiama a governare sè stessi. BERCEREI*.