Le conversazioni franco-belghe non hanno trovato il terreno d'intesa

Le conversazioni franco-belghe non hanno trovato il terreno d'intesa Le conversazioni franco-belghe non hanno trovato il terreno d'intesa ii (Servizio speciale dParigi, 28, notte, più fitto mistero . circonda ^finora, la odierna giornata diplomatica. I Ministri Uieunis ed Hymans, giunti al Quai d'Orsay alle 10 in punto dall'Ambasciata belge dove avevano pernottato, .vennero ini; mediatamente introdotti nel gabinetto di Poincaré. Contrariamente alle abitudini, il Presidente del Consiglio li attendeva solo, senza essere assistito neppure da un segretario. La poco ordinaria procedura venne giustificata, attribuendo a questo colloquio carattere strettamente privato E' evidente che essa trova la sua spiegazione più naturale nella convenienza, cosi da parte francese che da parte belga, di evitare indiscrezioni atte ad influire in un modo o nell'altro stille conversazioni che avranno iniziò sabato prossimo a Londra. Il colloquio dei tre uomini di Governo, durato due ore e un quarto, fu tuttavia abbastanza ampio per consentire loro la preparazione di una discussione più specifica e di indole meno prevalentemente politico, che ebbe luogo nel pomeriggio, dalle 15 alle 17,30, alla presenza di vari personngpti. appartenenti ai gabinetti dei due Ministri degli Esteri. Fra le due riunioni una colazione adunò intorno a Theunis e Hymans, alla mensa di Poincaré, tutti t Ministri presenti a Parigi, co-n Barthou, Tirard, il maresciallo Foch, Peretti Della Rocca, Seydoux e Laroche da parte francese, e da parte belga il barone Gaiffìer d'Hestroy, il signor De La Croix, delegato alla Commissione delle riparazioni, il visconte D'Avignon, capo di gabinetto di Hymans, il visconte De Thieusiers, consigliere dell'Ambasciata di Parigi, e vari altri. Alcuni di tali personaggi assistettero alla riunione pomeridiana. A prova di quanto i soliti auguri ufficiali fossero abbottonati, basti il din; che il protocollo rifiutava stamane ai giornali finanche la lista degli invitati alla colazione. Ci guisa che bisognò far loro la posta all'ingresso del Quai d*Orsay per giungere a sollevare almeno questo lembo del mistero. Alle ore 18, i due Ministri belgi, obbligati a trovarsi domattina a Bruxelles, per la discussione sul bilancio che avrà luogo al Senato, ripartirono. • Un dissenso che rimane: le sanzioni Dai pochi bari turni di luce trapelati dopo la.seduta pomeridiana, sembra lecito giungere alle seguenti conclusioni : L'accordo fra la politica belgs e la politica francese non e stato ancora raggiunto. Sono in vista varie formule, che si spera possano permettere ai due Governi di agire di conserva relativamente al piano dei periti. Ma per arrivare all'adozione di tali formule viri ampio lavoro di appianamento di ostacoli sarà necessario. Quel che si può dire di più ottimistico, circa il Convegno odierno, si è che esso non è'ri uscito, nè definitivo, nè esauriente. L'argomento principale esaminato dai tre Ministri pare sia stato quello delle sanzioni. Sulla necessità di non equivocare più oltre ' intorno. allo sgombero della' Rultr, anche Parigi non solleverebbe più serie eccezioni di principio. Ma come già sapete, tutta questa parto capitale del progetto Dawes urta finora contro lo scoglio delle sanzioni da prendere "in comune, ?.n caso di inadempienza tedesca. Theunis e Hymans, per avere ragione della riluttanza inglese e non rischiare di trovarsi sabato prossimo a Londra di fronte ad u» muro, avrebbero pensato di sostituire al sistema delle rioccupazioni militari ed economiche nella Ruhr, caro alla Francia, una graduatoria di sanzioni economiche generali, di cui le più importanti ' consisterebbero nel sequestro delle entrate ùoganali tedesche e nella presa di possesso della dogana marittima di Amburgo. Trattandosi di mettere in un modo o nell'altro le mani su Amburgo, i Belgi pensano che gli Inglesi non dovrebbero far cattivo viso alla proposta, mentre d'altro canto la minaccia si rileverebbe sufficientemente prave per tratte nere i Tedeschi da ogni futura impruiler.zn. Senonchè la prospettiva di spostar» la piattaforma di pressione sulla Germania dal cnmpo continentale verso quello marittimo, dove le possibilità di azioni dirette della Francia sarebbero ultra-limitate, avrebbe sollevato oggi da parte di Poincaré viva opposizione. Non molto più favorevolmente sarebbero state accolte dal capo del Governo francese le pressanti insistenze di Theunys circa la conclusione del prestito di 800 milioni. Era questo un punto su cui al ministro belga premeva in modo particolare galvanizzare lo spirito temporeggiatore del collega francese,- polendogli riuscirò molto utile il Presentarsi domani al Senato per difendervi la propria politica finanziaria, avendo in tasca quaLche buona olla da gettare ih pasto all'opposizione. Ma la fretta belpa di « vedere il colore del denaro tedesco » non trova a Parigi quell'eco che le condizioni precarie delle finanze francesi potrebbero far supporre. La Francia non ha, a differenza del Belgio, urna priorità da sfruttare: in materia di pagamenti della Germania e tutto quanto si riferisce al prestito degli ottocento milioni la lascia quindi freddissima, per non dire di più. Le Condizioni di Morgan Tale freddezza si è fatta ancora più intensa durante le ultime 48 ove ili seguito alle conversazióni avute ' ' con Pierpont Morgan. Il banchiere americano, col senso degli affari che distingue tutti i suoi connazionali, ha detto nettamente a Parigi che l'America sottoscriverà al prestito, soltanto a condizione clic gli venga accordatu una ipoteca generale sulla totalità della ricchezza tedesca e che gli Alleati si mettano di accordo sii tutti i punti attualmente in litigio e principalmente sui loro debiti e crediti reciproci. Ora questa necessità, improvvisamente sorta, di subordinare il prestito alla soluzione del problema dei debiti interalleati, se offre un lato indubbiamente ottimo, in quanto evita il pericolo che il problema dei debili venga scisso dalle trattative sulle riparazioni, rendendo impossibile ai debitori di farle intervenire utilmente nel mercato da concludere e serve quindi i fini della politica francese e italiana, presenta in pari tempo un grave inconvenieute: quello di r ima a ilare una questione urgente e già matura, al di là di una questione molto meno urgente e tutt'Eillro che matura. Non è pertanto difficile comprendere come le insistenze odierne del signor Tlieunys affinchè « si batta il ferro finché è caldo » e « non si lasci scappare l'occasione " shuio apparse agli uomini del Ou i'i d'Orsny poco calzanti con la realtà della situazione, Ln liquidazio¬ dnsspnsafsrlcdrqttsdnQ£rnddopNndBlrssdairrdcGsezo3s«SlfadctnGrdvccIdn<alIiKgcbnRrtfrefbaCaa—oagguztcacaGPtgObadt della STAMPA) ne del problema dei debiti interalleati è considerata a Parigi come implicita nell'accettazione del piano Dawes, giacchè questo, nel mentre riduce approssimativamente il totale delle riparazioni a 45 miliardi di marchi oro, fa sparire totalmente dall'orizzonte i buoni C dello stato d<S pagamenti del 1921 che nel pensiero ,dfljj Governo francese vennero sempre 'destinati alla estensione dei propri debiti diguerra. Di guisa che sé' dovesse essere accolto, senza che risolva in pari tempo quell'altra questione, la Francia si troverebbe a dover pensare sul serio ad aggiungere al proprio formidabile passivo il pagamento di una somma, che nessuna moltiplicazione di decimi addizionali o di economie le consentirebbe mai di raccogtiere. Nella peggiore delle ipotesi Parigi non addiverrebbe, pare, ad un accordo sulle riparazioni, senza essersi assicurata almeno una larga revisione delle percen^' tirali stabilite nel 1021. Su questo punto la. sua tesi sarebbe stata riconosciuta non lontano dal combaciare con irueila belga che, a sua volta, caldeggia quella revisione. Ma sono problemi questi che richiedono studi ampi e dettagliati e nuove rlunioafc di tecnici e la necessità della loro risoluzione, se giustifica il desiderio che le conversazioni internazionali divengano sempre più attive, al-ttjo punto in cui Francia e Belgio si sono trovati d'accordo, impedisce l'attuazione immediata del progetto del periti che sta tanto a cuore al Governo di Londra e all'intera Eusopa, punto su cui Francia e Belgio si sono invece lasciati oggi presso a poco eoa le idee di prima. " Riassumendo, dei vari argomenti esaminati nella conferenza odierna., solo questioni empiriche e secondarie sarebbero! apparse comportare un accordo immediato fra i due Governi. Circa tutto il resto, ss. se ne eccettua il principio d'ordine generale che la Ruhr verrà economicamente liberata non appena la Germania abbia.; cominciato a porre in esecuzione il pianodei periti, ogni conclusione sarebbe etata; rinviata a conferenze ulteriori. Il " Temps „ in polemica con Marx Segnaliamo, come commento in calce a. questo tentativo belga per affrettare il ri-i torno della Francia ai procedimenti interalleati a tipo collettivo, un curiosoj spunto contenuto nell'editoriale del Tèmp* di questa sera. L'organo repubblicano, che; non si pronunzia ancora sul colloquio del Quai d'Orsay, si occupa invece del discor£o Marx a Duesseldorf e delle sue dichiarazioni contro Ventrata della Germania nella Lega delle Nazioni, quale è attualmente, ed osserva : « Il signor Marx: ritiene, secondo ogni apparenza, che le probabilità elettorali del suo* Governo e del suo partito diminuirebbero troppo ■ se il Gabinetto che egli presiede si dichiarasse pronto ad entrare nella Società delle Nazioni, e se ripudiasse in tal guisa ogni intenzione di strappare I trattati. Ecli preferisce fare il processo della Società delle Nazioni. Noi non imiteremo questo metodo; noi notiamo soltanto la situazione rivelata dalle parole del signor Marx. Con nostro Brande rincrescimento non risulta eerto the la Germania eseguisca sicuramente tutte le raccomandazioni degli esperti. E' pertanto su questo problema della esecuzione che il signor Marx ha voluto ieri spiegarsi. Secondo il resoconto, che dovrebbe essere il più autentico, ceco come il Cancelliere avrebbe interpretato il rapporto degli esperti: « La reintegrazione della Germania nei suoi diritti sovrani sui territori occupati è la condizione preventiva di qualsiasi inizio di esecuzione del piano degli esperti da parte della Germania •. Per capire il significato di questa formula, alquanto lunga, prendiamo un esempio. Come si effettuerebbe la riorganizzazione delle ferrovie tedesche? Prima di ogni principio dì esecuzione, cioè prima del3a formazione della Società esercente, prevista dagli esperti, o anche prima del *Mvti> «Iella legge tedesca che autorizzerà intesta Società, il Governo del Reich esigerebbe che le ferrovie della Renante e della Ruhr gli fossero integralmente restituite. E' questo ammissibile? Evidentemente no. Il rapporto dogli esperti vi si oppone del resto. Esso dir chiara nei propri termini che le misure attuali di controllo e di organizzazione dovranno essere tolte o modificate • non appena la Germania avrà posto in esecuzione il piano rnecoanamlato i. E' dunque la Germania che devo ndcmiiiere In. prima condizione. Questa verità è cosi manifesta che noi rifiutiamo di credere, fino a nuovo ordine, alla autenticità delle parole attribuite al signor Mn.rx. Il Cancelliere ha probabilmente voluto olire die il suo Governo, por far votane le l-esrsrì necessarie dal nuovo Relchstng, avrà bisogno <li ottenere delle ossicuraatoaij formali, delle assicurazioni le quali implichino die lo Polonzo occupanti eseguiranno alla loro volta In raccomandazioni dogli esporti. E' quanto il signor Strcseinann, più abituato ai neKoziiiti diplomatici, sembra avet ieri spiegato a Breslavia. Forse sarebbe stato meglio clic il Governo del Reich non avesse avuto bisogno di ricorrere cosi a dei Governi stranieri per procurarsi una maggioranza al Reichstag. La sua posizione sarebbe mitrilore se potesse accontentarsi di dire ai deputati tedeschi: «Votate queste leggi e io mi faccio forte di indurre l nostri creditori a restituirci la nostra unttà economica, fiscale e amministrativa ». Ma per farsi forto bisogna già essere forte, e il Governo del Reich teme probabilmente di essere debole dopo lo elezioni. Come farà dunque quando avrà fatto approvare i suoi progetti di legge dalla Commissione delle riparazioni e quando avrà bisogno di fornire al Reichstag le assicurazioni dei Governi stranieri? « Meglio sarebbe — conclude il Temps — che egli si rivolgesse direttamente ad ognuna dello duo Potenze occupanti, cioè, al Belgio e alla Francia. Se egli vuole «seguire sinceramente le raccomandazioni degli esperti, la Francia e il Belgio debbono ulularlo ». Questo invito discreto a nuove conversazioni separate fra Berlino e Parigi ci porta forse l'eco di risorgenti tentativi francesi per fare ancora una volta, brillare agli occhi del Belgio la prospettiva seducente di sfuggire alla pressione angloamericana, mercè un'intesa diretta con la Germania? C. P. ■»i scssumgzrcvRbqrcIG«-tdeCpr