Dalla revisione fascista al decreto sul gioco

Dalla revisione fascista al decreto sul gioco Dalla revisione fascista al decreto sul gioco Rmm, 26. notte. Il direttorio "del Partito nazionale fascista lui proseguito ieri c oggi i suoi lavori, ascoltando anche numerosi rappresentanti di organizzazioni federali- e provinciali, é>'clcuni deputati. La riunione d'oggi e statft-particolarmente lungi, ed in essa sono state concretate disposizioni per la convocazione -di quelle federazioni i cui segretari devono fssere rinnovati in seguito alla" loro elezione a deputato. Il Direttorio, che intende riunirsi tetti i giorni, si radunerà anche domattina, domenica, alle 11 per redigere il testo di una circolare che sarà inviata nel pomeriggio a tutte le federazioni. Come è noto, anche il segretario della Federazione laziale, onerale Igliori, essendo stato eletto deputato, dovrà lasciare la carica e si dice elio gli succederà temporaneamente un triumvirato, il miai e dovrà preparare la convocazione dei fasci. te discussioni di questi giorni si sono soffermate, come abbiamo visto, particolarmente su due temi che hanno primeggiato nei recenti lavori del Gran Consiglio fascista: i fermi propositi di normalizzare la vita interna della nazione e la decisione contrarla «Ila costituzione di un gruppo fascista alla Camera, punto fondamentale, questo, del regolamento della Camera che sarà i.niiclpalmonte fondato sul ritorno al comitato di maggioranza, l.a questione della normalizzazione, che nella polemica della realizzazione intrapresa dalle supreme gerarchie fascile, lia notevoli punti di contatto con quel limoso ìcvisionismo propugnato nei mesi ;diii=tro da Massimo Rocca, si presenta proprio attraverso le dichiarazioni del l.'.occa stesso in un quadro più completo. Massimo Rocca c il revisionismo Intervistato dall'Epocu, Massimo Rocca lia detto: ■ E' certo die gli elementi temperati, ipur godendo di simpatie diffuse entro e fuori il partilo, non. sono precisamente in auge nelle gerarchie locali ; tu t'allro. Ma mi sto domandando ogni giorno, dopo le elezioni, in che cosa, tali correnti consistono, se in ideologie, in variazioni o in stati d'animo diversi. Anzi confesso di temere die il cosidetto revisionismo, appunto perchè non ha più avuto alcuna possibilità di esprimersi, traligni presso alcuni elementi e presso molle nuove reclute del partito, in una vaga aspirazione di una qualsiasi pacificazione, senza che una costruzione ideale la inquadri in quella che è la novità profonda del fascismo. Io credo necessario, anzitutto, di finirla con la cagnara dri ragazzetti e di qualche delinquente intrufolatosi fra essi, jxr diffamare la violenza nostra di Ieri, quella genuina ed eroica dei dicci squadristi contro mille sovversivi, alla quale mi vanto d'aver partecipato e che rimarrà il perno, come in pietra miliare dell'epoca fascista; in fecondo luogo perchè senza una serenila relativa della vita pubblica, è imipissibìle ricostruire un sistema, una direttiva, uno stile di -idee in uomini che si Impongano col loro valore intrinseco agli avversari e agli stranieri». Secondo l'intervistato, il revisionismo non ha alcun carattere di Attenuazione della volontà e della fede fascista. Al riguardo ha soggiunto: « Noi abbiamo anzi fatto malissimo a permettere che i catalogatori del liberalismo e della democrazia ci ambiassero la qualifica di revisionisti, mentre potremmo chiamarci gli ortodossi del fascismo. In quello che può definirsi, senza pretese, il nostro nucleo i>ersonale di amici, si sta svolgendo un vivo lavorio intellettuale che si allontana sempre più dal liberalismo teorico e dalla democrazia dottrinaria. Forse noi resteremo i soli non libérali, 11 giorno in cui molti fascisti più intemperanti e più intransigenti si saranno acconciati, col progredire degli anni, ad un nuovo e saldo ritmo di vita pubblica. Per noi, il fascismo, più che un partito, è una religione politica o nazionale, che deve costituire in corto modo, la propria chiesa con un nucleo di idee fondamentali, assurgenti in dogmi indiscutibili, conservando ogni libertà di pensiero, nei limiti di quei dogmi ». All'obbiezione che gli avversari possono giovarsi del revisionismo per scuotere la compagine del partito, ha risposto che di questo egli si preoccupa, ma non al punto di vivere eternamente della paura di altri o per far dispetto ad altri. Ha poi proseguito: « L'importante per noi e por l'avvenire de] movimento fascista, è di darne agli italiani e agli stranieri, ai contemporanei e ai posteri, una ragione politica, filosofica e storica, che io giustifichi, che si sostituisca alla ideologia liberaloide c democratica contro cui il fascismo è insorto; il che non impedisce affatto, anzi facilita, il compito di ricostruzione pratica che il partito e il Governo dovranno continuare ». 11 Rocca ha affermato di credere alla possibilità di una filosofia fascista che dica al mondo qualche cosa di nuovo. Tale filosofia consisterebbe, secondo lui, nel riprendere la grande tradizione romana e cattolica, culmi, nata nella Rinascenza e che la riforma protestante e la rivoluzione francese interruppero, mascherando noi italiani con ideologie straniere, dal liberalismo inglese al democraticismo francese, dal socialismo tedesco al bolscevismo rus^o. Al riguardo così si 0 espresso ; « Tutto ciò che è vitale nel inondo moderno, deve essere rifuso, interpretato, vivificato e, se occorre, limitato nella necessità di una tradizione che bisogna riprendere per reintegrare, insieme, l'individuo e lo Stuto a una concezione filosofica dell'universo, per tornare ad un tempo uomini italiani e universali», "Giolltti; l'ultimo del liberali,. Da q»e6Ìo indirizzo di idee, il Rocca non crede die si possa trarre un programma immediato di applicazione, nel senso di rifare da cima a fondo l'Italia e la storia in un mese, ron una direttiva pratica da cui scendano le risoluzioni volta u volta dei problemi politici che si presentano. Proseguendo su questo tenia, l'on. Rocca ha detto ancora: « Le ultime elezioni, poi, hanno liquidato la compagine dei partiti, che al liberalismo e alla democrazia si richiamavano, suggellando, nelWpraticar un tramonto già- avvenute nelle teorie. Per me l'ultimo liberale degno di questo nome 6 Giolittl; è significativo che egli rappresenti un fenomeno affatto piemontese, di una regione che fu lo Stato più antico d'Italia e che comprese meglio la libertà politica perchè prima e durante i secoli aveva conosciuto una legge. Ma l'onor. Giolitti è vecchio; probabilmente il liberalismo italiano finirà con lui ». Alla domanda se egli non vedrebbe di mal'occhio quel diffuso orientamento verso sinistra che va delineandosi in certi ambienti fascisti, Massimo Rocca ha risposto : c Verso la sinistra politica, democratica e liberale di idee, no; verso la democrazia di fatto, nel senso di appoggiarsi su larghi strati di popolazione, ove il sentimento della razza b più genuino e profondo, malgrado le contrarie apparenze, 'irrobustendola moralmente con esigenze autoritarie e religiose di dovere, sì. L'errore capitale dej so cialismo italiano fu di aver voluto essere il meno possibile italiano, di non comprenderò come in Italia, ove la borghesia era appena agli inizi e dove bisognava compiere in cinquaiit'anni l'evoluzione industriale realizzata in due secoli presso altre nszioui più ricche, non sì doveva importare la, lotta di classe ad ogni costo per fini politici e ulopie esotiche, indebolendo con le discordie le energie nazionali, Si doveva invece predicare e praticare subito una nuova collaborazione non isterilita da pure considerazioni economiche o da un'opera di gendarmeria a fuvore di una classe sola, nobilitata invece da un senso cristiano di fraternità e di sol'rurletà nazionale, cupace di una sanzione contro tutti coloro che non vi aderissero. Ma non bisogna neppure ripetere l'errore opposto dei conservatori puri, secondo i quali soltanto le classi più ricclie hanno sempre ragione e l'assenza di lotta di classe persino in via eccezionale, quando la lotta è utile al progredire dell'industria, dovrebbe venire imposta a vantaggio dei capitalisti e si dovrebbe conservare soltanto ciò che già .esiste ed è vecchio e forte. Per conservare fecondamente occorre invece sfrondare quanto non risponde più alle necessità odierne c accogliere e potenziare nel diritto, nuovo le creazioni spontanee della vita produttiva, in primo luogo i sindacati operai di ogni colore ». Come si vede l'on. Rocca si preoccupa specialmente di colmare le lacune che spesso la opposizione lia rimproverato al fascismo, c cioè l'assenza di un substrato dottrinario. Dal camo suo il « Mondo » ritorna sul tema della normalizzazione, rispondendo specialmente a ijuci fascisti che si sono convin¬ ti del regime di quella disuguaglianza che divido gli italiani ni categoria eletta e categoria reproba fino, a tentarne una teorizzazione, per i quali l'illegalismo perde i suol caratteri socie.]! o li moltiplica secondo ia ispirazione che lo determina. Scrive il giornale: « Questa teoria, eminentemente sovvertitrice di ogni ordinamento moderno, 6 propria degli Stati privi di autorità, nei quali, cit/ladini, categorie, partiti, devono provvedere coi propri mezzi n difendersi nella vita e negli interessi. Nò vale prendere a protesto.io violenze dei sovversivi per mantenere -l'Illegalismo o la violenza fascista, poiché la violenza sovversiva trova e deve trovare la sua repressione nella legge comune, cosi .come dovrebbe trovarla la violenza fascista •. Il giornale quindi ripete che non bisogna normalizzare l'illegalismo trasferendo la volontà e i metodi del partilo, poiché simile normalizzazione condurrebbe ad una situazione anche piti anormale. I deputati (Iella maggioranza sottoposti al iivari Consiglio Quanto alla decisione del Gran consiglio di non costituire il gruppo parlamentare fascista, si ha oggi la seguente noia di carattere ufficioso: «11 Gian Consiglio si è dimostrato finora, e si va manifestando spinine più, come organo supremo ed istituto permanente del Fascismo, in quanto si tratti di esprimere 16 linee direttive dell'aziono politica del partito e del Governo nel regime fascista. Sotto tale aspetto, dell'importanza assunta da questo organismo, sono tipiche lo decisioni che concernono la confermala soggezione dei deputati fascisti alla diretta disciplina dell'ordinamento gerarchico del partilo fascista, e la nomina della Commissione liei1 la riforma del regolamento della' Cantera,' come pure la non istituzione di un grappo parlamentare fascista. In questa maniera è resa palese la sicura differenziazione fra lo funzioni direttive del Gran Consiglio fascista o le funzioni legislative della maggioranza parlamentare fascista, senza contare il vantaggio di evitaro la suddivisione della massa dei deputati, che intendono aderire al Governo fuscista, e di facilitare l'accoglimento nell'inquadramento fascista di quei deputati clic non sono nelle direttive del partito, ma clic col partito intendono amalgamarsi. Coloro rlie sono abituati a ridurre l'attività politica del paese al minimo coni un denominatore del parlamentarismo, potranno trovare Qualche ragione di ulteriore disappunto in questa constatazione; ma ossa varrà a chiarire la linea politica entro la quale si svolge la nuova fase del regimo fascista ». L'organo vaticano contro ia legalizzazione del giuoco Della deliberazione presa ieri dal Consiglio dei Ministri circa le caso da gioco, si occupa oggi quasi luttu li» stampa romana. L'approvano naturalmente i giornali fascisti, 1 quali sostengono ad unanimità che i giocatori, trovano sempre un tavolo verde, sia che le bische siano permesse, sia che esista un divieto, e che d'ultra parie !a Pubblica Sicurezza è impotente a vigilare le bische c-.landestine, e che infine, date queste considerazioni, tanto vale sfruttare il vizio del gioco a vantaggio dell'erario e delle amministrazioni comunali, Anche il « Giornale d'Italia » si associa a questo ragionamento, ma nel campo filofascista il provvedimento di ieri ha già trovato la disapprovazione della n Tribuna » e il » Corriere d'Italia » insiste l'icordando il contrario avviso espresso lo soor. so anno dal Consiglio dei ministri. Scrive l'organo clericale: « Quando la energica disposizione per la chiusura delle case da gioco fu presa, plaudlmmo ad essa calorosamente. Oggi che quella disposizione viene revocala, sia pure con misure di restrizione e di controllo, esprimiamo- francamente il nostro dissenso, anche perchè poco crediamo itila efficacia pratica delle limitazioni che saranno sancite dal decreto del quale si attende la pubblicazione, Se queste limitazioni fossero anche rigorosainepte applicate, non resterà meno vero che la decisione del Consigio dei ministri di ieri vulnera ini principio lodevolmente sanzionato e sopprime un freno morale che non poteva non essere benefico ». L'impressione sfavorevole degli ambienti cattolici è più visibile nel commento dell» Osservatore romano», il quale, riproducendo le motivazioni del Consiglio dei Ministri al decreto che disciplina le case da gioco, le fa seguire dal commento con cui il giornale salutò l'abbandono del vecchio progetto dell'on. Finzi nel gennaio 1923. L'organo valicano così si esprime: « E' logico che le stesse ragioni per cui lodavamo la deliberazione del consiglio dei ministri sulla repressione del gioco di azzardo, ci inducano a dissentire profondamente dall'opposta deliberazione dell'altro ieri sulla regolamentazione del gioco. Tanto più che, mentre il pullulare delle bische segrete e abusive non costituisce certo il fatto nuovo dei 15 mesi trascorsi fra le due contradittoric deliberazioni, contro la crisi economica di alcuni centri climatici e balneari sta pur sempre la dignità nazionale invocata l'anno scorso e il principio proclamato che le fortune e gli Interessi dei paesi italiani non flavoni dipendere dalla coltivazione del parassitismo del vizio. Kè ci sembra efficace ed esauriente parlare, a tate proposito, di condotta semplicemente amministrativu. La repressione e la regolamentazione del vizio, sotto qualsiasi manifestazione, resta un problema di carattere esclusivamente morale, cosi come l'aveva definito la deliberazione ministeriale del 25 gennaio 1923, problema morale per se stesso e per ciò che se ne riflette alla coscienza popolare, la oliale di un diritto di usilo concesso al vizio'da una estrnterritorialltà che In rende in certi luoglii legittimo e imuum o, ne potrà sempre dedurre che il male noti è tale per se stesso, ma secondo il luogo in cui lo si conuiie. «Tanto è vero cho nessun regolamento, in nessun campo, ha impedito l'intensificarsi del vizio. Ieri, a spiegare il pullulare delle bische,- si "citava la ptoibizidBe; domani la" distanza, il lusso, le spese, le esigenze dei grandi centri privilegiati, giustificheranno le infrazioni alla legge, la quale, logicamente ispirata al principio che la regolamentazione argina il vizio, la spingerebbe per rendere più efficaci quegli argini ad allargare sempre più le deroghe al codice penale cui accenna l'articolo l.o del regolamento. Il decreto dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, senza di che le sanzioni iireviste contro le infrazioni sarebbero nulle e noi confidiamo per allora in una attenta discussione della materia e in una provvida revisione ». Il decreto incostituzionale ? Anche il Mondo dedica un lungo arlicolo all'esame del provvedimento, tacciandolo, innanzitutto, di incostituzionalità, perchè cessato il regime dei pieni poteri, il Governo non aveva alcun diritto di regolamìnl.-ire una materia simile attraverso un-rteereto-leg-^e a cui manca ogni verosimile carattere di lir. genza. Il giornale osserva che questi metodi, contro i quali insorsero in altri temni jrli stessi fascisti, contrasta coi provvedimenti del Governo e del fascismo di rivalorizz'^re la funzione parlamentare. Fiere parole di biasimo ha il Popolo, che a sua volta scrive- « Forse ora, dopo 15 mesi, la legalizzazione del Rioco di azzardo non e più la coltivazione del vizio, non è più il parassitismo, non è più immoralità, non è più indegnità .nazionale? Ma quale mai strnna ragione puft over determinato il Governo a modificare il suo nobile atteggiamento di ieri ed annrovare un decreto che dovrà avere immediata esecuzione? 1^. contredittoriptà e la volubilità rielle direttive politicha del Governo, emergono da questo atto in maniera lampante e non potranno destare la più viva perplessità in coloro che. ad occhi chiusi, diedero al Governo fascista la loro Incondizionata fiducia. Noi ci aucuriamo che il Parlamento abbia la sensibilità morale di discutere e di respincrerp con prontezza il decretn-legga dell'ori. Finzi, pardon dell'on. Mussolini, n consenta, in (tuesto almeno, di rimanere fedele alle tradizioni del suo passato che non permisero mal rhe una legee dello Stato servisse per ah'mentare il vizio e favorire la dilapidazione dei patrimoni famigliari ».

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