L' interregotario dei due studenti al processo pel delitto sul treno 38

L' interregotario dei due studenti al processo pel delitto sul treno 38 L' interregotario dei due studenti al processo pel delitto sul treno 38 La genesi del misfatto — La tragica scena nel vagone ( Dal nostro inviato speciale ) lr«21fl. S.-IVt I Arezzo, 21, sera., L'udienza, rinviata ieri, dopo l'alquanto 1 :•• i. is.i à d'ila, alle •« 'precise ili stamane, è r a», i : [juillti itm lite alle 10,35. Si proveli' ohe, ìi furia di puntualità ili questo Kem r.\ il : ruvirso amira per le lunghe. Il l'ief. i- lite fa un esposto ai giurati de] voluminosi! ita d'accusa, giù riassunto sulle coì-.- tifi ilt'lln Slampu. Le parole del Presiden>.. s;uo attfini irniente seguite dagli impu- -pi'claluientc diuTAnrireoni; la rievo » ne e accurata nei più minuti e precisi ùlupi, Quando il Presidente ricorda il I .'tumento del Tursi lungo la linea ferro^ ;rla, con un piede stritolato, dolorante e b..ngulnaiitp, il Tursi, pallidjp, tende l'orecchio all'emozionante narrazione presidenziale. Terminato, si Inizia l'interrogatorio dell'Imputato Tursi, che è fatto traslocare cisti suo posto od avvicinato maggiormente al banco del Presidente. — Dite ai giurati — dice il Presidente all'imputato — quanto pensato in ordine al capo di imputazione. Le idee politiche del Tursi L'imputalo, con voce alta e cliiara, dice: — Abitavo a Roma, dietro Palazzo» Navetta. Il 26 ottobre mi ritiravo a casa per la colazione, quando, in piazza Navona, incontrai l'Andreoni, mio antico compagno. Mi disse che aveva cose importanti da propormi, ed io lo invintai a casa mia.. Egli replicò che, fata la delicatezza delle cose da riferirmi, non voleva parlarmi in casa, e mi diede perciò un appuntamento per le ore 3, al « Caffè Faraglino ». Fummo puntuali ambedue. L'Andreoni mi mise subito a parte del suo progetto Mi raccontò die c'era a Roma un francese, il quale era in possesso di documenti clie avrebbero comivromesso gravemente alquanti sovversivi italiani. Ora, a chiarimento dell'avvenuto, è necessario che io spieghi le mie idee politiche. L'imputato racconta a questo punto che fece la sua pi Ima educazione in seminario e J2ì\e poi andò militare, imbevuto di idee umianltarietichc c cristiane; Interventista convinto .chiese di entrare come ufficiale di fanteria anziché collocarsi in un ospedaletto da campo, «mie gli davano diritto I suoi studi di medicina. Poi sopras-giumse l'armistizio e quindi non potè combattere. Racconta come fu congedato, e parla della infatuazione ho3écavt-ca, che seguì al dopo guerra, nefando di aver coltivato allora teorie sovvertitrici. Anzi dichiara che nelle giornate rosse del 1920 pnrtòiipò per l'ordine « per la forza pubblica. — Ma ciò — •esclama — è stato dimenticato dall'accusa. Agli albori del 1921 abbandonai la mia strada. Sbagliai, è voto. Abbracciai le teorie socialiste per pochi mesi soltanto, perchè più tardi mi ravvidi, e quando successe il fatto io avevo già abbandonato cruelle idee da tre mesi. Durante il tempo in eui sono stato ira i sovversivi, nutrivo idee tolstoiane, leggevo e meditavo il Vangelo, ri-cordo della n :a vita di seminario, e mi illusi che il credo cristiano potesse diventare anche il credo bolscevico. Quali erano i miei rapporti con i miei compagni t Mi rimase, sempre, anche lontano dal partito, una specie (Li solidarietà con loro, pur non avendo più io le loro idee. Andrecmi mi ricordò, appena mi vide, che nel parlilo avevo sempre predicato ohe bisogna talvolta sacrificarsi, ohe hisognasoll-evh.'.'eji'gii affli Iti- o i pov*ri disjrraziati, toglierli, potendo, dalle Toro pene. «Ebbene, io ti metto alla prova — esclamò l'Andreoni. — Si traata di tosliere alcuni documenti importantissimi ad un personaggio; documenti che possono nuocer* a disgraziati compagni che hanno le idee che avevi tu un tempo e che forse saraaino illusi, come dici di essere tu ». In sostanza, l'Andreoni mi propose di togliere alcuni documenti delicatissimi al cajpitano turco. Io accettai, chiedendo rassicurazione ejjie nen 6i sarebbe compiuto aflcun atto violento in suo danno e che non ci fossero rischi, perchè mi premeva di non cami>rometi«ranL Andreoni mi rassicurò die tutto era pronto, che il capitano sarebbe stato ridotto all'inazione con fialette di etere, e che tutto si sarebbe quindi ridotto ad ima senapiw>e dormitina, che violenza c'era T — esclama l'Imputato. — Nessuna. Io dovevo entrare semplicemente nello scornparttoeTiilx), sedere accanto al capitano, tenere ili posto fino all'arrivo dell'Andreonl. il quale avrebbe dovuto rompere le fialette di narcotico contenute in ima valigia che io dovevo Tuonare; icjspllere i documenti al eafpitairw e allontanarmi. Il narcotico « Io osservai all'Andreoni che saie: state scoperto facilmente e identificato, ma e-gll cercò di convincermi, dicendomi che avrei dovuto fare semplicemente il narcotizzato,come tutti gli altri, nonché il depositario deJJa valigia contenente le fialette necessarie. Tutto venne combinate a puntino, ed*io ammetto che sono colpevole tutto al più della rapina dei documenti e della forte dorantta fatta dai capitano e non di altro. Usciti dal caffè Farfuglino, l'Andreoni mi consegnò la valigia che portai a casa mia. La valigia conteneva alcune fialette col narcotico, nn narcotico debole; e però io dissuasi l'Andreoni di ado- t'imputato continua: L'Andreoni alle mie obbiezioni rispondeva che chi aveva data la vàliaia e quel materiale tossico era persona competente la quale, se aveva consegnato quelle sostanze, sapeva certamente quei'0 che si faceva. Iovece — esclama — perchè io sono studente in medicina sono stato imputato di avere preparato tutto il delitto, lo proprio ero contrarlo a quella narcosL a mezzo di cloruro di etile perche, come si visto avrebbe avuto come eHetiu una mezza narcosi cioè unii narcosi non sufficiente. Androni mi assicurò dicendomi die la persona che aveva data la valigetta era perfettamente sicura del fatto suo. Andreoni aggiunse: Perché, quando io scenderò dal treno, non voglio essere disarmato tanto più arendo in tasca documenti importantissimi del capitano, prestami la tua pistola, lo avova questa aa-ma in casa mia ma non me ne ero inai servito date le mie idee umanitarie. Allora la misi nella valigia. Ci rivedemmo il 30 ottobre: Andreoni mi disse che si sarebbe partiti l'indomani sera. Mi diede appuntamento ili prossimità dell'albergo abitato dal capitano, l'albergo « Savoia ». Io credevo si trattasse di un ufficiale francese non di un ufficiale turco. Come fu organizzata la rapina Le modalità della rapina furono concretate al caffè « Faraglino » ed in galleria Umberto I, Stabilimmo che io avrei preso posto nello scompartimento del capitano turco insieme alla valigia contenente le fiale. Ad un certo punto avrei abbandonato lo scompartimento e la valigia perchè io avrei dovuto dare assistenza passiva facendo la guardia dal di fuori. L'incontro con Andreoni avvenne alla suzione. Egli mi diede un biglietto di viaggio di prima classe. Andreoni mi confesso che era d'accordo con un terzo Individuo «he io non avevo nero visto e che doveva certamente mantenersi guardingo. Andre lini comprò tre biglietti uno per Milano, uno per Verona ed uno per Firenze. Io mi trovai col biglietto per Verona. Lo sconosciuto si ebbe Certamente quello per Milano. Nello scompartimento tutti si erano messi a dormire, io eccettuato perche dovevo vegliare. Ma non è vero che io avessi un viso truce. E" una circostanza che fa ridere. Il capitario invece non rimase Intimorito dalla rata presenza, come dice l'accusa, anzi si mise placidamente a dormire. presidente :. •— Ma esponete 1 fatti con raBldltà. Con una certa rapidità, signor PresWen- te, ma purché mi si permetta di dire tutte. L'imputato, che parla molto bene e si dimostra anche molto intelligente, continua: Quando vidi che il capitano dormiva, come di tntesa, uscii dallo scompartimento. Io non lasciai che 11 mio cappello e la vanirla Lasciai il cappello per segnare il mio Sosto: una precauzione, un mezzuccio per rientrare nello scompartimento qualora l impresa dell'Andreoni fosse troncata a mezzo l'Andreoni fosse costretto ad abbandonare il campo Quando Andreoni fece per entrare ^«scompartimento, io mi ritira nella latrina. Bisogna sapere che 1 °P^azlone dove, va durare dieci o dodici minuti. Quello che pòsserassicurare è questo: chei Andrej venne a dirmi che la narcosi faceva già il suS affitto e che Ajpaum entrare liberamente nello scompartimento ed operare, io pclcnvevcdsggedimrtlSlrssnsdvcAvaaIvstlcfilcdtmFqtgrgflmft -im-tei -ftlf^fi a fatfl A <l rifila inrlrflnr; a-ntf.S rimasi fuori a fare da palo, Andreoni entrò dentro, rinchiudendo la porta per evitare die la corrente d'aria scacciasse le esalazioni del cloruro. Passarono pochi minuti, quando udii infrangere un vetro dello scompartimento. Allora entrai. Bisogna che spieghi quale fu la mia opera, lo avevo detto ali 'Andreoni : « Uada elle se 1u sei sorpreso, avverrà una lotta; tu puoi commettere una violenza, che io non posso permettermi, perchè io sono contro la violenza». Qui l'Andreoni mi convinse e mi tolse ogni preoccupazione. La fuga lungo ii treno e la caduta « Quando sentii la rottura del vetro, rimasi allibito. Entrai e vidi iL povero Tommasl seduto, mentre Andreoni, diritto, gli stava davanti. Andreoni aveva un pugnale in mano; pensai che egli potesse compiere la deprecata violenza da cui io rifuggivo. Allora feci l'atto di togliergli l'arma per evitare che commettesse un delitto, che avrebbe rovinato aneli e me ». Una voce: — Gli daremo una medaglia al valore civile. « Il capitano in quel momento si svegliò : era intonino per la narcosi. U Tommasi mi vide avanzare verso Andreoni e poi fuggire con lui. Perciò gridò: « Li prenda, li prenda». E' naturale che il poveretto fidasse insospettito dal mio contegno e ancno io avrei gridato « prenda » al plurale e non al singolare. Se si pensa alla sicurezza con cui io ero partito, alla mia precedente LranquilLità di animo e alla tragedia in cui mi trovavo mprovvisamente coinvolto si capirà facilmente il mio stato d'animo. «Io e Andreoni fuggimmo lungo il treno arrivando all'ultima vettura, la cui porta intercomunicante non si apriva; allora aprii o sportello laterale del vagone ed uscii fuori. Si udirono in quel mentre colpi di rivoltela, lo mi accoccolai disperatamente con miracoli di equilibrio e col coraggio della disperazione sul predellino. Anche Andreoni si sporse dallo sportello, ma in quel predellino non poteva trovare poste. D-altra parte non si azzardava di discendere data la velocità del diretto. Allora Andreoni rientrò dopo avermt consegnato la mia rivoltella e i caricatori, li treno diretto correva velocissimo: Andreoni potè rientrare perchè nessuno lo aveva visto e nessuno lo conosceva mentre io, avendo preso posto nel vagone del fattaccio, avevo tutto l'interesse di trattenermi fuori. n quella pericolosa posizione, m1 trovavo in una circostanza traffica, non potevo scendere a terra e non potevo rientrare nel treno. Mi ridussi a coricarmi sotto il predelino lungo la predella maggiore tenendomi con le mani e coi piedi in una situazione difficile, se si pensa che il treno viaggiava nela notte buia e fredda a grandissima velocità. Le laide del paletot toccavano le ruote del treno e minacciavano di travolgermi sotto. Nel sollevare le falde precipitai; il treno mi trascinò per sei o sette metri sui ciottoli. Fui trovato graffiato al viso: sfido con tutti quei ciottoli I Si voleva forse che io venissi rascinato per chilometri per lare piacere al giudice istruttore? Più tardi svenni; quando rinvenni pensai a liberarmi di tutti gli oggetti compromettenti che avevo indosso, indi fui raccolto. Certo sarebbe stato bello che al'ospedale avessi subito confessato la verità ma Andreoni negava: era odioso che io confessassi e lo accusassi. • « Tutti gli indizi stavano contro di me mentre tutto "sembrava in favore oTell'Andreoni. La valigia, le anni trovate sulla strada, il pugnale trovato nel vagone, i caricatori, ecc., mi accusavano inesorabilmente. Ma io pensai che al massimo avrei potuto confessare la verità al dibattimento ». Nel carcere La lettera della donna amata X questo punto l'imputato racconta con tono di lamento che in carcere gli fu proibito perfino di scrivere alla famiglia; fu tenuto nelle carceri di Arezzo in un completo isolamento per otto mesi, come se fosse un ergastolano. Posteriormente fu trasportato a Firenze: un'giorno nella passeggiata si incontrò con un detenuto, che era stato in cella con Andreoni. Cosi seppe che questi concertava un piano di luga, L'imputato nega di avere potuto pensare ad una fuga mancando di una gamba. Tuttavia fu sospettato e subì una perquisizione in cella durante la quale tentò di distruggere una lettera scritta, dice egli, ad una donna da cui aveva avuto una figliuoletta morta in quei giorni. Presidente: — Tentaste di ingoiare la let- Imputato: — Comunque, era una lettera innocente ma in quell'atto l'accusa architettò chissà quale romanzo. I» fui oggetto di stretta rigorosissima sorveglianza in una cella da cui mai avrei potuto comunicare con chicchessia, E' in questa cella che io avrei dovuto mettermi d'accordo sul sistema comune di difesa con Andreoni. Per sollevarmi da ogni responsabilità io Invece dico la verità senza timore di contestazioni. Allora non mi difesi molto perchè il magistrato mi pregò di difendermi al dibattimento soltanto. Ma qui il Presidente non vuole, cosicché io sarò condannato senza avere potuto difendermi. Presidente: — Voi vi siete difeso: vi siete anzi diffuso. Pubblico Ministero":' — Ma sono tre ore che parla. L'udienza a questo punto è rinviata per la colazione. L'Imputato ha parlato con molta freddezza in certi punti e con un atteggiamento spavaldo in certi altri infiorando il suo dire con affermazioni cristiane ed evangeliche deprecando la violenza, ma senza mal un istante di commozione neppure quando lia raccontato che durante la prigionia gli è morta una figliuoletta. ErIì si è industriato di spiegare con fine e fucile dialettica il concatenarsi degli eventi, ma talune circostanze non hanno persuaso come quella che Andreoni abbia restituito la rivoltella mentre si trovava aggrappato sul predellino dello sportello e in quella tragica posizione meno adatta per avere in restituzione ed instascare un arma e due caricatori. Del resto il povero Tommasi fu colpito da cinque rivoltellate, tre del calibro n, 7, la rivoltella dell'Andreoni, e due del calibro n. 9, che era appunto la rivoltella, del Tursi. Inoltre, L pugnali trovati furono due, insanguinati dello stesso sangue: quindi è presumibile che ambedue si siano servito e della rivoltella e del pugnale. Prime contestazioni L'udienza è ripresa alle ore 15.45, con un ritardo di tre quarti d'ora, per il ritardo di un giurato. Egli si scusa e dice: « E' la prima volta. Voci: Anche Tursi era la prima volta (risa del pubblico). L'imputato è ricondotto al posto Si stamane ed il Presidente inizia il fuoco di fila delle contestazioni. L'Imputate dice che un cumulo di circostanze era in apparenza a suo carico: perriò ritenne prudente di non confessare subito la verità, anche per non urtare la linea di diresa dell'Andreoni. ma- una volta che questi confessava ritenne inutile negare. 11 cancelliere lagge una parte della deposizione di Andreoni. — Non è esatto. _ E' tanto esatto che potremo rileggere l'interrogatorio. — Leggiamolo anzi subito. — Lo leggero quando voTrò lo. Voi siete entrato nello scompartimento dopo la rottura del vetro: come avete potuto passare se il passaggio era completamente ostruito dal l'Andreoni? — II turco teneva le gambe aperte. — Ve lo dirò io: voL eravate già dentro lo scompartimento, tanto è vero che siete uscito dopo l'Andreoni. Già ed io stavo dentro a narcotizzare... Del resto facevate la vostra parte di studente di medicina: stamane avete fatto una ilissertazione tossicologica che non mi ha convinte: eravate nello scomparti mento a fumare sigarette intossicate... — Chiamiamo dei periti: quando, diranno che erano sigarette Intossicate mi conferiranno la laurea in medicina « ad honorem »l— Lasciamo stare la laurea, per carila, — soggiunge il Presidente. In sosianza, con un diluvio di parole, l'imputato si sforza di dimostrare che enlrò nello scompartimento dopo che vi era pria entralo l'Andreoni e dopo che questi rliti? tento il Tommasi, versione clic il Presidente respinge, affermando die l'Andreoni ostruiva il passaggio, anzi l'ingresso, TI Prrqirt(>n!n flf OS^rllP" \Tfll Il Presidente prosegue: — Mentre stamane vi siete diffusamente Intrattenuto della famose fialette, avete taciuto ostinatamente suil'csistenza del le siringhe e delle fiale di morfina che uno studente in legge non poteva usare. — Discutendo con l'Aridreoni sull'anione del cloruro di etile, gli manifestai il dulbbio che questo non bastasse; allora l'Andreoni portò anche la morfina dicendomi : « Guarda se. sono stato previdente! Qualora la narcosi non fosse sufficiente, ho provveduto alla mortfina ». E le maschere T E' difficile che uno studente in legge sia pratico di tali cose. Eppcl; narcosi niente, morfina niente... tatti scherzi I — Di questa sola cosa rispondo I • — E quella grossa provvista di carbnocfe e di caricatori ? 11 programma vostro era « Nessuna violenza ». E con «mesto programma vi armaste in tal modo. L'imputato vuole spiegare l'ottetto della narcosi, ima 11 presidente Ho interrompa: — Parliamo del proiettili. — Ma U> partecipai all'impresa quando l'Andreoni ini avvertì che persona competente lo aveva assicurate sulla sofftelenza dell'etere etilico nella narcosi. — Ma stamane avete negato questo sufficienza. E la pistola data a]l'AndT«oni7 E le pallottole? — L'Andreoni mi giustificò la sua richiesta: eppoi io sospettai che sarei state seorperlo, mi avrebbero perquisito «, avendo diversi caricatori d1 riserva, me ne sono liberato. Avvocato di paTte civile:' — Consegnandoli ai complici! (JlarMa del pubblico). L'imputato si inquieta e vuole discutere eoi presidente, ma questi lo invita ad un contegno più corretto. Imputato: — Ma allora non posso difendermi. _ Presidente: — Vi difendete « lo fate anche con molte parole. Voi avete partecipato al partito comunista ed avete fatte parte dagli arditi del pooolo. Che cosa avete da dire a vostra giustificazione su ciò 1 — Mi Insci spiegare prima il perchè di quelle irn.uniz.lani. vi erano tre caricatori vuòti e 59 proiettili. Se avessi avute intenzioni brutali, non avrei lasciato 1 proiettili salotti, — Ma per due caricatori bastavano 32 carducci e: e gli altri protettili? Verniamo alla partecipazione al partite comunista. E' vero o non è vero che voi siete stato comunista e ardito del popolo? — Feci [parte d-el primo nucleo di questi ard,1ti. nucleo1 che era stato c<wrirpasto daa soci dell'attuai» Associazione degli arditi d'Italia. PI nucleo divenne sovversivo quamdo entrò a farvi parte l'otri. Mingrinc. lo allora uscii immcrt.iatamente. Il movim-enito degfll arditi d-el popolo, in principio, rappresentava la «alma, la tranquillità. (Jtitmori vivissime del pubblico). Poi divenite sovversivo. — Chi ha eparato? — Come ho detto, ohi ha aparato fe stato l'AndreonJ. Uditi gli spari, apersi e presi «a fuga; evidentemente, ha riparato prima l'Andreoni. — Non è esatto, siete scappate dopo; vi hanno visto, n pòvero Tommasi ostruiva il corridoio: voi poliste scappare dopo «he la vittima si abbattè, colpita a morte, sulla uscita dello scompartimento di terza classe, dove aveva cercato scampa La vedova dell'assassinato pianse La vedova, ohe siede accanto al patroni di Parte Civile, a questa narrazione piange a dirotto. Presidente : — Ed il pugnale ttrovato nello scomrpartiiTijento era vesta»? — Era dt Andreoni: poiché questi temeva sempre di essere perquisito dalla, polista, me lo diede in custodia. Non oomra°ittovo nulla di mate a tenere io quel pugnale. — Voi diceste che la pistola, che temevate, in tasca, vi. faceva sventata» le faida del j palerò': perciò la togll-este: ma senza rivoltella le falda avrebbero sventolato .«guaimente. — E' vero; quando tolsi l'arma e mi appoggiai sul predellino, mi accorsi che sventolavano egualmente. P. M. : — E' vero che avete fatto parte dal Direttorio7 — E' vero: fate che mi si lasci spiegare da chi era composto in quel tempo il direttorio degli arditi del popolo <— dice l'imputato. Presidente: — Spiegate pure. — Era un gruppo di arditi che scriveva sui giornali (movimento Ai incredulità), P. M.: — Stamane avete detto che il furto dei documenti mirava alla salvezza del partito. Dunque voi mantenevate le vostre simpatie e la vostra solidarietà col partilo a cui, come diceste, non appartenevate più. — Non bisogna speculare sullo parole comunista e sovversivo in quante che i comunisti sono sovversivi e non tutti i sovversivi sono comunisti. Io avevo delle simpatie per ragioni di umanità e per i miei ideili cristiani. Non sono più andato d'accordo coi miei compagni, è vero, e sono stato espulso, ma essi sono rimasti nel mio cuore. Presidente ironico : — Eravate umanitario I L'imputato spiega una sua disposizione di trenta mila lire derivata dalla vendita di un podere di famiglia: al momento del fatto aveva settecento lire ed il 6 novembre avrebbe dovuto ritirare alcune migliaia di lire. Le contestazioni del Presidente mirano a farsi spiegare dall'imputato i mezzi di cui disponeva. Egli aggiunge che quando la famiglia 10 obbligò ad abbandonare l'amante o la famiglia, per mantenere fede alla propria donna, non esite ad abbandonare la famiglia. Pubblico Ministero: — A proposito del pugnale si è riscontrata una lacerazione netta da taglio nella tasca interna la quale fa supporre che tenevate il pugnale in tasca. Di più un pugnale fu trovato nello scompartimento ed un altro nella valigia che poi venne gettata dal finestrino del treno ad opera dell'Andreoni. Ambedue i pugnali erano macchiati di sangue. E' supponibile che Andreoni abbia agito con due pugnali in una volta? — Mentre era aggrappato sul treno Andreoni mi diede la rivoltella i caricatori ed 11 fodero di un pugnale. P. M. : — Ma è mai possibile che, mentre il treno correva a 70 chilometri all'ora, potesse avvenire in quelle circostanze uno scambio simile di oggetti? dovevate tenervi acrobaticamente aggrappati. — Andreoni aveva necessità di liberarsi di quei materiali. Presidente: — Perchè, invece di gettarli fuori, li dava proprio a voi? Voi eravate identiflcato più di Andreoni. L'imputato tenta una difesa ma il presidente esclama: Insomma, per voi narcotizzare la gente, prendere i documenti, preparare le armi e le munizioni sono tutte cose innocenti. — No, io mi accuso della rapina lei documenti e della complicità nella narcosi ma non voglio essere accusato di omicidio, di un omicidio che ho fatto di tutto per evitare non per ragioni di umanità ma per puro egoismo, cioè per non avere io un danno personal mente (rumori, commenti acerbi), — Ed fi taglio nella tasca ? — lo avevo l'abitudine di portele delle lame glllettes in tasca. 11 pubblico scoppia a ridere e l'imputato cerca di riprendersi. — I giurati possono piovare a mettersi de] le lame gillettes in tasca... Presidente: — Ma no, i signori giurati que ste cose non le fanno. Interrogatorio di Andreoni Dopo un breve riposo si interroga il secondo dei principali imputati, l'Andreoni. Questi rarln rial suo posto franco, con fogo di co mudante: « Negli ultimi giorni del 1921, narra, ricevetti un incarico dal mio partito di impadronirmi di documenti che si trovavano in possesso del capitano turco Feuzi, documenti che potevano riuscire di assai grave, grande danno al pnrttto e quindi si voleva ad ogni costo farli sparire. — Chi vi ha dato questo ordine? — 1 capi del gruppo comunista oppure del gruppo sovversivo, clic 6 lo stesso. — Chi orano? — Nrm pocfo dirlo perchè implica la tcsponsabililà ili Iit/.c persone: non posso. l.n mia responsabilità, l'assumo io; quella il,»gli ullri non posso denunziarla, Dico gruppo co¬ vmonvsciptScgscbttcctltccqpstllh muniste e non partito. Appena ricevuto qupsto ordine, i compagni mi fornirono i mezzi necessari per l'impresa e mi dissero che avrei potuto scegliere come aluto una terza persona. Si delincò subilo la necessità ili questa terza persona. Pala la difficoltà del'impresa, ci accordammo io ed un secondo ndividuo, che non voglio nominare e Tursi, che ritenevo intelligente. Peri» la mia scelta fu infelice; dico infelice per me, non per la giustizia. Sapevo che stava in piazza Navona ma non dove stava di casa. Cosicché andai ad aspettarlo. Il convegno al " Faraglino „ i II 28 ottobre lo vidi a mezzogiorno e gli chiesi un appuntamento che fu Infatti fissato al caffè « Faraglino ■ per il pomeriggio. Gli dissi che si trattava di compiere cosa che poeva essere reato di fronte al codice penale taliano ma non di fronte alla nostra tede, mrsi sulle prime titubò ma poi rispose: « Accetto ». Ricordo che per tutte le spesa rlce. vetti dai capi del gruppo comunista circa re mila lire. In Roma, prima del fatto bisognò perà che mi occupassi della sorveglianza del capitano turco perchè non ci sfuggisse; sorveglianza, alla quale partecipai o personalmente ed IL secondo compagno nonché qualche altro; non il Tursi. Ritirai da persona, che non nomino, la valigia già conezionata e preparata e la consegnai al 'turi : perchè gli consegnai la valigia? Perchè lo dovevo sorvegliare all't Hotel Savoia» il capitano e quindi non potevo montare la «ruardia con la valigia. Mi si disse che ero sorvegliatisslmo dalla polizia, motivo per cui feci mettere nella valigia portata dal Tursi le armi che non mi azzardavo di portare indosso personalmente per timore di essere perquisito. Io presi tre biglietti di primB lesse credendo che il capitano non vlairgiase in seconda. Comprati l biglietti, mi dires«Sni!v}? scompartimento in cui aveva preso posto il capitano. Non si era fls- il\aÀ?Zt!~4,CUT er,? dBCÌsa dl impadronirsi del documenti. In che cosa consistevano? Era un plico dl documenti gravi e comprometenti. MI convinsi però che non poteva tenerli nella valigia ma addosso per la facilià con cui lasciò il bagaglio nella vettura aviandosi al ristorante. Ecce perchè mi decisi i„?nrq^foiri0aiadti0SS(> d0£° la- narcosi. Ero tato informato che avrebbe dovuto partire on detti documenti, n motivo per cui non presi posto nello scompartimento è perchè il apitano mi aveva visto parecchie volte menre lo sorvegliavo all'albergo. Lui anzi aveva notato tanta sorveglianza e se fossi entrao nello scompartimento si sarebbe messo In allarme. Ricordo di essore passato due volte guardare se qualcuno dei viaggiatori dello compartimento fosse addetto aBa sua peronale sorveglianza. Confesso che ero preocupato per la completa indifferenza del ca¬ pitano. Finalmente quando vidi nell'interno tutti quasi addormentati entrai, tolsi dalla valigia le fiaJette, le ruppi e uscii. Quando rientrai la narcosi taceva la sua azione. Allora ani accinsi a perquisirò 11 capitano. Mentre ciò facevo mi sentii afferrare alle spalleAllora, in qnel ristretto spazio buio, appestato dai gas, reagii credendo di essere immobilizzato dall'avversario, lottai, lo ferii ed uscii scavalcando un groviglio dl corpi. — Chi era entrato prima ? — Entrai prima lo ed 11 Tursi venne dopoFui lo a scappare per primo. — I sedili erano stali avvicinati? L'imputato irritato : — Ma io non posso ricordare questi piccoli particolari. Mi lanciadi corsa lungo 11 corridoio : in fondo mi trovai di fronte ad una porta; tentai di aprirla senza riuscirvi: Tursi, che era dietro di mead un 'tratto scomparve. Io mi vidi allora ostruito il corridoio dal Tommasi: mi vidperduto e sparai. — Quanti colpi ? — Non ricordo: sparai 1 colpi del caricatore della rivoltella mentre ne avevo altrdue di riserva. Credo di avere sparato tre colpi e dopo il terzo colpo l'arma si InceppòUscii dalla stessa porta di dove era scomparso Tursi. Credevo che (osse saltato a terra ma capii che ciò era, in quel momento, impossibile. Gli consegnai ciò che tenevo in tasca e rientrai nel corridoio. — Perchè gli deste le armi ? Irritandosi a voce alta: — Bisogna Immedesimarsi, signor Presidente, delle circostanze. Perchè si fanno certe cose? mchiedo. Tn certi momenti si fanno, poi si pensa a quello che si è fatto e si cerca dspiegare i fatti. Nel treno incontrai il terzo compagno, che aveva in mano la mia borsala quale conteneva un lungo pugnale. Questo pugnale era dl proprietà del terzo compagno e gli Ingombrava la tasca, cosicché mi pregò dl nasconderlo nella mia borsa. Mi consegnò la borsa con la rivoltella. Io andai nella vettura, gettai fuori dal finestrino tutto senza pensare che dal corridoio avrebbero potuto vedere. Gettai via tutto senza porre mente che gli indumenti della valigia avrebbero servito ad identificarmi. Fui visto mentre gettavo via quella roba e venni arrestato in treno da un capitano della Regia Guardia. Eccomi qui, signori giurati. Per ora non ho altro da dire. L'imputato quindi siede e si rifiuta di continuare. Egli ha parlato a voce alta come tenesse un comizio con eloquio facile quasi violento. SI ha l'impressione che si tratti di unesaltato. Il Presidente sottopone l'imputato ad un fuoco di contestazioni e quindi l'udienza è rinviata a domattina. ERCOLE MOGGI.