I segreti della sua arte

I segreti della sua arte I segreti della sua arte La Duse — scrisse Luigi Rasi, che le si trovò vicino negli anni di più densa attività e di maggiori trionfi — alternava, nella maturità, a momenti di ostinato mutismo, in cui dava l'impressione di essere malata, ac- j cessi ili una loquacità raccaivriccinnto, sì da j suggerire l'immagine di un fiume straripato che nella sua corsa travolgesse uomini c cose. Quando io 3a conobbi era diversa. Da lunghe pause, in cui sembrava unicamenlc preoccupata di ascoltare se stessa o di accarezzare fantasmi solo vivi nel suo spirito, usciva in abnandoni delicatissimi, nei quali cercava la via per rendei e sensibile il suo ardente bisogno» di spiritualità. E tanta era la varietà degli accenti, la pascione che vibrava in ogni sua parola, diventata plastica, che a sentirla si perdeva il controllo delle proprie impressioni, presi da un senso li smarrimento. Come chi va su di una strada e, affascinato ria una luco troppo viva non riesce più a badare dove metto il piede ; e per la troppa luce più non vede. E non tanto per quanto diceva, frutto di esperienza, di studi, di intuizioni, di meditazioni 01 suo orizzonte era sempre mutevole e vario), quamto per gli echi che la sua voce risvegliava. E non'erri che quando si riusciva a sottrarsi dal circolo della sua magia, riprendendo, districando, collegando quanto ella aveva detto, che ohi aveva arato la gioia ili sentirla si ritrovava. Qualunque il motivo della conversazione, il teina della divagazione, l'argomento delle chiacchiere, (Ini molti e vari! elementi sommossi, attraversati dal raggi vivi della sua intelligenza, raccolti e dispersi, frammischiati e confusi, usciva fuori un segno: il saio amore per l'arte, a cui guardava con senso religioso, si aveva la rivelazione o la conferma di una verità : che in arte ogni scuola, ogni tendenza è possibile, ma riguarda i mezzi e non la sostanza. E ne aveva dato la prova lei interpretando, volta a volta, il teatro naturalista (Augier, Diunns, Sardou), il teatro verista (Zola, Verga), la commedia di cai-altere (Molière, Goldoni, Castelrecchio), la commedia ■simbolica (Ibsen. Maelenllnck), la tragedia lirica [D'Annunzio), il teatro spirituale (Donna del Alare e Cosi sia). Ogni scuola, ogni tendenza, ha diri!lo di ciltaidinanza nel campo dell'arte ; ma l'arte vi è un solo modo di intenderla e di amarla, coinè l'aitava e la intendeva lei, eoa la esclusione di ogni altra passione, e con la piena dedizione di t«ì stessi. / ■Molte di quelle che furono dette le « manie » della Duse; le sue stravaganze e aneli e i suoi dUe'.ti, e gran paTto .lei -fatti in cui si volle vedere; un tentativo della grande attrice di mostrarsi bizzarra ed eccezionale, per sorprendere e per stupire, non rappresentavano che il suo continuo perseverante sforzo per isolarsi da ogni elemento estraneo e vivere unicamente della vila delle creature della sua finzione. La sua Immersione nei personaggi che incarnava, in una forma direi quasi fisica, non si limitava al breve spazio di temt>o in cui viveva 6Ul palcoscenico le vicende del personaggio incarnato, ma anticipava la finzione e si prolungava oOtrc di e-ssa. Ella era già Margherita Gauthier o Ellide, Teresa Raquin o Mirandolina, assai prima che il velario si aprisse ; e continuava ad esserlo anche a velario chiuso, cercando inutilmente il riposo dopo la fatica, Bicordo, a dare un'idea della sua sensibilità, che un giorno ebbe a dirmi che dopo aver udito lo Zaccont od interpretirc l'Osvaldo ibseniano, per tutta la notte non aveva potuto chiudere occhiò ed era rimasta Inquieta e sofferente anche U g Ionio appresso* E non credo tanto per la eie-azione' zac-coniana, quanto perché la madre dolorante, che doveva essere l'ullinia sua interpretazione, già aveva preso ad occupare il suo spirilo. Nei giorni in cui la Duse rappresentava la Donna del Mare, non voleva vedere l'attore che impersonava lo slraniero. Solo per tal rr.odo, quando il Beniassi le compariva dinanzi nel secondo episodio del dramma, riusciva alla Duse ili rendere il movimento di stupore che doveva provocare il suo arrivo. Naturalismo, verismo, simbolismo 7 A me sembra che i caratteri dell'aite di Eleonora Duse convenga cercarli al di fuori di queste .formule, no,n fosso altro perchè ella seppe, in tutte riuscendo eccoli cale, superarle e fonderle per raggiungere una espressione di sincerità. Per quanto la sua attività artistica po^sa dividersi in tre periodi — ili cui il primo lasciò i>ni largite tracce e viene considerato come il migliore, e cioè i! tempo In cui predilesse le figure creale dagli autori naturalisti e veristi - In sua personalità artistica, fatta di sensibilità e di intuito, di penetrazione e di comprensione, di intelligenza e di divinazione, si manifestò in ogni sua incarnazione, serrare superiore alla forma dell'opera ; per considerarla l'atirice di questo o di quel tipo di teatro, bisognerebbe comprimerla, li suo «segno» unicamente suo, inimitabile e inconfondibile', balzo r-^-mpre fuori, sia che rssn Integrasse lo scarne e inte¬ ' iormente povere figure del commediografi verisii o compisse opera di umanizzazione delle creature senza sangue o senza nervi, dei poeti simbolici, o alimentasse, colle inesauribilitiL della sua anima, l'ardore spirituale delle creai ure tiascendenla.li. Là dove solo mancò, o parvo inferiore a sé stessa, fu n eli 'interpretazione delle tragedie di D'Annunzio. Le eroine, liaiimuiziane sono troippo belle e troppo eloquenti e male si prestano a quell'opera di integrazione di cui la Duse possedevo, il segreto. Sui caratteri dell'arte di Eleonora Duse, assai cose si possono scrivere, e molto si c scrilto; ma quando si è dato fondo a tutte le impressioni, ed in certo qual modo si è giunti a rendersi ragione di ogni suo gesto, di ogni suo atto, di ogni suo sguardo, di ogni sua intonazione, in nuella che fu la meccanica della sua arte, resta ancora una infinita serie di punti interrogativi da risolvere. E il segreto di cif> che la fece apparirò tuia nostra ammirazione «sempre eguale, c sempre diversa. » e la virtù per cui udendola recitare si smarriva la coscienza e non si sapeva più < se si era nella luce o nella musica », rimane da scoprire. Si entra nell'indefinito, nel campo della genialità e non si discule e non si analizza più. Quando l'arie giunge a tale perfezione diventa un fenoraeno religioso. La Duse, ebbe una maestra di umanità e ili verità in Giacinta Pezzana. Alla giovane attrice che recitava ul suo fianco e non era ancóra sicura di se per quanto avesse piena coscienza della sua forza, la insuperabile creatrice della vecchia signora Raquin, insegnò la via che doveva prendere per romperla con ogni tradizione, con ogni moda dal pmpo, e ninnare In sua personalità artistica. La Duse si pose nel solco segnato dulia Pezzana, ina polche era più giovane e aveva cuore più saldo, ip^elligenza più viva, e meglio sapeva guardarsi dentro, si spinse più avanti e il piccolo solco divenne la nuova grande strada dell'arte italiana. La tradizione comica nostrana è ricca di valori e lu Duro nft tesorizzò. La. tradizione 'aveva nel sangue: miche se averi-se voluto non sarebbe riuscita a spogliarsi del fardello che aveva avuto in dóno nascendo. Non le butto, ma vi fece una accurata opera di cernita e non conservò che quegli elementi di umile verità che dovevano essere la base di ogni sua interpretazione. I comici italiani di mostra vansi eccellimi nelle commedie goldoniane, ed essa conservò immutato lo stile ili queste interpretazioni, ma vi trovò nuove note di gentilezza, di vivacità, di naturalezza; La sua Mirandolina, pur rimanendo nella tradizione, fu un prodotto di grazia : di bellezza. C'era In Italia una tradizione per le interpretazioni classiche, per la tragedia, ma mancava ogni direttiva per la commedia nuova del tempo, la naturalista, e per il dramma borghese. Per questi generi d'arto si romanticheggiava, con .molte lagrime e svenevole2ze. Non si cercava die il patdico, non si mirava che all'effetto imni"dialo, senza cura d£ verità. La Duse portò iri queste interpretazioni la rivoluzione: creò lo stile della commedia naturalista, della commedia verista, del dramma borghese. E ne trovò gli elementi in se stessa, miniera inesauribile di emozioni e di sensazioni. Ni: qui si fermò la sua rivoluzione teatrale. Come ogni artista veramente grande, pi>! quale In sua arte diventa la prima fra tutte, e di tutte fa tesoro, entrò negli altri campi, e si appropriò di tutti gli elementi che. potevano arricchire il suo patrimonio. E la povertà, che pareva «ssere 11 segno distintivo dell'arie teatrale, scomparve tanto fu ingente la messe della donatrice. Musica? Luce? Con una meravigliosa armonìa si fusero nelle sue incarnazioni tutte le arti; opni sua interpretazione fu poesia, musica, luce. Musica che non udremo più, luce che si è spenta. Ed è profondo in ne-i l'accoramento e il rimpianto, i La Duse amava molto i fiori. Nella sua villetta di Asolo, ove aveva desiderato di spegnersi in serenità, lontana da ogni clamore, il giardino ora tenuto con ogni cura. Non manchino i fiori sulla sua bara, nel funebre viaggio attraverso l'Oceano! GICI MICH ELOTTI. spEbmmvtouAtplVnactdcednncn(sdcstssttsdUvhALIdpccv

Luoghi citati: Asolo, Italia