La Commissione delle riparazioni

La Commissione delle riparazioniLa Commissione delle riparazion il avil'esecuzione del piano dei periti a "Nel limiti dalli sue attribuzioni,, (Servirlo speciale della « Stampa ■) Parigi, 17, notte. La Commissione delle riparazioni ha decìso all'unanimità; l.o Di prendere atto, della risposta del Reich che accetta le conclusioni degli esperti ; 2.0 Di approvare nel limite delle sue attribuzioni le conclusioni di questi rapporti ed adottarne i metodi ; 3.o Di trasmettere questi rapporti ufficialmente ai Governi interessati, raccomandando loro le conclusioni prese dagli esperti, facendone rilevare la loro competenza, allo scopo di affrettare l'attuazione delle proposte ; 4.0 — Richiedere al governo del Reich di sottoporre alla Commissione delle riparazioni, entro il più breve termine possibile, dando per base le conclusioni e i testi dei rapporti, i progetti di legge e i decreti destinati ad assicurare la completa esecuzione di quel piano. 5.o — Di invitare il Governo tedesco a notìficare alla Commissione delle riparazioni i nomi dei membri che rappresenteranno il Governo e l'industria tedesca nei cernitati di organizzazione delle ferrovie e delle ipoteche industriali, previsti nei rapporti del primo comitato. 6.o — Di designare, in una prossima seduta, l membri dei vari comitati di organizzazione, la cui nomina spetta alla Commissione delle riparazioni. 7.o — Di preparare le misure dì cui il rapporto ha lasciato la cura alla Commissione di stabilire le modalità. L'accettazione tedesca nelle impressioni londinesi (Servizio specillo della • Stampa ») Londra, 17, notte. In base al principio « quello che dice non importa, vedremo quello che farà ». nessuno qui parla più del discorso di Poincaré. Ma che cosa farà egli? Regna persino il dubbio se Poincaré intende di accettare o no il responso degli esperti, almeno sotto il punto di vista tecnico. Alcuni opinano che il suo discorso di martedi significasse, se non altro per la tattica, accettazione; altri invece sono convinti che Poincaré stia temporeggiando. I commenti parigini, visti da qui, non aiutano certo a svelare il mistero. Aiutano soltanto a fiutare l'odore di polvere. I due atteggiamenti Poincaré ha proclamato nel suo discorso che la Francia tiene in pugno tutto quello che le abbisogna per imporre la propria volontà. Insomma esso vuole rimanere nella Ruhr e crede che nessuno possegga strumento capace di recidervi le radici dell'occupazione francese. Certuni, facendo gli ingenui, trovano stranissimo che a Parigi questa volontà di tenere in pugno la Ruhr sia accompagnata da sorrisi melliflui verso il responso peritale. Non è dunque vero che l'uno escluda l'altro? A Parigi si fa mostra di credere il contrario, ma a Londra si ritiene madornale l'interpretazione francese del responso, secondo la quale gli esperti attribuirebbero alla Francia -il diritto di serbare ih vigore tutte o parte delle sanzioni in corso, finché la Germania non abbia dato esecuzione al progetto peritale, ossia finché essa non inizi i pagamenti e li prosegua in soddisfacente misura. L'interpretazione appare madornale e peggio alla stregua non solo dell'originale inglese della relazione Dawes, ma in base alla sua asserzione fondamentale, secondo cui i pagamenti potranno «incominciare soltanto dalla data alla quale la Germania recupererà la piena sovranità economica e doganale attraverso tutto il suo territorio ». Come mai Poincaré potrebbe pretendere di essere pagato prima? Un senso di sollievo è provato qui non appena che dallo scrutinio della condotta di Parigi si pasta ad esaminare quella di Berlino. La pura e semplice accettazione tedesca fa pensare che, ad onta di tutti i ghiribizzi intesi a farla impazzire ed a commettere minchionerie sempre maggiori, Berlino abbia scoperta una promettente fonte di senso politico. La mossa berlinese infatti inchioda la Commissione delle riparazioni sul suo ordine del giorno dell'undici corrente, impedendo ai delegati francesi di sollevare, ragionevolmente parlando, il menomo cavillo; Inoltre, colla accettazione; pura e semplice, la Germania si è messa al fianco dell'Inghilterra, imitandola per filo e per segno. In terzo luogo l'accettazione tedesca contempla esclusivamenie il contenuto del responso peritale senza compromettere l'attitudine germanica soprattutto le altre questioni di contorno. Queste ultime anzitutto dovranno essere sbrigate dagli alleati tra di loro. Per ora, in tale modo, sotto molti aspetti la controversia non ò più franco-tedesca ma torna ad essere anglo-francese. I suoi primi segni sono già visibili. Poincaré vorrebbe evidentemente abboccarsi a tu per tu con MacDonald, viceversa MacDonald vtaamfcra. far capire che egli non ama bal¬ letti a due, ma.ha in mente una conferenza preliminare, a cui partecipino non i soli alleati, ma possibilmente anche l'America. Avviene cosi che il Matin incomincia a domandarsi come mai MacDonald non abbia ancora preso il biglietto per Parigi. MacDonald, dal canto suo, ha invece preso il" biglietto pasquale per il nord. "Se poi una conferenza si volesse evitare MacDonald forse non se no lagnerebbe. Egli, l'altro giorno, nelle sue dichiarazioni, si augurava che, in mancanza di altro, venissero messe in esecuzione automaticamente tutte le misure peritali che risultassero subito praticabili. Forse divisava un cuneo capace di trasformare meccanicamente, poco alla volta, la situazione, eliminando ogni immediato motivo di diatribe. Ma queste sono congetture. Dell'oscupazione della Ruhr Torniamo alla risposta tedesca, cosi come è considerata a Londra. Alcuni arguiscono che quella semplice formula di accettazione potrebbe risultare sufficiente anche per rendere assurda o almeno grottesca la stessa occupazione militare della Ruhr. Questa infatti si fonda sulla inadempienza tedesca proclamata dalla Commissione delle riparazioni. Il responso peritale si incarica di fornire soldi alla Germania. E' ovvio che all'inadempiente volontario non si offrono soldi. Dunque, ad avviso dei periti, ogni inadempienza è eliminata e la Germania, accettando il responso si impegna evidentemente ad adempierlo. Cosa ci starebbero dunquo a fare la truppe di Degoutte nella Ruhr? « Ci stanno per la sicurezza », sembra replicare Poincaré. Se egli intendesse per sicurezza di essere attaccato non appena la Germania si ritrovi capace di una riscossa, il suo argomento risponderebbe perfettamente a verità ; ma, sotto il punto di vista tedesco, la questione della sicurezza devono definirsela fra di loro gli Alleati, a meno che non vogliano fare un patto comune e reciproco, perchè la Francia può invocare la ragione della sicurezza giustificatrice dell'occupazione continuata soltanto verso o contro l'Inghilterra. La Germania non c'entra e tanto meno c'entrano i periti. Per altro, questa seconda alternativa si distruggerebbe da sè perchè nessun comandante militare occuperebbe una regione col mandato di lasciarla stare. I soldati ci sono o non ci sono. Quando ci sono si fanno vedere e sentire. Comunque a queste sottigliezze Londra alza le spalle. A che mira effettivamente il piano peritale? Mira a provvedere fondi per sanare il disastro che Poincaré- descrive come il successo della propria politica. Orbene, come rileva limpidamente il fascicolo odierno di un'autorevole rivista ministeriale, il nuovo progetto si basa su due ipotesi precipue : che i francesi evacuino la Ruhr e che si riesca a far sottoscrivere un prestito internazionale. Ora, se la prima condizione non si realizzasse, la seconda non si realizzerebbe mai. Nessuno in altre parole, presterebbe un soldo a tutte una baracca con una mina costante sotto il pavimento. Per un'intesa tra Londra o Roma Pertanto se poche cose liscie si aspettano dalla Francia nelle settimane prossime, sia per il tramite del Quai d'Orsay sia per quello della Commissione delle riparazioni, le cui acque sembrano intorbidarsi, sta sorgendo il senso che buone cose verranno invece da Roma. La prima pubblica affermazione pervenuta oggi per il tramito della Reuter è stata accolta con estrema simpatia. La certezza che sul responso degli esperti cogli annessi e connessi l'Italia si trova all'unisono coll'Inghilterra è indubbiamente fondata. In verità esisterebbero tutte le condizioni per una collaborazione intima tra Londra e Roma, se risultasse, per una volte tanto, dissipata la nube del Giubaland. Iersera un'informazione del Daily Telegraph la dava praticamente come dissipata. L'annunzio purtroppo era prematuro, benché rispecchiasse un miglioramento reale intervenuto nelle trattative. La tesi italiana che il Dodecanneso potrebbe essere allacciato al Giubaland soltanto con un gesto leonino inammissibile tra buoni amici, è stata considerata con cura da MacDonald che ebbe un lungo abboccamento col marchese Della Torretta l'altro ieri. La tesi parrebbe anzi in via di accettazione. Naturalmente la probabilissima decisione inglese di separare i due problemi ricondurrebbe per necessità le cose al punto in cui si trovavano prima che avvenisse un abbinamento, forse impostoci, ma certamente da noi accettato. Allora la sorte del Dodecanneso sarà a se stante. La posizione nei riguardi del Giubaland sulle basi del patto di Londra si rispecchiava ini una demarcazione geografica concordata tra lord Milner e il senatore Scialoja.'E' ovvio che se i due problemi venissero ben separati, il Giubaland spettante all'Italia sarebbe segnato da quella stessa demarcazione e non rinunzieremmo a niente e non otterremmo più di quanto avevamo chiesto e concordato prima che la imposizione dell'abbinamento col Dodecanneso non ti autorizzasse moralmente a domanda ro di più, in via di compensazione. Vero e che la linea Milner-Scialoja zoppicava sulla circostanza dei pozzi e dello sconfinamento di certe tribù vento di essi. Può darsi che nell'eventuale definizione allo viste si provveda ad eliminare le difficoltà senza discapito per alcuna delle parti interessate. Quanto al Dodecanneso, esso rimarrebbe nello nostre mani sotto la vecchia figura legale e diplomatica con tutti i suoi vantaggi e relativi fastidi di contorno. In seguito, al momento opportuno, Roma potrebbe credere utile un riassetto nell'Egeo, naturalmente in conformità dei più validi ed antiveggenti interessi italiani, even- tualmente incardinati sopra una politicaMmediterranea complessiva e comprerà I Nel frattempo l'Inghilterra non discuterebbe certo il nostro totale ed assoluto possesso delle isole ed è chiaro che, da parte nostra, sarebbe meglio fare niente in alcun senso sino a che qualche cosa di stabile ed anche di affidante non abbia preso piede in Grecia. Infatti, sarebbe una pazzia regalare anche il menomo degli scogli ad una Grecia sottosopra, ma un paese che si riassodasse intorno ad Atene ed assumesse qualche forma seria e duratura potrebbe venire trattato assai meglio, senza che vi fosse bisogno di consegnargli proprio i cardini della situazione di laggiù. Se una soluzione di questo genere stesse veramente prospettandosi, come vi è motivo di credere, sarebbe una fortuna realizzarla prima della visita dei nostri Sovrani a Londra. E' un'opportunità che certo non sfugge neanche a MacDoi <ild ed è lecito prevedere che nelle prossime tre settimane, il Foreign Office farà il possibile per corrispondere alle sollecitazioni dell'opinione pubblica italiana. Perchè bisogna cogliersi di tèsta che il Governo laburista, ad onta delle proprie dottrine sui regimi interni, non desideri ed apprezzi la collaborazione coll'Italia su tutti i problemi che gli sembrano assai più importanti delle controversie più o meno particolaristiche. MacDonald possiede realmente una mentalità europea, mentre lord Curzon, al posto suo, ne manifestava una essenzialmente imperiale e soprattutto asiatica, al fianco di Baldwin, la cui mentalità poteva dirsi precipuamente insulare. Il fattore italiano, nel giuoco delle forzo continentali appare dunque assai più impoi>tante al governo di oggi che non al governo di ieri. m, p. La conferenza anplo-russa \ proposito del dissapori Ira laburisti c liberali (Servizio speciale della « Stampa, ») '.ondra. 17. notte Non sembra che le primo riunioni conferenziali colla delegazione sovietista abbiano incoraggiato MacDonald a pensare che sia facile gettare un ponte tra il diritto romano di Occidente ed il diritto russo di Oriente, anzi 11 senso delle diffidenze comincia art acutizzarsi e spuntano strali di impazienza in ambienti inattesi. Le buone speranze londinesi di febbraio accennano a rassegnarsi alle delusioni di aprile. Senonchè il gesto equo coraggioso e geniale del riconoscimento politico senza riserve riduce questa delusione in prospettiva a piccole disgrazie senza conseguenze gravi. Un eccellente paracadute può già dirsi in funzione sotto forma del disinteresse pubblico ai lavori conferenziali e. del quasi unanime silenzio dei giornali. In tal modo se la conferenza non sortirà successo, lascierà almeno le cose corno stavano senza invelenirle inutilmente. Intanto le nuove manifestazioni ni tutta la stai.".ipa confermano a MacDonald la pubblica fiducia, tanto pe,r quello che farà nei rigu.udi della Russia, della Francia e della Germania. 1 lettori esteri devono fare la tara agli echi dell'orgasmo prodottosi qtui in campo liberalo intorno ai loro rapporti coi laburisti del Governo. Certi fogli cercano di esagerare ad arie questa levala di scudi, quasiché essa mirasse a rovesciare il Governo oppure indebolirlo di fronte a Poincaré. Sono inique esagerazioni. I liberali non vogliono per ora abbattere MacDonald e quanto ad indebolirlo di fronte alla Firancia chiunque sa corno Poincoré stesso si arrabatterebbe a rafforzarlo per conto suo puro di allontanare la eventualità di ritrovarsi a ferri corti con Lloyd George il suo antagonista più temibile. La semplice verità è che quei sociaUsti che sono i laburisti, una volta assunto il potere dovevano trovare subito qualche capro espiatorio da gettare in pasto alla loro ala estrema, la quale desiderava immediate realizzazioni avveniristiche. Chi si poteva incolpare della mancata realizzazione che il laburismo responsabile aveva sempre considerato impossibile? Non si potevano incolpare i conservatori, che rappresentano l'opposizione, Evidentemente bisognava incolpare i liberali che, appoggiando il Governo, sembrano tenerlo prigioniero. Orbeno questa apparenza è stata sfruttata. Cosi i laburisti hanno incominciato a scagliarsi contro i loro sostenitori per salvarsi dai loro estremisti. Di ciò i liberali sono stufi. Essi fra poco diranno: < O collaborare sul serio senza accusarci a vicenda di tendersi delle trappolo, oppure separiamoci, o per colpa di voi, i laburisti metteranno a dormire quel buon programma d'i ragionevoli e provvidenziali riforme che nulla ci impedirebbe di realizzare insieme », Le fortune del governo laburista nei prossimi mesi dipenderanno in larga parte dalla sua risposta a questa legittima richiesta di chiarezza. »»» E morto l'ex Bano di Zagabria (Servizio speciale della « Stampa») Zagabria, 17, notte. E' morto ieri nel pomeriggio l'ex-Bano di Zagabria, Rokozai, noto per i molti processi politici contro la gioventù croata, che inscenò dimostrazioni contro, l'imperatore, in occasione della sua venute in Croazia, Rokozai era parente di Ceza Bolony.