La Sardegna è in grado

La Sardegna è in grado La Sardegna è in grado di bastare economicamente a se stessa? Una delle leggende che, da tempo, si è andata diffondendo, è quella che attribuisce all'isola di Sardegna varietà e copia di produzione sufficiente a costituirla in un organismo economico autonomo. Questa credenza venne sfruttata, un po' per comodo di polemica, e un po' per ignoranza, in quel pe. riodo in cui si cercava di dar corpo alle ombre di una tendenza separatista, fortunatamente caldeggiata da un tenuissimo manipolo di agitatori, ombre che non riuscirono ad offuscare in alcun modo la magnifica luce di solidarietà patriottica che si è sempre irradiata dall'isola di Sardegna. Ma è una credenza che manca di ogni consistenza e che trova in un'indagine anche superficiale la sua confutazione. #'** Fissiamo, anzitutto, le caratteristiche fondamentali della produzione in Sardegna, per poter studiare questa in rapporto ai bisogni locali e alla disponibilità sua per l'esportazione. E' noto che l'isola è regione prevalentemente agricola. La maggior parte della popolazione, ò dedita alla coltura della terra. L'industria manifatturiera ha scarse manifestazioni. Quella estrattiva ha raggiunto invece notevole importanza; ma il fatto che è localizzata in determinate regioni, anzi, può dirsi, quasi esclusivamente in una zona, che forma appena la quindicesima parte della superficie territoriale dell'isola, e che è esercitata da capitalisti stranieri con capitali esteri, crea ad essa una condizione speciale, e fa che non abbia, in condizioni normali, nella vita economica isolana, quella influenza e quelle ripercussioni che sarebbero da attendersene data la entità della sua produzione. Posta questa premessa, se ne desume facilmente che la Sardegna ò lontana dal bastare a se stessa. Se essa, infatti, per certi prodotti può cedere il supero ad altre regioni, la maggior parte degli altri, fra cui moltissimi occorrenti por l'alimentazione e per le più essenziali necessità della vita, deve procurarsi di là dal mare. Onde le difficoltà in cui l'isola si è trovata, durante la guerra, per deficenza di alcuni generi di prima necessità. *"# Chi veramente si limitasse a considerare la bilancia commerciale sarda dal punto di vista del valore totale degli scambi, rilevando sulla scorta delle statistiche, una costante e notevole eccedenza dello esportazioni, nel loro complesso, nella quantità pure complessiva delle importazióni, si dovrebbe sentire indotto a trarne diverse conseguenze. Ma il fatto ha più apparenza che consistenza, e non è difficile darsene ragione, ove si ..tenga presente che la produzione mineraria, quella salifera e quella del tabacco, produzioni di valoro unitario cospicuo, hanno anche nei momenti di maggiore depressione per tutte le altre forme di attività economica, alimentato costantemente e fortemente lo esportazioni, mantenendo il valore di esse ad un livello piuttosto alto. Basti dire che il Belgio, che da circa 30 anni assorbiva da solo la maggior parte della produzione isolana, importava nel 1912, per ben 11.457,330 lire di prodotti della Sardegna, di cui ben 11.208,125 lire rappresentano appunto minerali di zinco; e che nello stesso anno l'esportazione-del tabacco in foglie toccava un valore di nove milioni. La Sardegna, quindi, ripetiamo, è ben lontana dal bastare a se stessa; e — sebbene come veniva affermato nella Relazione sul piovimcnto economico della Provincia di Cagliari di questa Camera di Commercio — la economia degli scambi, uscita da qualche tempo da un lungo periodo di stasi e d'incertezza si avvìi decisamente a migliori fortune, offrendo un esempio quasi impreveduto di rapido o forte sviluppo — non solo ha bisogno di molti prodotti manifatturati del continente e dell'estero, ma anche di materie prime ricavate dall'Industria agricola e di generi di consumo diretto. Le tre specie di produzione che figurano nelle statistiche dell'esportazione per un valoro più cospicuo hanno, nei rapporti dei bisogni del consumo locale, un'importanza relativa, art onta della loro entità quantitativa, giacché l'industria del sale e quella del tabacco si svolgono in regime di monopolio o. quindi, si sottraggono ai dominio delle leggi della libera concorrenza ed alle norme dol diritto comune ; ed anche per i prodotti dell'industria mineraria le necessità dogli approvigionnmenti per uso bellico da una parte e la restrizione della produzione per deficienza di mano d'opera, puro causata dalla guerra, dall'altra, crearono una condizione anormale hi quale, del resto, ha unche essa con le esigenze della sussistenza in senso stretto una relazione pressoché trascurabile. Scoppiata la guerra europea ed invaso il Belgio, centro di più largo consumo dei minerali sardi di zinco, l'industria ebbe un periodo di contrazione ; in seguito però all'intensificarsi della richiesta dalla Francia per lo zinco e dal continente italiano per il piombo, e in conseguenza dei nuovi scambi con l'Inghilterra n gli Stati Uniti, la lavorazione delle miniere si è tosto riattivata con una intensità che si è accentuata in ispecial modo con l'entrata in guerra. ilell'.Italia. *"» Passando invece a considerare quei generi che sono più necessari alla sussistenza, noi troviamo, in alcuni dati riassuntivi desunti dagli Atti della Camera di Commercio di Cagliari per quanto riguarda il movimento commerciale ilei cereali, delle farine e dei prodotti vegetali in genere, negli ultimi anni, la dimostrazione dell'eccedenza costante dell'importazione sull'esportazione. Le categorie di merci cui si riferiscono questi dati comprendono fra le altre il grano, l'avena, l'orzo, il granturco, il riso, lo patate, le castagne, le farine, i legumi ed altri generi. Quanto al frumento ed ai suoi derivati, anzitutto quella che un tempo meritava di essere detta, sia pure iperbolicamente, il granaio di Roma, importa d'oltre mare e. anche dall'estero, grano, farine e semole. Le rilevazioni statistiche dimostrano l'inferiorità della Sardegna per la produzione frumentaria, rispetto allo altre regioni. Anche quando vennero meno le signorie spogliatrici, che pesarono per tanto tempo sull'isola, la coltura frumentaria non riuscì a raggiungere più l'antica floridezza, nè per estensione superficiale, nè per entità di produzione media per ettaro. Infatti l'isolii occupa, fra i 1G Compartimenti italiani, l'undecimo posto quanto a superficie destinata a frumenticoltura. 11 rapporto percentuale fra la superfice coltivata a frumento e la complessiva superficie agraria e forestale è espresso dal 0,4 %, superiore solamente alla percentuale della Liguria, elio è del 5,2 %, Anche per la produzione media la Sardegna occupa un posto assai basso, l'undecimo, non precedendo che l'Umbria, il Lazio, la Basilicata, la Calabia e la Liguria; ed ancor meno confortante è la situazione dell'isola sotto il punto di vista della produzione media per ettaro, ove occupa il dodicesimo posto. Di più: la Sardegna produco il cosi detto grano duro, ricco di glutine, e perciò atto alla fabbricazione dello paste da minestra, mentre provvedo allo esigenze della panificazione per il consumo locale col grano tenero, che prima della guerra importava un tempo solo dalla fiussia, e, successivamente, anche dalla Romania e da Stati transoceanici. Oggi, data l'impossibilità di fornirsi dalla Russia e dalla Romania, dovrebbe ricorrere alle importazioni della lontana America, subendo 1 prezzi di monopolio, accresciuti dal maggior costo dei noli. Un tempo dall'America non s'importava in Sardegna che petrolio, tabacco -3 caffè; ma col 1&S5-87 si iniziò pure, contemporaneamente oli-incremento dell'industria molitoria sarda, l'importazione del frumento, che limitata sulle prime ad un valore medio annuo di L. 231,382, crebbe in seguito fino a toccare un valore medio annuo di limiti assai alti. Occorre notare che, mentre l'importazione del grano dalla Russia' aveva un carattere Idi stabilità, altrettanto nori succedeva pi? quella dell'America, in cui, ad anni di movimento intensissimo, succedevano anni di grande contrazione, a seconda della maggioro o minore produzione dell'isola, ed anche in rapporto alla produzione granaria mondiale, per cui talvolta era conveniente intensificare la richiesta sui mercati russo e romeno, a preferenza di quelli americani, e talora invece conveniva di agire in senso inverso. Lo squilibrio fra l'importazione e l'esportazione per ii grano e le farine appare dol seguenti dati concernenti la provincia di Cagliari, che è quella dove la produzione frumentaria ha importanza maggiore e • donde prevalentemente si effettuano gli scambi d'oltre mare. in sei anni, dai itili al 1916 (ci riferiamo a periodi anteriori alla guerra o ai primi anni del conflitto) l'eccedenza delle importazioni sulle esportazioni, per grano, farine e semole, oscillò fra un minimo di 165 mila qU e una massimo di 370 mila. Già questa sua condizione di dipendenza l'isola aveva risentito, e non lievemente, le conseguenze all'epoca della guerra itale*turca, che ostacolava le esportazioni dal Mar Nero e durante la quale i prezzi del frumento salirono a vertici assai elevati. Le difficoltà dell'approvigionamenio e» quindi, la necessità di ricorrere all'importa, zione, sono accresciute dal fatto che quasi non si pratica, in Sardegna, la coltivazione del granoturco, il quale invece, in molte altre regioni italiane, rappresenta un discreto surrogato al frumento; nè quella del riso, prodotto che altrove rende meno sensibile il bisogno delle paste alimentari. Che cosa sono infatti, gli 8000 ettari coltivati a granoturco, nelle due Provincie sarde, di fronte ai 330.000 dell'Emilia, ai 240.000 del Veneto, al 150.000 del Piemonte, ai 114.000 della Toscana, ai 150.000 della Campania, al 180.000 delle Puglie? Cosi il Piemonte e la Lombardia hanno, annualmente, in media due milioni di quintali di riso ciascuno, che sorpassano, da soli, l'intera produzione media del fru. mento in Sardegna, la quale raramente tocca 1 (lue milioni di quintali. Altro genere di produzione locale non sufficiente ai bisogni del consumo è l'olio, per ii quale la Sardegna, in un solo triennio figura nelle statltsiche con soli 26.000 ettolitri all'anno. In certi anni non manca anche la esportazione dell'olio di oliva, ma si trattadi un fatto saltuario, variabilissimo, e, quanto a valore del prodotto, trascurabile, e dovuto al fatto che, quando le circostanze lo consentono si esporta, sottraendola al con. sumo locale, una parte della produzione indigena, o si provvede, per lo stesso consumo locale, mediante l'importazione di un prodotto di qualità scadente, ma di costo minore. Nelle differenze di prezzo si realizza 11 maggior profitto del produttore, e questo maggior profitto offre la spiegazione più chiara del fatto che, mentre nell'isola non si produce olio a sumeenza per il consumo, se ne fa tuttavia l'esportazione. Cosi l'isola è pure dipendente dall'importazione e per quantitativi cospicui, per altri numerosi generi od alimentari o di generale consumo: lo zucchero, il caffè, il petrolio il solfato di rame, i concimi chimici ed i prodotti chimici in genere, il sapone, il lardo. 10 strutto, i tessuti (il solo cotone e i tessuti di cotone talvolta figurano nelle statistiche delle importazioni, in Provincia di Cagliari per circa dodici milioni), il legname, 1 metaL 11 lavorati, comprese in questa larghissima categoria le macchine industriali ed agrarie il carbon fossile, i lavori in vetro, in terraglie, la gomma elastica, le mercerie ecc. #** Riassumendo. La Sardegna è ben lungi dall'avere una varietà e una copia di produzio. ne sufficiente a costituirla in un organismo economico anche lontanamente esclusivo autonomo; tanto meno dopo un periodo di profonda alterazione dell'ingranaggio economico, dovuta alla guerra. Essa manca, fra l'altro, di gran parte delle materie prime, per l'impossibilità, o assoluta o relativa, dì procurarsele altrimenti che per la via del mare. Questo per il presente. Per l'avvenire? Limitiamoci a dire che la caratteristica di regione prevalentemente agricola non è, per ora, modificata dal risveglio di attività e di progresso che anche nel campo delle industrie e dei commerci va manifestandosi da qualche lustro e mediante il quale è da augurarsi riesca a conquistare nel campo deL l'economia nazionale quel posto che troppo a lungo ha disertato. - M. VINELLI. Ringraziamenti dell'on. Mussolini Roma, », mattino. II magnifico risultato delle elezioni politiche, che, si può dire, ha costituito un vero plebiscito nazionale di plauso all'opera del fascismo e del suo duce, è stato accolto ovunque col più grande e sincero entusiasmo come ne fanno fede le molte migliaia di telegrammi e lettere, vibranti di patriottismo e di fede, pervenuti in questi giorni a S. E. il presidente del Consiglio da ogni ordine di autorità, di cittadini, di Enti ed Associazioni. •'. iT-. 11 Presidente a'el Consiglio, nell'impossibihta di ringraziare singolarmente, come pur sarebbe suo desiderio, quanti ancora una volta hanno voluto stringersi attorno a lui in questa occasione, invia a tutti, a mezzo delmento"11 Stefani* 11 suo cor(hale ringrazia Un'Amministrazione fascista invitata a dimettersi Cramona. 14. mattino. La Federazione provinciale fascista ha puhblicato su Cremona \uova il seguente ordine« In seguito all'esito delle elezioni politiche nel paese di Scannabue, il segretario politico del fascio e l'amministrazione comunale fascista di quel paese sono invitati a rassegnare le c'imissioni dalle cariche ». Quei due pseudo fascisti che, l'altra notta «aggredirono un organizzato del sindacati a o depredarono di indumenti e di una sdUìa a oro. sono stati ieri sorpresi a Monticelli d Oncina da una squadra di fascisti recatasi colà da Cremona, insieme al derubato. Ferimenti e devastazioni nel Novarese Novara, 14, mattino. i~,"?f°, notizla <"»1 Comune di Trecata che ria. wS* — »— vìe * 11 pi,iph^, ' <*u*le autore del ferimento, continua. campestre del comune. L'inchiesta Il neo arcivescovo di Torino consacrerà il nuovo vescovo di Nuoro Novara, 13. notte. Nella domenica in Albi», il n corrente si svolgeranno al Santuario del Sacro Monte di Varallo, la solenne consacrazione di quel Rettore Mons. Maurilio Fossati, eletto a vescovodi Nuoro (Sardegna) -. irtandiosi festeggia, menti. La consacrazione verrà fatta, per speciale concessione, d:i! neo Arcivescovo di Torino mons. Giuseppi; Gamba in unione con S. E. mons. Ganiberoni di Vercelli e mons. Travaini, vescovo Ji Bissano. Assisteranno alla cerimonia l'amministrazione comunale di Varallo in corpo, le autorità politiche e civili del Circondario. Coll'occasione saranno rese al neo Arcivescovo ed al partente grandiosa onoranze.

Persone citate: Maurilio Fossati, Monticelli, Mussolini, Travaini