La Romania nell'orbita della Francia

La Romania nell'orbita della Francia La Romania nell'orbita della Francia Un trattato di alleanza verrebbe Urinato In questi giorni, durante 11 soggiorno di Re Ferdinando a Parigi - Con volizione militare analoga a quella franco-ceca. (Sii dl dell stampa) ptaa (Servizio spedale della stampa) Parigi, 11, notte. Le previsioni che vi espressi iersera circa i risultati probabili della visita dei feovrani di Romania sembrano doversi confermare uncltc più presto di quanto fosse credibile. Pare accertato che una convenzione analoga a quella stipulata con la Ceco-Slovacchia verrà firmata durante il soggiorno di re Ferdinando a Parigi. Procedimento frettoloso La maggiore celerità del procedimento si spiegherebbe cosi con la supposta urgenza del pericolo russo, che, dopo il fallimento della Conferenza di Vienna preoccupa Bucarest e ili riflesso anche Parigi, come con la difhrilc situazione delle finanze romene che rende il Governo di re Ferdinando particolarmente malleabile da chi 10 lnsinca con sneronze di appoggi bancari salvatori. Ma, in tesi generale, non sarebbe errato il riflettere che nelle partite diplomatiche, come in tutti i giochi di pazienza, le prime pedine sono scmpve più difficili da collocare ehi non le ultime, e quando i pezzi stanno già quasi tutti sul-, la scacchiera, il colmaro le poche lacune rimo-slc non c- eosa che possa costare più mollo tempo ad un giocatore provetto. Per dire tutto il nostro pensiero, vorremmo aggiungere altresì una considerazione che non può non presentarsi spontanea all'osservatore italiano e cioè che l'accordo italo-jugoslavo, stipulato in modo abbastanza repentino all'indomani della conclusione dell'alleanza franco-ceca ed alle pressioni visibilmente esercitate in questi ùltimi tempi dal Governo di Roma per imprimerò un diverso orientamento alla politica di «Bucarest, devono avere persuaso 11 Gabinetto di Parigi dell'opportunità di non trascinare troppo alle lunghe le trattative per la nuova alleanza: preoccupazione questa della quale crediamo non ingannarci trovandovi un vago riflesso nel commento odierno di Gauvin nei Débats là dove rileva: « l Sovrani romeni facevano conto di reenrsi a Home eri a Madrid, ina 11 Governo italiano avendo creduto di esprimere preventivamente alcuni desideri di ordine finanziario, che avevano l'aria di condizioni, il viaggio in Italia venne rimandato, ed il generale Primo Ilo Titvcra si schierò, per dittatoria fraternità, dallo parte di Mussolini, di guisa che venne rimandato per il momento anche il viaggio in Ispagna ». L'alleanza dì Parigi sarebbe insomma, in mancanza di altri vantaggi, il controveleno destinato ad immunizzare il paziente dal pericolo di un'alleanza romena. Prendiamo atto di tale interpretazione in attesa di vedere gli effetti della cura e notiamo intanto che il linguaggio dei giornali francesi, in tutto simile a quello impiegato nei giorni del viaggio di Benes e della conclusione dell'accordo con Praga, autorizza, prima ancora che alcun annunzio ufficiale venga diramato, la supposizione da noi iersera espostavi che l'alleanza franco-romena somiglierà come una sorella gemella all'alleanza franco-ceca» Una nota del " Temps „ Sorvoliamo sugli elogi che la Liberté ed altri fogli ministerialissimi intessono del ministro Duca, accordandogli, senza badare a spese, la qualifica di « uomo di stato europeo » che ritenevamo sin qui riservata al sig. Benes e prestiamo l'orecchio a quanto scrive l'organo della Bue des Italiens. Dice il Temps : « La Francia e la Romania sono d'accor-do, prima ancora di avere conversato. E'quello che risulta dalle parole cosi netti-mente concordanti che il Presidente dellaRepubblica e re Ferdinando hanno pronun-ziato ieri sera all'Eliseo. SI 6 d'accordo sul-l'obbiettivo che consiste nel mantenere Inpace, facendo rispettare i trattati. 11 signorMillerand ha detto: «La Francia, come la Romania, è profondamente attaccata allapace. Una e l'altra sanno che questa pacenon può essere mantenuta che coll'osser- , I i I i ! i 1 ' I 1 vanza leale dei trattati, che hanno riorganizzato l'Europa dopo la vittoria degli Alleati ». He Ferdinando ha risposto: «Come la Francia, la Romania persegue una\ politica di pace, basata sull'applicazione leale del trattati esìstenti ». Si e d'accordo sui mezzi por giungere allo scopo prelisso. il Presidente della Repubblica ita parlato di . accordi puramente difensivi, previsti dal patto dulia Società delle Nazioni », ed il He di Romania ha tenuto a pronunciare la stessa frase, parola per parola. Millerand ha soggiunto: « Cosi io ho la certezza di rispondere al voti dei nostri paesi augurando che si stringano maggiormente i rapporti già cosi antichi e cosi solidi che li uniscono ». Re Ferdinando ha detto, da parte sua, clic « i sacrifizi consentili dai nostri, popoli, nonché le nostre comuni aspirazioni, non possono che stringere sempre più 'nell'avvenire, nell'inleresse della pace, la viva e tradizionale amicizia che così felicemente unisce la Romania alla Francia ». Cambiate i nomi ed avete riprodotto testualmente il lavoro di interpretazione cui 10 stesso giornale dedìcavasi mesi addietro sul testo dei brindisi scambiati alla stessa mensa tra Millerand e Masaryck. Il Journal des Débats si ingegna a dimostrare che nell'uno, e nell'altro caso analogie ne esistono pocjic 6 punte. Scrive: « I/opinione estera si domanda se la presente visita sarà seguita dalla conclusione di un trattato, come fu il caso della Czeco Slovacchia in occasione del viaggio del presidente Masaryck. Le circostanze non sono le stesse. La Romania è assai più lontana da noi e per essa II pericolo 6 piuttosto all'est. Per quello che concerne l'Europa centralo essa ò protetta dai trattati della Piccola Intesa. Tuttavia non, è meno desiderabile che i gabinetti di Parigi e di Bucarest si tengano in istretto collegamento poiché tutto il sistema europeo 6 solidale. Nessuno del trattati della vittoria potr.Y essere' Intaccato senza che le fondamenta di tutto l'edificio siano scosse. Una diminuzione della potenza francese colpirebbe la Romania alla stessa guisa che un indebolimento della Romania implicherebbe 11 rincrudimento di elementi ostili che noi dobbiamo trattenere. Ecco perchè Millerand ha rilevato • il comune obbligo di vegliare alla osservanza leale dei trattati che hanno riorganizzato l'Europa dopo la vittoria degli alleati ». Con lo stesso spirito fp]l ha segnalato l'utilità di concludere « degli accordi puramente difensivi previsti dal patto della. Società delle nazioni che, lungi dall'essere incompatibili con alcuno delle sue disposizioni, si ispirano olio spirito di concordia e di parificazione che l'ha dettato ». Onesti principi che noi sosteniamo dalla fine del 1918 e che sono slati mollo attaccati durante parecchi anni e che hanno fortunatamente ora il sopravvento. Ferdinando I li ha proclamati nel suo brindisi di iersera ripetendo quasi parola por parola la frase che abbiamo accennato ». " Dall'Atlantico al Mar Nero „ Ma se i passi che vi ho trasmessi dei due magni portavoce dell'opinione repubblicana non fossero per sé soli sufficienti a illuminarci, come nello equazioni matematiche il possesso di tre termini è sufficiente a rivelarci il quarto, altri passi dei medesimi giornali vengono immediatamente, e senza bisogno di calcoli, a sollevare il velo dell'incognita. Gauvain, avviluppando la constatazione dei fatti nei veli dell'ipotesi, scrive': i Noi non sappiamo se in un avvenire più o meno prossimo la Romanità e la Francia ivncluderanno imo speciale accordo difensivo. Ma con o .senza il trattalo gli interessi ìim.ir.r-anno solidali. D'altronde Ja rote dogli accordi già flrm-ati dalle Potenze della Pic'•'•:a Intesa e dalla Polonia si estende anche alla Romania ed alla Franala: imporla ih o^ni'caso stringere le maglie in modo che . futuri nemici non possano passarvi attraverso. 11 viaggio dei sovrani romeni contribuirà certamente a tale- risultato ». Il Temps giudica superflui gli accorgimenti oratorii e dichiara con franchezza suggestiva: « Quando dei francesi pensano alla Romania e quando del romeni pensano alla Francia i loro pensieri attraversano tutta l'estensione de! continente europeo dall'Atlantico al .Mar Nero. Per ra-gionare dogli interessi comuni delle due nazioni separate da na distanza cosi grande bisogna vedere laro e guardare dall'alto. Nessuna combinaJone egoistica o meschina starebbe in proorzione di tale problema. Non si può cooperalo tra amici che vivono sotto cieli cosi diversi, se non a condizione di lavorare gii uni e gli altri in rista (lolla iTanquillità o della prosperità generale; non si può laciarsi guidare se non da esigenze immutabili della geografia e dalle lezioni infallibili della storia. Ora la storia ha dato ai due popoli un amano insegnamento. Nel 1916 Ja Romania isolata è stata invasa; l'anno seguente . isolata essa stessa dall'invasione della Romania, 6 la Russia che soccombeva n una terribile cristi. E* comparso l'altro eri in un giornale tedesco un «rticolo nel quale lo scrittore si sforzava di attizzare Je divergenze russo-romene e di determinare 'opinione tedesca a (prendere posizione conlo la Hoimmia, circa la Uossmabia. Quando dei tedeschi si ostinano a volere una rivincita militare noi non siamo sorpresi che essi si attacchino ad eccitare la Russia conro la Romania. E' un modo corno un altro di minacciale l'ordine stabilito dai trattati e di mettere la diplomazia russa sotto la dipendenza della Germania. Ma la politica che noi concepiamo, lo si è visto, è a] disopra di questi intrighi. 11 giorno in cm.i la pace del'Europa orientale fosse in pericolo, <\iò che' sarebbe ben presto pericoloso per tutta l'Europa, l'azione delle Potenze che vogliono mpedire uno sconvoìsrimcnio non potrebbe eserciiaisi che attraverso il territorio romeno. Se la Polonia non fosse collegiata alla nazione occidentale se non dalla strada strangolata di Danzila e dalla strada ostruita di Meme!, a quali so riprese il continente europeo sarebbe esposto da Rowno lino a Strasburgo? L'indipendenza, l'integrità della sicurezza completa delia Roman-la 'sono indispensabili allineile i nemici della pace rinuncino ai loro coitivi progetti. Ed è cosi, crediamo, che bisogna considerare le relazioni franco-romene ed i reciproci doveri delle due nazioni. Rendendo più stretta la oro amicizia, dandole una disipas.iz.lone precisa e duratura Ja Francia e Ja Romania non aggiungeranno alcun rischio a quelli che occorre loro g'à nftron'are. Essi non nquieteranno nessun altro popolo nel suoi nteressi legittimi. Anzi riiiminuirairuno il loro rischio, unendo i loro sforzi. Ed il loro accordo unito a quelli che il presidente della repubblica e re Ferdinando menzionavano eri, sarà benefico per lutti, poiché il -mondo n.te.ro ha bisogno di sapore che la pace è solidoimen'e garantita e che la guerra non potrebbe produrre nessun vantaggio ». Quando un organo informato come lo è l Temps, giudica possibile esprimersi su questo tono, la sola conclusione che si può rarne è che l'alleanza franco-romena, seppure non ancora l'innata, è ormai conclusa e va considerata come una realtà poliica clic non può stupire nessuno, quadrando essa perfettamente con tutto il sistema di equilibrio reso necessario in Europa dall'esistenza dei. trattato di Versailes e tenacemente sostenuto dalla Francia. Non merita tuttavia por questo meno atento esame e meno studiati contrappesi. Rileviamo, in tale circostanza, come «è il Journal des Débats nò altri fogli parigini neghino ormai più che il trattato francoceco contenga « certe procauzioni militari » e mettiamo a frutto il rilievo per dedurne che anche la nuova alleanza è principalmente un'alleanza militare destinata a giocare non soltanto nel caso di un conflitto limitato alla Bessarabia, ma nel caso di un qualsiasi conflitto europeo, cosi sul settore orientalo che su quello occidentale. Mentre i Sovrani romeni ammiravano oggi all'aerodromo di Bourget le sapienti evoluzioni dei sessanta apparecchi dell'uà; decimo reggimento d'aviazione e dei trenta caccia del 34,o reggimento, schierati n linea di battaglia, nonché i velocissimi aeroplani Breguet con motore Renauld di 480 IIP, a Versagli a il ministro della guerra, Florescu, studiava la coordinazione dell'organismo militare romeno coll'insieme dell'organismo strategico che fa del'Europa centrale orientale un vasto quadrilatero di fortezze francesi: c. p. s

Persone citate: Benes, Bourget, Florescu, Mussolini, Re Ferdinando