Dove brillò la mina di Pietro Micca

Dove brillò la mina di Pietro Micca Cammin facendo Dove brillò la mina di Pietro Micca 11 comandante in seconda della Scuola di Chi arra, colonnello Bruite, ci aveva detto: — ..Ile quindici di domani. E il giorno doipo, alle quindici, con puntualità vcKLT.ente militare fummo presenti aX convegno nel palazzo di corso Vinzaglio. . Allora Arugone, il buon famiglio della Scuola c l'esperto dei sotterranei, faittoci deporre ombrelli e pastrani, ci larvilo verso un corridoio interno del palazzo: un corridoio come c'è in ogni appartamento moderno. Ma in fondo a quell'andito, quasi mascherata nel disegno del pavimento veneziano» c'è, l'apertura delle gallerie profondo. Tre soldati accesero i fanali e si munirono di candele di riserva: fu alzata la copertina, (larga poco più d'un mclro quadrato e ci calammo nel pozzo. Oltre «he l'appagamento di una viva curiosità di nuovo, la nostra gita nel sottosuolo fu un tuffo nella più bella e travagliata storia di Torino. Scendemmo una scola a chiocciola mn dopo l'altro' con la testa curvata. In fondo avvertimmo subito una atmosfera caldiccia. di chioso ed olente di marita. Aragonc disse: — Oggi piovo anche Trelle gaMerie, perchè l'acqua Ultra e mette in pericolo ile volto dei sotterrànei. Dal fondo della scala si partono due gallerie tei senso opposto incrociate sovente da altro condutture cieche. Ci orientammo ad occhio c croce, eenza bussola, scegliendo la direzione di Porto Susa verso la « scala », i.l luogo che nella istoria militare è come le Termopili dei torinesi. Procedemmo in fila indiana con un fanale di guida dinanzi a noi e l'altro di scorta, allo spalle. 1-c nostre ombre immense c traballanti - nell'angusta apertura del camminamento non trovavano spazio sufficiente per definirsi e posarsi. Talvolta oscuravano la 6tnada. Passando davanti all'apertura delle gallerie minori a fondo cieco si sentiva gocciolare lo stillicidio: ma anello l'eco • delle cascatene era represso dal chiuso. Uno dei soldati, pratico del sottosuolo, 'disse ad un tratto: — Siamo nella mezzaluna: di soccorso. •La « mezzaluna di soccorso » — cosirìella In linguaggio militare — era mn sistema nel arco acuto di gallerie, di mine e di contromine al centro della cittadella: quella magnifica cittadella, fatto costruire da Emanuele Filiberto, che Salvò Torino d-all'assedio francese del 1706 ed aila quale è legato per i secoli il nome glorioso di Pietro Micca. Di gallerie ve n'era una prima rete alla profondità di circa 6ei metri: queste erano per le mine; ed un'altra rete olla profondità di Uodici-quaiitordici metri por le contromine. I camminamenti sotterranei erano mollo frequenti. 1.1 principale attraversava il corso Vinzaglio, all'altezza del palazzo dell'Intendenza di Finanza e si spingeva fino al corso Inghilterra. Altri due obliqui giungevano a via Santarosa da una parte ed all'incontro del corso Grpgliasco con via San Quintino dall'altra parte. Nello spazio-intermedio na't/uralmente si aprivano oltre gallerie, sempre a sistema doppio, che servivano per comunicazione e per raffinatura delle mine. Si può dire che Jiutto di sottosuolo di questa parte della cittadella era minato. Un punto particolarmente « preparato » era l'incrocio di ivla Cernala con via Passalacqua. Qui le |nrlrte erano posate in piccoli bracci di galloria a non più di dieci metri una dall'altra. (Tresso 3a staziono di Porta guisa ve'n'orano 'nove; nel tratto fra via Sebastiano Valfrò e Via De Sonnaz esso erano poste runa quasi vicino all'altra e pure mcltcf-requenti erano nel sottosuolo della zona disvia Gozzi e via Giusti. Ma di ipunfo più difeso con tale sistema di fermatura corrispondeva al tratto ora occupato dai magnifici palazzi della Scuola di guerra e della Finanza. Di fronte allo gallerie arouate della « mezzaluna » ora infalli la scala di' soccorso .tanlo contrastata fra i due eserciti, perche essa rappresentava la chiave dèlia cittadella. Dai'fosso 6l entrava infatti nella galloria superiore: da questa scendendo la famosa scala a tre rampe si entrava nella galleria principato che dava ]'acc:sso olla piazza della fortificazione. Grande apparalo di mine, quindi ; l'estrema riserva di salvezza c di morte ; e un maggior numero di soldati — come si racconta (— a guairdia costante della porta della scala. Avendo percorso, sempre preceduti dai soldati che rischi arano il passo coi fanali, un (ratto di circa ottanta metri di galleria che fa parte della « mezzaluna », ci avviciniamo Ulto svolta acuto dell'arco. Questi sotterranei non 6ono molto spaziosi. Uno dei soldati di guida, che e alto mn po' più del normale, ogni tanto striscia col berretto contro 'la volta del soffitto e devo camminare a testa bassa come un penitente. A mano destra, ogni veni! metri, incontriamo sbocchi di gallerie di ierz'ordine. Esso sono lunghe appena venticinque metri circa e servi vano •esclusivamei.io per la posa di un i>aio di contromine. In fondo talvolta si trova ancora il segno del fornello che rinchiudeva il terribile ordegno. Qualcuna appare ottimamente conservata nella sua muratura massiccia di duo seco'.i fa: qualche altra invece ha dovuto essere riparata oppure fu interrotta per gettare ,lo fondamenta dèi moderni palazzi: ed olire infine stanno esaurendo proprio ora la lóro forza di sostegno. Qua e là, infatti, da piccole frane non ancora pericolose della > volta filtra l'acqua e piovo quasi come fossimo sul corso Vinzaglio. Credevamo di aver fuggito la pioggia ve nondo sottoterra ed invece la incontriamo anche qui, pronta ad inzupparci l'abito ed a farci camminare nello pozzanghere: con questo svantaggio in più, che non possiamo neanche aprire l'ombrello. Aragonc eì preoccupa del come si comportano lo sue frane ed osmi lauto si allontana da solo e si spinge col fanale a vedere se il guasto già segnalato si fa veramente pericoloso: i soldati cercano avidamente le flftfe incise sai mattoni: 1704, 1720, 1780... Esse ricordano lo epoche dei lavori di costruzione e di riparazione. .Mio sbocco della secondaria nella principale ci fermiamo. I soldati cercano di raccogliere la luce dei lumi in un solo punto, alla bassa cantonata di svolto. — Pietro Clicca è morto qui. Ognuno' di noi, subito, istintivamente, cerea di ricostruire l'eroica scena di quell'epica notte dal 20 al SO agosto. Coll'aiuto della pota luce fluttuante nói buio assoluto corriamo con io sguardo nel segreto della galleria diritta. Ecco: la scala, la famosa scala di salvezza, si distingue appena guardando fisso. Ci sono quaranta passi. Poi lentamente ci avviciniamo al punto preciso ove avvenne lo scoppio. Osserviamo le pareti: alcuni tratti di' muratura sono ancora dell'antica costruzione, prima del settecento. Lo schianto nella galleria maggiore — comesi sa — non fece gran danno. Siamo giunti presso la ecala'.' , — L_ mina — dice l'esperto — era deposta in un basso fornello' il. presso il primo gradino. Pietro Micco, dopo avere rinchiuso la porta in faccia ai fra-cesi, scese di qui, acoeso la miccia c meni re cercava di fuggire fu raggiunto dallo scoppio e lanciato laggiù Bllo shocco dell'altra galloria. Vogliamo saliTC anche noi la scala d.i Pietro Micca. Nei punti ove fu devastata venne ricostruita come prima con le sue tre rampe spaziose: ma in cima la porto non c'è più. Dev'essere saltata in aria, forse molto in aria, con le tre compagnie di granatieri francesi e con la loro batteria di cannoni: e non l'hanno fatta ricostruire. Ormai non hanno nulla da chiudere. Dalla galleria superiore, alla quale siamo giunti, si avverte appena il rumore del veicoli che ci passano sul capo: si direbbe una lontana tempesta di tuono senza lampi, oppure un bombardamento inteso da «centinaia di chilometri. Eppure dalla sOTgenlo del rumore siamo distanti, in linea retta e verticale, appena cinque o sei metri. Se attraverso un pozzo di respirazione potessimo venire a fior di terra dal punto in cui siamo sboccheremmo precisamente all'incrocio di via Guicciardini con via Sebastiano Valfrò. Ma per tornare a riveder le stelle, cioè la pioggia — quella che cade proprio dal cielo — che è un affare molto più seccante, dobbiamo tornare sui nostri passi. Sulla scala ed alla svolto del sotterraneo ove fu raccolto esanime l'eroico soldato di Sagliano ci fermiamo ancora a guardare intorno il luogo ed i muri già osservati a lungo durante l'andato. Non c'è più nulla di nuovo da vedere: eppure 6i esita jpualcho istante. Ecco c'è qualcosa in noi che ci costringe a fermarci.: qualcosa di indefinibile, come si prova in un luogo consacrato dal sacrificio, sul campo di una battaglia gloriosa, Bulla tomba della madre, di fronte ad un oggetto di una persona cara, ohe si è ricordala e rimpianta mollo sovente; insomma qualcosa ohe ognuno di noi si rifiuta di definire: trasporto, commozione, anche lieve.Aragone ci scuote subito però, richiamandoci a vedere un buco .circolare nel muro. — Questo buco — egli dice —. deve èssere una conduttura misteriosa. Abbiamo provato ad accendervi il fucco ed abbiamo dovuto constatare che ha un'apertura perchè « tira » come una stufa perfetta. Allora mentre qui si bruciavano degli stracci abbiamo cercato di sopra, all'aperto, di scoprire il fumo. Ma nonostante le più minuto riceTclie non ci fu possibile trovarne lo sbocco. La strana conduttura non è maggiore d'un grosso tubo da stufa. Qualcuno l'osserva attentamente poi offre una spiegazione alla tormentata curiosità di Aragonc: — Non avete mai pensato che allo stato attuale delle cose essa rappresenti l'uscita di soccorso... del topi? Naturalmente deverestare segreta com'è; altrimenti fallisce lo scopo. Ma il paziente esperto non è propenso ad accogliere neanche questo spiegazione: e ci fa lume indicandoci l'ultimo gomito del sotterraneo. E. S.

Persone citate: Aragone, E. S., Emanuele Filiberto, Gozzi, Pietro Micca, Pietro Micco, Sagliano, Tresso

Luoghi citati: Torino