Debiti e crediti fra l'Italia e l'Estero

Debiti e crediti fra l'Italia e l'Estero Debiti e crediti fra l'Italia e l'Estero Intendo ora, prima di chiudere questo discorso di intrattenermi su alcune circostanze collaterali della nostra situazione finanziaria che presentano in questo momento particolare rilievo e che ne completano il quadro. Una signiflcativa raffigurazione sintetica del continuo miglioramento delle condizioni economiche R-enerali del paese viene offerta dallo statù della bilancia dei nostri crediti e debiti cpn l'estero. Quali che sieno le prudenti riserve con le quali si vogliono accogliere le cifre, in parte congetturali, che compongono le sin. gole partite del dare e dell'avere di questa bilancia, essa può considerarsi in pareggio, quando risulti che il saldo in un anno sia stato conseguito senza contrarre all'estero nuovi debiti pubblici o privati. Durante il 1923, non soltanto lo Stato non ha accresciuto il suo debito capitale verso l'estero ma ha fatto rimborsi per somme cospicue, mentre gli investimenti privati di capitale fuori d'Italia risulterebbero, nel complesso, di maggior rilievo degli • impieghj stranieri in titoli ed-imprese italiane. Anche quella speciale forma di indebitamento verso l'estero, che deriva dall'acquisto della moneta nazionale di un paese, da parte di stranieri ovvero dall'accumulazione di loro crediti in questa moneta, è andata presso di noi scemando durante il 1923, in confronto degli anni precedenti. Le più misurate e meno aspre fluitazioni del cambio della nostra lira di fronte al dollaro ed alla sterlina stanno a dimostrare come si vada determinando un graduale processo di assestamento. Lo sbilancio, puramente mercantile, che fu nel 1923 di 6190 milioni con una diminuzione di 3UU milioni in confronto di quello del 1922, deve avere ritrovato le sue ordinarie contropartite nei guadagni della marina mercantile, nelle rimesse degli emigranti e nelle spese dei forestieri ed in altre entrate minori. Devono accreditarsi alla marina mercantile italiana i frutti di un milione di tonnellate di merci trasportato in più nel 1923 in confronto del 1922 con provenienza o destinazione da e verso l'estero, e ciò, congiunto al miRlioramento dei noli, che oggi meglio si delinea, opera in diffalco sulla cifra apparente della eccedenza del valore delle importazioni sulle esportazioni di merci. Gli introiti più cospicui sono certamente derivati dal trasporto dei viaggiatori straordinari sulle nostre navi, l'afflusso dei quali, per via di mare, è stato nell'ultimo anno assai maggiore che nei due precedenti, inoltre, malgrado i provvedimenti restrittivi attuati da alcuna paesi stranieri contro la immigrazione, la espansione della nostra mano d'opera all'estero è stata nel 1923 notevolmente maggiore del 1922, per cui non sembra che le rimesse totali degli emigranti debbano calcolarsi ad uria cifra inferiore, mentre dall'accresciuto numero dei visitatori forestieri non può non essere derivato, nel 1923, un gettito più copioso che negli anni immediatamente precedenti. Alcuni indici relativi ai prLmi due mesi di questo anno confermerebbero il progressivo miglioramento. L'eccedenza delle importazioni sulle esportazioni fu nel gennaio e nel febbraio di quest'anno di 367 miloni inferiore a quella dell'eguale periodo dell'anno scorso e il tonnellaggio del movimento della marina mercantile nei nostri porti superò, nel mese di gennaio, di 220 mila tonnellate quello del gennaio 1923. Ragguagliando infine lo sbilancio mercantile, quale risulta per l'anno 1923, ai valori medi prebellci, debitamente calcolati, delle merci importate ed esportate, esso non risulta superiore a quello del 1913 anno in cui la nostra bilancia del pagamenti internazionali poteva considerarsi in pareggio. La sistemazione del bilancio, la diminuzione del debito pubblico, compresa la circolazione a carico dello Stato, l'assestamento in corso dai rapporti di débito e di credito verso l'estero, anche a non toccare di altre favorevoli circostanze di sfondo d'ordine economico sociale e politico, spiegan la soddisfacente tranquillità della nstra valuta anche nell'odierno momento: è appunto questa tranquillità che ■ interessa soprattutto l'economia privata e la finanza dello Sato; sono da evitarsi lo eccessive impazienze poiché, come dicevo nel maggio scorso, la rivalutazione monetaria è da considerarsi un evento a un tempo speratrile e temibile e che comunque è da augurarsi si compia per gradi, ad evitare che i benefici siano superati dagli inconvenienti. Se noi vogliamo infine dare uno sguardo alla agitata condizione del mercato monetario internazionale, si potrebbe osservare che essa è il riflesso di un faticoso processo di assestamento economico che è tuttavia in corso e che avrebbe forse potuto essere accelerato o risolto con minor danno per tutti se le interferenze politiche avessero consentito, com'era stato prospettato alla conferenza di Genova, pratici accordi fra coloro che, nei singoli paesi, hanno il governo supremo delle correnti monetarie. Signori, ho Anito. Il mio quadro 5 un disegno fedele e le cose rappresentate sono soddisfacenti, ma non perdiamoci a guardarci nello specchio. Cammmiamo, il nostro pensiero ò assai più vasto e profondo del nostro quadro. Noi guardiamo lontano. Le strade devono essoie solide; esse devono reggere ni la nuova storia. Presidente, voi ne siete la volontà creatrice, questa storia si è- chiamata Roma. Poi si è chiamata Venezia ed era si chiama Italia. Signori, all'opera» li discorso, ascoltato, con. grande aitensift- ne, è durato circa un'ora e un quarto. Alla! fine il pubblico ha tributato una entusiastica ovazione al ministro. L'on. Mussolini si è affrettato a congratularsi ccll'oratoro stringendogli calorosamente la mano e il sue* esempio è stato imitato dalle altre autorità, che affollavano il palcoscenico. La musicai ha intonato Giovinezza e l'immenso teatro si' è sfollato lentamente fra le ultime acclamazioni .-

Persone citate: Mussolini, Sato

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma, Venezia