La portala del dibattito ai Comuni sulla politica estera

La portala del dibattito ai Comuni sulla politica estera La portala del dibattito ai Comunisulla politica estera pCommenti alla crisi francese (Servizio spretalo della < Stampa ») Landra, 28. notte. A 2ì ore di distanza, di dibattito sulla politica estera suscitato ieri sera alla Camera da Asquith e da Lloyd George appare tutt'altro clie inconcludente, come sembrò a ferri ealdi. I giornali, per lo più, non Io commentano per la semplice ragione elio osso si commenta da se. Mac Donald aveva già dichiaralo che le questioni di dettaglio lo interessano meno dei problemi fondamentali. Uno di questi è il problema della sicurezza. Orbane, a questo proposito il Premier effettivamenteha garantito che l'Inghilterra non stipulerà alcun patto nè bilaterale, nò trilaterale, ma sarà pronta a servire un patto generale, oppure a servire nessuno. 11 patto generale dovrà incardinarsi sulla Lega della Nazioni. Senza la Lega l'Inghilterra non muoverà un d'ito a tutela di alcuno. Questa era la piattaforma essenziale. MacDonnld si è formato qui. Poscia, in tesi tattica a ipotetica, egli ha soggiunto di credere che anche la Francia abbia ormai capito che, nell'interesse suo e di tutti, deve infilare a sua volta la via di Ginevra. MacDonald non poteva parlare altrimenti, anche se nutrisse dubbi al riguardo. Non è lecito interpretare male gli intendimenti di terzi, coi quali non si sono aperta ancora le discussioni uffici a. i. Naturalmente queste presunte velleità francesi di marciare sotto lo stendardo della Lega vengono sottoposte qui a scrutimi che talora sembrano giungere in co: spetto di pure manovre abbindolataci. Chi può sognarsi in realtà che nel cervello di Poincaré sia sbocciata una idea leghista simile o non soltanto affine a quella che abita il coivello di MacDonald? Il saggio di prova sarà l'ammissione immediata della Germania e badate bene non l'adattamento tecnico all'ammissione, ma anzitutto una operazione intesa a dare ai tedeschi il senso preciso di essere realmente invitati. E non basta. L'ammissione, nel concetto inglese, dovrà essere sul piede di uguaglianza: un seggio nel Consiglio della Lega dovrà essere allestito a priori al Governo germanico. Hanno voglia i più abili e insinuanti organi parigini a sbandierare una veemente inclinazione leghista dell'undecima ora. 11 bello verrà quando bisognerà scendere ai particolari. Intorno a questi Poincaré e MacDonald appaiono più in antitesi che mai. Tale ò la sensazione dì Londra. Speriamo che risulti erronea. 11 ritorno di Poincaré non ha sorpreso a Londra che qualche redattore dei fogli vespertini, i quali ieri l'altro giudicavano il lorenese ormai fuori di scena. Ciò giovò soltanto a parecchi commentatori dei fogli del mattino, i quali, fingendo di credere alla caduta di Poincaré, "si ritenevano autorizzati a commentare l'evento senza bisogno di tanti riguardi verso la persona del protagonista in supposta ritirai:-.. Essi glie ne dissero di tutti i colori: lo lamentarono in poche parole come guastatore di Europa, responsabile di grandi fami, colpevole dell'indugio alla rinascita economica: un gelido dissertatore, pravo di ogni spirito umano, spoglio di ogni senso di gentilezza. Era un'occasione legittima: venne colta di slancio, in ispecie dalla stampa liberalo e laburista. Durò soltanto 24 ore, ma bastavano. La crisi ministeriale a Parigi si è risolta esat'.amente come i più qui previdero in silenzio, sin dai primi istanti. Poco male. Si- fa ritorno a commenti nei quali l'ostilità si accoppia alla garbatezza verbale. Ad esempio si sta già constatando come il brillante e fortunato rimpasto ministeriale elettorale di Poincaré nessuno abbia rispettato fra j membri del vecchio gabinetto, fuorché i due o tre ministri che furono c rimasero i più accaniti e impenitenti fautori dell'impresa della Rum". I moccoli accesi alla presunta resipiscenza poincariana sono dunque nuovamente in ribasso. Ma Downing Street in fondo, preferisco che Poincaré rimanga. Meglio lui, dopo tutto, cho una dittatura. M. P.

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