Poincaré accetta l'incarico di ricomporre il Ministero

Poincaré accetta l'incarico di ricomporre il Ministero Poincaré accetta l'incarico di ricomporre il Ministero La soluzione della crisi entro oggi? - Una giornata di consultazioni della STA.TVIPA) (Servizio speciale Parigi, 27, notte. L'aspetto odierno di Parigi in preda, ad onta della pioggia insistente e del cielo tenebroso, alla animazione festosa e rumorosa del carnevale di mezza quaresima, non è certo quella di una capitale inquieta per le sorti del Gocvcrno che regge i destini nazionali. Le peripezie di una votazione L'annunzio che Poincaré accettava ufficialmente l'incarico di riformare il Ministero, si 6 avuto soltanto questa seru. Ma la crisi è stata accolta dal pubblico, sin da', primo momento, con una calma che è non ultimo indizio del carattere accidentale che le fu subito attribuito e della prontezza con cui il paese si attende a vederla risolta. Le inchieste fatte sui risultati delle votazioni di ieri e sul modo con cui esse si svolsero avrebbero d'altrondo permesso di accertare che non poche irregolarità vennero commesse. Qualche scheda azzurra favorevole al Governo venne», durante il trasporto delle urne dall'aula al salone dello scrutinio, miracolosamente convertita in una scheda bianca contraria al medesimo. Vari deputati dell'estrema gettarono nell'urna qualche scheda di troppo o a ciò aggiungete che i deputati sedenti nelle Commissioni finanziaria ed estera, i quali erano una ottantina, contrariamente alla consuetudine, non vennero avvertiti dello scrutinio che aveva luogo, e comprenderete facilmente come alterazioni decisivo abbiano potuto prodursi nel bilancio dei duo campi avversari, bilancio che, come sapete, solo per pochissimi voti suole ordinariamente scostarsi dal pareggio. Ventisette fra i membri delle duo Commissioni della Camera hanno chiesto infatti fra ieri sera e stamane che il loro voto venisse rettificato, ossia mutato di contrario in favorevole. Rifatti i conti si avrebbe così una maggioranza di l.'t voti a favore del Ministero. Tale versione che, sebbene non ufficiale, non manca di verosimiglianza, permette di valutare più equamente nei riguardi costituzionali il consiglio dato ieri in un primo tempo a Poincaré dal presidente della Repubblica di ripresentarsi alla Camera in seduta pomeridiana, tenendo la crisi come non avvenuta, "Il signor Millerand abusa,, Ma qualche giornale di sinistra, irritato di vedere come la crisi si manifesti più utile al giuoco delle destre che non a quello degli avversari del blocco nazionale, trae invece occasione da questo e da altri incidenti della prima giornata di consultazioni per attaccare violentemente Millerand. 11 Paris Soir esclama: ■ Assistiamo nd un ben strano spettacolo! Ècco un'Assemblea che rovescia al Ministero. Essa sa qutllo che fa, jioichè la questione di fiducia è stata posta. 11 Ministero presenta le sue dimissioni. Sgomento dei parlamentari che hanno deciso della sua caduta e che, stupiti, disorientati, lamentevoli, lo supplicano di ritornare. Ma il voto e acquisito. 11 Presidente della Repubblica devo limitarsi, a tramo le conseguenze. Niente affatto. Egli spiega al Presidente del Consiglio che l'opinione della Camera non conta, gli propone di rimanere in funzione e parla di rivolgere un messaggio ai deputati. Un messaggio? Dei rimproveri forse? Questo guardiano della Costituzione ci informa indire che non tollererà che si prendano delle libertà con la sua politica. Il signor Millerand abusa della longanimità del paese. Egli non ha nulla da tollerare q da vietare. Egli è l'esecutivo. Egli regna e non governa, o, piuttosto, secondo le parole ai Alfonso Karr, « regna come uria cornice intorno ad un appartamento ». Se il mestiere non g'.i conviene, che passi ad altri la mano. Noi siamo pronti a sopportare eli cuor ferino questa sventura, ma non accettiamo elio Millerand faccia il Mussolini ». Meno poche differenze, è questo in generale il tono dei commenti con cui i portavoce delle sinistre salutano la crisi, ciò che costituisce, fra parentesi, un altro non trascurabile indizio a conferma delle previsioni fatte sin dal primo momento sul suo scioglimento. Dichiara il ' Qùotidicn: «Possiamo affermarlo senza timore: la ca duia del Ministero non ha dato a nessuno l'impressione di un, grave evento. Tranne i deputati che lo hanno rovesciato, senza volerle, nessuno se no è impressionato. Si era appena constatalo il danno, che già gli in volontari affondatori esprimevano il loro rincrescimento. Questi calcoli e queste mene non hanno nulla di comune con la politica. Per parte nostra, non vediamo nessun in conveniente a che la Camera faccia doma ni ammenda onorevole al signor Poincaré e gli rimetta in mano lo scudiscio col quale egli la guida. Nessun inconveniente a che il signor Poincaré, glorioso non poca 6pesa, riprenda le sue funzioni dopo aver tolto la polvere della strada in cui ha fatto una caduta ridicola. Questa Assemblea e questo Governo sono in realtà egualmente deplorevoli. E' all'infuori di essi, ò contro ili essi che il paese si pronurizlerà fra qualche settimana, e poiché essi si sono fino ad ora accordati, meglio vale che si accordino sino in fondo ». L'Ere Xouvcllc, organo ufficialo dei radicali, si limita a fare, con discrezione, dell'ironia sulla irrevocabilità di dimissioni che ancora una volta faranno capo ad un nuovo Ministero Poincaré.. E sog giunge : « Come Cristo, Poincaré è caduto tre volte e tre volte si è rialzato ». Ma la discrezione dall'Ere; Nouvelle è condizionata all'ipotesi che il Ministero nuovo non risulti per le sinistre più discaro dell'antico. Scrive: « Resta inteso che se il rimpasto diventasse un agguato pei repubblicani e se significasse una concessione importante ai nemici dell'ordine democratico, noi dovremmo esaminare la questione sotto un'altra luce ». Il ministero sul tavolo operatorio Ora questo del rimaneggiumento è stato appunto il grande fuoco di convergente di tutte le previsioni, le voci e le diBcussioni della giornata. Da questa mattina alle 8,45 nel suo gabinetto del Quai d'Orsay, Poincaré non ba interrotto un istante la serie delle consultazioni, da cui il rimpasto dovrà venir fuori. Osserviamo per scrupolo di obbiettività che i vari tagli cesarei e le varie sostituzioni di nomi richiesti dalla operazione, si sono dimostrati all'atto pratico meno semplici di quel che si fosse previsto. Il presidente dei Consiglio dimissionario aveva promesso a Millerand di portargli, entro il mezzogiorno di oggi, la conferma definitiva delle proprie decisioni. Viceversa, come ho detto, falò annunzio non si è avuto che in principio di serata e mentre la Camera si era aggiornata u domani venerdì, calcolando che di qui ad allora il Ministèro potesse già essere costituito, questa sera si sa ormai di sicuro clic non ci sarà, seduta prima di sabato e forse nemmeno prima di domenica, sembrando probabile che il nuovo Ministero venga presentato ulla Camera appunto nella mattina di tal giorno. Le consultazioni 60110 incominciate oggi alle 0,45. Primo ad essere ricevuto fu l'on. D'Aùbigny, sottosegretario al Ministero dolle Finanze, il quale si intrattenne col piesidento del Consiglio fino alle 10,5. Interrogato subito dai giornalisti che assiepavano il vasto salone d'aspetto del Ministero degli Esteri, il.deputato protestò di .essere venuto unicamente per abboccarsi con Poincaré circa questioni finanziarie pendenti e di grande urgenza, quale quella dei due decimi addizionali che devono essero assolutamente votati elalla Camera non più tardi di domenica, per.potere lunedi, ultimo giorno del mese, esserlo anello dal Senato. Circa la crisi, l'on. D'Aubigny dichiarò di non sapere se non che essa dovrà, per le ragioni su esposte, venire liquidata in ogni modo entro le prossime ìS ore. Il fatto che egli sia venuto al Quai d'Orsay in luogo di De Lasteyrie diede colore di attendibilità alla voce che l'abbandono del ministro sia bello e clcciso e ohe eventualmente l'attuale sottosegretario possa vedersi chiamato a succedergli. Ma al Ministero delle Finanze, dove non si nasconde che il ministro ha già fatto le valigie, si presta poca fede all'eventualità di vedere messo al suo posto il D'Aùbigny, troppo cagionevole di salute, e nei circoli parlamentari si continuano a fo.re di preferenza per questo portafoglio i nomi di Francois Marsal e eli Bokanowski. Mentre D'Aùbigny era con Poincaré, il signor De Selvcs, presidente della Commissiono dogli Esteri del Senato era giunto al Quai d'Orsay. Egli fu introdotto alle 10,o presso il presidente del Consiglio. Alle 10,20 giungeva Millies-Lacroix, presidente (.iella Commissione delle Finanze del Senato, il quale, come ricorderete, fu uno di quelli che attaccarono più aspramente il Governo durante la recente discussione al Lussemburgo intorno ai progetti finanziari. Il vecchio senatore si intrattenne col presidente del Consiglio dimissionario solo pochi minuti, ma il fatto che egli sia stato consultato fra i primi, sebbene implicito nelle buono regole costituzionali, veniva oggi favorevolmente interpretato noi circoli di sinistra, dove si voleva vedervi un segno che il timore espresso stamane dall'Ere Nouvelh possa essere prematuro. All'uscire dal gabinetto del presidente, Millies-Lacroix si dichiarò persuaso che il rimpasto ministeriale non si farebbo attendere oltre questa sera. Vedremo più innanzi il motivo di tanto ottimismo. Alle 10,50 fu la volta del presidente della Commissione finanziaria Dariac, altro supposto candidato alla successione di De Lasteyrie. Egli venne ricevuto da Poincaré contemporaneamente all'on. Bokanowski, relatore generale della stessa Commissione, ed entrambi, uscendo dal Quai d'Orsay pochi minuti prima di mezzogiorno, confermarono le impressioni di Millies-Lacroix sul buon andamento della crisi. Nel frattempo una delegazione del partito repubblicano democratico, condotta dal senatore Maurizio Ajam, veniva ricevuta dal signor Grignon, capo di gabinetto del presidente del Consiglio, cui consegnavi l'ordine del giorno di fiducia nel Gabinetto cui vi accennai ieri sera. Mezz'ora all'Eliseo '. Sbrigata la prima parte.del proprio prò grammo, alle 12,10 Poincaré si recò all'Eliseo. 1 giorna]isti che lo videro saltare giù dall'automobile e salire rapidamente la scalinata della residenza presidenziale, assicurano che dal suo volto spirava ottimo umore. Il colloquio con il capo del 10 Stato ò durato esattamente 30 minuti. Prima di risalire in macchina, Poincaré, che non aveva smesso la cera sorridente rispose ai giornalisti che lo ingolfavano di domande : Avete sempre affermato voi stessi che quando esco dall'Eliseo non dico mai una parola. Vorreste forse che io vi smentissi?». Come sola consolazione, gli interroganti dovettero accontentarsi di un laconico comunicatino di Millerand cosi concepito: « Il Presidente del Consiglio si è recato a rendere conto al Presidente della Repubblica delle conversazioni avuto da lui nella mattinata. Egli le continuerà nella giornata e tornerà a vedere Millerand verso la fine del pomeriggio ». Ufficiosamente si faceva poi sapere ai giornalisti che il nuovo colloquio avrebbe avuto probabilmente luogo verso le 18. Intanto Poincaré, fatta una breve sosta al suo domicilio privato di Ruo Mirbeau, tornava alle li,30 al Quai d'Orsay dove lo attendeva-di già Lo Trocqueur, ministro dei Lavori Pubblici. Alle 15,15 nel gabinetto del presidente venne introdotto anche 11 ministro della Guerra Maginot e i tre uomini continuarono insieme la conversazione, che si protrasse nel più profondo mistero fino al tardo pomeriggio. Sul far della sera, per ingannare la impazienza dell'attesa, nelle redazioni dei giornali e nei corridoi della Camera le fantasie cominciarono a sbizzarrirsi nell'emettere supposizioni e nell'architettore soluzioni. Da fonte più attendibile si riceve l'impressione che, conformemente a quanto vi telefonai ieri sera, Poincaré sta sempre più orientandosi, probabilmente sotto la spinta di Millerand, a rifaro il suo Ministero quasi di sana pianta. Il colloquio con Maginot corroborerebbe una previsione in tal senso. Il ministro della Guerra, che gode le simpatie particolari di Millerand nonché del blocco nazionale, e il ministro dei Lavori Pubblici, che si rese indispensabile con l'organizzazione del possesso della Rulir, sarebbero conservati. Invece i Ministeri delle Finanze, del Commercio e probabilmento degli Interni., verrebbero affidavi a nuovi titolari. Poincaré avrebbe contemplato all'ultimo momento anche la eventualità di assumere con la presidenza il Ministero delle Finanze. Ma sul tardi questa voce non aveva trovato più grande credito. Il nodo della questione: Maunoury La verità è che il nodo della questione, come già vi dissi ieri sera, sta nella conservazione 0 nell'abbandono di Maunoury. Millerand, e pare anche lo stesso Poincaré, approfitterebbero della circostanza per varare un Ministero in grande stile. Un Ministero nazionale capace di fare le elezioni c di farle ebne non solo, ma capcce di sopravvivere alle elezioni stesse e di condurre in porto, senza contrattempi di alcun genere, i duri impegni diplomatici che seguiranno alla presentazione del rapporto dei periti, circa il quale le opinioni all'Asteria si annunziano sempre più divergenti. Ma questo genere di soluzione non incontra certo il favore delle sinistre e dei repubblicani del centro 1 quali, paventando la partenza di Maunoury, cercano invece di consigliare a limitarsi a ritocchi puramente necessari e fare la crisi corta e piccina, rimandando il Ministero nazionale a più tardi, ad elezioni fatte. Eccovi il motivo per il quale Milles-Lacroix riprende ejuesta mattina a vaticinare una soluzione immediata. Finora le previsioni non escono dal campo della ipotesi pura e i giudizi.più contraddi Morii abbondano. Che in pectore Poincaré inclini per un rimaneggiamento limitato ai portafogli delle Finanze, dell'Agricoltura e del Commercio e effettivamente abbastanza probabile. Sta a vedere però se l'Eliseo e i pezzi grossi della maggioranza saranno dello stesso parere e vorranno lasciarsi sfuggire l'occasione finalmente acciuffata di affrontare le elezioni con una corazza eli acciaio invece di una di cartone. Sicuramente si avranno domani maggiori elementi di giudizio- circa il probabile prevalere dell'una o dell'altra tesi. Intanto per quanto interessa la politica generale francese, quello che si può dire s.enza esitazione è, come dicemmo ieri, che essa continuerà invariata. C. P.

Luoghi citati: Lussemburgo, Parigi