Stato e libertà

Stato e libertà Stato e libertà j Sebbene ancora due settimane ci separino dal giorno delle elezioni, con domenica scorsa può considerarsi virtualmente phiusa quella che, con frase consacrata dalla tradizione, viene chiamata « campagna/elettorale ». Abbiamo avuto, infatti, jdopo il discorso Giolitti per i liberali indipendenti, quello Salai)eira per i liberal'fascisti, quello Amendola per l'opposizione .'costituzionale, e infine il discorso dell'onorevole Mussolini per il governo e il par' tito fasciste; mentre gli altri partiti avevano già da tempo fissata la loro posizione. Nell'ampio discorso di domenica al teatro Costanzi, l'on. Mussolini, dopo aver riassunta brevemente la storia del partito fascista sino alla marcia su Roma, ha fatto l'apologia della sua opera di governo e riconfermate le sue posizioni-polemiche, circa la costituzione, la libertà e Io opposizioni. Per chi, come noi, ha espresso, molte.'volte, con ogni chiarezza e precisione, il proprio pensiero» intorno a tutti questi punti ed all'insieme di ossi, il discorso del Costanzi non offre materia a speciali rilievi. L'on. Mussolini ha risposto col silenzio all'invito fattogli dall'on. Salandra, nella chiusa del discorso di Milano, di prendere dalle sue mani « la fiaccola del liberalismo ». Silenzio che, in verità, non può sorprendere alcuno: non solo, e non tanto, per il ben noto atteggiamento dell'on. .Mussolini rispetto al partito liberale ed al liberalismo, ma perchè l'on. Salandra non poteva trasmettere ad altri ima fiaccola che si era già spenta da un pepo fra le sue mani. Non è, questa nostra, una frecciata polemica, e neppure un rimprovero politico; ma semplicemente una constatazione. Riconosciamo, ' anzi — come già altri ha riconosciuto — che l'on. Salandra ha parlato con notevole schiettezza. L'uomo che, dopo le elezioni del '19, capitanò alla Camera il gruppo « liberale-democratico », ha ora scomunicata la democrazia; e la scomunica, d'oggi è, da sua parte, più conforme al retto costume politico dell'etichetta di ieri. L'uomo che, prima della guerra, votò il suffragio universale, e proclamò' 'doversi riguardare - autorità e libertà « come termini armonici », oggi afferma che del suo concetto di Stato la libertà non è elemento costitutivo. Rimane, sempre per la schiettezza, del costume politico, che l'on. Salandra deponga definitivamente, dopo l'etichetta democratica, ' quella liberale. Non Occorrono, infatti, molte parole a dimostrare 'che.la professione di liberalismo * tutt'uho coirafferìnazione della libertà politica coinè essenziale allo Stato. Nè gioverebbe, all'on. Salandra, obbiettare che egli ha riconosciuta l'opportunità di mantenere oggi la Costituzione e la possibilità di ridonare domani al popolo ima più larga partecipazione al potere: giacché per il liberalismo costituzione, libertà politica, sovranità popolare non sono espedienti accidentali o doni dall'alto, ma necessario sviluppo storico della nazione. Come diceva Camillo Cavour nel Parlamento subalpino, « l'umanità tende a modificare le proprie istituzioni in modo da chiamar sempre un numero maggiore di cittadini alla partecipazione del potere politico ». E già molti anni avanti, fin dal 1835, egli aveva'proclamato: «La società marcia a grandi passi verso la democrazia ». L'on. Salandra, pertanto, non ha avuto ragione di accennare polemicamente ai n liberali dell'altra sponda ». Di fronte a lui ed a chi la pensa come lui, non ci sono « liberali dell'altra sponda » : ci sono, puramente e semplicemente, i liberali. Può, certamente, la politica contingente, la linea tattica degli uni non essere uguale a quella degli altri : e casi l'atteggiamento, rispetto all'attuale governo, dell'On. Giolitti nel discorso di Dronerò è diverso da quello dell'on, Amendola, nel discorso di Napoli. Ma tra i principii politici riaffermati dall'uno e dall'altro non v'è contrasto; nè le riforme accennate dall'onorevole Amendola — quale che sia l'opinione di ciascuno sull'una o l'altra di esse — contrastano punto a quel liberalismo costituzionale che è continuità e svolgimento insieme. Mentre rimane fuori di ogni dubbio che il problema essenziale dell'Italia odierna è, come appunto l'ha indicato l'on. Amendola, la costituzione organica e l'effettivo funzionamento corìcreto dello stato democratico e liberale. La contrapposizione, adunque, fra liberalismo e democrazia, tanto di moda oggi e ripetuta a Milano dall'on. Salandra, non ha ragione d'essere; come non esiste nella storia costituzionale italiana la pretesa successione di uno stadio « parlamentare » ad uno « costituzionale puro ». fin dal.primo gfly^mn f.QaUtuzionale formatosi a Torino dopo la promulgazione ideilo Statuto, fin dalla prima Camera qu Convocata, fu applicato il principio che lt fiducia del Parlamento fosse necessaria alla permanenza di una governo: principio che il conte di Cavour formulò capii sitamente parlando, come Presidente del [Consiglio, allo stesso Parlamento subalpino. Tutte queste contrapposizioni hanno lo stesso valore, storico e politico, di quella pretesa eredità della Destra a cui l'on. Salandra, e molti altri con lui, fanno appello. La Destra storica, la Destra di avour, di Lanza, di Minghetti, di Sella, acque — sarà bene ricordarlo oggi, che a Storia del Risorgimento è cosi poco co-I losciuta — proprio da un « connubio »f on elementi di sinistra e da un « ripudio » Clelia Destra: la Destra di Revel, e soprattutto di Sol aro della Margherita, alle idee del quale oggi più si avvicinano quelle dell'on. Salandra. ,.,„„„■,.. - DI fronte;-dunqiie; a «coloro che si preoccupano delle ideo di conservazione a tal punto da dimenticare i grandi principii di libertà » (sono^Bempre-paroie" del conte di "-Cavour); come di fronte a quegli altri che giustamente affermano doversi considerare la costituzione non come una cristallizzazione morta sì come un organismo vivo, e perciò suscettibile di cambiamento, ma'-noirprecisanc'il- senso "irT cui-cnmbtìjtf menti dovrebbero jUKKenirc: di fragrili agir uni ed.agli*aittì noi riaffermiamo quella politica che — ci sia- permesso._cU«re ancora-Cavour — « francamente e schiettamente liberale, è pure conservatrice : conservatrice non già della parte fracida'del¬ l'edilìzio sociale, ma bensì dei principii fondamentali, sopra i quali la società e le libere istituzioni nostre riposano ». E poiché, secondo la sentenza di quel grande fattore dell'Italia libera ed una, « ò impossibile di seguire all'estero una politica nazionale ed italiana, se all'Interno essa non è liberale e riformatrice », una simile politica è altresì quella che più si raccomanda ad uomini ed a partiti che, con ardore di sentimento indubbiamente sincero, vogliono l'Italia sempre più forte e più grande.

Luoghi citati: Italia, Milano, Napoli, Roma, Torino