Mahatma Gandhi e Romain Rolland ossia due confusionari

Mahatma Gandhi e Romain Rolland ossia due confusionari Mahatma Gandhi e Romain Rolland ossia due confusionari Molti innocenti vanno ora leggendo con passiono un'apologia di Gandhi, opera di Romain Rolland, divulgata in due anni a dodici edizioni: sembrando loro di assisterò all'incontro di due sovvertitori formidabili. Verità ò invece che la scrupolosità morale di Gandhi trattiene la rivolta indiana mentre il pacifismo alla Rolland sopisce la rivolta europea. Facendo l'uno apologia dell'altro, ne c uscito uno specchio della vera penitenza politica che insegna l'uso della persuasione sopra le mitragliatrici degli oppressori nonché l'amore dovuto al genere umano fino alle pulci incluse. Operetta di edificazione morale, scritta, come di stile, .con l'unto, che, chi gli si appicca alle mani, perde presa sopra le coso del mondo. Mohandas Karamchand Gandhi aveva sortito da natura vocazione alla santità indù, la quale disciplina l'uomo a perdersi nella contemplazione di Dio, mentre le mosche gli depongono uova nelle occhiaie. -No lo distolsero 1 mali della sua patria: che gli inglesi, trascorrendola in automobile, schiacciano, per fastidio di sterzare, le creature di Brahr.ma assorte in pensieri di purificazione, e il governo vice reale organizza la carestia in misura di pubblica sicurezza. Onde l'India è afflitta e turbata nella ricerca dalla perfetta formula sacrificale che ricongiungerà l'umanità all'ineffabile Pradja patbi. Il cuore ascetico di Gandhi si rivolta, ma nel rivoltarsi, non muta: Sforzato alla lotta civile non indura: sospinto alla cultura profana vi s'accosta chiudendo gli occhi. Di storia europea, di quella storia cui è chiamato a contrapporsi, Gandhi apprende tanto da esemplificare, come leggo in un suo testo. Il genio militare in Wellington, grande generale inglese per il quale Blucher vinse la battaglia di Waterloo. Di quel pensiero occidentale, che deve impadronirsene e armarsene contro l'Occidente, assorbe senza assimilare Platone, Ruskin, Mazzini, Tolstoi nonché Thoreau e Carpenter, insigni pensatori, questi due ultimi, assai raccomandati da Romain Rolland, la cui grande importanza non posso in questo momento assodare, non avendo sottomano un Larousse. Ma il più indiano essendogli sembrato Tolstoi, Gandhi assume il principio della Non resistenza ai male e anche — o cuore leggero 1 — il compito di dargli un senso. Onde al problema nazionale indiano è venuta — per, ora — la seguente impostazione : — gli inglesi sono il male — ma non si deve far male agli inglesi. Eppure il fine della Nazione — sono parole di Gandhi medesimo, c non è la Non violenza bensì lo Swarai, l'autonomia ». La nazione infatti non altro può volere che asserirsi e resistere j essendo, quando c'è, pratica attività umana, non virtù o vizio da sperimentare all'esame di coscienza. Così la sentono e intendono altri più immediati, patriotti indiani i quali, anziché toccare gli inglesi nel cuore, li acciufferebbero al fondo dei calzoni per buttarli senz'altro in mare con tutta la pipetta in bocca e le racchette sotto il braccio. L'altro giorno fu infatti scoperta a Calcutta una fabbrica clandestina di esplosivi e ieri il Congresso di Delhi insisteva nel boicottaggio di tutto ciò che sia britannico. Ma Gandhi arresta i compagni e li purga di questi pensieri malvagi. « Se l'India — « egli proclama — facesse della violenza c la propria fede, non mi sarebbe più caro < di viverci, non avrei più orgoglio di esc sa. Il mio patriottismo è subordinato c alla mia religione: all'India m'aggrappo * come al seno materno perchè Ella ,mi « dona la nutrizione spirituale che m'abbi- ■ sogna, che, se mi mancasse, sarei l'orfac. no derelitto... Non mi resterebbe che r riparare l'anima mia sanguinante nelle ■ solitudini dell'Himalaya »... Ma questo è il dramma dell'asceta fuorviato non del patriotta insofferente. E resta insolubile entro il chiuso del sillogismo: l'India è il bramanesimo, anelito Verso l'anima universale : del bramanesimo è parte viva anche l'inglese oppressore : se lo colpisco, ferisco dunque l'India stessa. L'errore è qui quello medesimo, antistorico, di cui anche l'Occidente, nell'ideologia di guerra, .abusò: la Nazione concepita come entità immutabile e fissa, identificata e con frammenti del proprio passato e con dottrine o religioni che produsse o confessò. E cioè Nietzsche incorporato in Guglielmo secondo, Nibelunghi o Avari ricomparsi con le divisioni di Ludendor'ff, Francia ossia La Fayetts e Hoche, Lenin còme chi dicesse Dostojewski; nè si sa perchè non anche Venizelcs vai quanto dire la civiltà pericléa, e gli Stati Uniti cioè i cacciatori di capigliature, e il nazionalismo egiziano insomma Tutankamen. Errore divulgatissimo anche fuori dell'ideologia di guerra, in cui a certe potenze — all'Italia no — potè giovare; e vi cadono a ogni proposito scrittori anche acuti. A nìe e ad altri che al secolo ventesimo commettiamo di contestare il paradigma anglo-sassone e il monopolio britannico delle vie marittime, si oppone, per esempio, da Giovanni Ansaldo che tale negazione o de«ve svolgersi essenzialmente come critica «■alla concezione religiosa anglo-sassone « cioè come critica al protestantesimo »; e perchè, o Nettuno Poseidonio, dio degli oceani, perchè? Perchè, avendo Max Weber scoperta la filiazione della mentalità capitalistica, che sarebbe poi la mentalità anglo sassona dalla eresia di Calvino e di Knox, è chiaro che nessuno potrà mai colare a pioco la fletta britannica se prima non si ristabilisca il dogma romano sopra i due eresiarchi ! Questo contaminare concetti politici con religiosi, realtà storiche con schemi spirituali, avviene non per letteratura ma spontaneamente in India, paese per eccellenza religioso, dove si vedv', direi quasi con i materiali occhi della fronte l'uomo oppresso dal terrore della divinità gravi sub religione di cui parlava Lucrezio. Ma, confondendo liberazione della patria, con purgazione spirituale dei compatrioti, Gandhi resta vicino a loro, e al contempo li fiacca come è il proprio di ogni purgazione. Ora questo egli invece non Vorrebbe. « ... Fra vigliaccheria e violenza, « consiglierei violenza... Io coltivo il corag« gio di morire senza uccidere... Perchè coc lui che fugge commette una violenza ment tale, fugge perchè non ha il coraggio di « essere ucciso uccidendo... Pure io so che « la non violenza è infinitamente su perieli re alla violenza... Il progresso non con» siste che ia purificare la sofferenza, evi- « tondo di far soffrire... Voglio che l'In? « dia pratichi questa legga e abbia coscieno za del suo potere... ». Quale specie di potere, ppvera gente che riveggo incedere trasognata con i vasti turbanti giallo-zolfo 0 verde-pisello, nell'afa umida e torrida, e le curbasciate grandinano su spalle e visi perchè avanza a gran galoppo l'equipaggio del Viceré! Sotto* la protezione della caRuistica morale di Gandhi, fortunati tra voi quelli che per sedici ore al giorno tirano la corda della parità a svanlagliare l'inglese color di mattone, ricevendone un pugno di riso e un pimento crudo; ma campano, che è un gran lusso per chi non possegga altra superiorità, se non di soffrire senza far soffrire ! Gli appelli dei nati a vivere liberi squillano però altrimenti: « Franoesi, a Katzbach, imparaste il nuoto! « Vogate al Baltico, vogate alla tomba nel t ventre della balena! ». E come Berchet riecheggiò Arndt voi, italiani, lo sapete: « — Su, nell'irto, increscioso alemanno, su, a lombardi, piantato la spada... ». Odio, questo, cioè amore vero, amore di-oggetto determinato e concreto e perciò odio delle cose concrete e determinate che quello oggetto impediscono o nuocciono. Mentre che è l'Amore con la maiuscola, l'Amore che tutto abbraccia e nulla respinge, san» exception ni restriction, canta Romain Rolland, che può essere se non l'equivoco del santone indù sbalzato nella rivolta nazionale nata di cose a lui ignote, Grecia, Roma, individuazione cristiana, e con entro la testa svanita l'idea fissa di quell'Uno, di quel Tutto, di quell'Anima universale rimastagli dai Veda e dagli Upanisciadi, e che appunto perchè è l'anima ifhiversale, il Tutto, l'Uno, non può essere nazione, patria stato, India, oggetto insomma di quella rivolta? Pure Gandhi è certamente un vero uomo : e non solo in quanto personalità morale santificata dal martirio, ma anche uomo operante e fattivo. Mentre i suoi equivalenti europei, i propagatori di deliquescenza e antiviclenza a grande tiratura, i rivoluzionari che rinnegano Lenin, i patriotti che misconoscono Mussolini, — parlo qui di opposizione morale non di dissentimento critico — quelli non sono nè vita nò ascesi, nè azione, nò critica, non sono niente), o soltanto sono intossicazione cerebrale proveniente dalla necrosi di affetti spenti e dottrine morte. Mondata da questo-viscidume spicca candida la figura di Gan-lhi. Ricollocata, lontana dal patrocinio dei pacifisti europei, nella remotissima prospettiva indiana, acquista senso e ragione. Che cosa è il Mahatma Gandhi? Egli ripete le banalità della fede razionale, dell'unità delle religioni, del generico teismo antecedente immediato dell'età filosofica che noi già avemmo — non è dunque uri riformatore religioso. Nemmeno è vero santo perchè non sente il distacco del terreno 'dal divino e anche del resto perchè santi non ci sono, si fanno dopo morti. Gandhi è il primo risveglio dell'India con nelle palpebre ancora la nebbia dei sscoli. Il misticismo politico, regresso in Euxopaha una confusione diradata fin dal Rinasciménto, in India è invece primo scotimento del torpore contemplativo. L'astratto umanitarismo che oramai no ridono anche 1 fratelli scopatori dei tempi massonici, in India è primo moto alla vita civile. I fatti di Gandhi sono in realtà inconsaputo superamento dell'effusione mistica e sentimentale del suo popolo, nell'attivismo europeo: atti, comunque egli sottilizzi, di resistenza e d'imperio. m Chiami pure egli esodo religioso la fuga alle campagne degli indiani perseguitati nel Natal, Testa pur sempre ritirata sull'Aventino, sciopero al quale i bianchi cedettero non per trasfusione di amorosi sensi, bensì per il marxistico argomento del rialzo della mano d'opera. Chiami il rigetto indiano di cariche, onorificenze, prestiti, magistrature, scuole britanniche, col sanscrito nome di Satyagraha, che le signore intellettuali lo manderanno a memoria; e tale sia pure nel suo cuore, purificazione dal male: non il suo cuore bensì il rapporto con gli inglesi è storia politica, e questo rapporto si chiama ribellione e si chiamerà domani rivoluzione. Espii pure nei digiuni di cinque giorni sul cocuzzolo di una montagna, conoscendolo come delitto l'incendio da altri appiccato alla caserma di Cliaura Chauri, se poi sublimemente rivendicando dinanzi al giudice una propria inesistente correità, egli converte in opera di giustizia questo delitto. I discepoli della sua Università nazionale di Ahmedabad osserveranno i voti che egli impone, castità, obbedienza e povertà, al modo degli armati negli antichi nostri ordini militari e cristiani, cioè solo in quanto gioveranno ai fini delle guerra e della conquista. I fusi e gli arcolai che egli restituisce a tutte le case dell'India perchè questa sia vestita di panni puri dalla duplice scelleratezza d'uno sfruttamento proletario e di una oppressione straniera, è dubbio che espellano i tessuti inglesi, ma certo, contro il proposito dell'apostolo, metteranno nel cuore agli indiani il desiderio di una grande industria cotoniera nazionale. Astinenze, penitenze, digiuni, il trasalire di Gandhi al ricordo della carne assaporata una volta per bravata in gioventù (che per un indiano è peccato grave), l'abbandono della professione d'avvocato parsagli immorale, le mille sue ingenuità e magnanimità, lo accostano al popolo, ma solo affinchè il popolo trovi iti lui ciò che gli manca non ciò che già possiede, o cioè un simbolo nazionale non un fachiro o bramino di più. E il suo orrore del sangue, che rapisce il soave Romain Rolland, non è che il porsi alla ooscienza indiana del problema della forza, morale sì ma anche fisica, e cioè della violenza congiunto a ogni redenzione e per il quale l'esperienza dei secoii non offre elio una soluzione — affermativa. Quanto ai pacifisti europei, che collocano il lottatore indiano al di sopra della lotta, colà dove essi scrivono libri o moltiplicano edizioni; e agguagliano la grandezza di Gandhi alla propria pochezza, riponendola nella sua mancanza di senso critico e prò clamando lui nntre concifoyen à tous ih quanto è asiatico non in quanto vuol farsi europeo — che ci si può fare? Attribuirli tutti al culto scivaista e segnarli sulla fronte con un cerchietto di escremento di vacca. BERGERET. Il giro del mondo in aeroplano Scalile, 22. Gli aviatori americani die compiono il giro de! mondo sono uui giunti, Atnundsen al Polo Nord (Servizio speciale delia • Stampa •) Parigi, 22, sera. Il capitano danese Hnm-miw, clic deve pilolare uno dei due aer/utplunl ooi quali Amundsen vuol tentare di voilaro ai Polo Nord, è giunto ieiil a Londra. Intervistato, Hammer ha dichiaratilo che 1 piani sono definitivamente pronti e elio la partenza avrà luogo mese di maggio. La spedizione, cui prenderanno parie circa 25 persone, sarà diretta da Amundèen e cara compiute in coopcrazione con la marina americana. La spedizione si propone di volare sopra circa un mi Itone di miglia quadrate situale nella zona palare, totalmente sconosciute. Farà- specialmente rilievi topografici cosi da poter stabilire una caria precisa di quelle regioni ancora misteriose di cui si ignora se 6iano una distesa di terra o di acqua. Quanto all'itinerario da seguire il capitano Hammer ha aggiunto che il grosso della spedizione stabilirà, una base ai limili sette.n: trlonall dello Sptózborg. Di là partiranno ì due aeroplani incaricati dell' esplorazionei che sono del tipo « anfibio » e saranno fomiti di apparecchi radiotelegrafici. 11 cap. Amundsen, che sarà accompagnato dal tenente di vascello americano Davidson, tenterà, dopo aver sorvolato il Polo, di raggiungere la sua nave itami, che attualmente va alla denuva nell'Oceano artico. 11 tenente Davidson si reca a Pica per sorvegliare la costruzione del due aeroplani metallici che serviranno per la spedizione al Polo Nord. I 11 trusts „ giornalistici in Inghilterra (Servizio spretata della «Stampa») Londra, 22, sera. I giornali di Manchester, recentemente acquistati dal « trust » del « Daily Mail », cioè, il .Daily Dispalch», l'« Evening. Ghro. nicie ». lo « Sporttng Chronicle », il « riunday Clironicle », l'« Empire News» e l'« Athletic News ». sono ora venduti a Sir William Berry. già proprietario del « Financial Times », del « Fiuancier » e del « Sunday Times > e delle pubblicazioni illuslrate che fanno capo al «Graphic». Sir William Berry formerà anche una nuova Società con l'omissione di azioni da una sterlina per un totale di lire sterline 4.750.000. L'operazione implica 11 riscatto di quattro milioni di azioni del « trust , del « Daily Mail ». Al detentori di azioni del ' trust »• sarà offerto il 55 per cento in contanti e il 55 per cento in azioni della nuova Compagnia, oppure il riscatto in contanti al 110 per cento. Le azioni del « trust » erano state emesse a 90; i detentori che vorranno farsi rimborsare in pieno, realizzeranno perciò un guadagno dell'll per cento in cinque mesi. Il vessillo dei fratelli Bandiera e una lettera dt O'Annunzio Roma, 22, sera. II comune di Cosenza affidava al logioha. rio fiumano colonnello Manes il vessillo 'che i fratelli Bandiera sventolarono sbarcando sulle coste Calabre nel 18U, tricolore che avrebbe dovuto sventolare alle brezze dell'Amarlsslmo e sulla villa di Cargnacco. Il gen. Vaccaro comandante del Corpo d'Armata di Trieste senti il bisogno di baciare il logoro lembo e cosi pure le donne della città redenta. La gloriosa bandiera fu anche issata sul portone del Vittoriale. D'Annunzio ha diretto al Manes la seguente lettera: a Mio caro Aristide. Mi auguro che anche tu meriti il nome di giusto per avere compreso le ragioni del mio silenzio necessario e della mia necessaria solitudine. Uno e l'altra sono oggi la mia disciplina di italiano vero. Perciò non posso e non voglio incontrare occasioni di parlare ed arrischiarmi in contatti umani, che non consolano il mio dolore, ma lo esasperano. Comprendete? Non comprendete? Io mi sono rassegnato a perdere amicizie e consensi. Stanotte ho scrit. to alcune pagine belle su questo motivo cristiano: « Prius nuam gallus canlt, ter me negabis ». I fratelli Bandiera in cielo mi hanno:.per-fratello e basta.-Ti abbraccio ed in te abbracciol'anima della Calabria tutta. . Daj Vittoriale, 2i marzo 1924 ». Una galleria di quadri donata al Comune di Piacenza Piaconza, 22 unti Vi ho gin informati che per munifica donazione del proprietario nobile Giuseppe Ricci Oddi prossimamente Piacenza entrerà in possesso di una magnifica galleria d'arte moderna italiana, certamente una delle migliori e più cospicue per numero e valore. L'atto di donazione è compiuto ed il Consiglio- comunale ne ha preso atto con entusiasmo esprimendo voto di plauso e di riconoscenza verso il donatore, il quale si assume anche a proprie spese l'erezione dell'edificio che dovrà contenere la galleria, (.mesta si compone di 237 opere e fra i nomi più importanti che vi figurano sono i seguenti: Mlchetti con opere sette, Morelli con opere 8, Mose Bianchi con C, Pallzzt con 4, Fonianesi con 31, Fragiacomo con 6, Del Bono cou 3, Grosso con 3, Mancini 10, Bazzana 2, Selvatico 2; Lojacono 2, Ciardi con 2, Ettore Tito con 2. Carcano 2, C.oti'-nni % eremona 2, AlciaU 2, Sartorio 2, Galizzl, Laurent!, Gallone, Induno, Boccioni, PJm.o Nomellini. Calandra, Mentessi, Canonica, Segantini, Mussini, Andreoli, Morbelll e moltissimi altri. L'abolizione del divorzio a Fiume Fiume. 22, notte. L'estensione a Fiume del Codice italiano per quanto concerne il diritto matrimoniale e il provvedimento del Governo che tronca le cause di divorzio anche avviate sono riguardati negli ambienti sereni della città come il veto preciso intendimento del Governo di provvedere pure alla sollecita ricostruzione morale della città. Apparisco chiaro clic il Governo, nelle recenti disposizioni più elio dal lato giuridico, considerò il divorzio dal Jato morale, volle, piuttosto che togliere di mezzo un'istituzione che non è ammessa nella nostra legislazione, sradicare nella città italiana un morbo antisociale. La cessazione dell'istituto del divorzio compromette solo scarsi interessi personali trattaaidosi tutt'al più di ima cinquantina di domando di divorzio che non avranno più corso. • Motori a benzina e a petrolio su alcune linee ferroviarie Milano, 22 sera. Ferrovia a benzina, a petrolio, ad olio pesante, insomma senza carbone e senza energia elèttrica: ecto la novità che si prepaia sulle ferrovie, o almeno su talune lineo dove lo scarso rendimento consiglia una riduzione di spese. Le ferrovie Nord, sebbene il loro traffico sia tale da non consentire normalmente l'u?o di treni leggeri, hanno studiato per proprio conto la questione, proponendosi di introdurre l'automotrice in certi servizi locali, nelle ore di minor traffico, e nello scorso febbraio hanno eseguito gli opportuni esperimenti, valendosi di uu'uuto-motrlce di costruzione nazionale nuovissima. Si tratta di una grande vettura ferroviaria del solito colore verdone, munita di due motori e 'ine piattaforme, per poterla usare nei due sensi, sia viaggiando da sola che con rimorchio. Cifscun motore, alimentato a benzina o a petrolio, è del tipo automobilistico, specialmente applicato negli usi agricoli; sviluppa una forza di sessanta cavalli e consente ima velocità di cinquanta chilometri all'ora. L'innovazione non produrrà nessun intralcio alla normale locomozione a vapore. Sei premi di 5000 lira per i capi d'istituti medi Roma. 22. notte. Con decreto reale, su proposta del ministro della V. I. sono stati istituiti sei premi ili 5000 live ciascuno, ai quali potranno concorrere i presidi e professori degli istituti medi, regi o pareggiati e gli aiuti assistenti effettivi delle Università e degli istituti di istruzione superiore. Questi premi saranno conferai ai migliori lavori su argomenti di scienze filosofiche, morali, storiche, fllolcglclie, matematiche, tisiche e naturali. « I/IBRI — / •'Racconti di guerra,, di L. Ambrosini Quando più imperversava la relorica guerresca, c tulli gli orpelli della falsa letteratura adornavano la prime impressioni degli scrittori scesi ad esplorale l'immane caos, furono pubblicati i Racconti ili guerra di Luigi Ambrosini, di cui esce ora una nuova ristampa (Torino, Lattes, ed., 192-4 - L. 7). F.. se gli animi non fossero stati rivolti principalmente alla lotta quotidiana ed aspra, subito sarebbe apparsa la quulilà fondamentale di questi Racconti, che li rende ancor oggi frrschl o vivi c intatti : il senso dell'umano. Mentre gli altri arroventavano la loro penna ai fuochi dell'artificio, Luigi Ambrosini trattava la materia nuovissima e spaventosa con la'maestria serena che gli era (ed è) abituale, senza dilettarsi di virtuosità stilistiche, ma senza però tralasciare gl'insegnamenti che gli venivano da una lunga e assidua frequentazione dei nostri classici. Ed alla spasmodica ricerca di effetti dei più. egli contrapponeva la sostanziale castità della sua arte, il gusto del particolare concreto, osservato da vicino, ritratto con cura amorosa: di qui nascevano la bellezza e la solidità delle sue pagine. Nessuna visione apocalittica o confusa, o tanto tormentata da apparir insignificante, ma quadri chiari, pieni, armoniosi, bozzetti e rilievi limp'di e forti. L'uomo e la terra, la creatura e l'ambiente sono riprodotti nei momenti più diversi, e la tragedia e la commedia delia guerra si fondono come nella realtà: v'è il sacrificio e il riposo, il traffico delle retrovie c l'orrore del carnaio. Ed ovunque è presente il carattere del nostro popolo : naturalezza, spontaneità, sentimento del dovere da compiere. I Racconti di guerra vanno dal maggio 1015 al novembre 191G: i due anni che segnarono la vampata iniziale e le prime scosse di adattamento alla guerra di posizione. Riflettono gli entusiasmi e le sorprese di un periodo singolarissimo, in cui la massa non era ancora abituata alle moderne concezioni belliche. Luigi Ambrosini analizza a più ripreso il passaggio dalla casa alla trincea, dai quotidiani lavori e dalle piccole battaglie politiche alla grande mischia. Il suo libro ha pertanto anche un notevolissimo interesse psicologico: si vedano le peregrinazioni romagnole del giugno, agosto e settembre 1915, dove 6 riprodotto lo stato d'animo tra stupito e contento, preoccupato ed allegro, di individui di tutte le classi sociali: 'a storia della guerra comincia appunto con l'esame dei movimenti di coscienza degli umili protagonisti. Si reca dunque lo scrittore verso il mare Adriatico, attraverso le basse di Ferrara, nella pianura dalle <• foreste scure di canapa e 1 pennelli del pioppi aguzzi nell'aria cilestrina». E' un luminoso preludio ricco di paesaggi stupendi, di figure curiose, sparso di' note perspicue. Poi, ecco i ragguagli del fronte, tracciati con nuda, spoglia ed energica semplicità, sulla via dell'Isonzo L»igi Ambrosini prende contatto con la massa combattente, scruta il fenomeno di questa folla grigio verde, disciplinata, e laboriosa. Comprende che la guerra o non è soltanto eroismo e pericolo, ma un modo di vivere, come un altro, di organizzarsi e lavorare: 6 rifornimento e fatica, assestamento e consolidamento, una enorme cosa che non comincia nemmeno di qui, che viene di assai più lontano, dalle citta che abbiamo lasciate, dalle oifieine, dai campi ». Magnifica lezione di realismo. Dal panorama alla miniatura. I giorni che passano avvicinano sempre più il giornalista alla trutppa, lo pongono in grado di ritrarre l'episodio comune con il giusto tono, di dargli l'importanza che gli conviene. Eseir.plo di gentilissimo accorgimento è il capitolo: «Due muli e una carretta», un bozzetto che, per la nitidezza dello stilo dà la sensazione .precisa e pura della guerra. Ma chi ama la bella prosa legga questo « Ritorno iei trincea » : « Si risaliva una mulattiera, a passo lento, per le dorsali dei colli coltivati a vigna e a frutteto. C'era tanto oro diffuso nell'aria e •sui costoni vicini, e ricascava giù' come una pioggia magnifica da certi cestelli candidi di nubi sospese a mezz'aria, nel turchino. Ci passavano sul capo alberelli, di ciliegio, alti sui ciglioni del sentiero. Le pianticelle di vite, arroncigliato come serpenti, spiccavano nere sulla terra nvernale, vestita di seccumi giallastri. Più oltre si strisciò coi gemili fra la ramaglia di un bosco novello di querce: migliaia di foglie colore di rame, secche, accartocciate, tintinnavano sui rami, scosse al venticello della sera come campanelle di carta. E a mano a mano che si saliva apparivano in fondo alla valle i villaggi ed i nastri biai.ctii delle strade ed i filamenti pallidi del sentieri, ed i tetti neri delle baracche nostre, che mandavano fumo. « La colonna veniva su adagio, ma senza fatica, e gli elmetti, gli uni dietro gli altri, parevano le scaglie lucide di un enorme colubro turchino, che si snodasse tra le piante, con un lungo fruscio ». Non ci troviamo davanti ad un ostinalo pittore di affreschi terribili, e nelle righe che precedono la compostezza e l'ordine rendono cara l'arte di uno scrittore che non ha voluto « far colpo ». Sommamente lodevole è l'atteggiamento di colui che con scrupolo persegue gli aspetti delle cose non in quanto hanno di superficiale e tumultuoso, ma bensì In ciò che mostrano di significativo. Luigi Ambrosini giustamente non si è limitato, nei Racconti di guerra a descrivere le scene di orrore ed i paesaggi infernali e sconvolti, ma ha voluto la libertà di disporre dei margini delle sue note per disegnare un'alba o un tramonto, un profilo d'uomo, i giochi del tempo e delle stagioni. Egli cosi ubbidiva a una necessità del suo spirito, amante dello spettacolo della nalura e curioso di tutte le manifestazioni della vita, seguace in ciò di un ideale umanistico schiettamente italiano. Nel volume! dei Racconti di guerra di Luigi Ambrosini e contenuto il « Diario di trincea » di Renato Serra: gli ultimi appunti (magntfici per colorito e per commossa passione) dello scrittore romagnolo. Non stonano affatto col,resto del libro; ed è il migliore elogio che a onesto possa farsi. Ricapitoliamo: delle pagine sulla nostra guerra sopravvivono pochi frammenti di Soffici, gli scritti di Renato Serra, il « Nostro Purgatorio » di Antonio Baldini. Crediamo che questi Racconti ài guerra possanp degnamente entrare a far parte del breve elenco suddetto. Schopenhauer Zino Zini pubblica nella « Piccola Biblioteca Filosofica », diluita ila Valentino Piccoli, un eccellente profilo di « Schopenhauer ». (Milano, Edizioni Athena. 1924, L. 5). La vastità e profondità della cultura filosofica di Zino Zini non hanno ormai più bisogno di illustrazione, e notissime ai lettori della « Staro, pa » sono le sue doti di brillante divulgatore dei più ardui problemi. In questo recente volumetto egli traccia con sicurezza (l'informa, zione una vivace sintesi del pensiero dell'ali, toro del « Mondo come volontà e rappresentazione ». dopo averne narrato la vita, poiché per lo Schopenhauer può dirsi « che la sua filosofia è la stessa sua vita e cioè il suo carattere psicologico in funzione dello sue condizioni personali d'esistenza e del suo tempo storico ». Zino Zini, esaminati successiva, mente il sistema, la metafisica, il pessimismo, la redenzione, il dolore universale, quali risultano dalla concezione filosofica dello scrittore tedesco, conclude che » la filosofiti di Schopenhauer può giudicarsi la protesta energica della coscienza, europea contro l'abuso di sì-'.ria che la civiltà occidentale aveva fatto dalla Rivoluzione alla Restaura, zione». Però, anche reagendo staticamente o all'eccessiva azione del dinamismo storico » Schopehluiuer ricadeva nel vecchio errore della storia eroica senza vedere « le nuove classi che davano lentamente, silenziosamente, la scalala all'Olimpo dello Stato e della Ricchezza ». cioè, il gran fatto del secolo XIX. Una nota biografica chiude l'ottimo volumetto dello Zini, che merita la maggiore diffusione. A. C. Re Alfonso membro degli Arcadi Madrid. 22. mattino. Il Nunzio pontificio ha consegnato a re Alfonso la pergamena contenente la sua nomina a membro dell'Accademia degli arcadi, di Roma, eh» vanno s'abilita durante il soggiorno di re Alfonso a Roma. (Stefani), Una signorina all'inferno Una signorina, anzi là signorina Dionisia Morati, redattrice del Quotidien, decide un bel giorno di visitare un ambiente sotterraneo, per sincerarsi di quel che avwiene laggiù. Curiosità malsana? Disinvoltura sportiva? Può darsi. Ad ogni modo la signorina Moran comincia già a dimostrare una bella energia vincendo le difficoltà che le sbarrano la discesa di questi infernali tabarìns neri (sentirete poi che cosa sonol) e le minacce di morte che le vengono fatte. Ha giurato di andaio e andrà; anzi di scendere e scenC;:-à. Tutti i vecchi ammonimenti romantici alla fanciulla per bene — « scendere una cattiva china... » ; « rasentare il precipizio... »■; « sfiorare un abisso... » — non esercitano ora alcuna suggestione su di lei. Ed ella si avvia. Sentenza di morte e toeletta — ... ecco il foglio. La condanna a morte. Firmate I E' la vostra. E' un uomo rigido, burocratico che pronunzia queste definitive parole. Sembra l'alba di una esecuzione capitale. La signorina Dionisia Moran non si sbianca in viso. Ascolta senza battere ciglio. Prende la penna, Amia. — Signorina — dice il solito uomo gelido — favorite passare nei locali della toeletta. E' la toeletta suprema. Non si pensa senza sentire un brivido nella schiena a questa suprema civetteria, alle forbici di Deilbler, alla estrema scollatura che deve dar modo al cappio o alla lama triangolare di accarezzare meglio la dolce carne femminile. — Se volete passare ptrima nelle sale da bagno... « Anche il bagno — deve pensare la condannata. — Ma è un eccesso di raffinatezza. Non sapevo che la Morte avesse tante esigenze ». Sala da bagno, dunque ; abluzioni. Quindi una inserviente reca l'abbigliamento destinato all'estrema soirée. Dionisia Moran viene vestita di bleu: 11 colore dell'Ai di Là. Una specie di cotita, x»antaloni larghi senati alle caviglie e in capo un berrettino a quadratini, bizzarro. — Avete dimenticato il.fazzoletto da collo I osserva la inserviente. E Dionisia Moran 6'annòda il fazzoletto al collo. — E poi i cappelli 1 E' il regno dell'inverosimile. La Inserviente porge a Dionisia cinque o sei curiosi cappelli. Sono specie di canottiere, nere, spesso, rigide. Parola d'onore, c'è da pensare a un supplizio coreano. Graziosa, Dionisia li prova ad uno ad uno. Finalmente trova il copricapo adatto. — Questo I E' finita? — No, signorina. 11 soprabito. C'è anche un soprabito per questo solenne viaggio d'Acheronte : soprabito ? una specie di zimarra nera, lunghissima, imperrr.eabile. E' se vogliamo, passabilmente lugubre. La toeletta è finita. La condannata trova un ultimo gesto d'eleganza, guardandosi allo specchio. — L'effetto non è brillante t Con le lampade A questo punto arriva un signore in vecchio soprabito marrone, o il più pietoso soprabito — ha la tranquillità di notare la signorina Moran — che io abbia mai visto ». Questo signore è un ingegnere. Come 1 SI tratta forse d'una esecuzione modernissima ad allo voltaggio, oppure — putacaso — col raggi ultravioletti? E' ciò che sì vedrà. Intanto la signorina Moran e il suo cortèo seguono l'ingegnerà marrone fino alla lampisteria. Qui si provvede la signorina Moran d'una lampada a mano, una piccola lampada, non più grande di un bicchiere e sormontata da una specie di filtro da caffè. Quindi il gruppo entra in una grande sala. Ed ecco, nel silenzio, cinque pepe di cornetta, di una piccola cornetta, sul-tipo di quelle che suonano invisibili nel telefono automatico. Arriva l'ascensore. Non è elegante I Una grande gabbia capace di con tenere 30 persone, sostenuta da un grosso cava largo e piatto tessuto di fibre d'aloe. Nel gabbione aereo sale la signorina Moran con tre persone. Quattro sperduti che si appoggiano alle pareti, mentre il gabbione, dopo un sussulto, comincia a scendere, a scendere... Pioviggina. Da quale cielo? E di tanto in tanto giunge una ventata d'aria fredda, un alito sotterraneo. L'Acheronte s'avvicina. A un tratto il gabbione s'arresta. Quanto è stata profonda la discesa? — Treeentosessantacinque metri... — segnala qualcuno. In quel silenzio cosmico, a tanti metri sotterra si odono di quando in quando, in alto, come degli sportelli ferrati che s'aprono, delle saracinesche che piombano, dei carrelli che ruzzolano. Rumori sordi. — Non uscite — intima l'uomo .in soprabito marrone — attendiamo il segnale. Eccolo. Una batteria di campanelli suona. La sinistra brigata esce dal camestronc e si tn'ova sotto una grande vòlta imbiancata a calce. Soltanto le piccole lampade del corteggio illuminano questa moderna catacomba. Si entra in una galleria. Qua e là rilucono pozzanghere. Da quale pioggia o da quale umidità' sono prodotte? Giacché non cade stilla e le muraglie sono asciutte. SI odono voci: in fondo passa .l'ombra d'un cavallo malinconico : trascina un carrello, taglia la galleria e scompare. Il tunnel ora si abbassa sensibilmente. La brigata procede curva. I rivoltaihttorì del Ibnlo Di tanto in tanto le teste urtano e carambolano contro travi e tubi disposti trasversalmente. Gli strani cappelli a prova di mazza servono a qualchecosal La serie degli spettacoli sensazionali non è ancora finita. S'incontrano, adesso, qua e là, accosciati o distesi su d'un fianco, uomini nudi fino alla cintola. Armati d'una specie di nistola essi la puntano conico il muro e sembrano far scattare inutilmente il grilletto. Invece della detonazione, si sprigiona un ronzio sonoro, una specie di borborigma metallico. Intanto grossi pezzi scuri si staccano dalla parete, e gli uomini .11 raocolgono. Che razza d'inferno contemporaneo.è mai questo? Chi sono questi oscuri dannati, nudi fino alla cintola, ohe sparano rivoltellate puerili e inoffensive contro un muro? O stono piuttosto degli strani esecutori di giustizia? Ma in che modo curioso si esplica il loro lugubre mandato! Comunque qualcosa di tenebroso e di possente c'è pure in quell'aria chiusa, a oltre tre.centoelnquanta metri sotterra I C'è un mescolarsi di ronzii, di mormorii, di voci, di echi. Esseri strani sembrano strisciare nell'aria, quasi enormi pipistrelli di una notte perenne. E s'odono lontani rotolll d'un mondo n movimento, dirugginii di carrucole e sibili di cavi, sonerie lontane che chiamano a non so quale appuntamento di Belzebù. E' l'Inferno insomma, in cui non ci sono gironi, ma neri piani, al quali si digrada per vertiginose scalette di ferro. Dal nero si scende nel nero, e, se è lecito dire, nel più nero. Infine, un arresto. — Siamo arrivati — esclama l'uomo in soprabito marrone, — ora bisogna tornare Indietro. Tuli! respirano: la gentile signorina Moran. soprattutto, condannala all'Inferno in cosi giovane età. E' la fine dell'incubo: è il ritorno alla luce, la salvezza. E il gabbione col suoi Quattro ospiti ridenti, ascende leggero. Ma giunti a questo punto, parliamoci chiaro. L'uomo in soprabito marrone è un ingegnere. l'Inferno è una miniera di carbone del Pa^so di Calais. E- l'esecuzione capitale? Superfluo aggiungere: un mio cattivo scherzò per giungere alla rhie dell'articolo, j 0. MORTAM. I modelli dì primavera sono pronti TORINO - Via Roma, 1 Scuola di Taglio Data la grande affluenza di allieve, si an. nunzia che dal l.o al 5 Aprile si iniziano nel!' ISTITUTO . 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IPICCARDO &c SAVORE Mahatma Gandhi e Romain Rolland ossia due confusionari Molti innocenti vanno ora leggendo con passiono un'apologia di Gandhi, opera di Romain Rolland, divulgata in due anni a dodici edizioni: sembrando loro di assisterò all'incontro di due sovvertitori formidabili. Verità ò invece che la scrupolosità morale di Gandhi trattiene la rivolta indiana mentre il pacifismo alla Rolland sopisce la rivolta europea. Facendo l'uno apologia dell'altro, ne c uscito uno specchio della vera penitenza politica che insegna l'uso della persuasione sopra le mitragliatrici degli oppressori nonché l'amore dovuto al genere umano fino alle pulci incluse. Operetta di edificazione morale, scritta, come di stile, .con l'unto, che, chi gli si appicca alle mani, perde presa sopra le coso del mondo. Mohandas Karamchand Gandhi aveva sortito da natura vocazione alla santità indù, la quale disciplina l'uomo a perdersi nella contemplazione di Dio, mentre le mosche gli depongono uova nelle occhiaie. -No lo distolsero 1 mali della sua patria: che gli inglesi, trascorrendola in automobile, schiacciano, per fastidio di sterzare, le creature di Brahr.ma assorte in pensieri di purificazione, e il governo vice reale organizza la carestia in misura di pubblica sicurezza. Onde l'India è afflitta e turbata nella ricerca dalla perfetta formula sacrificale che ricongiungerà l'umanità all'ineffabile Pradja patbi. Il cuore ascetico di Gandhi si rivolta, ma nel rivoltarsi, non muta: Sforzato alla lotta civile non indura: sospinto alla cultura profana vi s'accosta chiudendo gli occhi. Di storia europea, di quella storia cui è chiamato a contrapporsi, Gandhi apprende tanto da esemplificare, come leggo in un suo testo. Il genio militare in Wellington, grande generale inglese per il quale Blucher vinse la battaglia di Waterloo. Di quel pensiero occidentale, che deve impadronirsene e armarsene contro l'Occidente, assorbe senza assimilare Platone, Ruskin, Mazzini, Tolstoi nonché Thoreau e Carpenter, insigni pensatori, questi due ultimi, assai raccomandati da Romain Rolland, la cui grande importanza non posso in questo momento assodare, non avendo sottomano un Larousse. Ma il più indiano essendogli sembrato Tolstoi, Gandhi assume il principio della Non resistenza ai male e anche — o cuore leggero 1 — il compito di dargli un senso. Onde al problema nazionale indiano è venuta — per, ora — la seguente impostazione : — gli inglesi sono il male — ma non si deve far male agli inglesi. Eppure il fine della Nazione — sono parole di Gandhi medesimo, c non è la Non violenza bensì lo Swarai, l'autonomia ». La nazione infatti non altro può volere che asserirsi e resistere j essendo, quando c'è, pratica attività umana, non virtù o vizio da sperimentare all'esame di coscienza. Così la sentono e intendono altri più immediati, patriotti indiani i quali, anziché toccare gli inglesi nel cuore, li acciufferebbero al fondo dei calzoni per buttarli senz'altro in mare con tutta la pipetta in bocca e le racchette sotto il braccio. L'altro giorno fu infatti scoperta a Calcutta una fabbrica clandestina di esplosivi e ieri il Congresso di Delhi insisteva nel boicottaggio di tutto ciò che sia britannico. Ma Gandhi arresta i compagni e li purga di questi pensieri malvagi. « Se l'India — « egli proclama — facesse della violenza c la propria fede, non mi sarebbe più caro < di viverci, non avrei più orgoglio di esc sa. Il mio patriottismo è subordinato c alla mia religione: all'India m'aggrappo * come al seno materno perchè Ella ,mi « dona la nutrizione spirituale che m'abbi- ■ sogna, che, se mi mancasse, sarei l'orfac. no derelitto... Non mi resterebbe che r riparare l'anima mia sanguinante nelle ■ solitudini dell'Himalaya »... Ma questo è il dramma dell'asceta fuorviato non del patriotta insofferente. E resta insolubile entro il chiuso del sillogismo: l'India è il bramanesimo, anelito Verso l'anima universale : del bramanesimo è parte viva anche l'inglese oppressore : se lo colpisco, ferisco dunque l'India stessa. L'errore è qui quello medesimo, antistorico, di cui anche l'Occidente, nell'ideologia di guerra, .abusò: la Nazione concepita come entità immutabile e fissa, identificata e con frammenti del proprio passato e con dottrine o religioni che produsse o confessò. E cioè Nietzsche incorporato in Guglielmo secondo, Nibelunghi o Avari ricomparsi con le divisioni di Ludendor'ff, Francia ossia La Fayetts e Hoche, Lenin còme chi dicesse Dostojewski; nè si sa perchè non anche Venizelcs vai quanto dire la civiltà pericléa, e gli Stati Uniti cioè i cacciatori di capigliature, e il nazionalismo egiziano insomma Tutankamen. Errore divulgatissimo anche fuori dell'ideologia di guerra, in cui a certe potenze — all'Italia no — potè giovare; e vi cadono a ogni proposito scrittori anche acuti. A nìe e ad altri che al secolo ventesimo commettiamo di contestare il paradigma anglo-sassone e il monopolio britannico delle vie marittime, si oppone, per esempio, da Giovanni Ansaldo che tale negazione o de«ve svolgersi essenzialmente come critica «■alla concezione religiosa anglo-sassone « cioè come critica al protestantesimo »; e perchè, o Nettuno Poseidonio, dio degli oceani, perchè? Perchè, avendo Max Weber scoperta la filiazione della mentalità capitalistica, che sarebbe poi la mentalità anglo sassona dalla eresia di Calvino e di Knox, è chiaro che nessuno potrà mai colare a pioco la fletta britannica se prima non si ristabilisca il dogma romano sopra i due eresiarchi ! Questo contaminare concetti politici con religiosi, realtà storiche con schemi spirituali, avviene non per letteratura ma spontaneamente in India, paese per eccellenza religioso, dove si vedv', direi quasi con i materiali occhi della fronte l'uomo oppresso dal terrore della divinità gravi sub religione di cui parlava Lucrezio. Ma, confondendo liberazione della patria, con purgazione spirituale dei compatrioti, Gandhi resta vicino a loro, e al contempo li fiacca come è il proprio di ogni purgazione. Ora questo egli invece non Vorrebbe. « ... Fra vigliaccheria e violenza, « consiglierei violenza... Io coltivo il corag« gio di morire senza uccidere... Perchè coc lui che fugge commette una violenza ment tale, fugge perchè non ha il coraggio d« essere ucciso uccidendo... Pure io so che « la non violenza è infinitamente su perieli re alla violenza... Il progresso non con» siste che ia purificare la sofferenza, evi- « tondo di far soffrire... Voglio che l'In? « dia pratichi questa legga e abbia coscieno za del suo potere... ». Quale specie di potere, ppvera gente che riveggo incedere trasognata con i vasti turbanti giallo-zolfo 0 verde-pisello, nell'afa umida e torrida, e le curbasciate grandinano su spalle e visi perchè avanza a gran galoppo l'equipaggio del Viceré! Sotto* la protezione della caRuistica morale di Gandhi, fortunati tra voi quelli che per sedici ore al giorno tirano la corda della parità a svanlagliare l'inglese color di mattone, ricevendone un pugno di riso e un pimento crudo; ma campano, che è un gran lusso per chi non possegga altra superiorità, se non di soffrire senza far soffrire ! Gli appelli dei nati a vivere liberi squillano però altrimenti: « Franoesi, a Katzbach, imparaste il nuoto! « Vogate al Baltico, vogate alla tomba nel t ventre della balena! ». E come Berchet riecheggiò Arndt voi, italiani, lo sapete: « — Su, nell'irto, increscioso alemanno, su, a lombardi, piantato la spada... ». Odio, questo, cioè amore vero, amore di-oggetto determinato e concreto e perciò odio delle cose concrete e determinate che quello oggetto impediscono o nuocciono. Mentre che è l'Amore con la maiuscola, l'Amore che tutto abbraccia e nulla respinge, san» exception ni restriction, canta Romain Rolland, che può essere se non l'equivoco del santone indù sbalzato nella rivolta nazionale nata di cose a lui ignote, Grecia, Roma, individuazione cristiana, e con entro la testa svanita l'idea fissa di quell'Uno, di quel Tutto, di quell'Anima universale rimastagli dai Veda e dagli Upanisciadi, e che appunto perchè è l'anima ifhiversale, il Tutto, l'Uno, non può essere nazione, patria stato, India, oggetto insomma di quella rivolta? Pure Gandhi è certamente un vero uomo : e non solo in quanto personalità morale santificata dal martirio, ma anche uomo operante e fattivo. Mentre i suoi equivalenti europei, i propagatori di deliquescenza e antiviclenza a grande tiratura, i rivoluzionari che rinnegano Lenin, i patriotti che misconoscono Mussolini, — parlo qui di opposizione morale non di dissentimento critico — quelli non sono nè vita nò ascesi, nè azione, nò critica, non sono niente), o soltanto sono intossicazione cerebrale proveniente dalla necrosi di affetti spenti e dottrine morte. Mondata da questo-viscidume spicca candida la figura di Gan-lhi. Ricollocata, lontana dal patrocinio dei pacifisti europei, nella remotissima prospettiva indiana, acquista senso e ragione. Che cosa è il Mahatma Gandhi? Egli ripete le banalità della fede razionale, dell'unità delle religioni, del generico teismo antecedente immediato dell'età filosofica che noi già avemmo — non è dunque uri riformatore religioso. Nemmeno è vero santo perchè non sente il distacco del terreno 'dal divino e anche del resto perchè santi non ci sono, si fanno dopo morti. Gandhi è il primo risveglio dell'India con nelle palpebre ancora la nebbia dei sscoli. Il misticismo politico, regresso in Euxopaha una confusione diradata fin dal Rinasciménto, in India è invece primo scotimento del torpore contemplativo. L'astratto umanitarismo che oramai no ridono anche 1 fratelli scopatori dei tempi massonici, in India è primo moto alla vita civile. I fatti di Gandhi sono in realtà inconsaputo superamento dell'effusione mistica e sentimentale del suo popolo, nell'attivismo europeo: atti, comunque egli sottilizzi, di resistenza e d'imperio. m Chiami pure egli esodo religioso la fuga alle campagne degli indiani perseguitati nel Natal, Testa pur sempre ritirata sull'Aventino, sciopero al quale i bianchi cedettero non per trasfusione di amorosi sensi, bensì per il marxistico argomento del rialzo della mano d'opera. Chiami il rigetto indiano di cariche, onorificenze, prestiti, magistrature, scuole britanniche, col sanscrito nome di Satyagraha, che le signore intellettuali lo manderanno a memoria; e tale sia pure nel suo cuore, purificazione dal male: non il suo cuore bensì il rapporto con gli inglesi è storia politica, e questo rapporto si chiama ribellione e si chiamerà domani rivoluzione. Espii pure nei digiuni di cinque giorni sul cocuzzolo di una montagna, conoscendolo come delitto l'incendio da altri appiccato alla caserma di Cliaura Chauri, se poi sublimemente rivendicando dinanzi al giudice una propria inesistente correità, egli converte in opera di giustizia questo delitto. I discepoli della sua Università nazionale di Ahmedabad osserveranno i voti che egli impone, castità, obbedienza e povertà, al modo degli armati negli antichi nostri ordini militari e cristiani, cioè solo in quanto gioveranno ai fini delle guerra e della conquista. I fusi e gli arcolai che egli restituisce a tutte le case dell'India perchè questa sia vestita di panni puri dalla duplice scelleratezza d'uno sfruttamento proletario e di una oppressione straniera, è dubbio che espellano i tessuti inglesi, ma certo, contro il proposito dell'apostolo, metteranno nel cuore agli indiani il desiderio di una grande industria cotoniera nazionale. Astinenze, penitenze, digiuni, il trasalire di Gandhi al ricordo della carne assaporata una volta per bravata in gioventù (che per un indiano è peccato grave), l'abbandono della professione d'avvocato parsagli immorale, le mille sue ingenuità e magnanimità, lo accostano al popolo, ma solo affinchè il popolo trovi iti lui ciò che gli manca non ciò che già possiede, o cioè un simbolo nazionale non un fachiro o bramino di più. E il suo orrore del sangue, che rapisce il soave Romain Rolland, non è che il porsi alla ooscienza indiana del problema della forza, morale sì ma anche fisica, e cioè della violenza congiunto a ogni redenzione e per il quale l'esperienza dei secoii non offre elio una soluzione — affermativa. Quanto ai pacifisti europei, che collocano il lottatore indiano al di sopra della lotta, colà dove essi scrivono libri o moltiplicano edizioni; e agguagliano la grandezza di Gandhi alla propria pochezza, riponendola nella sua mancanza di senso critico e prò clamando lui nntre concifoyen à tous ih quanto è asiatico non in quanto vuol farsi europeo — che ci si può fare? Attribuirli tutti al culto scivaista e segnarli sulla fronte con un cerchietto di escremento di vacca. BERGERET.