Mitteleuropa e Mediterraneo

Mitteleuropa e MediterraneoMitteleuropa e Mediterraneo Quando ci si trova di fronte a documenti come quelli pubblicati dal Berlincr Tagcblalt, e alle relative smentite degli interessati, è difficile esprimere una opinione. E' perfettamente vero quanto osserva, ora, lo stesso Berlincr Tageblatt: che la smentita, in simili casi, è di prammatica, e si deve attenderla a priori ; un accordo segreto, appunto perchè tale, non può essere confessato. Ma 6 vero anche essere la falsificazione dei documenti una vecchissima arte, certamente non spenta ai giorni nostri, ed esistere, pertanto, la possibilità che la buona fede del giornale berlinese, o di altri con lui o per lui, sia stata sorpresa. Piuttosto, occorrerebbe domandarsi se ci sia poi, nei documenti pubblicati, molto di effettivamente nuovo, e cktò di non contemito implicitamente nel trattato franco-ceco già pubblico, o almeno derivante legittimamente dalle stipulazioni di questo. Ogni trattato è come un testo di legge ; ha bisogno del regolamento, e cioè delle sue modalità di applicazione, formulate talvolta, negli accordi internazionali, in veri e propri documenti suppletivi, o protocolli — e di un protocollo si tratterebbe appunto, secondo il Berlincr Tageblatt, nel caso nostro — ; e tal'altra, invece, affidati alle conversazioni diplomatiche svolgentisi giorno per giorno. Lasciando, dunque, in sospeso l'autenticità dei documenti pubblicati a Berlino, noi ci limitiamo a richiamare quanto scrivemmo allorché fu noto il trattato francoceco. Quel trattato, dicemmo allora, significa l'entrata della Repubblica ceco-elovacca nell'orbita della politica internazionale francese: Praga accanto, o piuttosto à la fuitc di Parigi Chi ben guardi, gli artiòòli del protocollo, ora pubblicato, non (Contengono se non l'applicazione concreta, specificata di questa alleanza-sudditanza: ed è lecito dire che, autentico o no il protocollo, le cosa in pratica non possono andare molto diversamente. Una mia stipulazione del protocollo può fare apparentemente eccezione) quella riguardante foppasizione ad una politica italiana di predominio nel Mediterraneo. Ma solo apparentemente : giacché quando un piccolo Stato entra nell'orbita di una grande potenza, è naturalmente portato a sposarne gli interessi anche là dova i suoi non arrivano. Senza contare che quella clausola, cóme ha osservato già il nostro corrispondente da Berlino, ben si accorda col disegno franco-còca di far entrare la Jugoslavia nel proprio sistema. Disegno che — franca la spesa di osservarlo — non è contemplato nelle smentite francesi e ceche «.Ile rivelazioni del BerXlner Tageblatt. Se, dunque, l'invito franco-cèco alla Jugoslavia, per l'alleanza a tre, c'è stato realmente, esso contribuirebbe a chiarire, almeno in parte, il problema da noi sollevato, a suo tempo, circa l'accordo italojugoslavo. Delle due possibilità, cioè, che esso fosse un complemento dell'alleanza franco-cèca, o invece una sua limitazione (equilibratrice, si rafforzerebbe piuttosto la seconda. La Jugoslavia, all'alleanza francese — che non le garantiva, secondo i documenti berlinesi, se non la neutralità in caso di conflitto coll'Italia — avrebbe preferito l'accordo diretto con noi. Checché sia di tutto questo, una conclusione rimane sicura: la necessità per noi — e non certo per noi soli: ma prima charitas incipit ab ego — d'i stare cogli occhi aperti e di non considerare la politica di Parigi come imbottigliata nella Ruhr, e perciò senza attinenze con i nostri interessi. E' di questi giorni uno strano articolo del Tewips, in cui si "accusa l'Italia nientemeno che di mirare ad un accordo colla Russia contro l'Inghilterra, la Romania, la Turchia e non sappiamo chi altri ancora. Questo articolo segue di poco le ripetute pubblicazioni del Daily Herald, cioè del suo corrispondente parigino: e ha in comune con esse la tendenza a render sospetta la nostra politica a Londra, che è quanto dire a facilitare un riavvicinamento fra Londra e Parigi ai nostri danni. Sebbene fra le politiche francese ed inglese esistano divergenze fondamentali, da noi messe in luce tante volte, non si può escludere che quanto si accennò con Baldwin nello scorcio dell'anno passato possa ripetersi e svilupparsi con MacDonald: cioè una temporanea acquiescenza, sostanziale se non formale, di Londra alla politica germanica della Francia, una specie di disinteressamento inglese per la politica continentale, accompagnato da accordi nei Mediterraneo ed in Oriente colla Francia medesima, il cui risultato sarebbe, naturalmente, di tagliarci fuori ed immobilizzarci (il Temps sembra appunto voler allettare l'Inghilterra con prospettive di tal genere). Una tale possibilità ci è stata ripetutamente segnalata da Londra ; e non si tratta di segnalazioni fatte a vanvera. Certo è che la situazione del Mediterraneo costituisce oggi una preoccupazione capitale per l'Inghilterra, e un problema delicato per noi ; e che, in riguardo ad essa e a tutta la politica internazionale, deve essere nostra precipua cura di esser presenti tra Francia e Inghilterra. Lo diciamo qui non soltanto e non tanto per il Governo, il quale, naturalmente, possiede gli elementi della situazione, e può quindi provvedere in conseguenza ; ma soprattutto per l'opinione pubblica, che deve essere convenientemente illuminata ed orientata nel senso giusto.

Persone citate: Baldwin, Macdonald