Cronache veneziane

Cronache veneziane Cronache veneziane Una ridda di progetti — La metropolitana — In gara col medioevo — La gondola non muore. VENEZIA, marzo. Venezia è la citta del sogno — d'accordo — ma questa verità sta per trasformarsi in quest'altra: Venezia è citta che ospita molti sognatori. Avvertasi che non sono nè poeti nè artisti, che non si tratta di gente ostinata a conservare o a perseguire Ideali estetici, di gente, come si dice, colla testa nelle nuvole: sono ingegneri, caiimastri e... antiquari. Da qualche tempo s'è diffusa tra essi la malattia del progetto grandioso che eaXwi la citta, da un ristagno di progresso. Ne sono tormentati. Fanno ballare sulla carta decine e decine di milioni, colla penna, si capisce, disturbano in alto e .in basso per essere ascoltati; fanno cadere magari qualche ■ rappresentante orovinciale al quale avevano ntlaccato ili contagio, e, giunti alla inevitabile lase della delusione, gridano che è pazzia dar perle ai... Ma tiriamo innanzi. Quanti progetti di gran .mole furono messi innanzi per rifare i polmoni a Venezia? Non parliamo di secoli, restringiamoci a pochi anni. Anzitutto ecco di dibattutissimo ponte di collegamento colla terra ferma, poi il ponte... girevole Venezia-Lido, poi il tunnel piazzetta di San Marco-Lido, quindi il progettone di uno, due, tre, enne, ponti per congiungere la città, con Durano ed isole diverse, e ancora quello di un tunnel traverso il Canal Grande per congiungere la stazione a San Simeone piccolo, mentre altro tunnel avrebbe unito via Vittorio Emanuele coi mercati di Rialto, eppoi abbiamo visto agitarsi l'idea di un tram elettrico a forma di navo con... rotaie subacquee per il tragitto LidoVenezla-Stazione, e s'è corso il rischio che sia gettata una quarantina di milioni per allargare il ponte ferroviario ad uso automobilistico. Tacciamo dei progetti più fantasiosi, di quelli lanciati per le stampe coll'ausilio della Camera di commercio, di quegli aHri che ripiegarono timidamente al primo soffio di opposizione. Un'ecatombe! Tuttavia la serie continua. Uno ne è balzato fresco fresco testé. E' più vasto degli altri tutti e fu già consegnato al prof. Giordano, Commissario straordinario della città, per la sua approvazione di massima. Stavolta è questiono di costruire una linea metropolitana dal nuovo porto dei Botteniglii sino a Santa Elisabetta dt Lido, con quattordici diramazioni pei punti principali della città. Dieci chilometri e un quarto di tunnel; garanzia assoluta chg il caranto che si trova a poca profondità dal fondo lagunare non permette, tant'è resistente, di turbare la stabilità degli edifici. E facciamo gli scongiuri di rito. Ma scusi, lei: lasciamo Milano e Genova, non è forse vero che a Londra, a Parigi, a New York si 6 fatto e si fa co6l? Se dobbiamo « preservare la mirabile estetica di Venezia ed elevarla (l'estetica?) in pari tempo e di colpo al diapason delia strenua vita moderna, tale soluzione non può raggiungersi olio col dotarla d'una rete sotterranea di rapidi treni... ». Pare che l'argomentazione non potrebbe essero pia convincente. Senonchè coloro che se ne... disinteressano sono proprio i veneziani, i direttamente interessati i quali non comprendono anzitutto perchè st vorrebbe costringerli a far le talpe, e poi perchè si insista a mettere insieme Venezia e Parigi, Venezia e Londra, Venezia e New York, come a dire l'acqua e l'olio. Tuttavia non è detto che il veneziano debba essere assolutamente lo spirito che nega « a priori ». E' anzi perciò che si domanda : codesto multichilometrico mètro, quale effettiva funzione, avrebbe per poter inalzare a grandi altezze i destini di questa, che fu pui detta la città di vita? 11 progetto in parola si spiega con un esem. pio e dice presso a poco cosi: Nel medio evo i nostri padri potevano andare dalla Motta di Sant'Antonio (pubblici giardini), alla fondamenta di Santa Lucia (stazione ferroviaria) su un buon cavallo in un tempo minore di quello che oggi impiega uno dei nostri vaporini del Canal Grande. Vorremo noi essere inferiori ad essi? Vorremo avvilire il vta, tesimo secolo ? E' un'argomentazione che stringe il cuore. Arrivare in ritardo di minuti sul Trecento e una vergogna, un orrore! Vero si è che le motonautiche di privati, di funzionari, di uffici pubblici fulminano sul e Canalazzo », raccogliendo altri fulmini che sono quelli dei gondolieri, ma i loro cavalli si chiamano HP, specie di puri sangue e di questi parleremo poi. La questione odierna è tutta qui: soverchiare di minuti Francesco Dandolo o, se vi piace, Marin Faliero. Però, diciamolo In amicizia, allora i cavalli a Venezia erano pochini, appartenevano a qualche patrizio e non c'è fantasia che permetta di immaginarli al trotto o al galoppo per le calli e le fondamenta anche più anguste di adesso. 11 dialetto veneziano ha una parola molto efficace, riassuntiva, per tutto ciò? « tmzarel ». E chi lo parta conserva ancora il buon senso di « Pantalon », il quale voleva sempre vedere se 1 conti tornavano; era, egli, simbolo di una razza che, cresciuta in ambiente di poesia, ha tuttavia i piedi ben ade. renti al suolo e allarga la borsa quando occorra davvero, e non crede ai colpi di bac. chetta magica. #*# Oggi, infatti, non c'è veneziano che non si chieda, come, se non è questione che di accelerare il ritmo del movimento cittadino, an. ziché ricorrere ad elucubrazioni d'alta ingegneria, non si procuri, modestamente, di risolvere il problema della navigazione interna per renderla più intensa, mentre in cuor suo si rammarica che fra tanti progetti non ne sorgano di quelli veramente consentanei alle tradizioni della città, progetti ben saldi per il suo risollevamento marittimo. Certo è lo spirito marinaro che va mancando a poco a poco. I veneziani che si danno alla navigazione sono pochi assai. Ma se va scomparendo persino il gondoliere, vale a dire la gondola! Ed essa va scomparendo perchè tende a soppiantarla la motonautica: velocità contro poesia, utilità contro sentimento. Il problema della gondola è sul tappeto proprio adesso, poiché si pensa di migliorare i servizi d'acqua' con motoscafi che per. corrano 1 canali interni e la periferia della città. Moltiplicati i mezzi elettrici è ovvio che la romantica cuna verrà a scadere anche più che non sia avvenuto da quando Serenissima imprecava ai primi vaporini. Le previsioni di Serenissima si avverarono pur. troppo. In fondo, la gondola è un segno, alcunché di unico, di incomprensibile fuori delle lagune. Basta guardare il forestiero che vi scende per la prima volta. Allunga una gamba, guarda il « felze » come a studiare il modo di penetrarvi, poi si china per miliario di fronte e... si trova a rovescio della spalliera. No, bisogna fare il gambero: pensare a Bertoldo quando entrò al cospetto del Re. Si ricorda cno Tas Makonnen, per non aver capito suMtÓ cho cos'è una gondola, sedette sui gradini di prora credendoli u posto d'onoro. Ma a parte ciò, diciamo basso, che nei riguardi del deprezzamento del loro bel galleggiante, un tantino di torto lo hanno i gondolieri stessi; furano appunto essi i primi che costituirono una cooperativa oer servizio di motoscafi. E l'esemplo, darti i bisogni tlttadini, trova imitazione. Nondimeno si può pensare che il forestiero intelligente non si priverà mal di questo 'raro mezzo di letiflcazione. Il godimento della gondola che culla e tra.ìporta lungo l'incanto del Canalazzo, che nelle sere estive permette la tranquilla beatitudine del sogno sull'argentea distesa della laguna, della gondola che fu cara a Byron, a Goethe, a De Musset, sarà ancora suo. E le motonautiche vedranno la gente che ha fretta: non i teneri ornanti, non i novelli sposi, non i feretri. Appunto: perchè la gondola è destinata a portare il massimo gaudio e il massimo dolore. Ma — e la conclusione è prosastica — a salvarla deve contribuire il gondoliere, mettendo freno alle tariffe. u. ». 0 li dl R Fi

Persone citate: De Musset, Durano, Goethe, Marin Faliero, Motta