Painlavè ed Herriot contro il blocco

Painlavè ed Herriot contro il bloccoPainlavè ed Herriot contro il blocco e per la pace mondiale Servizio speciale d Ila «Stampai) Parigi, 27, mattino. t Mentre si discule sempre intorno alla prò. ballile data delle elezioni generali che Marcel Hutin crede, come scrive oggi nell'Edio ile Paris, possano avere luogo il 18 maggio, la campagna elettorale può considerarsi gì. iniziata. Ai discorsi d.ì nriand 0 di Caillnux, deve aggiungersi quello che l'ex-presidento del Consiglio Painievé ha pronunziala leni al congresso nazionale del partito dei repubblicani socialisti a Saint Etienne, discorso notevole nel eorso del quale ha fatto una stringente critica all'opera svolta dal blocco nazionale. Egli ha denunziato come ci'igino dei mali di cui la Francia soffre ogilt .e clic sono etati sinistramente aggravati dalla deplorevole politica delia maggioranza attuale, la fin© del 1917, quando i repubblicani abbandonarono ad altre inani il limone della barca governativa, nel .momento in cui essa stava per varcar.1 un passo derisivo. « Questo errore primordiale e le conseguenze fataii che ne sono risultate — ha detto l'on. Painievé — sono state esposte .ìnagislruimentc nell'opera postuma di colui che fu prima e durante la guérrii un grande capo de) partilo socialista : Marcel sembat. opera crimmovenle, testamento politico di un uomo che sapeva, scrivendolo che i suoi giorni erano contati e che e anc-lie una confessione nella quale traspira il 1 increscimenio, non privo di grandezza, eli un nitore strettamente partecipante al dramma che racconta. I/oratore ha rilroccMo poi a grandi tratti l'opera del blocco nazionale durante la legislatura che sta per finire e giungendo alla questione dell'occupazione della Ruhr e della crisi del franco si e cosi espresso: «Noi non siamo di quelli che, fieri dei nostri 800 mila, morti, volevano entrare nella Ruhr, malgrado la volontà dei nostri alleati. Ma una volta 11 fatto compiuto non abbiamo avuto che un desiderio: ciic la resistenza passiva, rovinosa tanto per la Francia quanto perla Germania, prendesse fine al più presto. Quando questo fatto si c verificato, più tardi di quanto pensavamo, noi ci siamo rallegrati dell'evento ed abbiamo sperato che la Francia avesse assunto la direzione dell grande opera della ricostruzione europea. Oggi il ribasso del franco è fortunatamente arginato, ma con espedienti improvvisati ed a quale prezzo e per.quanto tempo'.' Noi siamo convinti che non vi e stabilità solida se da una parte il problema delle riparazioni non riceve una soluzione intemazionale e se dall'altra in nostra situazione fiscale non sarà risanata in condizioni conformi all'equità» 1,'ex-Piesidente del Consiglio espose poi 11 programma del partito repubblicano socialista, la cui attività, egli dichiarò si ispira ad un idealismo realizzatore, programma che. si basa sulla solidarietà fraterna verso i partiti repubblicani, sulla repubblica laica, sulla dottrina nazionale che si preoccupa nello slesso tempo dell'interesse nazionale e del trionfo di mia dottrina sociale che vuole la continuità ordinata del lavoro ed i suoi gin sti dirilti. unà~discip!ina senza dogmi e sen. za escliiEtonl, senza chiesuole, ma die non vuole essere zimbello di ambiziosi troppo abili ì quali sono soliti ad accompagnare la fortuna quando essa cambia direzione e che nei giorni delle eiezioni scelgono i partiti come i giuocatori scelgono sui campi di corsa i cavalli preferiti. Painievé affermò la sua volontà di strappare la Francia ad una oligarchia onnipotente e salvarla dalla tirannia die sarebbe la più grande disgrazia e concluse citando una nobile immagine di Mac Donald: « So perfettamente che i miei ngll contempleranno degli orizzonti che i miei oc. chi non hanno scorto. Ma io voglio per lo meno marciare verso il limite del mio orizzonte Painievé rammentando queste paro lo invita i repubblicani a percorrere l'aspra r: pericolosa tappa sul cammino dell'avvenire, tappa che sarà meno aspra e pericolosa so verrà compiuta nell'unione, segnundo in. sicme il ritmo del passi e cantando insieme la medesima canzone. Mentre Painievé, leader del repubblicani socialisti, parlava a Saia Etienne, Herriot capo dei radicali socialisti, prendeva Ja parola a Bordeaux per predicare l'unione (che nel dipartimento della Gironda sembra particolarmente compromessa, in seguito a dissensi avvenuti nel partito) per poter dominare una delle più gravi crisi che la Francia abbia mal attraversato. L'oratore non si lasciò sfuggire l'occasione per criticare nuovamente il progetto del governo sui decreti legge e per chiedere il ristabilimento dell'equilibrio del bilancio, e dopo aver dichiarato che i democratici debbono esigere per la Francia le riparazioni cui essa ha diritto, il deputato del Rodano invitò i repubblicani di sinistra a mostrare che la loro intenzione è il ristabilimento della pace mondiale. Infine stigmatizzando qualsiasi dittatura, da qualunque parte essa venga, concluse dicendo che non è il. momento di chiedersi se si sarà 0 no eletti ma di dirsi anzitutto repubblicani e di procedere concordi nella lotta che sta per iniziarsi Il discorso dell'on. Di Cesarò in difesa della democrazia sociale Palermo, 17, mattino. Al teatro Massimo l'on. Di Cesarò ha pronunciato un discorso. Esaminando il problema delle elezioni, egli ha analizzato la situazione politica del paese, constatando una confortante meravigliosa ripresa della vita economica. Quando Mussolini — dice — dopo la marcia su Roma, scelse i suoi collaboratori di parto democratica, esclusivamente dalla democrazia sociale, questa non poteva non accordare la propria collaborazione, trattandosi di eseguire un programma di ricostruzione nazionale, di esaltazione della vittoria, di esaltazione di tutti i valori nazionali. Accettare l'offerta collaborazione era un dovere, anche perchè nel seno dello stesso fascismo à favorivano correnti avvicinantesi alle concezioni democratiche, tendenti verso la politica del lavorò. Cosi facendo la democrazia sociale crede di avere adempiuto ad un alto dovere verso la Patria. Per questo suo dovere la democrazia sociale rinunciò a tutto ciò die le lu possibile: organizzazione, influenza, prestigio, ma non poteva segnare la propria line, perchè la fino di ogni tradizione democratica avrebbe accresciuta la confusione dei partiti, clic sono organi necessari allo svolgimento della vita nazionale. Abbiamo sicura coscienza — dice l'on. Di Cesarò — di avere rappresentato nel passato, di rappresentare nel presento e di dover rappresentare nell'avvenire una precisa corrente della pubblica opinione, che ha la sua Varie nel giuoco delle diverse forze politiche dalle quali trae alimento j! progresso delle diverse forze politiche dallo quali trae alimento il progresso della vita nazionale. L'onorevole Di Cesarò afferma poi che la democrazia sociale, collaborando, chiese insistentemente riconoscimento e rispetto come partito. Essa si rende conto elio l'opera di ricostruziono nazionale intrapresa dal Governo nazionale non a ancora compiuta e per tale compimento avrebbe potuto giovare ancora la collaborazione di tutte lo forze nazionali. A sèguito del discorso del Presidenlo del Consiglio dinanzi alla grande assemblea fascista, ritenendo la democrazia offesi i propri principti, denunciò la collaborazione diretta nel Governo. L'oratore polemizza col ministro Carnazza, che nel recente discorso di Noto affermava che nella lotta elettorale l'attualo Governo non ha avversari. La democrazia sociale non solleva pregiudiziali; essa ò rronta ancora a dare la sua adesione per la ricostruzione economica e morale d'Italia, ma non si deve tentare di sopprimerla, soffocando il suo pensiero, negando i suoi priircipii. L'on. Di Cesarò fa le lodi della democrazia,! e dice di'ritenere che un ulto concetto ne abbia lo stesso Presidente del Consiglio, tanio c vero che. egli nelle liste ministeriali vi ha incluso uomini preclari di parte democratica, comic vii Onorevoli Orlando. De Nielliti r l: • X riva. Siamo pronti — ha concluso l'on. Di Cesarò — a tutti i sacrifici per il bene della Patria, ma vogliamo restare liberi di difenderne i supremi interessi, secondo le nostre dottrine, secondo le nostre concezioni. Termina, applaudito, sciogliendo un Inno alla Sicilia.