La sfilata dei testi

La sfilata dei testi REATI E> PENE La sfilata dei testi al processo del colonnello .Antonicelli (Tribunale Militare di Torino) II Presidente annuncia che, valendosi ancora dei potori discrezionali, Jia latto citare I tenenti Angelo Pigliata, Pietro Laguardia, Giuseppe Catazzo. E' richiamato il tenente Gnmbino, il teste ammonito l'altra sera dal Presidente. Nella notte ha cercalo (li rlocrdare, e ieri mattina dichiarò: «Confermo la mia deposizione scritta. Mi incontrai col capitano Beltramo su di un pianerottolo dalla caserma. Parlammo di diversi» cose; fra l'altro, il Beltramo mi disse che il colonnello teneva CjOOQ lire, e che questa irregolarità lo preoccupava ». Presidente: — Quale è la sua impressione sulla preoccupazione nutrita dal Beltramo! Teste — Mi parvo elio egli, essendo membro della Commissione per lo spaccio, pensasse alle eventualità di aver noie per quella irregolaTità. Si senio in proposito il capitano Beltramo: — Feci rilevare — egli dice — al Gamblno cho se lo specchio affisso nello spaccio era eguale al bilancio inviato alla Direzione, essOj.lutiavia non rifletteva la situazione reale dell'azienda. Si senio il. capitano Giuseppe Dapino. Alla Scuola era comandante della compagnia De¬ posito: fu anche addetto al mantenimento. II teste riferisce sulla gestione della sala •barbieri; narra che non avendo fondi per sopperire alle spese dell'impianto e del manteh''imento~de]la sala, ne chioso ni colonnello, VI quale glio ne forni, segnando sempre i versamenti su di un suo taccuino.. Un altra teste di accusa H Dapino precisa che 11 colonnello' AntonicelU teneva i denari nella sua scrivania, alla quale aveva fatto apporrò anche una serratura nuova, e conferma di essere stato •derubato df 600 lire, che aveva riposto in un mobile del suo ufficio. Presidente: — Come ufficiale addetto anche al mantenimento, ci sa diro se 1 lavori eseguiti o progettati dal colonnello Antonicelli occorrevano proprio? Teste: — La caserma era in pietose condizioni; era stata adibita ad ospedale, a magazzino, ecc. 1 muri erano umidissimi e la camerata, quando la occupammo, piena di sudiciume. Presidente: — Si potevano tare economie: in questi lovori di abbellimento? Testo: — Più economia di così I Lo Stato non dava niente. Si doveva rimediare con qualche risparmio. Presidente: — Era a conoscenza dei rondi che il colonnello aveva in 6ue mani? — Io avevo alcune fatture di fornitori che dovevano essere pagate: ne parlai col capitano Beltramo il quale mi disse: Parlane col colonnello, lui ha dei fondi. Presidente: — Passiamo alle Camicie deteriorate dalla lavanderia Fino, la qnale corrispose poi alla Scuola 700 lire a tìtolo di indennizzo. r Te«te: — Un certo numero di camicie di lava lavate dalla ditta Fino, ci vennero rese bntóiacchiaie o deteriorate. SI richiese un indennizzo. Un giorno fui chiamato al 4.0 Bereiwjliei'i dal capitano Allaattl che mi consegnò 700 lire versategli dalla ditta Fino per indennizzo, lo le portai al colonnello.1 P. Jf.'j — Non sa che quel denaro tra delrAmmirtlstrazlone Militare c doveva essere trattenuto dallw stesso capitnno Alloatti? Tèste: Se l'Alloaiti lo avesse voluto tenere" pi-r lite sarebbe stato indifferente. Presidenter — Era una somma che doveva essere introitata dallo Stato in luogo di materiale rimborsato. ■peste: — Ma la lavanderia Fino non volle ritirare le camicie. Avv. Baravalie:1 — Resta però «ssodato che il colonnello fu estraneo alle trattative per questa liquidazione. Presidente: — Io piuttosto pongo un preciso quesito al colonnello Antonicelli. Come comandante di corpo, conoscitore perfetto dei regolamenti, egli sapeva che quella somma era dello Stato. Porcili! non sentì il dovere di dire al capitano Dapino-. Lei ha commesso imo sbaglio, passi le 700 lire all'ufficiale relatore? , Col. AnKuiicelJi:' — Il Dapino me le portò dicendomi: Sono a sua disposizione. Presidente: — Lei proprio non è l'uomo che si rimette a otianto dice un capuano. Lei conosce il regolamento militare alla perfezione. Spieghi la sua condotta. Col. Antonicelli: — Il regolamento non ha nulla a che vedere, in questo; mi pare. Presidente: — Il regolamento c'entra assai ■ Come fu impiegata la somma, che neppure i periti, dato il carattere disordinato e frammentario della contabilita, ci hanno sa- ; unto dire? Col. Antonicelli: - E' stata sempre a dispo. ; si zio ne : Presidente:' — Constato questo:' lei noni ignorava che il denaro versatole era un denaro di cui non poteva disporre. Un uomo i come lei non si rimetteva a quanbo diceva j un capitano. Lei per contro dice, di averlo j preso perchè le si disse : e a sua disposi-1 zione. Giudicheranno i giudici. Presidente: — Ci parli della visita che ferero di notte ail colonnello nelle more dell'ispezione. Teste: — Io ero impensierito dalle voci che presero a correre sul conto del colonnello quando venne l'ispezione del generale Gazzera. Si decise di andargli a parlare. Col Beltramo andai Un sotto la porta di casa sua. Ma poi insistetti per tornare indietro, perchè conoscendo l'indole del colonnello c'era da temere che mi mettesse agli arresti. Ci recammo perciò dal maggiore Bucciantc pregandolo di accompagnarci. Il Bucciante aderì e uscendo di casa ci fece vedere 4000 lire che egli si portava seco. Dal colonnello andò jurima il Bucciante: noi fummo introdotti dopo. Egli si era alzato appena allora e ci disse : i soldi sono qua. E ci fece vedere alcuni pacclii di biglietti da 60 e da 100 lire clic egli aveva sul tavolo. Al tenente Bensaj'a disse inoltre: ecco questi sono i soldi che mi diede qualche giorno fa', Presidente: — Questa è una particolarità che non si è potuta accertare finora. Invito il tenente Bensaja a ricordade. Ha visto e riconosciuta il pacchetto? Ten. Bensaja; — I soldi 11 ho notati sul tavolo: ma non posso precisare. 11 Bènsaja manifesta un certo turbamento ed il Presidente commenta: — Oh Dio, come si impressiona. La deposizione del capitano Dapino continua nell'udienza pomeridiana. P. M. : — 11 teste ha detto di essere stato derubato di circa 600 lire che erano riposte nella cassa del suo ufficio. Non ebbe ad esprimere al colonnello il desiderio di essere integrato della somma? Teste: — Glie lo feci capire, ma il colonnello mi rispose che non poteva perchè i fondi ch'egli deteneva appartenevano alla scuola ed orano destinati agli allievi. La somma rubata dovetti rimetterla io totalmente, in proprio. Pres. : — Che ci può dire sul miglioramene rancio, per quanto riguardava anche il reparto autonomo? — Ogni volta che c'era qualche festa per gli allievi, il miglioramento rancio veniva esteso anche ai soldati del mio reparto. Pres.: — Si facevano economie sul rancio? — Difficilmente, e d'altra parte economie trascurabili. Avv. Baravalie:' — Sa di compensi che II colonnello dava ai soldati per i lavori che questi compievano nella caserma? — Quando andavano in congedo od in licenza il colonnello li chiamava a sè e dava loro compensi mai inferiori allo 20 lire. Per invogliare i soldati a lavorare si soleva anche offrir loro generi di conforto. La deposizione del gen. Albriccl Il capitano Dapino è congedato e viene a deporre il generale sen. Alberico Albricci comandante del Corpo d'Armata di Napoli, che ebbe alle sue dipendenze il col. Antonicelli nelle operazioni militari In Francia. Nell'aula si fa un religioso silenzio. Il gen. Albricci, come tutti gli altri testi, veste la grande uniforme con decorazioni. I giudici ed i patroni si alzano in piedi e s'inchinano. Pres: — V. E. è stata citata ad istanza della difesa che ha presentato alcune deduzioni. Ossa ci può dire in proposito? Gen. Albricci : — Come il Tribunale sa io sono completamente estraneo all'ambiente della causa. Non conoscevo il colonnello Antonicelli prima di averlo alle mie dipendenze. Lo conobbi sul finir del 1917, quando preparavo il Corpo Italiano che doveva esser mandato in Francia. Dichiaro subito che lo ebbi tra 1 miei migliori e più valenti collaboratori. Sono venuto a deporre in seguito ad una preghiera della famiglia di lui, ma non esito a dire quanto di luì mi risulta. So che era un superiore piuttosto rigido ed accentratore: questo può avergli naturalmente procurato dei nemici. A me non ha procurato alcuna lagnanza. Prima di partire da Napoli ho voluto parlare con parecchi ufficiali che lo conobbero quando apparteneva al mio Corpo d'Armata. «Quello che mi è stato detto da questi ufficiali'conforta pienamente quanto io sentivo e pensavo di lui. L'Antonicelli ha fatto molto bene, secando me, il suo dovere di soldato ed ha esercitato molto bene il suo comando. Per quanto riguarda il reggimento che egli comandava, 1*89 fanteria, dirò che un «io battaglione fu il solo reparto, di tutto l'esercito misto franco-italiano in Champagne, che riuscì a conservare lo posizioni. Devo riconoscere ancora cho l'azione deH'Antonicelll non fu solo una sua azione personale di coraggio, ma fu altresì, per i soldati, un'azione altamente educativa. Il suo reggimento fu il solo scellto, tra i reggimenti italiani che parteciparono alle operazioni, per il conferimento della croce di guerra francese. . Il figlio dell'Antonloòni capitano nello stesso reggimento, era abitante maggiore de! padre: questo attirò lamia attenzione perchè poteva dar adito a sospetti. Però se non ho cercato di favorire Ha permanenza del Aglio presso'41 (padre non l'Ito neppure ostacolata. Da questa posizione del capitano Antonicelli ne veniva piuttosto un vantaggio che uno svantaggio per gli ufficiali. Io vivevo molto a contatto con questi o potei constatare che il reggimento comandato d ali 'Antonie el li appariva motto unito e devoto al suo capo. < Quando appresi dai giornali che il colonnello si trovava sotto una così grave accusa provai un vivo senso di stupore. Ora attendo con fiducia, ma con molta ansia, la sentenza >•. Il generale Albricci ha reso la sua deposizione: nè i difensori né i giudici hanno domanda da muovergli, ed è licenziato. Altri inchini, da parte dei giudici e dei difensori, salutano il generale quando abbandona la sala. Il oomndante In II della Scuola Con il ten. colonnello Oreste Benedirti si riprendo l'escussione dei testimoni citati dal P.'M. Il teste fu inviato alla Scuola nel febbraio 1932, ne era comandante in seconda e fungeva da relatore. Egli afferma che aveva mansioni saltuarie, cioè passava da un incarico all'altro. Prima dell'ispezione del generale Cazzerà il colonnello Benedica non era a conoscenza che di tre fatti; l'importo della transaziono colla lavandaia Fino, di lire 709, rimesso dal capitano Dapino al colonnello Antonicelli; la vendita del pane fatta dai tenente Bensa!a per incarico del comandante, e la spesa di oggetti di cancelleria fatta ancora dall'Aiitonicc'lli. A proposito della vendita del pane il teste dice dio l'appaltatore dei rifiuti rancio andò da lui a protestare perchè non gli si consegnava anche il pane. Nè parlò col" colonnello il quale osservo che il pane non poteva considerarsi compreso nel contratto. L'appaltatore poi, certo Morello, andò fui stesso a protestare dall'AntoriiceUi e ne ebbo eguale risposta. Quanto alla cancelleria il comandante aveva comprato dalla ditta Aimerito un calamaio ed alcuni altri oggetti. Il Benedicti quando si recò a pagare, nella sua qualità di relatore, si vide presentare due fatture: una di IV» e l'altra di 70 lire. Pretese una fattura sola che liquidò in 133 lire. Il teste non si seppe spiegare l'ordine dato dal colonnello alla ditta tornitrice perchè si facessero due fatture, c Quando, continua il teste, il generale Gazzera iniziò la sua inchiesta vennero alle mie orecchie voci non chiarissime; si diceva: il generale vedrà lo spaccio, il pane che si vende ecc. Queste voci non le riferii al generale : col maggiore Ghemi si stabili che se le voci non venivano appurate dal generale ispettore st sarebbe preso di petto l'Antonicelli e lo si sarebbe obbligato a lasciare, la Scuola. Intanto fui influenzato alcuni giorni e mi assentai dalla Scuola ». Prcs.: — Che consegne le fece 11 colonnello Antonicelli quando lei comandò interinalmente la Scuola? — Nessuna; quando andò in licenza mi indicò le norme direttive per l'istituto, e mi consegnò 900 lire per spese riservate, che io non potevo toccare. Ma non accennò ad altri fendi. Presidente:' — Non le disse nulla' dello spaccio? — Oli disse: per lo spaccio c'è la' Commissione; io poi non sapevo cho esistessero fondi accantonati. Il testo spiega pod che la quota corrisposta dallo Siato per 1 barbieri era conglobata colle niancio, cho si toglievano, alla presenza del colonnello Antonicelli, dalla cassetta posta nella sala barbieri. Da questa somma globale il colonnello toglieva un Quid, che dava ai quattro barbieri. Presidente: — Sa che a costoro veni» data tutta la quota pagata dall'Aiiuninistraziono militnro? — Veniva dato qualche cosa' in riù. Era pagato anche il piantone, che non avrebbe potuto pretendere nulla. P. M-: — In istruttoria e nei suoi rapporti il teste ha dotto il contrario. Teste: — Quanto ho detto lo appresi solo recentemente. Un bel caso di amnesia Presidente: — Passiamo al prestito che lei ebbe dall'Antonicelli per l'acquisto delsapone. -\Ncl luglio 1922 la Divisione informò con una isua circolare che si chiudeva il Saponificio vni'i tare e autorizzava i Corpi a fare acquisti di sapone anche per un trimestre. La Scuola prelevò del sapone per un importo di 700 lire. Ma i fondi per questo acquisto non ci erano ancora pervenuti e non sapevo come pagare la merce. Ne parlai al colonnello Antonicelli, il quale, per questa e per altre spese, mi diede 4000 lire. Ma devo osservare oggi, come già dissi in istruttoria, che non ricordo affatto questo episodio. Se non mi fosse stata presentata la ricevuta, da me sottoscritta, avrei negato di aver ricevuto le 4000 lire. Quanto dice il teste provoca un PO' di stupore. Il presidente osserva che il teste ha sempre detto la stessa cosa in istruttoria. Il P. M. commenta: — Si vede che ha famigliarità coi biglietti da mille 1 Ad ogni modo l'ha restituita la somma avuta in prestito? — Mi lian detto che l'ho restituita. Io però non richiesi la ricevuta. Interviene il gen. Gazzora: — Durante la prima parte della mia ispezione il Benedicti che pure, da quanto ha detto adesso, sapeva tutto, non mi disse nulla. Successivamente culi mi disse molte altre cose che ora non ha ripetute. Prego si dia lettura del mio rapporto in data lì febbraio 1923 in cui io trascrissi quello che il Benedicti mi disse e che ora egli ha taciuto. Viene data lettura del rapporto che contiene molti appunti all'opera del colonnello Antonicelli: a mo' di conclusione si dice che la sua posizione morale nella Scuola era molto scossa. Gen. Gazzera: — 1! Benedicti mi disse molte altre cose che io ritenni pettegolezzi indegni e non raccolsi. Ora però non si ha più il coraggio di ripetere qui quelle cose. Tra l'altro egli mi denunciò un intenso traffico spiegato daU'Antoniceiti col maggiore Bucciante. Fu in seguito a quanto mi denunciò il Renedicti che mi risolsi ad investire della cosa l'Avvocato Militare. L'udienza è sospesa e ripresa dopo qualche istante. Presici, al teste: — lo l'ammonisco è la prego di ricordare. In questioni che riguardano l'onore di un uomo non si può esser leggieri. Non metta un collegio di generali nella dolorosa necessità di manifestare apprezzamenti clie non posso esprimere. Si dia lettura di quanto il Benedicti ha scritto all'Avvocato Militare. Si dà lettura di un rapporto del Benedicti del 1(1 febbraio 192.1. E' una denuncia con numerose e preciso accuse. Presidente: — \a faccio osservare che in esso si parla con certezza e non per (sentito dire. Si usano le espressioni : si afferma, si ricorda..^ Teste: — Ho giurato di dire la verità e non vengo meno a,i giuramento. Prima che emergessero i fatti io aion sapevo niente di questo. Seppi tutto durante l'inchiesta. Avrò sbagliato nel non riferire subito al generaJe le tre sole cose che conoscevo: d'altra parte la questione del pane mi sembrava allora risolta. Le dichiarazioni del teste e la dlscussioncella che segue placano l'accusa. Il teste dà altri schiarimenti: il colonnello Antonicelli voleva ufficiali che si adattassero a lui, die fossero un po' remissivi. Il lenente Bensaja10 era, il Beltramo non troppo. Presidente : — Lei si adattava, aveva lafidùcia del colonneDo? Teste: — Sì, lo credo. P. M. : — Nel 6uo rapporto il testo dice che11 comandante negava la coperta di lana ai militari rinchiusi in prigione e 11 lasciava, anche nella stagione invernale, colla sola tenuta di tela. 'l'aste : — Per la notte però faceva distributre lo coperte. P. M. : -— Il teste ebbe dei fondi dal colonnello Antomiorlli ? — Sì, ebbi cento lire per far coltivare unorto attiguo alla caserma, Gomma che spesiiutegralonentc. p. M. : — I periti di questa somma non hanno tenuto conto. Parla ancora brevemente il col. Antonicelli per ribattere alcune affermazioni del teste, e l'udienza è rinviata & slamane.- Nuove vicende reggiane della Lotteria della ScalaRoggio Emilia, 12 notte. Dopo l'assoluzione del rag. Leoni, del sindaco di Vezzano, Barilli. e del figlio dell'impiegato postale di Vezzano sul Crostalo, Enea Casotti, che erano stati imputati, come è noto, del reato di cui all'art. 413 del Codice penale (tentativo di truffa), la Procura generale del Re a Milano aveva richiesto alla B. Procura la trasmissione di tutti gli atti processuali alla Procura del Re della •nostra città. Lo scopo era di vedere se fosse il caso di elevare contravvenzione por l'articolo 66 sul regolamento esecutivo della legge sulle lotterie, che riguarda la vendita, l'acquisto o comunque il traffico dei biglietti già scaduti, e di procedere quindi all'eventuale sequestro della cartella in base all'art. 70 dello stesso regolamento. Tale richiesta era stata avanzata fin dal primo periodo dell'istruttoria dal Comitato di difesa del Comitato della lotteria della Scala, ma nè il procuratore del Be di Milano, nè il consigliere istruttore nella sua sentenza avevano creduto potersi occupare della cosa, per non pregiudicare il giudizio civile. Intanto sappiamo che la trasmissione degli atti alla Procura di Milano 6 già avvenuta ; ma la decisione spetta ora alla Procura del Re della nostra città.

Luoghi citati: Emilia, Francia, Milano, Napoli, Torino, Vezzano