Grandezza e decadenza del bisturi

Grandezza e decadenza del bisturi Grandezza e decadenza del bisturi L'artista che ricreasse esteticamente la passione e la fatica del grande chirurgo riuscirebbe ad un'opera di tremenda bellezza. Ma ò questo un libro ancora da scrivere. I/art» del romanzo e del teatro ha esaurito da un pezzo l'armamentario delle piccole e delle grandi passioni umane, dalla spada del gentiluomo al coltellaccio dell'assassino, dal fucile del soldato alla rivoltella dell'amante tradita; ma se un De Curel ha portato sulla scena il microscopio, il bisturi non c'ò entrato cho per burla col Grand Guignol. Questa minuscola arma bianca, che una mano guantata insinua e conduco tra i meravigliosi congegni del povero corpo umano, non c dunque anch'essa un'arma di passione, uno strumento d'arte ? Il bisturi sta in mano del grande chirurgo come la penna in quella del poeta, come la spada nel pugno del combattente, perchè ogni atto operatorio — anche il più semplice e comune — è sempre uu miracolo di luce nelle tenebre, un combattimento nel mistero della vita o della morte. La scienza, che è luce fredda e fissa, ha affilato la piccola lama provando e riprovando sulle doloranti carni, ma il ferro chirurgico non vede e non sente che per gli occhi e la mano dell'operatore, il quale deve ri- fare ogni volta, con l'intuizione e l'esperiessa proprie, la sua scienza per adeguarla al caso ; ogni volta deve capire e scoprire, metterci del suo quasi fino a tra- sfondere la propria sensibilità nel corpo del paziente. Così cho il vero chirurgo non opera senza soffrire egli stesso, senza consumare qualcosa di so, della sua energia vitale, cuore e cervello, anima e nervi. La sua freddezza sentimentale, prima di essere abitudine al mestiere, è struggimento interiore di sensibilità squisita; sotto il volto impassibile e nel braccio che «non trema freme una febbre che non è soltanto dolio sforzo fisico ma soprattutto della passione spirituale: il coraggio di tentare l'ignoto nella nera regione dello spavento, e — se riesce — la gioia pura di aver vinto il male e la morte là dove non erano stati ancora affrontati. Nell'esercizio di tale coraggio, nella speranza di quella gioia, il chirurgo può assurgere alle sublimità della creazione e dell'eroismo; e allora la personalità dell'uomo in camice bianco assumo caratteri interiori, ed anche esteriori, che l'arte sola può definire e rappresentare. Un artista, per esempio, che scrivesse di Antonio Carle: visto da vicino nel mistero della sala operatoria all'atto di certo sue operazioni prodigiose; raccontato in tutta la sua lunga vicenda di prove e di vittorie contro ogni forma di infermità, con gli aneddoti pietosi e i casi stupefacenti che certe «uè suore ricordano ammirate ; e come in lui l'abituale pacatezza e bonarietà dell'uomo famigliare divengano d'un tratto eccitazione ardente, energia tremenda ; quand'egli, come un lottatore al parossismo dello sforzo, ai china sul corpo del paziente a fermare la morte nell'attimo supremo di una difficile operazione chirurgica. Un attimo che ha della solennità religiosa. Nella sala bianca il silenzio ha qualcosa di sacro, e il formidabile operatore assume aglj. occhi attoniti dei suoi più assuefatti assistenti l'aspetfcojtaùroso di un dio terribile, i Creda, certe volte fa proprio paura !..v» — dice la vecchia suora, cosi piccola e diafana, col viso disseccato in un fitto ricamo di rughe, come se in trentanni di assistenza quotidiana a quella tavola operatoria tutto il sangue di lei fosse passato nelle ardenti ferite dei tormentati. Un dio terribile che fapaura, quel signore che ha tutta l'aria di un placido gentiluomo di campagna, un po' lento nella pesante persona, dall'espressione cosi bonaria, con una voce dolce cho ba del paterno! •*» Chirurgia e chirurghi, fasti e nefasti del bisturi, ecco una storia commovente e attraente, che il gran pubblico ignora. Alla r Societé des oonferences » di Parigi, il professor Jean Louis Faure, — ha v potuto parlarne interessando il suo vasto uditorio come ad un a racconto impossibile- », tra il favoloso e il drammatico, con ricordi che mettono i brividi e con speranza che aliar; gano il cuore. Una pagina non soltanto di scienza, ma anche di poesia; una lezione di cose e di idee ove la materia delle piìi sanguinanti miserie umane appare corno purificata da un soffio di alto idealismo scientifico umanitario. Pubblicata dalla Jievue Hebdomadaire la bella conferenza del Paure merita di essere conosciuta anche iu Italia, ancora un po' tarda in siffatte utili volgarizzazioni scientifiche. La chirurgia d'oggi è il risultato di una rivoluzione prodigiosa della scienza umana tra due grandi guerre: 1870-1914. Al principio di questa rivoluzione sta un genio universale: Pasteur. Per far comprendere quale portata abbiano avuto le scoperte del Pasteur nella pratica chirurgica, il conferenziere parigino ha ricordato qual macello fosse la chirurgia attorno al '70. « Non abbiamo oggi alcuna idea di ciò che accadeva allora nei servizi chirurgici, o quasi in tutti. Non solo non si eseguiva alcuno ilei grandi interventi che ora si praticano comunemente, ma ]e operazioni per le quali l'urgenza e la gravila di certe malattie forzavano per cosi dire, la mano dei chirurghi scoraggiati erano quasi sempre seguite da morte Si moriva per la estirpazione di una ciste del cuoio capelluto; si moriva per la incisione di un patereccio. Ho conosciuto le sale oscure del vecchio « Pitie », ove durante i tristi giorni dell'assedio di Parigi non un amputato guariva. La gente andava a vedere con gran curiosità uu ferito, elio un interno aveva relegato in una soffittasotto il tetto dell'ospedale ed al quale egh aveva amputato un braccio senza dargli — stupore generale - la morte. Perchè ci si rendeva conto, contusamente, cho 1 affollamento, l'ambiente improprio e avvelenato ove:si accumulavano i malati e i feriti, erano per qualcho cosa nella esistenza e permanenza della setticemia, della putredine <l'osnedàtó della ere&ipela c di quella abominevole purulènza die sì portava via quasi tutti i malati, operali o no, e che faceva dire a Nélaton- «11 mondo dovrà elevare una •tatua d'oro a chi saprà vincerla! ». Questo Nèlaton, e altri pochi con lui, intuivano infatti l'importanza dell'ambiente ospedaliero nell'esito dell'operazione chirurgica; e avendo veduto in Inghilterra lo Spencer e il Wells compiere felicemente, in luoghi igienicamente propri, la operazione dell'ovaia, aprì a Meudon, nell'aria pura della foresta, una casa chirurgica, che arredò come meglio si sapeva a quel tempo. In quell'ambiente ad hoc furono operate diciannove malate di ciste ovaria: diciannove bare uscirono successivamente dalla < casa del delitto », come la chiamavano i;li abitanti di Meudon, che non passavano di lì senza un fremito di spavento. L'ig'.eue dell'ambiente, adunque, non bastava: si parlava sì di miasmi, ina niuno ancora pensava al « contagio diretto ». Cesi sconcertante e terribile riusciva allora l'esercizio della chirurgia, che negli anni seguenti alla guerra il reclutamento dei chirurghi negli ospedali parigini venne d'un tratto meno per mancanza di aspiranti. Finché sorse l'uomo meritevole della e Etatua d'oro » auspicata dal dott. Nélaton ; Borse Pasteur, « un pover'uomo, a cui la paràlisi aveva spezzata l'energia fisica, ma sotto la fronte del qualo ardeva la pura fiamma del genio, e che, dalla mattina alla sera lavorando senza posa tra lo fiale dalle forme strano, aveva tratto dalle tenebre l prodigi di un mondo sconosciuto... Apparve ben presto die tutto quelle complicazioni delle piaghe, che tutto quello febbri maligne, che si abbattevano sui feriti e più frequentemente ancora sugli operati, erano della stessa specie di quelle malattie infettive, di quelle fermentazioni c putrefazioni di cui Pasteur aveva scoperto la causa prima e la vera natura. Le morti innumerevoli, quelle epidemie micidiali che decimavano gli operati erano dovute dunque al contagio dei germi, alla infezione dello piaghe per diverse specie di microbi, che negli ospedali, ove si accumulavano e moltiplicavano tutte io sorgenti d'infezione e lutti i modi di contagio, trovavano le condizioni ideali per il laro sviluppo. .1 tempi maledetti erano travolti ».' Da Pasteur, l'inglese Lister al quale devesi la creazione paziente e razionale del metodo antisettico; e dal Lister il francese Terrier, ohe escogitò il metodo asettico, assai più evoluto ed efficace dell'altro, in quanto sopprime l'uso diretto dei disinfettanti chimici, che esercitano un'azione nociva sui tessuti. Eppoi, il prodigio dell'anestesia che sopprime il dolore. Tanta rivoluzione scientifica, iniziatasi dopo il '70, ha aperto alla chirurgia la via del miracolo, consentendole imprese che « sarebbero parse folli e anche delittuose ai Nélaton, ai Velpean, a tutti i grandi chirurghi scomparsi da ventanni appena ». Nella guerra franco-prussiana il bisturi fu anch'esso una arnia micidiale, che finì di mandare all'altro mondo la maggior parte dei feriti; laddove nella tanto più vasta strage della guerra europea esso fu come uno strumento di resurrezione, riuscendo la nuova chirurgia a sottrarre alla morte migliaia e migliaia di uomini orrendamente colpiti. E non ò di ieri la notizia di quel cieco di guerra che, in seguito ad un intervento chirurgico, ha riacquistata la vista? La guerra dei quattro anni sanguinosi — dice il nostro conferenziere — ha fatto per la gloria della chirurgia più che tutto il secolo precedente,, e i cinquantanni durante i quali essa ha seguito la sua marcia trionfale non contano iu confronto di quei quattro anni d'eroismo di miseria e di sangue. *"# Tali il breve passato e il portentoso presente della chirurgia. E l'avvenire? L'avvenire — ecco la parte originalo della conferenza Faure — non potrà aggiungere nulla alla attuale gloria del bisturi, molto probabilmente anzi essa declinerà. Non può aggiungere nulla imperocché « tutto ciò cho poteva essere fatto sul nostro povero corpo, tutto quello che poteva essere tentato senza distruggere immediatamente qualche funzione vitale, tutto ò stato fatto, tutto ò stato tentato, così nel senso della soppressione di organi malati la cui presenza minacci la saluta o comprometta la vita, come nel senso della loro ripa-razione quando ripararli è possibile. VI sarà ancora, certo, qualche perfezionamento di dettaglio,: negli strumenti, nel materiale di sutura, qualche miglioria nei processi e nei metodi operativi; ma sarà tutto : tanto nella chirurgia degli arti quanto in quella dei visceri non potrà esservi più progresso serio. Vi sono in chirurgia, come in altre manifestazioni dell'attività umana, conquiste definitivo a cui l'avvenire non può mutare nulla ». E che il vermiglio astro della gloria chirurgica — ormai allo zenit — debba volgere fatalmente al tramonto, sembra al dotto clinico francese fatale per le luci nuove che tornano ad allargare l'orizzonte della medicina. Le ancora incerte eppur già miracolose virtù terapeutiche dei misteriosi raggi del radium, i progressi lenti ma continui della sieroterapia, talune cure metodiche oon medicamenti sempre meglio esperimentati, aprono il cuore alle più grandi speranze per la prevenzione e guarigione di malattie terribili, le quali danno oggi luogo, direttamente o indirettamente, all'intervento chirurgico: basti ricordare il flagello del cancro e della tubercolosi, anello questa causa sì frequente di localizzazioni chirurgiche. Speranze, non ancora certezze. Ma il travaglio scientifico nei laboratori e negli ospedali non fu mai tanto intenso c tenace come oggi, con tante menti geniali che si adoprano pazienti in indagini ed esperienze che per il fatto solo del loro incessante ripeterei molto bene promettono ; se i resultati non sono ancora tutti e sempre sicuri, la nuova via è segnata e su di essa la medicina rincorre a gran forza la chirurgia per detronizzarla. «... Quando la chirurgia del cancro non esisterà più — se mai questo gran giorno si levi sul m'ondo — quando le operazioni mirabili clic oggi si fanno contro questo flagello saranno diventate inutili e non saranno più clie un ricordo perduto nella polvere dei vecchi libri, o rimasto vivente sui fllms cinematografici ; quando la meraviglia delle radiazioni ci avrà tolti quasi tutti i fibromi, e quando le cure coi sieri e i vaccini sopprimeranno quelle salpingiti che sono ancora la causa più comune delle operazioni di grande ginecologia, allora ai chirurghi non resterà che rassegnarsi alla perdita di tutto ciò che fu la loro grandezza, rimpiangere la loro gloria svanita, perchè 1 grandi giorni della chirurgia saranno passati! ». *** E tra aurore e tramonti dell'una e dell'altra scienza, oggi la chirurgia domani la medicina, sia il regno del bisturi o quello del radio, dolore e morte saranno sempre di questo mondo. 1 1 HAMILOAR.

Persone citate: Antonio Carle, Borse Pasteur, Jean Louis Faure, Lister, Pasteur, Wells

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Parigi