Clamore di applausi al processo Biselli

Clamore di applausi al processo Biselli Clamore di applausi al processo Biselli pppPalle schiaccianti conclusioni del Pubblico accusatore all'appassionata arringa del primo difensore - " Amava suo marito Alda Biselli? - La scienza conclude per il dubbio, la giustizia per l'assoluzione „. (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 7, sera. Siamo (limai alla fine di questo passionale ch'anima giudiziario. L'udienza ò aperta allo uovo precise culla solita enorme lolla. il procuratore generalo aw. Liberatore proseguo Ja sua inesorabile requisitoria. Almerina elio miche la vedova nini soggiacque ud un avvelenamento per aconitina, e non a semplici disturbi gastrici corno vorrà sostenere la Difesa. Parlano chiaro lo ricerche tossicologiche sul vomito di questa aignora, ri •creile dia portarono alla scoperta di un veleno organico acouitinico. \ questo punto l'oratore eleva un elogio alla serietà, alla meticolosità ed alla precisione del periti, J quali si sono proposte lo ipoie.-i alalie più strapaganti, prima di giungere alla conclusioni) che i due Bini furono avvelenali. « La Difesa vi parlerà — esclama l'oratore. — della diagnosi del dotlor M 'cali: emorragia cerebrale. Questo medico non Ita capito niente e nii richiamo alla autorità degli altri medici periti, non perchè mi empiacela «il compromettere la riputazione aluui. Jiia per la verità. Il dottor Rocliàt, chiamato all'ultima ora per un salasso, non constatò nessun sintomo di emorragia cerebrale, ma sintomi! premonitori di paralisi ni cuore, cioè all'organo 'su cui agisce l'aconitiiia. Soltanto all'udienza il dottor Mocali lui parlato di arterio sclerosi, ma in periodo di istruttoria aveva affermato che era di sana costituzione sebbene leggermente artoriosclcroUco. La camomilla ad un moribondo « E' indiscutibile — prosegue l'oratore della legge — che il capitano Biselli, la notte dal 15 al 1C agosto, si recò dal dottor Mocali a chiedere l'Intervento, data la gravità delle condizioni dei suocero ed il dottor Mocali che risponde? Risponde: « Datele della camomilla! ». Io non capisco questa insensibilità di medico. O il Biselli non gli aveva ìiiferito per i suol fini che il suocero era caduto in sialo preagonico o l'altro ha fatto un'ordinazione che è una atroce beffa. La diagnosi di emorragia cerebrale fu futla adunque allatcarlona c del resto i periti medici l'hanno scartata senz'altro, avendo trovato traccio tanto nell'uno che nell'altro di aconitlna. L'aconiti uà era nel povero morto in tutti i suoi visceri, Da uomini di cosoienza, i giurati non potranno inai negare i risultati di queste ricerche di illustri, intemerati scienziati. Le loro perìzie e le loro conclusioni hanno valore scientifico assoluto ed inconfutabile. SI dirà che il cammino della scienza è progrediente. Ma ciò che è stato trovato ed acquisi io alla scienza potrà esso forse distruggere le sue scoperte di oggi'/ La aconitlna, ha deito il prof. Coronesi, è un veleno ideale per un delitto, veleno insidioso e tacito. Il difensore Sarrocchi protesta. Ma il procuratore generale tiene testa od esclama: — Le interruzioni della difesa non mi dispiacciono. Presidente: — Ma splaeciono a mei (ilaridi). sarrocchi : — Lo so che lei pigila forza dalle nostre interruzioni, però dobbiamo farle. 11 procuratore generale prosegue: Si fratta di una causa grave ed anche complessa, tua essa ha punti di luce chiara, direi anzi abbagliante, seguite l'imputato attraverso la sua vlia matrimoniale disgraziata, * fermatevi al inmto culminante, cioè al falso per l'acquisto della famosa charrette nel luglio 1821. In questo punto si appalesa travolgente la causale a delinquere, la quale si traduce in questo concetto dominante: il bisogno assillante di denaro che allaccia il Biselli come in un turbine. E questa causale si afferma più convincente a proposito del furto dei Buoni del Tesoro, furto invano mascherato come una donazione, che è stata dimosirata assurda. Ricordate a questo proposito che il possesso dei Buoni del Tesoro, alla ■fine di luglio, come il Biselli pretende, npn è conciliabile col trucco della charrette. creato appositamente per raggranellare denaro ad ogni costo. Non è possibile che quando ricorse al falso contratto e alla falsa firma del colonnello Parodi per spillare al suocero poche centinaia di lire, il Biselli avesse già avmo in dono le trentamila lire. Ricordate le abitudini del vecchio Bini, questo lavoratore di antico stampo, e il suo attaccamento al denaro, che gli costava ansie e su dori. Lui sì clic aveva lavorato e risparmiato, lungo ia vita dedicata alla famiglia e tragicamente troncata! E a rendere questu causale proporzionata al truce misfatto valgano le molteplici disonestà commesse e 11 suo abito mentale al mendacio che per lui era mezzo di vita e di difesa. Un processo celebre Tra 1 processi celebri ve na è uno celeberrimo elle ebbe il suo svolgimento e il suo epilogo nel 1S81, presso la Corte di Assise di Napoli: il processo per parricidio contro certo Arditi. Questo parricidio era 6tato commesso mediante veleno aconitinico; sedevano al banco della difesa due atleti, due illustrazioni, due giganti del Foro italiano: Nicola Amore ed Enrico Pessina. La difesa sostenne la morto per apoplessia. Vedete l'analogia dei ricorsi storici ? Nicola Amore lece una arringa prodigiosa che è rimasta memorabile; aveva saccheggiato tutte ]e biblioteche, era andato ad assistere perfino a lezioni di un illustre clinico sul cervello umano ; parlò meglio di tutti gli scienziati; la sua orazione in enciclopedica, ma, sembra impossibile, i giurati condannarono egualmente l'imputato. MI lusingo che non prevarrano neppure in questa causa, o cittadini giurati di Bologna, le arringhe degli insigni miei contraddittori. Giudici popolari, non nutro alcun dubbio sulla reità del Biselli. egli ha gridato: «lo ' non sono un ladro, non sono un assassino! ».10 credo di avervi dimostrato che egli uccise11 suocero e tentò di uccidere la suocera col mezzo più inumano, insidioso, e che ha rubato. Vi è una specifica e una generica, che non potrebbero essere più schiaccianti. Neppure la sua maschera di impassibilità può salvarlo. « Ho compiuto, signori, il mio dovere. Qualunque possa essere il vostro giudizio, ho coscienza di aver voluto vendicare la società offesa dall'orribile crimine. Vorrei affrettare soltanto questo orgoglio : di avervi data la sensazione che la mia convinzione sulle colpevolezze di Biselli è sentita, profondamente sentita. Valgano il mio buon volere e la mia sincerità. Forse non ho avuto nè il potere nè il dono dialettico di farvi partecipi del mio animo. « Attingete l'ispirazione nel momento del voslro verdetto esclusivamente dai fatti della causa, allontanandovi da tutto ciò che è vilissima scoria, l verdetti hanno aipercusòione profonda nella coscienza sociale; specie in causo impressionami come questa. Ricordale che ia libertà restituita a grandi colpevoli per giudizi fallaci, cagiona le espiazioni più dure. Il delitto atroce esige una espiazione, altrettanto atcoce. So non provvede la giustizia umana, provvede inesorabilmente la Divina -rfustlrfa ». Quando il procuratore generale ih a finito, visibilmente stanco e commosso, si hanno pochi minuti di riposo. Avvocati e giornalisii vanno a congratularsi oon rìMustre magistrato. Amore e sfortuna Quindi inizia l'arringa di difesa l'aw. Giulio Paoli di Firenze: « Quando negli ultimissimi giorni dell'agosto I9".l — esordisce l'oratore — Mario Biselli mi comparve dinanzi, era evidentissima in lui, malgrado la sua apparente impassibilità, una grande angoscia ed una grande fede. L'angoscia riguardava l'accusa orrenda che gli era rivolta • la fede riguardava la sua donna. Era fórse ouella medesima creatura che aveva?iyiUàSora"6à^rvaibrosoi forte é bello e senza ìnardSa auesto sogno d'amore e questa detKeatura; perchè questa è una verità iiuniMsa Biselli fu senza ombra di macchiaÌSoSBra nefasta che lo fece imbattere nel?», donna che fu tutto il suo amore e tutta lì ^sfortuna Tutto s'indagò per trovar«elida, urti, «a vita^iovanlle, nel sarebbe stata concessa. Il consenso... reale non sarebbe giunto. E allora si fotografa la laurea di un amico. Brutta cosa, che non ammettiamo. Però domandiamo se tutto ciò non sia stato commesso con uno sguardo rivolto al possesso della donna del suo amore. E anche il giuoco? Non aveva mal giocato allo carto prima di sposarsi. Andò al Casino Borghesi per lei, per darle quella vita brillante che essa non disdegnava. Volete subito una prova della «ua interiore onestà? Quando, cassiere del reggimento, si accorge che i conti danno una eccedenza di seimila lire, che avrebbe potuto facilmente tenersi, che cosa fa il Biselli? Si reca dal colonnello e consegna questa somma; il colonnello la distribuisce nel modo che tutti sapete. Solo dopo due anni si viene a sapere la ragione dell'eccedenza. Le lettere alla moglie lontana L'aw, Paoli legge alcuni brani di lettere scritte dal Biselli alla moglie. In esse confessa le sue traversio di giuoco ed invoca dalla donna una parola di pietà e d'amore. Dico di aver fiducia nella sua intelligenza, nella sua giovinezza, nella sua carriera; ha bisogno di pace e per ciò fa appello al cuore di sua moglie, e scrive: «Mi sento obbat- dEndpMlprvamsdnacn, luto; dimmi tù una parola.'Ti ho vista ini a e a altri momenti incapace di fare un sacrificio. Ho pensato di fani una vita come volevi ; mi 6 stato impossibile e mi sono rovinato » [L'imputato piange). In altra lettera scrive: « Sii buona coi genitori, Alda; quanto sei stata cattiva a scrivermi che io dò colpa a te di tutto quanto è successo. Se avessi capito che desideravi una vita semplice, ti avrei accontentata». — E allora — esclama l'oratore — la storia della collana-non st sarebbe avuta. Ma Alda mantiene il suo stato repulsivo contro il marito. E questi torna a scriverle: «Alda, una parola tante volto può salvare un uomo. Questa parola di compianto attendevo da te come un'ultima grazia della vita, lo, che sono perfido, disonesto, io questa parola avrei detto, e sai perchè? Perchè 1o ti ho amato disperatamente c sento che al disopra di ogni cosa c'è il mio umore per te. Per te non 6 lo stesso, perchè hai sempre consirli1rato le azioni attraverso l'amore (e quindi attraverso la collana — osserva ironicamente l'avvocato) e non l'amore attraverso lo azioni. Maledico solamente il mio destino per una cosa: quando alla fronte potevo morire, ed allora ero una persona onesta, allora la morte sarebbo stata gloriosa! Il mio destino fu feroce! ». In altra lettera l'imputato scrive. « Mi dicono che 6 pazzia, non è amore. Ne] freddo della solitudine, del giudizio di condanna di tutti, abbi almeno un pensiero di pietà per me! ». Alda Bini Tiflutava questa parola di pietà, e l'aw. Paoli no deduce: «Biselli avrà peccato di fronte a sua madre.' a suo suocero, tempra di lavoratore magnifico, a cui la Difesa manda un pensiero reverente, ma contro la sua Alda, no, mai! Se in questa coppia vi è chi ha peccalo contro l'amore, il peccatore non è Mario Biselli, che fu innamorato fino ulla follia. Egli ha un momento solo sempre di commozione per lei, per la sua donna; lui, forte ed impassibile, si cnmniuovo soltanto quando il pensiero lo porta alla sposa da cui è diviso. Impassibile, si, il suo atteggiamento, ma impassibile anche nella linea del fuoco. « Ricordi, Sarrocchi, lo lncomposte manifestazioni di Firenze? Dico incompcste peTchè, anche se in favore dell'imputato, si tratta sempre di biasimevoli manifestazioni. Ricordi, Santocchi, quando fuori si udivano le urla della folla, quando si gridava: « Abbasso la suocera! »? Ricordi Biselli, pallido, smorto, ci chiamava alla gabbia e si afferrava allo nostre toghe e ci domandava : « Ma non faranno mica male ad Alda? ». Il concentrato di cipria E la ineffabile Alda, la quale, come avete vista all'udienza, piuttosto che apparire un concentrato di commozione, è apparsa un concentrato di cipria. IV leggera, frivola, anrane dei piaceri, incapace di sacrifìcio. Al vederla un pensiero viene alla mente, un nome: Raveggi. Dai giorno al Casino Borghesi, mentre Biselli è al tavolo di giuoco, qualcuno va a chiamarlo in tutta segretezza. 11 Biselli si ulza e sì allontana e qualcun altro mormora: Povero capitano, sfortunato al giuoco r disgraziato in amore ! Alda Biselli si era in quella sera appartata dn urna sala con un giovane. Chi era ? Per combinazione Alberto Raveggi. Un altro giorno viene scorta in corso Vittorio Emanuele con un giovane. Ohi era '.' Per combinazione, Alberto Raveggi. Narrano le cronache che in quel coreo vi sia un ristorante con gabinetti particolari, a cui convergono le anime amanti. Un altro giorno la signora è trovata pure, allo sbocco Corso Vittorio Emanuele col Raveggi. l'n altro giorno essa incarica ili portare una lettera al Raveggi in tutta segretezza ed urgenza. La signora dirà all'udienza che è vero e che chiedeva informazioni circa il marito. Ma che .bisogno c'era di segretezza? E per quella lettera regata a lire; Un'altra volta c'è una seconda lettera e regala due lire di mancia. Ebbene, risulta die quando la signora Biselli scrisse le due lettere perchè si sorvegliasse il marito al Casino Borgiliesi, il marito era a Viareggio col suo reggimento ! Una prova tipica di questa relazione abbiamo da un testimonio, se nome di testimonio può meritare quell'Augusto Raveggi che è venuto qui a fare quella figura che tutti sapete. Egli ci ha raccontato spontaneamente che suo fratello Alberto aveva relaziono colta signora Biselli e che era andato a trovarla persino in convento quando le due donne si erano ritirate dopo la morte del rispettivo marito e padre. Il pubblico ministero si è chiesto quando Augusto Raveggi ha delio la verità ? Ha mentito qui per una ragione convincente, perchè esso aveva mentilo in istruttoria e qui avrebbe dovuto dire la verità. Che cosa ha dichiarato invece alla udienza ? : « Io non sono andato dall'avvocato Paoli. Io non ho accompagnato la suocera dall'avv. Paoli. Non ho vislo nessuno! ». Ah, signori ! No, Augusto Raveggi ha mentito spudoratamente, ignobilmente, sapendo di .mentire ! Una combinazione fu l'incontro di Raveggi in corsd Vittorio Emanuele, combinazione anche la seconda volta, combinazione la prima e la seconda lettera. L'Alda Biselli va a villeggiare. Dove? Con tanti luoglii in Italia, specialmente nelle nostre colline toscane, si reca a Vellano, dove, per combinazione ancora, c'è Ameno Raveggi. Ed a Vellano tiene circolo, tra un sorriso ed un'occhiata e un complimento amoroso e racconta i suol casi fumando la sigaretta, poi si alza e si abbandona alla gioia del « shymmi ». Interpellata all'udienza, colla sua voce piagnucolosa e con occhio di agnello sgozzato, non nega di aver fumato, di aver ballato, non nega, mia dice che le altre signore facevano tutte cosi. Ma bisognerebbe sapere se quelle altre signore avevano tutte il padre al cimitero ed il marito in galera sotto l'accusa terribile. [Impressione nell'uditorio). Ilo parlato del marito, ho pai-lato della moglie, dovrei parlare della, suocera. La morbosità dell. folla A mezzogiorno l'udienza è rinviata. Nel pomeriggio La folla, già «norme, non ha fatto che aumentare di minuto in minuto. Ha invaso lo scalone, le sale, fil pigia nei corridoi, nell'aula. Entrare, avanzare verso i nostri bandii della stampa è impresa ardua. E' una folla quasi esclusivamente femminile. Non riesco a capire come tante signore e signorine siano riuscite a vincere la consegna severa dei carabinieri, come abbiano potuto penetrare nell'aula in cosi strabocchevole numero, in virtù di quale salvacondotto o di quale protezione. E' folla elegante, intellettuale, di belle creature prosperose, di belle bolognesi: una folla eccezionalmente avida e morbosa che ha sposato ad occhi chiusi la causa dei giovane biondo capitano come quella di una vittima e manifesta la sua acredine senza riteguo, direi quasi il suo odio verso le due signore Bini. Non c'è che una s donna che possa odiare cosi un'altra donna! E nel caso presente le donno sono duo... Nell'udienza a>o.mcr.ld!aaia l'oratore mantiene la promessa fatta ai mattino e con grande veemenza o con vivo interessamento del pubblico passa a descrivere Ja suocera dì Mario Biselli. « E' una di quelle donne, dice l'oratore, che non hanno nell'animo tanta potenza di sentirsi, come vorrebbe il procuratore generale, due volte (mamma, cita una dedica ili Baudelaire alla .propria suocera, ma aggiungo che se per avventura Baudelaire avesso sposato la fliglia di Celina Bini, il libro alla suocera non lo avrebbe dedicato certomente e torso neppure scritto. (Ilarità). A questo punto l'oratore passa in terreno scabroso. Egli legge nel verbali di confronto la famoso scena della seduzione o pretesa seduzione. Disse l'imputato: « Mia suocera venne una volta discinta nella m,ia stanza mentre io ero a letto. Foco atio di distendersi accanto a me. Mi feco delle carezze, mi disse die mi voleva bene». Celina Bini ribatte: «Vero è clie qualcho volta mi distesi nel suo letto ma non certo con intenzioni) cattive •. Ed Alda Biselli dice a suo marito nell'intimità: > lo so elio mia madre è l'amante di Gino Bini >. Prove su questi fatti non ci sono, ma ci sono elementi invece che autorizzano a crederli, Noi sappiamo che la Bini si lamenta di suo marito perchè ò taciturno e brontolone. Ella si lagna di suo marito dicendo: la vita con quest'uomo non e possibile. Noi sappiamo che si compiace persino di confidenze colla fantesca alla quale dice: Non commetterò anche tu l'errore di sposare un uomo più auziuno di te se vuoi essere felice! Sappiamo pure che una volta essa fuggi di casa e che suo marito fu costretto a rincorrerla per farla ritornare all'ovile. Non ignoriamo, o signori, che da un fatto di simpatia morbosa per il genero si possano trarre elementi non indifferenti. Quando 11 Biselli andò via di casa ed andò all'albergo, portali, do seco la moglie. Celina Bini si adontò sino ni parossismo, sino a sembrare pazza. Essa, in quella occasione, disse: « Andare via in una sanili ricorrenza! Era prossima la Pasqua. Mio marito era rassegnato lo sembravo una pazza ». Sembrava una pazza? — esclama l'oratore! intatti Celina Bini raggiungo l'albergo, ha occasione di parlare con suo genero in piazza del Duomo dove cade svenuta. Non ò dunque una isterica costali Non basta questo l'ano di sproporziono di sentimenti a dimostrarlo? L'aw. Paoli sostiene con grande foga che della tresca della suocera fu sempre la figlia a parlarne a suo marito. Quando Biselli esce di casa il 10 agosto, che cosa grida alla suoeera.: « So tante cose di tei Credi, se voglio farti del male, non ho che da parlarci». Che cosa sapeva il Biselli della suocera? Le prime persecuzioni della suocera « Biselli, — prosegue l'oratOTe — è appena sposato e cominciano le persecuzioni. Celina Bini sorveglia suo genero durante il viaggio di nozze, aprendogli la corrispondenza. Dopo diciasseitc giorni gli sposi tornano e la Bini consegna io lottare, che aveva aperto, ma che aveva' anche accuratamente risuggellate. Pochi minuti dopo la morte del murilo, Celina Bini, senza neppure soffermarsi nella camera arderne, corre alla Banca, a mettere la mano sui valori lasciali dal defunto ». L'oratore si sofferma, a questo punto, a dimostrare che non può in quel mattino la Bini avere ignorato che il marito era mono. « Non sapevate, Celina Bini, che vostro marito era morto? Ebbene, dovevate precipitarvi al piedi del suo letto, chiedergli perdono, gridargli tutto il vo. stro affetto, raccoglierne il suo ultimo rospi. to. Voi, invece di piangere sulla spoglia mor. tale del vostro uomo, vi precipitaste alla Banca a ghermire come nibbio i Titoli di Rem dita, commettendo un falso, atto pubblico e defraudando il pubblico Erario. « Ebbene, se tanto vi siete scandalizzati davanti alla falsa laurea, ben più a ragione bisogna rabbrividire di fronte all'azione vostra, signora Bini, perchè è ben più turpe di quello commesso, per amore, dal vostro tenero. L'animo umano si ribella, pensando all'aziono orrenda di questa donna che, dimenticando gli effetti più santi, etti cadavere ancora caldo dol marito, si reca alla Banca a prcndei e i Titoli. La mancanza di una causale Addentrandosi nell'analisi delle circostanze emerso in istruttoria ed in udienza, il difen. snre nega che sia esistita mia causale al delitto, anzi, nega che un delitto sia stato compiuto. « Si è discorso di collana, di laurea, di «charreite », di giuoco, ma non di veleno. Non si è dello dal Procuratore Generale quando avrebbe potuto, il Biselli, versare quel terri. bile tossico. Avrebbe dato una dose di veleno il 13 agosto, ma era cosi poca cosa, che do. vette replicare la dose il 15. Pensate che sarebbero bastati due milligrammi per farla spiccia in una volta sola, e lui, scaltro, fa dividere 11 veleno in due portate! E il proteso avvelenatore è proprio lui, che accusa il caffè e più tardi è proprio lui che suggerisce l'autopsia del morto! « Dov'è tutta quella astuzia sopraffina del Biselli? Astuzia che culmina nell'abbandono di casa Bini? Sapeva già che il sospetto tremendo era penetrato nel cervello dei parenti; -sapeva che la suocera era una donna che non disarma, ed allora abbandona il campo. Fu ribellione ed ira; ma se esso avesse avvelenalo lo suocero, non avrebbe lasciato quella casa, li delinquente manovra in ben altro modo. Biselli si reca il 29 settembre dali'av. voeato Bolla, il quale gli suggerisce: «E' meglio che ella prenda un piroscafo e se se varia! ». „ Fuggire io? — esclama Biselli — Non ho nulla da temere! Io resto ». Ed io ricordo, signori giurati, ohe anche nel primo colloquio che il Biselli oNe con me. io dissi a quel giovane angosciato: «Guardi, se lei avesse la più piccola cosa da rimproverarsi, anche una sola balordaggine, è meglio elio se ne vada, perchè questo delitto importa la pe. na dell'ergastolo, e lei non ha clic ventitre anni... lo Ilo tenuto ad imprimergli nella niente questa parola spaventosa.- ergastolo. Ma di fronte a questa ipotesi non ha arretrato. Egli mi rispose: « Fuggire io7 Sono in. npeonte! 11 !) seitembre mi scade il permesso ed il <j settembre, io, capitano Biselli, rientro al reggimento ». Ricordo che io fui orsetto di scherno, perchè manifestai il pensiero che il capitano Biselli sarebbe ritornato, che a vacanze terminate si sarebbe presentato al reggimento. Nessuno lo credetle. Ma Biselli ritorno. Ho passato anch'io le mie ore angosciose, il calvario di Biselli è stato il mio calvario, lo ripetevo: «Biselli ritornerà Bisogna che torni, perché quell'uomo è innocente ». 11 nove settembre, quando sapeva del mandato di cattura, Mario Biselli si presentava puntuale al suo colonnello. A chi giovò il delitto Cosi credo di avervi dimostrata l'assurdità dell accusa mossa a Mario Biselli, cosi assurda che io, ipotesi /per ipotesi comincio a chiedermi: cui prodest? A chi giovò il delitto? Chi e stato il beneficato d^Ha morte del Bini? EX ore tuo te judico. lo ti giudico dalla bocca, tuu! Io ti sento, Celina Bini, quando dirai a tuo genero: « Ora, la padrona sono io! ». A chi dunque giovò quella morte Si e mal sentilo dire da Mario Biselli che la'vita di suo suocero gli era iusoff libile ? Chi è stato quegli che ha dichiarato: « la vita con quell'uomo mi ó insopportabile » 7 II caffè chi lo ha fatto e chi ha dato ordine che i suoi residui fossero gettati nella immondizie': chi è rimasto, dopo la morie del Bini, sul posto a costruire un edilizio infernale creando sfondi lugubri, gettando dubbi, gettando pennellate fosche, originando lo stato d'animo nei parenti, negli amici, nei giudici, nei periti per dimostrare che l'avvelenatore fosse il Bidelli? Chi narrerà le cose più fantastiche e più smentita se non l'amico di casa Bini, se non l'aitante uipote, Gino Bini, perchè se suo zio era cadente, il nipote era erculeo ? Sui precedenti del Biselli 6i è indagato, ma si indagò su questi twti ? Riassumendo, anche supposto elio Pietro Bini sia morto di veleno, il che la difesa esclude, non vi è ragione al inondo che sia stalo il Biselli a .SOUllililliSti Urlo, Volete, dice l'oratore, una prova ultima sulla capacita a mentire della Celina Bini? Costei è a dormire nella camera dei due coniu¬ gcocdgIm—tloogrcmesntcasDfnrvsBpdot—drdsdi(siiuvroctgc gi. La notte, mentre il marito 6 ancora nella caiuera ardente, vede i pantaloni dei. genero o va a rovistare nelle tasche. Vedete ili elio cosa si occupa menino il marito è freddo'cadavere! Trova un portafoglio che lo sembra gonfio di titoli. Lo rimetto a .posto o chiama In un'altra stanza la figlia o le dioo: — Tuo marito ha ucciso tuo padre o lo ha derubato! — La figlia si precipita nella 6tanza e non trova più nulla. Non si può fare elio un dilamcma: o l'episodio è falso di sana pianta o quindi colorisco la llgura delta suocera; o il marito Biselli era d'accordo codila moglie. Chissà! E' una posslbiili'tà che potrebbe ricevere anche un raggio di luco da. altre circostanze. O Alda Biselli era d'accordo col marito o l'episodio è falso. Si è inventato elio il Biselli facesse finta di dormire o clic si sia accorto della manovra, si sia alzato, non visto abbia naiscosto, non 6i sa dove, i titoli, sia ritornato quindi a letlo. Eppure, c'era da fare una cosa sola: contestare il latto al Bisolli; non c'era da faro subito che riscontrare i titoli. E sapete quando si fa? Duo giorni dopo. Tutto ciò è assurdo. Di fronte ad una donna dell'ingordigia di Celina Bini, Biselli sostiene che i titoli gli furono regalati. L'accusa gli rimprovera di non aver subilo avvertito del possesso dei titoli. E s* i titoli fossero stati diati dalla mogli!o Alda? Bisolli di questi titoli ha l'atto regolare deposito alla Banca senza timore, lui astuto, dando pensino l'indirizzo di via ccntostelle olio è lo casa del suocero. E questo 6 il po: tdimenio doM'uotno che ha rubato! « Voi avete sentito — prosegue il difensore — dal Procuratore Generalo cantaro l'inno della menzogna da rarte del Biselli. Senti rete adesso cantare l'inno della menzogna delle due donne, con questa differenza: che se è conclamato che l'imputato, per difendersi, possa essere menzognero, la menzo. i'iia dello Parti leso è delitto ». L'aw. Paoli enumera la serie dello bugio (ietto dallo due donne. Celina Bini avrebbe, secondo il difensore, inventata addirittura la ingestione dei caffè, del giorno 15, e quindi il leniate veneficio sarebbe una sua calun ulti. L'avvocato afferma in sostanza elio la vedova Bini subì disturbi per il Fugo, surrogato che il perito Salvadori ha affermato contenere materie tossiche pericolose, e data l'età e le lunzioni renali, il Bini soggiacque a tali disturbi. Non ritiene perciò il difensore degno di fede .il castello di particolari narrato dalla Bini, soprattutto riflettenti al preteso tentato venefìcio del giorno li, perchè il Biselli non avrebbe avuto neppure il tempo di predisporre la bevanda avvelenata. Occorrono dieci o quindici minuti perchè i gl'ani di aconitina possano sciogliersi, ed oltre il tempo, non avrebbe avuto nessuna possibilità di preparare il delitto poiché tutta la famiglia era in casa. Esamina il contegno tenuto dalla Bini durante i disturbi pretesi, © quindi osserva che un vecchio proverbio toscano dice che «il diavolo insegna a fare le pentole, ma non il coperchio ». Anche a Celina Bini o ad Alda Diselli il diavolo insegnò a fare la pentola, non il coperchio (Ilarità). Si può prestar fedo a questa razza di mendaci? La rivelazione celeste ed un vestito nero « Ma udite l'ultima — dice il difensore — la Celina Bini mentisce anche sulla pretesa rivelazione celeste. Infatti il 13 settembre 1021 depone: « La notte dal 10 al 17 ci siamo coricati nello stesso letto (con Eiselli e la figlia...). Mi sono addormentata e poi mi sono svegliata improvvisamente. Senza che gli altri se no accorgessero, sono andata nella camera ardente a pregare, e d'improvviso mi sorse nella mente il pensiero che mio marito od io fossimo 6tatl avvelenati dal Biselli ». C'è, signori giurati, del pathos greco. Vedete che è terrificante e c'o del tragico in questa narrazione: la rivelazione sopraterrcna, il morto, la preghiera. Tutto falso! La monaca che vegliò il cadavere tutta la notte, perchè nessuna anima famigliare andò a pregaro presso la spoglia moTtale. ha deposto cho la signora Bini si Tecò nella camera ardente soltanto per pochi minuti, per prendere un vestito nell'armadio, e se ne andò senza nemmeno guardare il povero morto. E' una fosca pennellata alla pittura di questo dramma angoscioso 1 Non mal come in questo momento ci apparisce femmina di demonio che vien meno alla memoria del morto, che mentisce sulla preghiera e, per colmo di ingiuria, chiama a testimonio del suo mendacio Dio! Mi domando se questa è una creatura umana o una donna abbietta 1 L'oratore chiede cinque minuti di riposo. Sorge un lungo mormorio seguito da bene I bravo! Il presidente rimbecca l'uditorio dicendo: Badino che finisce il divertimento per oggi e per domani I L'avvocato, nella sua seconda parte della arringa appassionata, esamina la perizia Coronesi ed a proposito dell'esperimento di un cristallino di aconitina sulla punta della lingua della suocera, esclama: povero professor Coronesi! Avvezzo ai silenzi del suo laboratorio! Ingenuo professore che conosce tutti i veleni minerali e vegetali e non conosce i veleni dell'anima e specialmente di un'anima come quella di Celina Bini. Se quella fu una astuzia, dico che il professore Coronesi, in materia di astuzia, è di una verginità sorprendente! [ilarità). L'oratore si avvia alla conclusione della sua arringa e dopo una parentesi sul surrogato Fago, che è stato sempre il suo prodiletto bersaglio e lo considera tuttora un tossico, Le braccia della madre Ma abbiamo, conclude, piena fede, assoluta e santa nella parola vostra, o cittadini giurati 1 Saremmo pronti a giurare che l'iora della sentenza coinciderà coll'ora delta liberazione del nostro difeso. E tu, Mario Biselli, uscirai dal carcere dove si sono perduti tre degli anni più belli della tua vita. Uscirai alta luce del sole, libero da vincoli e da catene e cento braccia potranno accoglierti, e prima di tutte quelle della povera madre che tanto sofferse di angoscie come non ne soffri quando affrontavi la morte sul campo di guerra insieme a tuo fratello, pure soldato glorioso, mutilato e decorato al valore. Mancheranno ad accoglierli quelle braccia tra le quali con maggior gioia avresti valuto rifugiarli; man. cherà quella bocca su cui più dolcemente avresti voluto posare la tua. La donna, che amasti fino allo spasimo, non 6arà a riabbracciarli. Ma non disperare della vita. Non era lei la creatura del tuo sogno cho il destino ti aveva serbato; la donna che ama in purità, che soffre in silenzio, che benedice, cho consola ogni gioia e ogni sacrificio. Quando c'è stato da scegliere tra la tua disgrazia e la tua salvezza, essa ha scelto la tua disgrazia, Quando c'era da scegliere fra la ricchezza della sua casa paterna e la tua povertà, ha scello la ricchezza. Non accorarti. Tu l'hai persa per sempre, ma questo è il solo bene in mezzo a tanto male e se vorrai essere buono, generoso, non giudicarla mai! Sarà il solo omaggio che potrai farle. Domani stessa tu siederà! accanto a tua mamma piangente di consolazione, poserai la tua testa sulle sue ginocchia come quando cri bambino: Siano benedette quelle carezzo e quelle lacrime! Attendi serenamente, devotamente la parola della Giustizia. Che Dio ti assista e cho Dio vi illumini, cittadini Giurati! L'imputato ha avuto un raro difensore. L'avvocato Paoli ha pronunziato una arringa eloquente, vigorosa, appassfonatissima, veramente una orazione. Il pubblico, mentre awocati studenti si stringevano attorno all'oratore per congratularsi con lui, ha ecceduto nella sua ammirazione, non so se per l'oratore o per l'imputato, ed 6 scoppiato in calorosi bravo! e fragorosi battimani, meglio, anzi, peggio che a teatrto. 1! presidente ha gridato: Domani non entreranno clie gli avvocali! Quinci), rivolgendosi al commissario di servizio, ha ordinato c>iii sdegno: — Disponga perchè domattina l'ingresso sia precluso a questa folla! Mi dipivaprdistastneforiml'isol'ateCosibodinoalriil divebodesadapldialchdachcuvataquilcozivsivamputecoSuè mnnpdd—ndvcoCtateuildppmagcnadvcclmsldddccmnmprqtpavImvnlml

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