Come un furto alla Fiat

Come un furto alla Fiat Come un furto alla Fiat lece scoprire una combriccola di ladri pUn furto iii poca entità consumalo in danno della Fiat ha costituito la fortunata occasione perchè si scoprisse e si arrestasse una piccola brinila di gente votata alla mala vita, al ladrocinio. Facevano parte di essa alcuni individui veramente pericolosi, che, dopo aver commesso gravi reati altrove, si erano rifugiati a 'l'orino, dove certamente intendevano continuare la serie delle loro male azioni. L'averli scovati e consegnati in mano alla giustizia fu veramente opera meritoria e fortunata. Nella notte dal 24 al 25 dello scorso febbraio igifoii ladri, dopo aver scalato un muro alto .metri 2,50, si .introdussero mediante scasso della .porta, in un magazzeno al primo piano dòlio stabilimento Fiat di torso Peschiera n, 2f>o, adibito più specialmente alla lavorazione <ii carrozzeria. 1 malandrini riuscirono ad asportare una grossa pezza di tela nera uso cuoio, adoperata per la copertura delie « capoles », nonché una certa quantità di pèlli pure destinate a finimenti delle carrozzerie ; il tutto per una somma di lire 52U0. 11 furto venne denunciato in Questura, ed una delle prime constatazioni che si fecero tu che qualcuno dti ladri doveva essere pratico del luogo. Infatti a guardia del ihagazzjno erano due grossi cani-lupo, A quali non avevano per nulla abbaialo, di guisa che l'attenzione del guardiano non era stata risvegliala da alcunché di anormale.l.o indagini vennero assunte dal cav. Palma, capo deila polizia giudiziaria. Fra gli individui che suscitarono i primi sospetti, nò emerso toslo uno, sul quale finirono per concentrarsi i sospetti stessi: si irattava di tale Vittorio Pennone fu Vittorio, da Canelli, di anni 32, il quale nel mese di gennaio era sta.to assunto come operaio nello stabilimento. Le indagini conversero sulla sua persona e sulla sua condotta. Anzitutto risultò che il Pennone ò pregiudicato in linea di reati contro la proprietà, e che venne anche sottoposto alla vigilanza speciale; in seguito si appurò che egli aveva stretta relazione con certi individui suoi vicini dcasa, 1 quali davano motivo a sospettare fortemente sui loro conio, per il loro tenore di vita. Costoro venivano denominati • i milanesi » a causa del loro dialetto lombardo. Erano capitati a Torino da poco tempo, ed abitavano nelle soffitte ili via Buniva 11, dove appunto abitava il Pennone. Costoro, la cui condotta appariva poco chiara e regolare, furono presto identificali. Facevano parie delia combriccola i coniugi Egidio Giovini fu Luigi, da Legnano, d'i anni 35, fonditore, c Vincenza Bottasso di Stefano, da Massa Cai rara, di anni 31. l.a coppia abitava una soffitta, come si disse, in via Buniva 11: n.a due •ciano le soffine che avevano affitta'e dal padrone di casa: la seconda la avevano subaffittata a due compaesani deGiovani, e cioè a Giovanni Carugo fu Àbramo, nativo ili Legnano, di 23 anni, carpentiere e Luigi Garzoìi di Angelo, da Allunodi anni 25. anelVegli domiciliato, lino a poco tempo prima, a Legnano. Le informazioni assunte dalla polizia inforno a onesti individui lumeggiarono sinistramente in modo speciale la figura del Gaizoli. Cosini era stalo il terrore di Legnano, dove ne avevo, fané di cotte e di crudePiù volte condannato, aveva sempre ripresa la sua vita fuori deila legge. Negli ultimi tempi aveva perpetrati laggiù altri realiclic gli avevano valso più d'un mandato di cattura di quello autorità. Lo seguiva l'Imputazione niente meno che di mancato omicidioInfatti una sera, trovatosi in una casa dtristi costumi a Legnano, dov'vgli coltivava un amorazzo degno di lui, aveva attaccato briga con un tale in cui sospettava un rivale, e, senza pensarci due volte, eli aveva sparalo contro 'alcuni colpi di rivoltella. Allora si era deciso ad abbandonare l'aria dei suoi paesi, (die ormai era troppo poco salubre per lui, e se ne era venuto a Torino. I! cav. Palma, quando ebbe maturata convenientemente la sua Inchiesta, decise doperare una sorpresa nelle soffilte di via Buniva 11, allo scopo di compiervi una proficua retata con relativa perquisizione, e ne diede incarico ai marescialli Di Pietro e Pezzi, i quali, accompagnati da alcuni ageiiti. il giorno 2 corr. compirono l'operazione. Beratisi in via Buniva 11, alle ore 13,30 del pomeriggio, essi perù non trovarono in casa clic .il Pennone e la Bottasso. Li dichiararono in arresto e procedettero tosto ad una prima perquisizione nella soffitta dei coniugi Giovini. Gli agenti trovarono quivi quello che avevano speranza e sospetto di trovare: cioè la refurtiva involata allo stabilimento Fiat di corso Peschiera. Tale refurtiva era già impacchettata e pronta per essere portata altrove, cioè da qualche ricettatore. Poi si Glassò ad una seconda perquisizione nella soffitta del Caruso e del Garzali, e anche questa non riusci Infruttuosa. Vi si rinvenne un completo arsenale ladresco a base di leve, grimaldelli, ecc., nonché una bicicletta di cui nessuno voleva assumersi il titolo di proprietario: segno evidente che si irattava di cosa rubata. E' una bicicletta marca Excelsior, verniciata in grigio, montata con copertoni rossi e munita di ruota libera e doppio freno; essa si troxa a disposizione del legittimo proprietario. Un'altra perquisizione compiuta nella soffitta del Pennone portò alla scoperta di ritagli delle pelli rubale alla Fiat. La colpabilità di luita la comitiva era dunque completamente dimostrata. ' La cattura di due soli dei malandrini non era tale da soddisfare gli agenti. Costoro però fecero una scoperta che li rimise di buonumore, in quanto rinacque in essi la. speranza di condurre a termine l'operazione con esilo migliore: vale a dire, di tornare in Questura non già con due. ma almeno con quattro della banda. La scoperta fu quella di due soprabiti che si irovavano appesi nelle soffitte abitaie dai «milanesi ». Ciò voleva dire che due dei ricercati erano liscili, sì, ma per breve tempo e per andare poco lontani, elio .in caso contrario avrebbero portati con sé i pastrani. Gli agenti pensarono adunque che i due proprietari dei soprabiti sarebbero tornati fa breve, c quindi, anziché abbandonare il rampo, vi rimasero, in attesa degli altri mollo desiderali inquilini. Ecco, dopo un'orplta. giungere tranquillamente, in giacchetta il Giovini ed il Ca.rugo, i quali, al vedere tanta gente in casa loro, non poterono nascondere la loro sorpresa... Ma la sorpresa si mutò addirittura in giustificato dolore quando si resero conio delle cose, cioè, quando si videro ammanettati e, in compagnia del Pennone e delia donna, tradoili in Questura. Quattro dei messeri erano dunque al sicuro; ma mancava, il quinto, il Garzoìi, vale a. dire la... personalità .più importante della congrega. Anche questi, però, non rimase mollo tempo uccel di bosco. 11 giorno della perquisizione egli si era al.lonla.nnto da To rinn; ritornalo la sera stessa, aveva saputo dell'ingrana novità dell'arresto, e. spnza vo ler intendere altro, si ora allontanato, re ondosi a dormire altrove. Ma gli agenti sapevano, ormai, dove egli era solilo bezzi care, ed a! mattino seguente ecco Di Pietro, Pezzi Monti, gironzolare, in aria di meninpippo, per via Verdi, verso lo sbocco di corso San Maurizio. Anche i connotati del ricercalo erano loro noti, per cui, non ap pena avvistarono un giovinottone dall'aspetto scuro e deciso, .i tre cautamente, 6enza nulla dare .a conoscere, convergono verso di lui. lo avvicinano, lo acciuffano... 11 Gar zoli è a posto anche lui. La sua forza e la sua prepotenza .non possono servire a nulla. Si piega alla sua sorte, e si lascia condurre 1n Questura. Cosi il quintetto è al completo! Tulli quanti vennero spediti alle Nuove e denunciati al procuratore del Re per il furto «Ila Fiat. In ,più, il Giovini e la Bottasso furono denunciati per favoreggiamento, avendo dato ospitalità e aiutato a sottrarsi alle ricerche della giustizia, quella buona lana del compaesano Garzoìi. 11 quale, a sua volta, come già dicemmo, deve rispondere di altre e non piccole malefatte.

Luoghi citati: Canelli, Legnano, Torino