L'inesorabile requisitoria del P.M. contro il capitano Biselli

L'inesorabile requisitoria del P.M. contro il capitano Biselli L'inesorabile requisitoria del P.M. contro il capitano Biselli " Bugiardo, simulatore, amorale „ - La preparazione del delitto (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 5, sera. Quando venerdi sera, alla fino di una lunga ed agliata udienza 11 presidente ci ha posto tutti in libertà (escluso l'imputato' Dorelle potessimo tassare il carnevalo lunfl dulia Corto d'Assise, la situazione del dibetitimcnto eia a questo punto: il capitano Biselli aveva reiterato io sue accuse al giovano Gino Bini colia frase pronunziata con sarcastico sorriso, l'unico sorriso che sia siato scorto su quel viso impenetrabile: «Tu eri l'amante di mia suocera] Ho visto io le Ietterò che tuie scrivovit». E il Bini, pletorico, Inu rosso del solito, aveva risposto- «Non e vero; tiralo fuori! ». Al che l'imputato •aveva continuato: «Le scrivevi col limone « lei correva a decifrarle nel gabinetto! ». tal suocera stagionata che tiene corrispondenza come una collegiale sedicenne a suico di limone?! Il pubblico non ha mandata giù ancora questa circostanza acida. Bisogna inoltre tener presente che l'unica voce di accusa contro la purità della suocera proviene dall'imputato, il quale non si trova certamente nelle migliori condizioni per accusare gli altri. Nella stessa movimentata udienza ci fu l'eco clamorosa dell'episodio dei fratelli Raveggi e la signora Alda Biselli, Augusto Raveggj. in assenza del fratello Alberto, negò di essersi recato insieme alla suocera ed alla futura «danzata nello studia dell'avvocato professor Paoli per dichiararsi pronto a testimoniare nel processo circa il contegno, dirò cosi libero, a base di «flirt » e di balli lenuto dalla signora Alda Biselli durante l'estate del 1923 a Vellano. E qui si verificò un altro acuto dissidio tra il futuro genero e la futura suocera, dissidio fortunatamente aimediabile perchè tanto l'uno che l'altrai sono « duo futuri». Il presidente tagliò corto all'aspro dibattito osservando che il veneficio era del 1931 e la villeggiatura a base di slilmmi era del 1923; e poi il Biselli era accusato di veneficio e non' di uxoricidio. Vi furono in seguito le perizie degli illustri, professori Coronesi e Salvadori circa l'aconitina, il nuovo ideale veleno per delitti, o circa il surrogato di caffè .Fago. In attesa degli ultimi testimoni e delle restanti perizie, il processo era stato rinviato ad oggi, di dello Ceneri, L'attendente che non sa nulla L'udienza si inizia colla deposizione di un leste renitente, quell'Alberto Chisoni, che era filato l'atto arrivare perciò a Bologna colla scoria d'onoro dei Reali Carabinieri. Era S'attendente del capitano Biselli, un attenHente discreto, perchè dice di non sapere fonila delle svariate e complicate questioni itra il capitano ed i suoceri, e tra marito e moglie. Ricorda che il mattino del 15 agosto Kiunse a casa Bini un quarto d'ora dopo la morte del Bini. Riassettò la casa o gettò via i residui di caffè contenuti nella caffettiera tillo scopo di pulirla. Il Presidente ha un dubbio e dice :' — Chi Vi ha dato ordine di gettare via il caffè ì. Teste: — Nessuno. Presidente {severo): — Ricordatevi che dotvete dire tutta la verità! E adesso ditemi se avete visto che il capitano prendeva una fcerta quantità di caffè dalla caffettiera e Hai versava in una bottiglietta; perchè ha fatto touesto? ■ Teste:' — Non lo so. Prc aratore Generale:* ■— In luglio S velluto a casa Bini il fratello del capitano? Teste: — Venne>una volta, ma non so pretósaro l'epoca. E* fatta chiamare la signora Alda Bini per 'chiarire'(rietini punti negativi della deposizione di questo teste, che aveva già dimostrato tutta la migliore volontà di non palliare. La signora entra, sempro signorilmente elegante, fra la solita viva curiosità del pubblico. A domanda la signora afferma che quando il fratello del Biselli, nella seconda Quindicina di luglio, si recò in casa Bini. 51 Chisoni era presente. Il testo rispondo che il fratello del capitano "venne una ventina di giorni avanti la data precisata dalla signora Biselli; o cosi se no tu mono di prima. — Clio cosa — domanderà 11 lettore incuriosito — tendeva a dimostrare questa circostanza? Siamo nel campo dello supposizioni e questa ò lauto gravo o cosi poco" consistente, che tnon si osa precisarla pubblicamente. E veniamo al punto delicato: la testimonianza •elei baldo Alberto Ravcggi, il personaggio inafferrabile sino ad oggi, di cui si è tanto parlato. Le sue assiduità verso Alda Biselli «ono state oggetto degli strali dell'imputato c. naturalmente, della Difesa. La sua apparizione è stata, come ho detto, preceduta da «molla movimentata di venerdì, del fratello 'Augusto, con l'intervento non risolutivo della seconda suocera o futura suocera. L'Alberto Raveggl sale al banco presidenziale fra la generale curiosità. Il corteggiatore della signora Biselli 11 pubblico dei lettori si domanderà: — E' elegante, distinto, grazioso, poderoso, raffinato, battagliero? E' il ritratto Identico di suo fratello Augusto, ma risulta subito meno dinamici) e meno combattivo. La difesa dichiara.che al punto in cui stanno le cose rinunzia... all'autopsia del testimonio, cioè non muoverà contestazione alcuna per motivi intuibili. Però i difensori si ripromettono di illustrare largamente la posizione di questo testimonio o della signora Alda, nella discussioni;; il cìio dà motivo nella folla ad un movimento di.:, -visibile aspettativa. A domanda del presidente il Raveggi dichiara elio nelle duo Ietterò scrittele dalla signora, questa gli chiedeva semplicemente notizie circa l'assiduità del capitano al Casino Borghesi c specialmente sulla sua condita di giuocdtore. Aggiunge che non rispose alle due predette lettere. « La signora Bigelli — continua — si è rivolta a me perchè credeva, fossi in grande dimestichezza col marito, frequentando anch'io il Casino ». Circa il famoso incontro in via Venti Settembre, dichiara che fu affatto casuale, e che si trattenne colla «Ignora Biselli pochi minuti soltanto, allo scopo di riverirla, fino a quando giunse il tenente Gambastlunl che colla sua ehurretle involò Ja graziosa signora. Presidènte: - "ovo andò la signora col tenente Gumbast! i? Teste : — Non mjiio in grado di precisarlo. Farinata, degli liberti! E' un bel nome storico, imi di nessuna importanza per la causa, motivo per cui non si è fatto vivo a Bologna e lo parti vi riliunziano. SI legge pure la deposizione della signora Sorani, malata ed interrogata per rogatoria, inferisce cose insignificanti. Ha. per esempio, raccontato che una volta vide la signora Alda litigare colla propria madre e piangere. La signora Bini, dopo alcune delucidazioni topografiche sul suo appartamento è definitivamente licenziata insieme alla figlia. E' facile immaginare che prènderanno il primo treno per Firenze. La fine delle perizie E a questo punto ritorniamo alle perizie, cioè al perito di medicina legale prof, cazzanigà, il quale premette che, trattando del caso Pietro Bini, è necessario tenere anche Ili-esente quanto ò capitato alla moglie, giacché i due casi sono strettamente legati. Egli ed i colleglli hanno notato l'identità dei fenomeni nei due colpita, ed il perito dà conto minuto di tutte le svariate ipotesi che si presentarono al collegio peritale per venire all'esclusione che fossero stati avvelenati in seguito a cibi ingeriti. Anche il prof, cazzanigà esclude' che i disturbi possano essere cagionati dal Fago. Interviene 11 prof. Coronesi, il quale spiega che la a piombina », cioè l'involucro del Fago, se può causare avvelenamento cronico non può certo causare avvelenamento acuto. Il Fago era ili largo uso. il prof. Cazzanlga, anodico all'ospedale S. -Maria Novella, dove il Fago era somministrato agli infermi assitura che tuie surrogato non diede mai luogo _id alcun inconveniente che sarebbe stato facilmente rilevato in un ospedale. Il pacchet¬ to del Fago era già slato consumalo a mela e prima non aveva mai dato occasione ad inconvenienti. Dopo il giorno 13 non fu più adoperato ed il giorno 15 avvenne la seconda faso del disturbi. Elemento più importante da tenere in considerazione, circa il Fago, è il piombo nel riguardo nell'involucro, ma allora si tratterebbe di una forma di saturnismo con forma cronica, ma non un fatto acuto. Per originare un fatlo simile bisognerebbe ingerirne dai 20 ai 50 grammi in una volta. Il prof. Coronesi non ritiene che l'ingestione di Fago abbia potuto arrecare nei colpiti quei singolari fenomeni uremici elio furono rilevati. Chi fu colpito soffriva precedentemente di malattia di reni. « Non l'accerto, né 10 escludo, dice a questo punto j| perito, perchè in medicina non si può escludere nulla a priori. Soltanto la gravidanza dell'uomo si può a priori escludere {scoppio di ilarità). Iii sostanza tutti quel sali che può dare un vizio di torrefazione del surrogato possono arrecare disturbi gastrici, ma non fenomeni tossici cosi violenti come quelli riscontrati ». Il perito prof. Cazzanigà noia essere abbastanza singolare che i fenomeni in casa Bini si siano appalesati il giorno 13 e non prima, visto che si era sempre adoperato il cafre Foco dello stesso pacchetto. I periti esaminarono i rimasugli del vomito della signora Bini e riuscirono ad accerterò l'esistenza di una sostanza altamente tossica. Il prof. Coronesi, a domanda del presidente, fa ai giurati ed al pubblico una arguta ed interessante lezione sullo funzioni del cuore. AI professore Coronesi succede nuovamente 11 professore Cazzanigà il quale descrive la singolare coincidenza del disturbi da cut furono colpiti i coniugi Bini, coincidenza cronologica, quantitativa o qualitativa La malattia della signora Bini fu indubbiamente provocata, secondo l'esposizione del perito dall'aconitina e tale risultanza ebbe piena conferma dai risultali dell'analisi chimicotossicologica sui resti del defunto Bini. La crisi della notte del 1S fu diagnosticata dal dottor Mocali come una crisi cerebrale, senonchè tale crisi venne preceduta da quella del 13 i cui dati non hanno nulla a che vedere òolPèmorragia cerebrale, làssendo precedentemente stabilito che la signora Bini fu soggetta ad intossicazione aconitiea, facile cosa fu stabilire l'analogia fra il coso della signora e quello de! m'arilo, caso quest'ultimo che culminò nella crisi mortale del 1G agosto. La sintomatologia corrispondeva in ambedue i casi. Il veleno fu trovato nello stomaco, nel fegato, nei reni, nella vescica, nell'intestino del povero Bini e fu trovato corrispondente a quello rinvenuto nel vomito della moglie. 11 compito dei jierili è esaurito e perciò sono licenziati definitivamente. 11 Presidente dà quindi lettura, dei quesiti che verranno presentati ai giurati. Sono quesiti semplici, assolutamente non complicati. I primi riguardano l'esistenza materiale dei fatti criminosi, cioè il veneficio ed il tentato veneficio. Gli altri la colpabilità dell'inimitato Biselli. L'udienza è slata quindi rinviata alle ore 15 per la requisitoria del Procuratore Generale cav. Liberatore. Omaggio alla serenità bolognese Enorme folla, in prevalenza femminile, assiste a questa udienza pomeridiana, attratta anche dalla fama di oratore profondo, caustico, analitico del rappresentante della pubblica accusa, il quale, per una ironia del destino, ha un nome che non si attaglia alle sue funzioni. L'avvocato Liberatore inizia la sua renilisitona con un omaggio gentile itila serenità bolognese e rileva che I giurali di Bologna sono nelle migliori condizioni di animo per assolvere il gravo compito loro affidato. Grave perchè siamo in un tenia difficile in tema di veneficio, il delitto che si perde nell'ombra, il delitto indiziario, specifico, ni molti elcinenli si è parlato nel corso di questa causa, di uno specialmente: della suocera. Questo nome, questo personaggio — osserva il Procuratore Generale — avrà fortuna nelle poehades, ma non ó serio, in tema cosi grave, nel tempio della Giustizia, sbarazzarsi di un simile personaggio, dannarlo facendo dell'umorismo n danno della verità. La leggenda della suocera non ha corrispondenza nella vita reale perchè l'oratore non ritiene che la donna perda il suo fascino quando diventa doppiamente madre Il Procuratore Generale si chiede a questo punto: Che còsa Ila fatto Celina Bini? Si è ritenuto che essa avesse tale acredine da formulare la denunzia a carico del genero. Aia sta il fatto invece che Celina Bini favori il matrimonio della figlia cor-giovane capitano e che avrebbe potuto invece ostacolarlo. Non 10 fece o più tardi non inasprì i disaccordi fra suocero e genero e tra marito e moglie, anzi si interpose sempre per sopirli. Quando si scoprirono i vistosi debili del capitano fu la Bini clie consigliò il marito a pagarli e tacere. Di tutti i testi che intervennero in quel torbido periodo nessuno ha avanzato il più lontano sospetto sulla suocera. Lo stesso capitano Biselli a carico di costei non ha addotta alcuna circostanza, non ha elevato sospetti. Per annaspare ha dovuto ricorrere alle misteriose profferte oscene, ha dovuto ricorrere alla minaccia nel momento della separazione, il 19 agosto, come più lardi ricorrerà allo altro afférmazioni audaci ed inique dell'amore incestuoso fra suocera e nipote. La signora non ebbe mai che un desiderio legittimo: quello d! stabilire che suo marito e lei furono avvelenati. Nò sua figlia, nò lei ebbero mai lo scopo di nuocere per nuocere. E la figlia Alda? si chiede il rappresentante della legge. A diciassette anni, all'alba delia sua vita, quale scopo poteva «vere contro 11 marito, brillanto capitano, giovane che a lei si era appalesato offrendole assistenza ed amore? Si è molto parlato perchè una sera la signora Diselli fu vista appartata in una sala del Casino Borghesi, appartale, conio si può rimanere in quell'elegante circolo ed in piena, luce. Dovrei occuparmi, [proseguo l'oratore, di quel lesto paurosamente impulsivo, di Augusto Raveggi. Ho avuto l'impressione, e tale l'avranno avuta i giurati, ohe quel teste non fosso veridico. Ma era falso quando disdiceva in udienza lutto ciò che aveva riferiti) all'avvocato paoli, u quando parlava con quest'ultimo durante l'Istruttoria? Poncho questo personaggio va n deporre nel grembo del difensore tutto quanto avrebbe dovuto ripeterò poi all'udienza ? L'episodio è sintomatico. E non vi parlo del contegno della signora Massa, madre della fidanzata di Augusto Raveggi. Era insomma una famiglia che aveva animosità verso là. signora Biselli. Non da questo piccole miserie umane risulta clic Aida Biselli fosse una fedifraga. Tutti 1 testi, nessuno escluso, compresa l'ufficialità del reggimento, hanno concordemente dichiarato elio fra i due coniùgi Degnava la migliore armonia. Tutti i testi hanno assodato che essa ha sempre seguito il marito anche a rischio di mettersi contro i proprii genitori, anche quando il Biselli, irritato, indispettito, si allontanava da casa. Che cosa si voleva di più da questa giovane creaturaV Basterebbe il grido lacrimoso lanciato il 19 agosto: « Mario, non to ne nudare! Fermati! Devi discolparti! ». Nessuna prevenzoue è possibile contro queste due danne addolorate. Ammettiamo, per un delirio di ipotesi, che la vedova Bini fosse una corrotta, una Messalina o die la giovane Alda fesse una Semiramide; ma da chi ci viene rafforzata questa ipotesi? Dai testi. No. Dall'imputato. Ma che forse la condotta sinistra delle due donne potrebbe mettere in luco abbagliante la condotta del Bi.-elli'.' I suoi superiori ne hanno decantata, è vero, la vita di ufficiale. I suoi colleglli Inumo «dolio un vero inno alla sua attività, laboriosità di ufficiale. Com'è che questo nonio, appena sposato, si cambia, si trasfigura? ■' Come si appalesa il giovane nel primo momento in cui si avvicina alla famiglia Bini? Con una grossolana menzogna, cioè dicendo che la sua famiglia è composta di appena tre persone. Segue una filza di bugie, che enumero per dimostrarvi la sua mentalità ed il suo animo. Ha mentito quando affermò che, oltre alla sua mamma, esistevano soltanto duo fratelli. Richiesto perchè abbia mentito, risponde, con una nuova menzogna: che non sapeva il perdio. Ma più tardi scrive alla fidanzala che disse quella bugia per farsi ritenere di famiglia più ricca. Mario Biselli aggiunge poi alla fidanzata di essere studente del quarlo anno di ingegneria. Alira bugia, e quando gli si impone la condizione indeclinàbile di laurearsi, egli non perde audacia e falsifica la laurea. Le circostanze «Mie accompagnano questo falso dimostrano in lui una raffinata audacia. Egli anzi si propone una prova, cioè la dimostrazione che questa laurea sia stata bene falsificata in modo che nessuno possa accorgersene. Lo ha egli stesso dichiarato in udienza: feci una prova per vedere se era atta a trarre in inganno i parenti della moglie, e cosi trasse in inganno anche un suo intimo amico. AI colonnello cav. Gennarelli elle gli manifestò i sospetti dei parenti circa la laurea, risponde indignato : » Anche di questo osano dubitare?! r. Il matrimonio era già avvenuto. Egli non aveva più bisogno della laurea c continuava a mentire. Da Bologna spedisce telegrammi festosi firmati ing. Biselli e spedisce le parleoipazionl di laurea: e si fa mandare persino un certificato universitario falsificato di sana pianta coi voti riportati da un amico nelle singole materie. Non gli basta di apparire di famiglia ricca e laureato, incorre anello al trucco grossolano dei falsi come regali di nozze. C'era bisogno di essi? Era forse una condizione assoluta come la laurea ? No. Egli voleva od ogni) icosto, malgrado l'opposto parere dello suocero, che Jo consigliava a non esporsi a gravi spese, presentare la collana di perle; e le perle risultano false. C'era bisogno di ricorrere a quell'anello con brillante falso, ricorrendo ad una manovra complicala, alla storia del soldato torinese al quale aveva salvalo Ja vita che gli donava l'anello quale segnò di gratitudine? C'era bisogno di un simile trucco senza alcuna utilità effettiva e reale? E' una psicologia speciale quella elle tenta sempre il Biselli ; Jo tenta e lo pende, Costui vuole per i suol tini e .per i suoi calcoli precipitare le nozze ed ha io 6iie (buone ragioni. Teine si scoprano presto ie suo malefatte. E* SI denaro di casa Bini ohe lo abbaglia. C'è in vista un decreto relativo al matrimonio degli ufficiali. Vero il decreto, ava falsa la Interpretazione che ne dà il Biselli presso i f-utairi suoceri. In una lettera 19 aprile '2-1, riconoscerà poi tutte le sue disonestà e coniesserà di aver costretto, durante il fidanzamento, persino la propria vecchia madre a scrivere una lettera ai futuri suoceri, lettera die conteneva un cumula «li bugie. Si noti che contemporaneamente scriveva «Ila sua fidanzata: "Alda, che cosa ti ha scritto Ja miia ammira. ?» E la lettera die l'aveva dettata lui stesso ! 11 Biselli, al momento del matrimonio, non aveva uri soldo. Contrasse il matrimonio per 10 spasimo del denaro. Tutti sapevano che avrebbe sposato .una signorina ricca e lui ha negato fino in udienza di essersi occupato inai die fosse ricca, anzi di aver saputo che fosse ricca. La sposò, come disse, per amore senza preoccupazione dell'avvenire. E' il segreto di Pulcinella percliè dice» vano, anche al reggimento, che quella signorina era ricca. Biselli si trovava in cattive acque, ma nffenma di aver ricévuto da sua madre 25 mila lire. Alla mogi,le dice successivamente «li averne avute solo diecimila. Successivamente parto in viaggio di nozze asserendo di possedere quattromila lire. E il fatto è che, dopo pochi giorni, (ritornava dal viaggio di nozze non avendo in tasca di che pagare la vettura dalla stazione al domicilio. 11 Biselli aveva sbaglialo tutti i suoi calcoli. Il suocero da uomo tirchio non aveva dato per quel viaggio che 500 lire e, durante il viaggio, arrivarono Je prime liste dei fornitori elle la suocera, insospettita, opri. Una situazione riisp.rata L'oratore della legge, con parola profondamente incisiva, descrive tutte lo fasi del disgraziato anatrimonio e la situazione del Biselli. Poiché gli piace vivere bene, deve ricorrere alla cessione del quinto dello stipendio ; poi vengono i primi affannosi ripieghi e cosi si profila l'affare dei cavalli ed allora ù un altro seguito di menzogne coi suoceri e persino col suo colonnello. L'affare dei cavalli era un espediente volgare per fare denaro ed alle proteste dello suocero restituisce le cinquemila lire avute in anticipo. Ma Je restituisce facendo un altro buco perchè se Je fa dare da un amico di famiglia, dicendo una grossa terribile bugia: che ha prelevato tale somma dalla cassa del reggimento ed urge riparare. L'amico, infatti, si dice terrorizzato e sborsa Ja somma richiesta per lo spavento dello possibili conseguenze. Ma l'amico scopre poi il trucco e ricorre allo suocero che gli risponde: « Sci vittima sua anche tu. Se non pagherà lui, pagherò io! ». E pagò infatti i! Bini. 11 procuratore generale non ritiene che i! Biselli abbia perduto al giuoco Je somme dell'outitfi denunziata. Nei suoi interrogatori di istruttoria .l'imputato non è mal siato preciso. E nessuno, del resto, Jia amai creduto a Firenze li queste perdite cosi vistose del Biselli. Se In poche sere al Casino Borghesi avesse perduto 18 .mila lire, il fatto sarebbe slato rilevato trattandosi di un ufficiale c Ja voce sarebbe corsa subito per Firenze. La verità è die il Biselli era assillalo continuamente dalla necessità di fare denaro. Con minuziosa analisi, il Procuratore Generale descrive il burrascoso periodo della vita del capitano, che definisce ancora bugiardo e simulatore, anche quando manife- sui alla moglie il proposito di uccidersi fra due ore se non riiuedierà alla sua situazione finanziaria. Da notarsi che mentre minacciava il suicidio, suo fratello da Modena gli aveva già inviato novemila lire da qualche giorno. Con un falso contratto di vendita e colla firma falsa del colonnello Parodi riesce a spillare allo suocero i quattrini per il cavallo o la «cliarrettc» e, per giustificarsi, annasila nuove bugie, perche la scrittura risulta 'falsa di sana pianta. Tutto questo disordine morale e materiale di quest'uomo forma la causale del delitto. Tutto ciò ci porta ad affermare che nella vita civile il Biselli è quanto di peggio si possa credere. E' un uomo non soltanto amorale, ma profondamente immorale, (impressione e mormorii). Quello clic il Biselli ha commesso lo ha fatto spontaneamente per poter vivere come voleva vivere, e per vivere alle spalle dee.li altri, per aver denaro, ingannando tutti. La condizione psicologica da lui creala doveva sboccare nel delitto. Se invece del Biselli ci fossimo trovati di fronte un altro uomo, ci saremmo posti la domanda: perchè fu indotto ad un delitto simile? Ma con un Biselli ciò non occorre dimostrarvi. Non è necessario uno sforzo psicologico per immaginare lo scopo delittuoso che animò questo uomo. Fu perchè Biselli pensò di uscire dalle strettoie in cui versava che egli ha coni, piuto il delitto.. E' vero che i suoi colleglli ili reggimento — prosegue il Procuratore Generale — hanno detto molto bene di lui; ina la vita militare del Biselli non aveva posizioni da sfruttare. La sua vita militare correva senza incagli, e quegli ufficiali, deponendo in sua difesa, erano nella più completa buona lede. Nessuna meraviglia se non lo hanno rilcnnio capace di un delitto cosi tremendo, attraverso là tranquilla comunanza della vila militale Riassumendo la prima parie della sua re. qutsitorio, l'oratore della legge ammette che come militare il capitano Biselli abbia com¬ piuto il proprio dover*, non più però del proprio dovere. On. Safròcchis — Protesto, e vorrei che ci parlasse del veneficio... Ma il procuratore Generale tira dritto eiffermuudo elio il tenente colonnello Gennarolli fu l'unico ufficiale del reggimento che si distaccò dagli altri perchè era a cognizione della vita e delle malefatte del Biselli, punto per punto, Si ricordoià, osserva l'ornatore, elio il contegno riservato o neutrale, del tenente colonnello divenne Incompatibile in quel reggimento. Dovette chiedere l'aspettativa ed andare oltre. Quando il tenente colonnello conobbe che il Biselli giuooava, fu lui ad imporgli il divieto assoluto di non giuncare più: quel divieto che non gli aveva imposto mai il colonnello comandante il reggimento che sapeva che giuncava. Nonostante il bagaglio di informazioni apologetiche dal minio di vista militare, il Biselli rimane quello che è: un mentitore provato o confesso. Egli stesso, infatti, in una lettera diretta alla moglie, confessò di avere compiuto azioni disoneste e malvagie. Nn slamo1 ancora' ài veneflcld, esclama l'aw. Liberatore, ma tutto ciò tratteggia la figura defl protagonista. Riportiamoci al 13 agosto. Lo signora Bóselili devono xecarsi» per disposiziono del BiseEI, a fare una visita olla moglie di un ufficialo, visto che il marito e genero già da qualche giorno insisteva nel dichiararla necessaria ed improrogabile e di prammatica tra ufficiali ed ufficiali. Inoltro 1 duo coniugi devono recarsi nella sema 6tcssa a pranzo fuori. Ricordate che, per indurre la Alda a recarsi al ristorante, aveva deciso di andare a teatro. La signora non voleva andarci perchè proprio in quella sera si dava una produzione già vista. Ciò non valse a smuovere il marito che aveva tutto l'Interesse a trattenersi, quella sera, lontano da casa. La signora e la suocera, infatti, fanno la visita ed il capitano Bisdli anticipa il suo ritorno a casa o imbandisco lui, contrariamente all'abitudine e da nessuno richiesto la tavola. Nelle duo lazze, già pronte, mette il caffè X questo punto, fiata l'ora tarda, ìl J>re4» dente rinvia l'udienza a domattina, La prima parto della severa, circostanziata; analitica requisitoria dell'oratore della legg^ ohe ha faimadb- valentissimamagistrato, è sta* ta seguita attentamente da un pubblico numeroso, straboccante, tra il quale erano puro magistrati © avvocati dell foro bolognese. Morbo-. 6a è sempre la curiosità dell'elemento femminile elio al laoeranite ritratto del'imputato fatto dall'oratore della legge non ha potuto contenersi e nascondere un senso di disapprovazione attraverso un largo mormorio,Como si manifesti la simpatia della folla femminile verso l'imputato, che nel corso del dibattimento non ha mai avuto uno sprazzo di luce che lo potesse distinguere, non ha dato un segno speciale nè di passione nò di intelligenza, nò di ardono, nè di dolore, che non ha saputo per un momento neppure avvicinarsi alla grande folla, è un mistero! D'altronde, mistero dell'anima femminile]