La Russia che torna

La Russia che torna La Russia che torna La Russia che torna in Europa, nel i civili, è. profonda- Consorzio delle Nazion mente diversa, nella esterna struttura sociale* da quella con la quale i Governi di avanti la guerra, solevano intrattener relazioni. Anzi e d'uopo riconoscere che lo sviluppo della rivoluzione, Ai\\ marzo all'ottobre del 1917 e più avanti, fu. caratterizzato da un obbiettivo immutato e immutabile: quello di abbattere gli ostacoli ohe si opponevano alla trasformaiìone interiore del Paese e quello di impedire alle antiche forze privilegiato di riprendere il sopravvento e di annullare i risultati' del faticoso travaglio anteriore. Senza intendere questo è impossibile capire e spiegare la rivoluziona russa: come non poterono capirla e spiegarne, il ritmo accelerato e. gli svolgimenti consecutivi e le intime forze di resistenza, quei governanti e quegli scrittori che, negli anni immediatamente successivi alla conclusione della guerra, iniziarono e propugnarono le s-ie-v dizioni punitive in grande stile contro la Russia soviettista. Quella che parve l'estrema debolezza e la femminea perplessità, 'di Kcrenski, non fu debolezza, ne perplessità, nò esitazione: fu la resultante.di uno stato di cose che aveva dapprima fatto prorompere la rivoluzione di marzo, 0 contro il quale Kerenski e i suoi colleglli e i suoi amici tentarono lungamente ed invano di indirizzare lo forze della Russia non p'iù zarista. Chiunque voglia guardare allo svolgimento del primo moto insurrezionale della cittadinanza, popolare e militare di Pietrogrado, avverte senz'altro uno stridente contrasto tra la '■mentalità degli autori della rivoluzione e quella degli uomini che, all'indomani della rinuncia al Trono di Nicola li, per se e per suo figlio, intrapresero a governare la Russia. Costoro erano tutti fautori di una più grande Russia imperiale, gelosi difensori dei privilegi assicurati dai recenti accordi intemazionali all'avvenire prossimo dell'Impero Slavo, decisi perciò a continuare la guerra, anzi ad intensificare le operazioni belliche, onde convincere i grandi Alleati di Occidente che il nuovo Governo rifuggiva da quelle manovre pacifiste di cui era accusato, o sospettato, il precedente Governo dei Trepoff. degli Sturmer, dei Proto, popoff: sospetti ed accusi che avevano forse indotto qualcuno dei più inttfapren. denti diplomatici stranieri accreditati nella Capitale russa ad appoggiare, se non precisamente l'insurrezione armata, almeno l'opposizione costituzionale, intenta od accusare il Governo di Nicola, di inettitudine, di filìa germanica, di scarso fervore patriottico e, finanche, di subdole iniziative disfattiste. I promotori della rivoluzione, al contrario, erano gli operai scioperanti di Pietrogrado, erano i denutriti, 1 cospiratori, i ribelli, che avevano trovato nella solidarietà della guarnigione pietrogradeso l'alleato, forss inatteso, con la forza del qualo il successo della sommossa fu rapidamente assicurato. Ma gli operai, vincitori del fradicio Governo imperiale, conservavano tuttavia fresco il ricordo del primo Sorief, convocato, nella stessa Capitale, dodici anni > prima, poi catturato e disperso dal-Governo di allora. E i soldati, solidali con il proletariato urbano nelle giornate insurrezionali, erano pressoché tutti contadini, anelanti alla presa di possesso della terra, di cui l'avida aspirazione era rimasta mai sempre insoddisfatta, malgrado l'abolizione giuridica della serviti! della gleba e le recenti leggi del Ministro Stotypine. E gli uni e gli altri erano naturalmente stanchi della, lunga guerra, sia perchè tutti i pesi del combattere erano da essi sopportati, sia perdio essi volevano, senza indugio e senza proroghe, impadronirsi, gli uni della terra, gli altri delle fabbriche, ed intuivano che la guerra ritardava inevitabilmente la realizzazione di questa primissima fi a le loro aspirazioni, e che, anzi, un eventuale esito favorevole della guerra avrebbe ridato forza, prestigio ed audacia alle classi proprietarie, che gli insorti si ripromettevano invece di espropriare e di bandire. Contro questa diffusa, aspirazione degli Operai, dei contadini, dei soldati, risultò impotente l'azione del Governo Provvisorio di Pietrogrado : il quale, mentre lasciava insoddisfatti gli autori dalla rivoluzione, che vedevano anteposte le ragioni della guerra a quelle della libertà e della presa di possesso delle officine e delle terre, non riusciva a tranquillizzare nemmeno i no stalgici dell'antico regime, nè i detentori della ricchezza, e dell'autorità tradizionale, i commercianti, gli industriali, i latifondisti, i burocratici e i militari, insofferenti tutti del nuovo caotico stato di cose e delle minaccie connesse all'impotenza governativa e al crescere del malcontento popolare. In Russia, la. situazione era ormai tale, che, o gli estremisti rossi prendevano il sopravvento, o i reazionari avrebbero presto riconquistato il predominio e soffocato in un mare di sangue i conati della rivoluzione. Prevalsero i bolscevichi o la reazione fu vinta prima, che avesse potuto provarsi in un tentativo serio: ma sarebbe ormai necessario rhe tutti si rendessero, conto che la rivo!anione del 7 novembre 1917, non intervenne a snatqrare la precedente sc-mm-issa del marzo, che costrinse il Governo imperiale all'abdicazione c alla fuga, ma ne fu l'immancabile sbocco. La rivoluzione, capeggiata da Lenin .e da Trotzki, affermatasi al triplice grido di: pace immediata, terra ai contadini, controllo operaio nelle fabbriche, — assunso il carattere di una impresa comunista, perdio i Duci del nuovo Governo furono comunisti e le leggi introdotte nella città mirarono ad assicurare al proletariato urbano il possesso comune dei mezzi di produzione e di scambio. Ma, in realtà, la tumultuaria conquista e l'arbitraria spartizione delle tetre — eseguita dalla popolazione contadinesca a favore degli stessi lavoratori agricoli, fino allora oppressi e rpogllatl dal Governo e da! proprietari terrieri — fu l'atto di nascita di una nuova borghesia conservatrice ed anti-comunista, che impose, più lardi, al Governo di Lenin, di rinunciare, sia all'affermata nazionalizzazione delle terre, sia al prelievo dei prodotti agricoli a favore della popolazione urbana affamata, sia alle restrizioni antecedentemente imposte al commercio interno, donerebbero origine l'impoverimento ulteriore del Paese e l'impossibilità, per la campagna, di rifornirsi legolarmente di utensili, di tessuti, di ogni altro oggetto invano richiesto dalle popolazioni rurali all'esausto mercato nazionale. Questo processo della rivoluzione russa, par cui gli agitatori comunisti, i soli che abbiano osato di agire con risolutezza e ron audacia, furono in verità j fondatori di una nuova società, provalentemente irorguese, — è compiutamente sviscerato dal prof. Rodolfo Mondolfo nella recentissima nuova edizione dei suoi studi, raccolta sotto il titolo: Sulle orme di Marx, (Bologna, 1923), in un'acuta, accurata, perfetta indagine del significato e degli insegnamenti della rivoluzione medesima. Fu la resistenza della popolazione agricola che impose al Governo di Mosca ili modificare le precedenti leggi coattive, in baso alle quali alla campagna piccoìuborghese era fatto obbligo di rifornire la ritta comunista: la resistenza sistematica della popolazione rurale, che bpponevasi alle requisizioni armati effettuate dalle guardje rosso o rlduceva pfogres'Sivamente l'area coltivata; costituì 11*massimo pe ricolo per la giubiliti!, del Governo soviet tistii. Gli operai dulie città erano ormai oper costretti dalla fame a tornare nelle campagne: ed al Governo, a lungo andare, sarebbero mancati i difensori fidati: e l'cconomia nazionale sareboe caduta in pieno sfacelo: e dal seno medesimo della società russa si sarebbero alfine sprigionate nuove energie riparatrici o nuovi propositi vitali, destinati a sbalzare dal potere gli incapaci e gli inetti. Laddovo la pronta ritirata strategica eseguita da Lenin, nel 1920, assicurando ai nuòvi proprietari terrieri l'acquisto recento della gleba e ridando libertà al commercio interno, ristabili la forza, l'autorità e la capacità di resistenza del Governo bolscevico. La. Russia è destinato, a sempre più diventare in Europa un elemento di primo ordine, sia per ciò che si attiene alle rela.zioni puramente politiche tra le Nazioni, sia per ciò che riflette la riprcsti e lo sviluppo dei rapporti commerciali, il progresso dei quali ù strettamente connesso allo nuove fortune del Continente, ancora urbato e impoverito dalla lunga prova guerresca. 11 ritorno della Russia costituisce uno ilei più notevoli contributi a un possibile ristabilimento di condizioni normali in Europa, e al ricostituirsi di quel'equilibrio politico tra le Nazioni, là cui mancanza, negli anni tra. il 1919 e il 1923, fu uno dei principali motivi del perdurare del turbamento internazionale e delle frequenti minaccie di guerra. Sebbene l'epicentro del disordino europeo risieda ancora oggidì, sulle due rive del Reno. CESARE SPELLANZON.

Persone citate: Lenin, Marx, Proto, Rodolfo Mondolfo, Sturmer, Trotzki