Parigi in polemica con Stresemann

Parigi in polemica con Stresemann Parigi in polemica con Stresemann Ipoteche sul responsi dei periti (Servizio spedalo cipi:.-« • Stampa ») Parigi, 2t». notte. Il prolungarsi dei conciliaboli dell'Asteria, dietro il velo :|i un mistero, che dura ormai <l;i troppo tempo, per offrire ancora qualche cosa ili misterioso doveva finire, prima o poi ili ispirare ad alcuni interessati la determinazione di intavolare il discorso al disopra delle teste» dei periti Moratoria e prestito Con le cose dette ieri al Réichstag, Stresemann ci fa guadagli ire varie settimane. 11 desiderio di non buttare via tempo inn(ilmontc. è così generale che nella stessa Parisi lo parole del ministro del Reich hanno trovato una vasla eco. SI rettanionie parlando potremmo dire che la discussione Mille decisioni dei periti è già aperta. Fin d'ora, per lo meno, si vedono distintamente i maggiori punti di attrito, nascosti nel progetto di soluzione del prolkma europeo. A prescindere dal fatto che il tono di Stresemann apparo notevolmente più mite che nel discorso precedente, cosa che la stampa ufficiosa spiega colla discussione svoltasi olla Camera del Comuni sulla frase infelice di Henderson, 6 evidente che i lavori dei Comitati della Commissione delle riparazioni non suscitano a Berlino impressione troppo concordante con quella suscitata a Parigi. Secondo Stresemann, i periti avrebbero riconósciuto l'inanità del sospetto che i.i Germania abbia provocato volontariamente il proprio fallimento. Secondo le voci di fonte parigina, al contrario i periti avrebbero constatato che quella della f-etmani a fu una bancarotta fraudolenta. Questa differenza di valutazione importa un dualismo di impostazione del futuro verdetto interalleato, die non sarebbe esagerato qualificare di decisivo, trattandosi nò più nò meno che di scegliere fra una soluzione del problema delle riparazioni fondata sulla buona fede del debitore, ed un'altra fondata sulla malafede: fra la tesi tradizionale brittannica e la tesi tradizionale francese. Ma quello che viene dopo e ancora più grave. Stresemann parla come di cosa già intesa della moratoria e del prestito internazionale che durant; la moratoria dovrà servire in parte a pagare la. Francia od in parte a rinsanguare il Tesoro tedesco. Ora, su ernesto punto, sappiamo già che lo opinioni in seno al Comitato Dawes e sopranitto in seno alla Commissione delle riparazioni, sono molto controverse. La Francia., in linea di màssima, accetterebbe una moratoria che avesse, come corrispettivo, un prestiro parzialmente dedicato a restaurare, almeno provvisoriamente, le sue finanze. Ma il diffìcile sia nel trovare chi sottoscriverà questo prestito. L'Inghilterra ha. fatto capire che non vedrebbe difficoltà ad accollarsene una buona parte, ma a patto che la Francia impieghi la somma cosi ricevuta a sdebitarsi verso di essa dei prestiti con tratti anteriormente. La condizione posta spegne naturalmente l'entusiasmo della Francia. Ora non sottoscrivendo l'Inghilterra, dovrebbe forse il prestito venire coperto dalla Francia medesima? Sarebbe come prestare a ss stessa. Ma. non sottoscrivendo nò l'Inghilterra, nò la Francia, il prestito rimarrebbe privo di garanzie e non attirerebbe nè i famosi capitali evasi dei tedeschi, nè i sottoscrittori americani. La moratoria dipende dal prestito, ma il prestito dipendo dal problema dei debiti interalleati. Ergo: la moratoria dipende dal problema dei debiti interalleati. Assodare questo sillogismo non è lo slesso che concludere che lo scioglimento della questione delle riparazioni esorbita dai limiti del lavoro dei periti. Ma c'è dell'altro. Lo sgombro della Renania Stresemann chiede ia liberazione economica della Ruhr e forse della Kenania ; in puri tempo conferma che ò impossibile per il i;o.cn di continuare a pagare le spese dcii'uccupazione militare. Questa seconda clausola, se ammessa dai periti, non equivarrebbe essa per la Francia ad un invito di sgombrare ia Ruhr, anche militarmente? Un giornale d'ordinario abbastanza obbiettivo e conciliante, per quanto r.guarda il problema franco-tedesco, il « inumai des Débats » interpreta il pensiero di Stresemann in questo senso, scrivendo oggi : «11 programma di Stresemann non è rassicurarne, se non apparentemente. Esso pare ridursi a questo : moratoria, liberazione militare ed economica della Itulir, se non di tutti i territori occupati, riduzione dei debili ad un totale ragionevole. 11 prestito internazionale sarebbe garantito da parecchi dei pegni destinati dal trattato di Versailles ai creditori del Reich, Una parte di questo prestito dovrebbe essere versata al Tesoro tedesco per il risanamento della situazione monetaria e per i bisogni de'l'industria e dell'agricoltura. Ma in fatto di evacuazione, lungi dal ritenere possili.ie quella militare, Parigi giudica discutibile anche quella economica. Non possiamo accettare — prosegue Gauvain, — nè una moratoria completa, che ci lascierebbe in un imbroglio finanziario indistricabile e permetterebbe alla Germania di rinforzare ancoro un macchinario industriale già formidabile, nè rinunziare ai pegni non proporzionati ai pagamenti ricevuti, nò il trasferimento dei pesuii del trattato ai sottoscrittóri di un prestito, di cut no; riceveremmo una debole parte ; nè il versamento al Tesoro del Reich di somme di cui i suoi aedi.ori non controllerebbero rigorosams-nte l'impiego, nè l'assistenza all'industria ed all agricoltura tedesca col prodotto del prestito. 1 privati tedeschi possiedono all'estero divise che rappresentano capitai: enormi, più che suilicienti per fare marciare l'induslria e 1 agricoKura nazionali, S.innes, Tliyssen e consorti pretendono che-hanno appena di che sovvenire provvisoriamente all'acquisto delie materie prime indispensabili. Tuttavia essi hanno acquistato nei due emisferi proprietà, imprese e partecipuzioni, il cui totale ascende a cifre favolose. Se le disponibilità, mancano, ciò è unicamente perchè hanno collo cato i loro caphaii in modo da sottrarli contemporaneamente alle imposte nazionali ed al seque-tro dei credi ori do! Reich. Se si desse loro ora dei fondi sottratti dal prestito in ernazionale, si ricompenserebbe la frode più scandalosa dei tempi moderni. E' giusto, equo e necessario che la Germania versi, quale che sia lo stato delle sue finanze, una parte dei suoi proventi ai suoi creditori e che, s<- questi proventi non provengono dal bilancio generale, essi siano incassati sul posto dagli agenti degli Stati creditori. Una moratoria completa, combinata cori un piccolo prest;to internazionale che trasferisca i ppgni di Versailles a dei sottoscrittori di ogni paee, cosi tu:rebbe la soluzióne p:i'i 'minorale, più iniqua e peric 1 sa d'I mondo intero che si pos-a imnia.'i.ue ». * Dove si parla di ricatto Non meno categorico è Pertinax, il quale, vi ho già detto; do parecchi giorni condili.; suÌP« Echo de Paris » una campagna violentissima contro, l'-evacuazione economica della Ruhr. Egli scrive i « E' ovvio dire che l'occupazione mili-tare non potrebbe essere messa, in questione. Il presidente della repubblica ha saggiamente ricordato l'altro giorno il principio i!ella nostra politica: niente sgombro senza pagamenti simultanei. In quanto all'occupazione economica, essa non potrebbe scomparire interamente senza, privare l'occupazione militare della sua sostanza e della sua efficacia. Per esempio, se la regia franco-belga delle ferrovie dovesse cedere il posto ad una Società internazionale delle reti tedesche, noi dovremmo conservare sulle ferrovie, in [iaese occupato, una certa garanzia che ci rispondesse per le nostre linee ili comunicazioni militari. Uguale risultato potrebbe essere ottenuto se una parte del personale francese delle ferrovie oggi al lavoro fo?se incluso nella nuova, amministrazione tedesca e so certe linee fossero specialmente destinate ai bisogni dell'esercito. In quanto alla Micum ò possibile che il suo funzionamento cambi di carattere. A rigore di termini essa potrebbe essere incaricata di sorvegliare ed incassare i proventi destinati allo rina lozioni. In altre parole, nei territori noi quali ci siamo stabiliti, essa potrebbe assolve a gli stessi doveri degli organismi tedeschi o internazionali che nel resto della Germania avrebbero per compito di riscuotere i versamenti dovuti -agli allenti. Ma prima che qualche cosa di ciò che esiste venga alterato, sarà giuocoforza ai tedesebi di provare che essi sono davvero risoluti n piegarsi alle raccomandazioni degli esperti ». Lo stesso Temps, che da qualche tempo si era accostato alla moderazione del Journal des Débats, stigmatizza acerbamente la sostanza del discorso Stresemann, scrivendo: « Nessun accomodamento può essere elaboralo per il pagamento di un debito e per la restituzione simultanea di un pegno se il debitore minaccia ii suo creditore di scatenare, a giorno fisso, colà dove il pegno è più prezioso, la rovina, la fame ed il caos. Non è su questo tono che si deve esprimere un Governo costretto a pagare e desideroso per sovrappiù di contrarre prestiti al di fuori. Bisogna dunque che si trovi nel corso del mese di marzo l'occasione di conoscere, definitivamente le Intenzioni del Governo del Reich. Se questo sembrerà sottrarsi alle combinazioni di riscossione, di controllo e di garanzia che gli esperti suggeriranno o se tenta di tirare le cose per ie lunghe, si avrò, il diritto di djre che fa pesare sui suoi creditori l'intollerabile minaccia alla quale Stresemann ha fatto allusione. Si avrà il diritto di dire che la Germania conta, a partire dal 15 aprile, su di un sollevamento nazionalista o su di una rivoluzione nella lluhr. In questo caso delle precauzioni dovrebbero essere preso subito per tagliare corto al ricatto ». Da questi giudizi, da questi a.vvertimenti il profilo della disputa franco-anglo-tedesca, come verrà impostala dalle decisioni oei periti, risulta già nei suoi punti capigli visibile chiaramente. Non occorrono molle parole perchè se ne intenda tutta la serietà. C. P.

Persone citate: Dawes, Henderson, Parisi, Stresemann Ipoteche