Il gioco del marito e il lusso della moglie

Il gioco del marito e il lusso della moglie Il processo dei veleni a Bologna Il gioco del marito e il lusso della moglie Retroscena galanti ed esperienze di laboratorio - Sfilata di testi e lettura di perizie (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 25 sera. Due giorni di sospensione hanno acuito la curiosità e l'interessamento per questo iprooesso di veleni. Al l'udienza assiste presso il banco della stampa anche un ufficiale invialo dalla divisione di Firenze. Egli prende appunti che -serviranno probabil mente a quel Comando. Le signore Bini, a disposizione dei presidente e delle parti, per non restare sotto il fuoco di centinaia e centinaia di sguardi rimangono tutto il giorno ritirate nella saletita dei testimoni. Sulle perdite al giuoco L'udienza mattutina s'inizia colla deposizione del' capitano Gianotti, del 19 artiglieria. Ebbe col Biselli rapporti di amicizia che si intensificarono specialmente durante i tiri di Viareggio, ed a questo proposito smentisce ohe colà si facesse vita di lusso e soverchiamente brillante. Tutto il lusso si rid'u'Ceva ad un modesto the, che nel pomeriggio riuniva gli ufficiali e le loro signore. Dopo questa premessa il capitano Gianotti narra che nella sera del 13 agosto, cioè la sera in cui sarebbe stato consumato il venefìcio, si trovava a pranzo col Diselli e la sua signora in un ristorante di piazza Cavour. Poco prima di mezzogiorno di quella giornata, il capitano Biselli si era recato a trovarlo in ufficio, proponendogli di andare insieme la sera stessa a pranzo, facendogli presente che avrebbe condotto seco anche sua moglie. L'invilo non aveva nulla di straordinario, perchè altre volte si erano trovati a pranzo colie rispettive signore, e perciò il capitano Gianotti accettò. La sera, infatti, si trovarono al ristorante e, dopo pranzo, mudarono insieme a teatro. Presidente: — E' vero che 11 Biselli mangiò pochissimo ? Teste: — Ricordo che ordinò pasta asciutta e pollo, lo non feci veramente caso se il Biselli mangiasse poco, ma sentii la signora rilevare che da due o tre giorni suo mariio era senza appetito. Sentii pure il Biselli rispondere che tale sua inappetenza doveva attribuirsi ad indigestione. Ajvt. Paoli: — Il teste, che fu a Viareggio col Biselli. sa dire se fosse solito a spendere molto per se o per la moglie? Teste: — Per la moglie! — A questo proipcisito il teste ricorda un particolare che fu notato anche da altre pensione. Egli notò che la moslie del capitano BiseUi aveva un ricco assortimento di scarne, mentre il marito non ne aveva che due paia soltanto e in non buono coudizioni. Pres.: — Sa che il Biselli giuocasse? Teste: — Seppi di una forte perdita da lui subita al giuoco, intesi dire che era siato il suo tenente colonnello Gennarellì che lo aveva quasi incoraggiato al tappeto verde, affidandogli somme da. giocare talvolta di 50 e qualche volta di cento lire. 11 BiseUi ne era in principio rimasto seccato, e spesso restituiva le somme raddoppiate, anche se aveva perduto. Presidente: — E nel circolo del reggimento si eiocava? . ,. „. Te<=le: _ Nelle giornate in cui gli ullicialt erano di picchetto si facevano partite di poelter colla posta di una o due lire. Ad ogni modo tràesfo fatto non avvenne che tre 0. quattro volte. Presidente: — Il Biselli era benvoluto dal soldati? Tesle: — Moltissimo, e mi ricordo che dopo l'arresto alcuni gli invilirono una lettera affettuosissima, nella quale gli esprimevano gli auguri. Presidente: — Sa che la signora Biselli dopo la partenti del marito si sia recata dal colonnello pei' chiedere notizie sue? Tesle: — Il giorno dopo la partenza del nisclli la moclic-, insieme alla suocera, si recarono in caserma a cercarlo. Presidente (commenta). — Non è dunque vero che la moglie si disinteressasse del marito. Lei mandò un telegramma al capitano Biselli? Tesle: — Sì, gli telegrafai, perchè la sua assenza aveva destato chiacchiere e commenti. Il telegramma lo spedii a Modena presso la sua famiglia, consigliandolo a ritornare, o. magari a farsi intervistare da qualche giornalista. Capitano Pavprio Pentalia. E' un ex-collega di reggimento dell'imputato; riferisce anche Ini circa le famose perdite di giuoco subite dal Biselli, e dice constargli che dopo tali perdite non giocò più. Aggiunge clic i soldati lo ammiravano' e pure tra gli ufficiali era ben voluto. Un confronto colla suocera E' chiamata quella Rachele Sadun, infermiera, che assistette nelle sue ore estreme il jiovero Bini. Come è noto, nell'udienza di venerdì, questa teste fece una deposizione dalla quale si potò arguire che la vedova Bini sapesse già della morte del marito. La Bini ha sempre invece sostenuto d'averla appresa a mezzogiorno, al ritorno dalla banca col pacco dei Titoli al portatore. La Rachele si sarebbe recala dalla signora dicendole che il marito era in fin ni vita e recandole parole di conforto, al che la signora Celina Bini avrebbe risposto: «Non ho visto morire mio tiglio, uè mia madre; neri ho potuto dare un bicchiere d'acqua a mio marito! ». Celina Bini: — Io non escludo e neippure ammetto di aver ricordato mia madre e mio -figlio in quel momento, lo però nego quanto ha affermalo la teste, cioè il particolare del bicchiere d'acqua. AVV. Paoli (interrompendo) : — E come ha saputo di questa deposizione? Teste (pronta): — Leggendola sui giornal i! Pres. (commenta): — Ma 6 naturale che leggano i giornali ! .... I.a Bini prosegue: — Io dissi centinaia di volte questa frase: non ho visto morire mio padre, nè mio figlio. Non ho detto, ripeto, di non aver potuto dare un bicchiere di acqua a mio marito. La infermiera Rachele ricorda che la signora effettivamente pronunziò quella frase. Bini: — Io non sapevo che mio marito fosse morto. ... , La tes'e riconferma di aver avvertito la Eignora che il marito era in fin di vita. Bini: — Io ero in condizioni, brutte. Non sapevo quello che succedesse intorno a me. Ero in uno stalo da far pietà. Aw. Paoli: — Lo stato pietoso sarà venuto dopo... . . Bini: — No, perchè stavo già male. A- vevo rigettato, avevo sofferto atroci crampi di stomaco. 1.1 confronto non approda a niente e quindi i due testi sono licenziati. Capitano Davide Franciolini, altro ufficiale del 10 artiglieria. Appena conobbe il Biselli gli portò molta stima. Era ufficialo distinto e ben voluto da tutti. Seppe più tardi che tfiuocava. Ignora ohe ahbia giuooato al Circolo degli ufficiali. Lo vide all'indomani dell'avvelenamento del suocero, mentre si recava dal capitano medico, e allora lo informò clie 6U0 suocero era stato avvelenato appunto dal surrogato di caffè, di cui aveva in mano un pacchetto da fare esaminare. Era in piedi, in cerca del medico, dalle cinque del mattino. Pres. (all'imputato): — Perchè. Biselli. ha detto questa inesattezza? Sappiamo tutti che ella non era fuori dalile cinque del matino. Imputato: — Ho esagerato per dire che da un pezzo eerwa.vo il capitano medico, e non era ancora giunto. La laurea vera per fabbricare la falsa L'ing. Lorenzo Ga.mhlgJiant dà buone informazioni del Biselli e della di lui famiglia che conosce da. mollo tempo, Sapeva che era iscritto ailll'Università in ingegneria, e gli prestò anzi parecchie, volte dispense e libri. Un giorno jl Biselli mi chiese in prestito la mia laurea, credetti losse una semplice curiosità e gli prestai il diploma per due giorni, senza nulla sospettare. Come è noto, il Biselli si servì di quetso diploma autentico per fare eseguire una riproduzione fotografica, ohe servi poi per ingannare il suocero Bini. 11 teste narra che in seguito vinie il Biselli altre volte, anche insieme alla sua signora, che gli pareva.molto elegante. Seppe che si era fatto sòcio del Circolo Borghesi, per Accontentare sua invoglie, e che si era messo pure a giuocare, vincendo in principio, e pdi perdendo somme notevoli. 11 teste prosegue: — tn giorno gli chiesi: ma tu sei ingegnere?! — e credevo che lo fosse penchè aveva, fatto gii studi universitari e poi pereh.j mi ricordavo di aver visto il titolo di ingegnere sulla partecipazione di nozze. Allora il Biselli mi confessò: ma che laurea! E' stato per potermi sposare, perchè mio suocero pretendeva clic mi laureassi! Pres.: — Il suo diploma di laurea quanti giorni rimase in mano del Biselli? Teste: — Due giorni. Pres. : — Non le parve strano che il Biselli glie lo richiedesse in prestito? Tesle: — Credevo che volesse mostrarlo alla sua fidanzala. Pres. ; — Ma il fatto di portarlo da Modena a Firenze e di farglielo restituire dopo due giorni da suo fratello non era singolare? .Se a me chiedessero il mio diploma di laurea per portarlo lontano... Tesle (interrompe; : — Io non sospettai nulla. Proc. gen. : — Però un giorno lei ha abbordato il Biselli e gli ha chiesto se era ingegnere. Tesle: — Non ricordo perchè io abbia avuto questa idea. Stoppalo ironico): — Il Biselli è forse mandato a giudizio per falso? Proc. gen. : — Non ocflorre... Il leste continua nei suoi elogi del Biselli e aggiunge che questi era innamoratissimo della propria moglie e che esclusivamente per farle piacere si era faùo socio del Circolo Borghesi. Difesa: — Poiché era a conoscenza delle vicende del Biselli, ha mai saputo nulla a caTicn della suocera Bini? Tesle: — Si, un giorno mi disse che aveva scoperto una relazione di lei col nipote Gino Bini e che aveva, anzi, trovato una lettera coniprornottcnle diretta dal nipote alla suocera, lettera che poi andò smarrita. Il Proc. gen.. nota che il Biselli ha sempre affermato di non aver saputo oirca questa supposta relazione nulla direttamente, ma sonatilo per le confidenze della moglie. Pasquale Di Sabato, maresciallo del 10 artiglieria, depone che il capitano era ben voluto da tinti i suoi soldati, tantoché questa, allorquando seppero che era stato arrestato, non volevano più far nulla e si dimostrarono svogliati. Ricorda pure che il capitano, avendo una volta dovuto denunziare un soldato per. furto, piangeva. Vicina e amica di casa Sofia Domenichelli abitava di fronte al villino Bini ed era in relazione colla famiglia. Racocnia che rimase sorpresa perdio non avevano lasciato decorrere l'anno di lutto per la morte del figlio, quando la signorina si sposò. Più tardi ebbe occasione di capire che il matrimonio non era stato felice. Vide anzi una volta la signora piangere dirottamente. Capi che in casa Bini c'erano dei malati, ma non venne informata che ptiù tardi da un uipeie del Bini che ie disse che lo zio era morto per congesti one cerebrale. Si recò allora a trovare la vedova pei1 portarle conforto, ima la. vide a letto in condizioni gravi. Era térroa, disfatta, cogli occhi sbarrati. La figlia Alda, che la vegliava, le disse die la mamma era stata < otta da avvelenamento e raccontò che suo marito aveva fato esaminare i residui del surrogato di caffé dal capitano medico del reggimento, il tinaie aveva dello trattarsi di cicuta, e che temeva per la mamma, porcili', secondo quanto aveva detto il medico, l'azione del veleno serbava degli alti e-bassi assai pericolosi. Come è noto, il capitano medico non parlò né di cicuta, nè di avvelenamento col capitano Biselli. La toste aggiunge che senti il capitano dire alla suocera: « Sai, i funerali sono fissati a domattina ». La suocera rimase molto sorpresa ed osservava: «Perchè cosi presto? », al che 11 Biselli ribatté: «Per molte ragioni! ». Presidente: — Lei fece osservare cito era opportuno far visitare la signora da un medico? Teste. — Sicuro. Ed insistetti molto perchè la signora era in condizioni molto brutte. 10 lasciai quella casa cnlla impressiono che 11 genero non iibbia agito colla dovuta premura, tanto più ricordando elle il dottor Mocall era stufo chiamato al capezzale del Bini solo la sera del 14. Imputato: — Il medico venne quel giorno quattro volte. 'Avv. Paoli (alzando la. voce) : — Lei la tanto carico al genero. Ma non c'era una figlia elio aveva un padre morto ed una madre moribonda? Presidente {all'avvocato) : — Che modo è questo di investire i testi? — E rivolto alla tesle dico: Non si preoccupi. Se dovesse deporrò in modo diverso avrebbe dalla difesa un sacco di elogi... Avv. Paoli: — Ma quali elogi abbiamo fatto agli ufficiali precedenti, tutti decorati? Presidente: — Li faranno... La teste aggiunge che, essendo ritornata In casa Bini, ha udito ti capitano che voleva far subito la sepoltura, e che l'impresario delle Pompe Funebri diceva che i regolamenti lo vietavano, salvo ad ottenere una speciale autorizzazione. Allora il Biselli rispose: — Provvedcrò! Presidente: — Ricorda con certezza questo particolare ? Teste: — Ne sono sicura. , Presidente: — Ricorda proprio che 11 Biselli 'voleva affrettare 1 funerali, e che per ciò occorreva una speciale autorizzazione? Teste: — Si! La teste in seguito narra, tfientre l'imputato mormora : « è una amica di mia suocera!», di aver trovato un giorno là moglie del capitano accasciata e piangente. Anche la signora era nddoleratissima. La signora Alda si buttò nelle mie braccia dicendo: «Quante brutte cose dovrei dirle! E' meglio morire! ». Presidente: — E che cosa le dissero poi? Teste: — Mi informarono di tutti i loro guai, nonché dei sospetti che il povero Bini fosse stato avvelenato. E infine mi dissero che il genero si era portato via i titoli o che adesso faceva loro paura lantochò avevano deciso di lasciare Firenze. , Capitano Luigi Izzo, anch'egli del 19.o artidieria, elfi informazioni del capitano Biselli, sia come, ufficiale sia come cittadino. Presidente: — In quanto a spese comò si comportava ? Teste: —Viveva con una certa signorilità, ma non eccessiva. Ritengo però che, in quanto a spese, fosse soggiogate dalla signora, che non misurava certo i quattrini. , Presidente (bonario) : — Allora la signora era diciassettenne. Il lesto rrosesue: — Vidi spesso il capitano Biselli al Circolo Borghesi. E un collega mi confidò che in due sere aveva perduto dalle quaranta alle quarantacinquemila lire, in parte avute da amici borghesi. Per aiutarlo in quella contingenza, io gli misi a disposizione 10 mila lire in un buono del Tesoro, che in quel momento avevo con me, consigliandolo di raccontare tutto al nostro colonnello, che lo avrebbe aiutato e consigliato bene. Seppi poi che il mio titolo era' andato a finire nelle mani del cav. Maccianti, uno dei frequentatori del Circolo Borghesi. In quella contingenza il Biselli avrebbe voluto vendere pure un paio di orecchini di sua mamma, ma io lo dissuasi, perchè quella vendita mi sembrava inopportuna, consigliandolo a rivolgersi al suocero. Il Biselli insistette perchè andassi io stesso coirle ambasciatore intermediario dal suocero; e infatti andai in casa Bini. Il suocero non si dimostrò propenso a sborsare quattrini. Presidente: — Però lei fu pagato? Teste: —- Dal Biselli e non so con quali mezzi... Il teste chiude la deposizione, dicendo che il Biselli era un ottimo ufficiale. La signora aveva paura delle bombe Capitano Luigi Battisti, anch'egli del 10.O artiglieria. 11 capitano Biselli gli fece qualche confidenza circa la tircheria degli suoceri, ma in genere aveva molta ammirazione per lo suocero che giudicava un uomo retto, tutto d'un pezzo, che si era fatto un patrimonio a frusto a frusto, lavorando per tutta l'esistenza. La prima volta che parlò colla Celina Bini senti questa lamentarsi del proprio marito. La signora diceva che il Bini si alzava alle quattro del mattino, gironzolava per tutta la casa son'za uno scopo e senza ragione ed era una vera disperazione per tulli. La seconda volta che parlò colla Celina ora in compagnia della figlia. Questa volta si lamentò aspramente del genero. Ambedue affermavano che il capitano rincasava a larda ora e temevano fosse ritornato a giuocare. Il leste aggiunge che a Viareggio constatò clic la moglie del Biselli fosse piuttosto capricciosa. Voleva andare sempre a ballare. In quell'epoca, dice il teste, mi pareva di carattere assai debole e suggestionabile. Art esempio, un mattino la trovammo pallidissima. Aveva, passato una notte agitata, insonne perchè aveva paura del tuono. In quella notte un temporale si era rovesciato su Viareggio. Inoltre, bastava che noi ufficiali le mostrassimo una delle nostre bombe a mano (gli ufficiali del 19.c orano ai tiri) perchè la signora lanciasse degli strilli... Il Presidente commenta, sollevando l'ilarità generale: — Capitano, sono argomenti che dispiacciono anche ad altri. Io, per esempio, non ho alcuna famigliarità colle bombe... Viene richiamato il teste capitano Izzo. L'avvocato della difesa Paoli gli chiede se ricorda se il capitano Biselli al circolo si allontanasse dalla moglie e che questa fosse appartata con qualche giovinetto. -- Non ho visto che il capitano Biselli st allontanasse dalla sala. SI recava di quando in quando nella sala da giuoco a puntare. Li signora era molto vivace, esuberante. Le piaceva ballare e cliiaccherare coi giovanotti. E' capitato anche a me, come ad altri, di vedere che la signora Biselli si tratteneva a parlare in gualche sala con qualche giovinone. Presidente: — Si faceva qualche nome? Teste: — Sii, quello dell'Alberto Raveggi.Presidente, commenta: — 11 signor Raveggi che appunto attendiamo per domani. Dopo la lettura della necroscopia dello suocero, abbiamo oggi la lettura dell'autopsia della suocera, ma intendiamo una autopsia da viva. Si tratta di un circostanziato e minuto quadro clinico della signora Celina Bini Le perizie escludono che i fatti di cui sofferse la signora Celina Bini dal 15 agosto in poi siano il risultato di intossicazione organica prodotta da malattia precedente, nonché escludono che le manifestazioni suddette siano il prodotto di crisi isteriche. I periti sono giunti alla conclusione che la malattia sofferta dalla signora Colina Bini è consistila in un avvelenamento per via orale di sostanza eroica che ha i caratteri dell'aconitina, assunta, con ogni probabilità, in due riprese, la sera del 1:1 e del 15 agosto. Giudichiamo inoltre probabile che la signora si sia trovata in causa del veleno, in pericolo di vita. Le esperienze sulla lingua della suocera I periti riscontrarono dolori, bruciori, sudori, convulsioni, paralisi, sensazione di gonfiore alla bocca ed alla lingua, schiuma alla bocca, vomito, formicolio agli arti, intontimento del cervello, incapacità ad Inghiottire, sordità, cecità, coma. ecc. Alcuni casi di avvelenamento descritti dai suddetti periti, sarebbero finiti colla guarigione dei pazienti. I due primi no, perchè si trattava di due casi disperati, cioè di due condannati a morto da una legale sentenza di giudici. I periti affermano che i sintomi sofferti dalla signora Bini sono appunto quelli indicati dall'avvelenamento per aconltina. Si apprende inoltre di un singolare esperimento, a cui è sottostata la stessa Celina Bini, Questa, un giorno, venne chiamata nel laboratorio delle esperienze dei periti tossicologi e fu invitata ad assaggiare, senza che nessuno prima le muovesse parola, mi cristallino di aconitina che le fu applicato sulla punta della lingua. Sulle primo la signora non avverti nulla, ma poco dopo denunziò un senso di sapore disgustoso come aveva provato la sera del 13 e del 15 in cui assaggiò il latte preparato dal genero. Diresa (ironicamente): — La prova sulla lingua della suoceral Una voce: — La Difesa pretendeva forse una prova con due o tro grammi di aconitina? Terminata la lettura della perizia, la Difesa, a mezzo dall'avv. Paoli, riconferma le sue riserve circa le conclusioni delle perizio, che dichiara sospette, perchè i periti vennero esclusivamente nominati dal P. M., senza che i diritti della Difesa siano siati tutelati. Avv. Paoli: — Per me tutti i P. M. sono sospetti. Proc. Gener.: — E per me tutti i difensori! Una cameriera Riprende a questo punto la sfilata dei testimoni, colla deposizione di una svelta cameriera di una famiglia coinouilina della casa Bini, certa Maria Lirnon. Nella mattina del li entrò nell'appartamento del Bini per restituire una tazza, e seppe dalla signora Alda elio i suoi genitori nella nptte erano stati colti da gravo male. Nel pomeriggio, essendo ritornata, la signora Alda affermò che il capitano, suo marito, avendo fatto analizzare dal medico del reggimento il surrogato, vi aveva trovato traccie di cicuta o belladonna. Anche questa servetta trovò il povero Bini colla schiuma alla bocca, in gravissime condizioni, e più tardi vide altresì la signora Bini svenuta, colle labbra nere ed il viso ravonazzo. Nel mattino del 15 ritornò a vedere la signora Bini, mentre la figlia ed il genero la vestivano, dovendo recarsi, com'è noto, alia Banca. Depone che la signora non aveva ancora appreso la ninrto di suo marito. Presidente: — Perchè dice cosi? Teste: — Perchè udii quando il medico diceva alla signora che suo marito era in gravissime condizioni, per celarle appunto la morte, avvenuta qualche ora prima. I/i teste è licenziata, ma nell'alzarsi dice: e Avrei ancora una circostanza da dire: quando, il g'ionno 19, il capitano Biselli, dopo la scena colla sua famiglia, lasciò la casa, io ho sentito dal ballatoio la moglie che gli diceva: — Fermati, Mario! Ritorna a discolparti! — ed il capHano che se ne anelò dicendo: — lo mi vendicherò 1 Avv. Stoppato (difesa) : — Non avrà equivocato? E' stata la suocera che, secondo l'imputato, ha detto: mi vendicherò! Teste: — No, è stato proprio lui ! Stoppato (ironico) : — Infatti fu proprio il Diselli che ha denunziato la suocera per vi urtimi !... Avv. Paoli: — Questa circostanza la teste uhm ha mai detto in istruttoria. Teste: — Perchè nessuno me la chiese. Paoli: — E adesso chi glie l'ha chiesta? Teste: — Sotto il vincolo del giuramento senio il dovere di dirla. Mugnai Umberto si presenta In borghese, ma qualche tempo fa era maresciallo al lO.o artiglieria. Fu interpellato dal capitano Riseli! perché gli facesse ottenere da suo cognato un prestito di 15 o 20 mila lire perchè, almeno così diceva, voleva mettere su casa da solo. « Mio cognato, aggiunge il testo., gli diede ventimila lire che il Biselli assicurava di poter restituire in pochi giorni. Presidente: — Questa somma era proprio eli suo cognato? Si dire, invece, che fosse sua. Infatti, lei tempestò di telegrammi il capitano. Teste-. — Ero io responsabile moralmente e mio cognato insisteva per «ssere pagato. Presidente: — Lei fece telegrammi di minaccia al Biselli tantoché presentò le sue dimissioni dall'esercito, che non furono accettale. Un gimato: — Chi pagò poi quel debito? Teste: — Il suocero. Il cavallo e la charretìe Tenente colonnello Umberto Parodi di fanteria. Mentre si trovava di stanza a Firenze vendette ima charrette ed un cavallo al Biselli. Quesii gli pagò la charrette, ma non il cavallo. Un giorno si presentò a lui un parente della famiglia Bini mostrandogli un compromesso di vendita, di cui egli ignorava l'esistenza, per una somma di 4800 lire. L'atto recava la sua firma, naturalmente falsificata. Più tardi il colonnello ebbe la restituzione del cavallo e della charrette. Presidente: — 11 capitano Biselli in uno dei suoi interrogatori, ha, del resto, ammesso di aver falsificato la firma. Risulta infatti che il suocero Bini aveva comprato per il genero e la figlia charrette e cavallo, ma ci fu poi il guaio che il genero pagò la charrette e non si curò del pagamento del cavallo facendosi dare dallo suocero la somma complessiva dietro esibizione di ricevuta. La seduta termina colla lettura di un confronto avvenuto in carcere tra moglie e marito. La Difesa vorrebbe che fosse presente all'udienza alla lettura anche la signora Alda Bini, ma questa nel pomeriggio è rimasta assente. Nel confronto la signora dice che suo marito un giorno le giurò sulla tomba del proprio padre che le perle della collana erano vere; nello stesso confronto essa ricorda al marito i primi dissidi coi suoceri in causa dei debiti non pagati, le prime beghe coniugali. L'imputato, che in questo confronto ha tenuto un contegno piuttosto remissivo di uomo vinto, spiega: — Tutto quanto è detto nel verbale mi riesce nuovo. Era la prima volta che vedevo dinanzi a me mia moglie in quell'atteggiamento ostile. Non so neppure quello che abbia detto ; non sapevo quello che mi dicessi e facessi. II Presidente rinvia a questo punio l'udienza, avvertendo i giurati: — Oggi c'è stata molta lettura, ma la seduta di domani sarà importantissima. La folla era ora straripante. Chissà domani ! NI.