Come ha parlato

Come ha parlato Come ha parlato Parigi, 25, sera. Eccovi i .passi princiipaili del discorso pronunciato da Briand ieri, ai suoi elettori di iCtircassona. Egli ha innanzi tutto preconizzata l'unione sacra repubblicana contro il blocco nazionale vincitore nelle elezioni del 1919. La trappola par i repubblicani «Nelle ultime elezioni — ha detto Briand — dopo la più terribile delle prove che la Francia abbia mai subito, tutti i cittadini, confusi in uno stesso sentimento di patriottismo ardente, sono accorsi all'appello della patria minacciata. Tutti, senza distinzione di opinione, hanno difeso la libertà del mondo. Non vi erano più repubblicani né socialisti, nò reazionari; non vi erano che francesi, ed è con questa magnifica unione che la patria ha riportato la vittoria. Si erano dimentica;» tutte le vecchie dispute e non si pensava più che alla Francia, ed al suo trionfo ; i repubblicani non hanno pensato neppure per un istante a tentare di far comprendere a coloro che non condividevano la loro opinione, che erano la minoranza. Essi non avrebbero chiesto di meglio che di prolungare questa unione, se coloro che la chiedevano con maggiore slancio non si fossero sforzati di farne una specie di trappola per i repubblicani ». Troppi repubblicani sono stati io zimbello di questo equivoco, malgrado gli avvertimenti che, a Saint Etienne, l'oratore aveva rivolto al corpo elettorale. Gli venne in quell'occasione, rimproverato di aver pronunziato parole suscettibili di rompere l'unione sacra, ma gli eventi hanno provato che egli, aveva veduto chiaro. La Camera del 1914, quando si è riunita per la prima volta, era animata da ispirazioni generose e dal sincero desiderio di servire la Francia, ma era composta in parte di uomini che non sapevano o non capivano che la Francia e la repubblica sono la stessa cosa e che non hanno saputo costituire una maggioranza che permettesse al Governo di sviluppare le istituzioni. L'oratore ha rammentato come durante il suo passaggio al potere egli si sia urtato contro l'opposi zi coi e di partiti che erano dominati dà preoccupazioni di politica esteTa dio sono, del resto, ancora oggi in priona Ma. « Gli sforzi che ho tentato per regolare il problema di politica estera, daccordo con gli alleati, — ha proseguito Briand, — non sono stati compresi, si è pensato che erano suscettibili di attentare ai diritti più sacri del nostro paese: perciò non appena la buona occasione si è offerta, si è ricorso a metodi diversi. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione che è nostro dovere dà esaminare con sangue freddo. La politica estera, lo ripeto, domina la politica interna, ma quando si vuole separare l'una dall'altra con un fosso insormontabile, si commette un grave errore. La politica estera e la politica interna si coniugano e si penetrano. La Francia non farà una politica estera conforme ai suol veri interessi, se non quando essa apparirà come la Francia della rivoluzione e della libertà. Essa non occuperà il pasto che le compete nel mondo, non rappresenterà. 3n parte-che le è-dovuta,-non si mostrerà interamente degna deilla vittoria, che quando sarà la Francia repubblicana. « E' la Francia repubblicana che ha trionfato del nemico, è la Francia repubblicana che ha liberato il mondo. Se nel 1914 al primo colpo di cannone il mondo intero ha avuto un fremito, se tutti i cuori generosi si sono rivolti verso il nostro paese, si è perchè questo appariva ai loro occhi come il difensore di libertà, la cui garanzia era indispensabile alla giustizia e ai progresso sociale. Da una parte vi era la Germania forte, brutale di reazione e di oppressione, dall'altra la Francia repubblicana con lo splendore deùlla rivoluzione che aveva contribuito all'emancipazione dei popoli. E' verso questo splendore che tutti i popoli liberi sono venuti o con le loro armi o con il conforto del loro appoggio morale ». Il gesto militare Facendo allusione alla condotta della politica estera, mentre egli era ài potere, Briand ha rammentato che aveva sempre lavorato per mantenere l'accordo con gli alleati per il regolamento della pace, nello stesso modo che la collaborazione con essa era stata mantenuta durante la guerra. Di fronte all'impazienza dell'opinione pubblica egli dovette abbandonare il potere, conservando tuttavia il sentimento profondo che la consacrazione dei diritti della Francia e la sua sicurezza non potrebbero essere ritrovati che con soluzioni internazionali. Ed é così d'altronde che il problema dell'Alta Slesia era stato regolato con l'arbitrato della Società delle Nazioni « ammirevole strumento ancora debole, ancora esitante, ancora sprovvisto di quei mezzi di azione che bisognerà un giorno dargli ». L'ex-presidente del Consiglio rammentò che durante il 1921. la Francia aveva ricevuto più dalla Germania che non negli anni seguenti; e disse dubitare che una soluzione più soddisfacente di quella che egli aveva manifestato a Cannes, possa intervenire per il regolamento del problema delle riparazioni. « Si comincia ora ad accorgersi — disse Briand. fra gli applausi — che il gesto militare non costituisce sempre la mossa per risolvere tutti i problemi». Il sussuito dei cambi Passando ad esaminare la questione scottante- del caro-vivere e dei cambi, Briand così si espresse: «Al potere non si può agire in modo assoluto: al potere bisogna stabilire una transazione fra le proprie idee « i bisogni materiali. In presenza dei quali la responsabilità della carica vi pone. Bisogna trovare della medie, e se vi si perviene si ha il diritto di rallegrarsene. In questi ultimi tempi il nostro paese si è impressionato per 11 sussulto del cambio: si è molto parlato e i contribuenti francesi saranno senza dubbio chiamati a faro le spese di queste conversazioni {applausi). Si è chiesto perchè la moneta francese non ispirasse più la stessa fiducia, quantunque la Francia sia creditrice di somme enormi, che presto o tardi la Germania sarà obbligata a pagare. Gli economisti più reputati hanno cercato spiegazioni ». Briand si limita ad una semplice constatazione: il dollaro valeva 17 franchi quando assunse il potere e 11 franchi quando lo abbandonò. Nella stessa guisa il coefficiente del costo della vita era del 3,95 nel gennaio del 1921, e soltanto del 2,85 un anno dopo, quando abbandonò il potere. Così ogni volta che dei negoziati con gli alleati hanno avuto luogo, il franco è salito, e per lo stesso fenomeno il costo della vita è ribassato. Nel momento attuale, in cui il Governo ha dato prova di essere pronto a negoziare sulla basti dei lavori degli esperti, la tensione dei cambi cosi minacciosa qualche giorno fa, si è subito arrestata. Quando le conversazioni riprenderanno la fiducia rinascerà. Bisogna infatti cercare un'atmosfera di sicurezza: bisogna chi la Germania senta che i paesi di Luropa, riassocciati le imporranno una pace reale. La Francia è più forte che mal: basta che essa spieghi agli occhi del mondo la sua vera forza, che non è militare, bensì morale; Se essa si appoggiasse soltanto sulle baionette, sarebbe meno potente che ispirandosi alle idee di giustizia e di rivoluzione, che costìtuscono il fondamento della repùbblica. « Se dunque — prosegue l'oratore applaudilissimo — all'indomani del consulto nazionaje la Francia ribadisce lo sue intenzioni profondamente repubblicane, pacifiche, gli altri paesi non la vedranno più sotto le fal3e apparenze di un campione del militarismo, come una propaganda svergognata tende costantemente a farla accreditare all'estero »; Con termini elevatissimi e frequentemente applaudito, l'oratore protestò contro tutte le menzogne che sono state dette. Una immensa ovazione gli venne fatta quando esclamò che: « la guerra non è più possibile, e noi non ne vogliamo più ». La Francia non vuole la schiavitù d»lla Germania Riassumendo in qualche breve formula il suo discorso, l'oratore dichiarò concludendo che il partito repubblicano vuole anzitutto la pace, con !e istituzioni e gli organismi Internazionali, che impedisca per sempre la guerra. Disse pure di volere che la Francia sia pagata o che il regolamento delle riparazioni sia ottenuto con l'accordo comune degli alleati. « Non bisogna neppure far supporre alla Germania che la Francia vuole là sua schiavitù. Ma invece essa desidera la sua emancipazione, a condizione che si volga verso la libertà. La vitalità della Francia è ammirevole: il nostro paese è chiamato ai più alti destini ; basterà che venga aiutato e riprenderà domani il suo cammino verso la prosperità e l'abbondanza, ma ad una condizione: che rimanga repubblicano. Ciò che occorre per realizzare questa condizione è l'unione contro il blocco nazionale, un'unione stretta eil eterna, una specie d'unione sacra repubblicana, che sarebbe sul terreno politico come l'unione sacra fu sul terreno patriottico durante la guerra. Se i repubblicani, i democratici e i- socialisti non sapranno, nelle prossime elezioni, avvicinarsi gli uni agli altri, sarà la sconfido. Ovunque si sente il pericolo della situazione; ovunque però questa unione sta realizzandosi. Se questo movimento continuerà, la vittoria sarà certa ». L'oratore venne nuovamente e lungamente applaudito quando lasciò la tribuna.

Persone citate: Briand