La giornata di Susanna

La giornata di Susanna La giornata di Susanna Novella di ROBERTO BRACCO Ore 9 antimeridiane, Susanna. — (ancora a latto) Oli, chi si vede! L'angeluzzo biondo di mammina!... Vieni, vieni, gioia mia, vita mia! Vieni! Il Bimbo. — Nel letto gamie gandeì Susanna. — Sì, nel letto grande grande. Il Bimbo. — Babbino non vuole. Susanna. — Ma no ! Che confusione fai ! Babbino non vuole quando c'è lui. E, anche quando c'è, jion accade sempre che non voglia. Tutflaltro! Adesso, intanto, babbino è già nomilo studio, a lavorare. Puoi venire, puoi venire a stare un po' con mammina tua... Eccolo! Eccolo! {Baci su baci) E chi sei tu? Di': chi sei tu? Il Bimbo. — L'anzduzzo bando. Susanna. — Caro! Carol Caro! Il Bimbo. — (nascondendosi sotto la coltre) Cuccù! Susanna? — (con voce ritmata:) L'angeluzzo biondo bioiwlo, II più bello eh'è nel mondo II, tesoro di mammina, Dove sta? Chi l'indovina?. Ore 11 antimeridiane. Susanna. — (nel bar/no — stende il braccio '■fuori dalla, vasca, piglia un piccolo innaffiatoio. Indi, dal livello dell'acqua tiepida in cui è immersa, solleva ad arco il seno e $6 lo annaffia, guardandolo con duplice sguardo sotto quella vispa pioggiolina, che ne imperla le rose e le viole.) (Taci... Di bót&o si apre l'uscio.) Il Marito. — (dirompe) Oh, sei tu qui? Susanna. — Dio [buonoI Ho dimenticato di chiudere il lucchetto. Va via ! Va via... (Si copre con. l'innaffiatoio, parzialmente.) Non voglio'che tu mi veda così! Il Marito. — Io ho il diritto di vederti comunque. Susanna, Noni li. ha negli occhi, un marito, i suoi diritti. Va via! Il Marito. — M£ sono insudiciato un dito d'inchiostro e (devo lavarmelo. (Esegue.) Susanna. — Prepotente i Il Marito. — Ma mi dici a che serve queiftnnaffiatoio ? Susanna. — Ho letto questo consiglio n una Rivista femminile. Innaffiamento per la restaurazione del seno. Il Marito. — Ti ringrazio Susanna. — Mi ringrazi, di che? Sono cose che non ti riguardano più, perchè da qualche tempo sei diventato un marito ala moda. Il Marito. — Che fanno i mariti alla moda? Susanna. — Dovresti piuttosto domandare quel ohe non' fanno. Ore 2 pomeridiane. Susanna. — (dietro la porta dello studio di suo marito.) Mi permetti, Gigi? Il Marito. — (al signor Gianfranco Donadò che gli e seduto accanto, intento a esporgli l'arruffio dei litigi da, cui è oppresso il suo patrimonio.) Un minuto di ospensione, se non'le dispiace. Mia moglie viene a chiedermi dei quattrini. Sempre ohe entra nel mio studio, me ne chiede. Poi, rivolgendosi verso la porta) Avanti ! Avanti ! Il tignar Donadò si leva riguardosamente.) Susanna. — (entrando) Non vorrei inerrompers una conversazione d'affarii.: . Il Marito. — .L'hai già interrotta. Non pensarci più. Ti presento il mio novissimo gregio cliente Gianfranco Donadò. (Scambio d'inchini.) Susanna. — Si tratta di una faecenduoa molto familiare. Il signor Dosadò mi perdonerà... Il Marito. — Bada.: hai storpiato il uo nome. Si chiama Donadò, non Dosadò. Il Cliente. — Lasci fare, avvocato. Susanna. — Insomma, Gigi, ho bisono di trecentosettantaciuque lire. Un conicino impreveduto da pagare. Il Marito. — Benissimo. (Le porge 'il portafoglio.) Susanna. — Ne piglio quattrocento. Il Marito. — Mi "regali tutte quelle he non pigli. Susanna. — Ti saluto, marito ! Riverico, signore! Ometto il suo nome per non torpiarlo. Il Cliente. — Troppo gentile! Susanna. — (Esce,) Il Marito. — (al)cliente) Mia moglie, eda, è una spugna.... Ore 3 pomeridiane. Susanna. — (nella sala di prova della Ville de Bruxelles ») No! No! un manello di petit-gris, oramai, ò banale. Il Direttore. — Un po' comune, ù veo. Del petit-gris si è abusato. Vediamo, nvece, te le va questo mantello di lautie. Susanna. — Lontre autentica? Il Direttore. — La garantisco per loie re di Hudson. Susanna. — Ma. il taglio mi pare... Il Direttoue. — E' un modello origiale di Redfern. La principessa di' Big'anxaj| e è innamorata., Susanna. — Figuriamoci che prezzo! Il Direttore. — Non sì preoccupi. Susanna. — Bè, proviamolo. re 4 pomeridiane. Susanna. — (nel numero 7 dell'Hotel erminus) Hai visto, hai visto come riesce mio piano ì Se saprai secondarmi, a poco poco diventerai un amico di casa. Intano, col pretesto «el conticino impreveduto a pagare, ho provocato, senza indugi, la. ecessaria presentazione. Adesso, c'è già a me e te l'ufficialità della conoscenza. Lui. — Ma, scusa, ]>erchè mi hai chiaato Dosadò, iuvec3 elio Donadò'/ Non ocorreva un simile strafalcione. Susanna. — Stupido! Ho voluto morar bene a mio marito d'ignorare il tuo ome. Sarà una circostanza a nostro discaco se, per un qualche indizio casuale, gli alenerà il sospetto che ci siamo conosciuti rima di stamane. Lui. — Un'abilità ammirevole! Susanna. — Ah, non si valuta mai abastanza l'abilità con cui una povera dona depositaria d'un marito e d'un amante, ustodisce la felicità dell'uno e dell'altro. dimmi, amor mio: credi d'averlo conuistato? Lui. — Lo spero. Ho seguito il tuo conglio. Per invitarlo a essere il mio avvoato, gli ho messo in tasca dieci biglietti a mille. Susanna. — Nove, non dieci. Lui. — Come lo sai ? ! Susanna. — Egli me l'ha detto. Non e segreti per me. Lui. — Si, lo confesso, ne ho risparmiao uno. anni, Cosa .vuoi!... Mi è parso di sve drcscctatrvlEqdf Susanna. — Va' là che sarai contentoDue piccioni a una fava. Ti sei avvicinato alla mia vita ootidiana, © ti sei assicurato l'ausilio di un valoroso avvocato, che è per giunta un nomo onestissimo! Lui. — Uhm!... Susanna. — Oseresti dubitar© della aia onestà? Lui. — Raccolgo le voci che corrono. Susanna. — (si leva con ribelle fierezza.) Lui. — Ohe fai? Susanna. — Me ne vado. Lui. — Sei venuta appena da dieci minuti. Susanna. — Gli ultimi che ti ho dati! Lui. — Ma no!... Che ghiribizzo è questo? Susanna. — Io non posso aveTe per amante un uomo che non stima mio marito. Lui. — Perchè? Susanna. — Tutto è finito tra noi ! Lui. — Aspetta!... Aspetta!... Ascoltami!... Dopo un'ora. Susanna. — (sulla soglia della camera suddetta) Oh, Dio!... Mi manca... Lui. r~ Che ti manca? Susanna. — Una giarrettiera. Lui. — Dev'esser lì. Eccola. Susanna. — Presto! Presto!... Attento! Mi fai male. Ore sei pomeridiane. Susanna. — (nel salotto della Baronessa De Lisis, che presiede un Gomitato di dame filocattoliche) Domando la parola. La Baronessa. — La parola c a donna Susanna Ranuoci. Susanna. — (tre piedi") Io mi permetto di non approvare l'opinione della mia illustre collega marchesa Viziotti. Ah, sì! Soccorrere le Pentito!... Bellissimo programma ! Ma dovremo noi credere pentita ogni rappresentante del sesso femminile che verrà a mostrarci di battersi il petto? Noi dobbiamo avere le provo del pentimento. Dobbiamo vedere coi nostri ocelli che il pentimento abbia già allontanato !a fanciulla traviata, la femmina da trivio, la moglie adultera dalle pratiche die dissolvono la famiglia, che rovinano la società. Vedere, vedere prima di credere! Questa ha da essere la nostra norma, se non vogliamo incoraggiare la corruzione mascherata, l'ipocrisia, la menzogna! (Siede, commossa.) (Applausi.) •Il Reverendo Magozzi. — (segretario del Comitato, va a stringerle la mano.) Il suo monito, donna Susanna, mi ha ricordato quello del Vangelo: Nisi videritjs signa et prodigio, non credetis. Susanna. — Oh, il Vangelo!... La mia lettura favorita. . Ore 8 pomeridiane. Susanna. •— (a tavola, testa a testa eoi marito) Non ti sono piaciuti questi gnocchi? Il Marito. — No, cara. Così deficienti di burro! Susanna. — Colpa tua. Predichi sempre,' reoonomia ! ... Il Marito. — E sul burro vuoi farla? Susanna. —■ La faccio un po' su tutto. . II. Marito. — Per' ciò sei tornata a casa con indosso un mantello di lontra che non avevi? Susanna. — O che? Per fare economia, avrei dovuto rassegnarmi finanche a morire di freddo? ! Il Marito. — Evidentemente, no. E quanto costerà codesta legittima precauzione contro la morte per assideramento? Susanna. — Ignoro la cifra precisa. Ma ho promesso di pagare domani una prima rata di lire... novemila. Il Marito. — Ti avverto che non le ho, Susanna. — Le hai. Le hai. Proprio novemila ne hai avute stamane da quel signore col nome che termina in dò. Sono rimasta a spiare dietro l'uscio del tuo studio. Il Marito. — Non me ne congratulo! Spiare dietro un uscio è una. sconvenienza, c una malacreanza ! Susanna. — Corrispondi molto male al mio zelo affettuoso. Il novissimo cliente, a vederlo, m'era parso, non so perche, un mbroglione. Sono stata presa dal panico. Ho temuto ch'egli stesse lì a imbrogliarti, a turlupinarti. Il Marito, — Turlupinare me, non è acile. _ SiUsanna. — Facilissimo!... E ho respiato quando hopotuto constatare ch'egli è, viceversa, un imbecille. Il Marito. — Non è nè un imbroglione, nò un imbecille. E io ne ho avuto, complessivamente, un'ottima impressione. (Armandosi di forchetta e di coltello)... Non potrei dire lo stesso di questo pollo, che ò magro come la Miseria. Susanna. — E' ' del ' nostro pollaio. Il Marito. — Lo avevo compreso. Ore 10 e 30 pomeridiane. Susanna. — (scende dalla a limousine » del comméndator Benotti, lasciandosi soreggere da lui, che ne è già disceso appuno per sorreggerla.) 'Non era prevedibile,, ommendatore, che chiedendovi due minui di ospitalità nella vostra automobile mi arei esposta a un tentativo di seduzione. Il Commendatore. — Non sono così retino, donna Susanna, da illudermi di potervi sedurre in due minuti. Susanna. —'Nè in due minuti, nè in due anni. Ricordatevi che io adoro mio marito. Il Commendatore. — Fortunatamente, non mi ricorderò di questa calamità, perhè soffro di amnesia. Susanna. — Arrivederci, cattivo soggeto ! Domani sera, un'ora di poker dalla mia mica Gilda. Il Commendatore. — Verrò volentieri perdere qualche centinaio di lire... * la esta. (Le bacia la mano guantata?) Susanna. — (rincasa. Ed entra difilata ello studio, dove sito marito sgobba tra odici e scartafacci.) Come vedi, sono di itorno. Il Marito. — Non mi avevi detto che enissi a rilevarti in teatro non prima dele undici? Susanna. — Sì, ma non ne potevo più! E' indispensabile che la mia amica Gilda, uando invita me nel suo palco, si astenga all'invitare il comméndator Benotti. Il Marito. — Non ti è omogeneo? Susanna. — Mi fa la corte, e ciò m'inastidisco. Il Maiuto. -- Hai perfettamente ragioe. E chi ti lia accompagnata sin qua? Susanna. — Nessuno. Ho preso un ta- xis. 'Auff I... Quattro corse di taxi* in una giornataI Con quelle tariffe! Con quel tcaro- correre > 1... Io ti domando perone non dobbiamo avere un'automobile nostra. Ti faccio il conto di quanto ci costerebbe... Il Marito. — Abbi pazienza, me lo farai domani. Susanna. — Allora, vado a dare un bacino al nostro angeluzzo biondo, e poi... a letto. Il Marito. — Sì, cara. Susanna. — Ti attendo. Il Marito. — Sì, cara. Mezzanotte, Susanna. — (a letto — dorme, o pare che dorma.) " Il Marito. — (chiamandola, sottovoce-.) Susanna!... Sueannebta!... Susannuc* cia!... Mogliettina bella!... Susanna. — (russa un poco.) Il Marito. — (tra si) E poi mi rimprovera d'essere un marito alla moda! ROBERTO BRACCO.

Persone citate: Benotti, Carol Caro, Gianfranco Donadò, Mezzanotte, Nisi, Redfern, Susanna Novella, Taci

Luoghi citati: Bruxelles