Il Giubaland

Il Giubaland Il Giubaland a — e e e a o l o i — Rimostranze italiane a Londra per lo dichiarazioni di Ponsonby (Serrlzlo speciale della • stampa •) Londra, 22, notte. Se il Times è bene informato, i primi contatti costruttivi tra il nostro Governo ed il Governo inglese, almeno per ciò che riguarda la questione del Giubaland, avverrebbero in sedo di rimostranze. Il Ministero di Mac Donald salì al potere un mese addietro. Qualche giorno prima, mentre lord Curzon stava evacuando il Foreign Office, la questione del Giubaland veniva risollevata personalmente con lui. Da allora in poi, se il Times è veridico, nessuno ha più pai-lato al Foreign Office della questione medesima. Era, giusto riconoscere al nuovo regime il diritto ad un certo margine di tempo per orientarsi. Probabilmente il regime stesso, se venisse interpellato, risponderebbe, a ragione od a torto, che si è orientato in una settimana e anche meno. Strane coincidenze Comunque, il 14 febbraio, alla questione del Giubaland accennava, in risposta ad un'interrogazione parlamentare, il sottosegretario inglese agli EsterL L'interrogazione concerneva una fanfaluca periodica: l'eventuale cessione inglése dell'isola di Giamaica agi Stati Uniti, come quota parte di rimborso del debito di guerra. L'on. Ponsonby ha smentito la fandonia, ma curiosamente trovò opportuno di rammentare che l'unica cessione di territorio britannico che sia agli atti fosse, stata operata da un Gove.no precedente. Non conosciamo lo scoop esatto di quésta superflua allusione. Bisogna però tenere a mente che i laburisti hanno una grande paura di essere colti in atto di dedizione o di debolezza di qualsiasi genere.. I conservatori li tengono di mira ed i laburisti tengono, su molte questioni che starebbero loro a cuore, di manifestarsi, per cosi dire, più realisti del re. La nebulosa allusione di Ponsonby suscitò parecchia curiosità che diede modo al segretario per seguitare di inserire la propria frase in un comunicato Reuter. Questo stabiliva che il territorio in parola era il listone garantito all'Italia nel Giubaland e. dopo avere rammentata l'esistenza di una linea di demarcazione concertata' da Milner e da Scialoia, terminava sintomaticamente avvertendo che la Francia, a suo tempo, aveva già soddisfatto il diritto italiano lungo la frontiera di Tunisi. Si poteva supporre che questo dovesse essere, dopo tutto, un invito alla danza. Nessuno fiatò più sino a ieri l'altro, quando, interrogato ai Comuni sulla faccenda del Giubaland, il sottosegretario Ponsonby fe;,i là •rèplica che conoscete. Una replica straordinaria ed asciutta, che1 sembrava quella di un uomo un po' deluso. Essa terminava col rilievo che nessun accordo era alle viste. Questi sono i fatti. In tesi generale, poi, crediamo lecito constatare che la disgraziata questione del Giubaland sorge di improvviso a turbare le acque, alla vigilia di grandi negoziati internazionali di ben altra importanza. Se non erriamo, si parlò anche di questa questione nella prima metà dello scorso settembre, ossia alla vigilia del famoso incontro particolare tra Poincaré e Baldwin, in seguito al quale il primo ebbe praticamente le mani libere per oltre quattro mesi, mentre fu in quello stesso colloquio che ebbe radice il riassetto franco-inglese di Tangeri. Naturalmente può essersi trattato allora, e può trattarsi ancora oggi (alla vigilia dei negoziati supremi sulla sorte della Germania), di coincidenze puramente fortuite. Termineremo queste constatazioni preliminari con un'associazione di idee nei riguardi di Tangeri. Alla vigilia dell'avvento laburista circolarono qui informazioni ababstanza sintomatiche in base alle quali il prossimo Governo di Mac Donald avrebbe cercato di provvedere a qualche perfezionamento della convenzione di Tangeri, la quale appariva soverchiamente unilaterale. Non risulta che da parte dell'Italia siano stati intrapresi in seguito contatti coll'Inghilterra, neanche sul problema tangerino. Più tardi interveniva la firma spagnuola e non rimaneva più in sospeso se non la ratifica da parte dei tre Stati cointeressati. Una questione che in parte si riduce a quella della ratifica da parte del Parlamento britannico. Quest'ultimo ha espresso il desiderio di discutere la convenzione ed il Governo accorderà una seduta per la bisogna. Della Torretta al Foreign Office Un ultimo fatto concreto è che il nostro ambasciatore, marchese Della Torretta, ha visitato stamane il Foreign Office. Passiamo ora a quanto pubblica il Times. Esso in una informativa riferisce che nei circoli italiani di Londra esiste « considerevole disappunto ed indignazione» per la replica fatta ieri l'altro dall'on. Ponsoby intorno al Giubaland. L'Italia considera che la cessione del Giubaland costituisce un debito dell'Inghilterra verso l'Italia, in base al patto di Londra, e non è essensialmente connessa col Dodecaneso. Queste vedute vennero esplicitamente espresse dall'ambasciatore italiano a lord Curzon il mese scorso, quando procedevano i negoziati. E soggiunge: « Il marchese Della Torretta non ha avuto occasione di presentare la sua tesi al nuovo Governo, cosicché all'Ambasciata italiana sembra piuttosto prematuro che il sottosegretario di Stato abbia creduto opportuno di fare, in quest ostadio, mi annuncio cosi categorico. Si temo che qualche risentimento non possa a meo di sorgere in Italia, dove si è sperato dal nuovo Governo britannico una soluzione di questa lunga pendenza, si apprende che l'on. Mussolini ha già dato al suo amhasciatore istruzioni di fare energiche rimostranze in argomento. Clrea il Doctecaneso le vedute italiane — cosi termina la noto informativa del Times — è che la possibile cessione di quelle isole alla Grecia è una questione da trattarsi tra l'Italia e la Grecia, non sotto .1?- pressione dell'Inghilterra». Il giornale correda la sua nota di un articolo editoriale; la cui conclusione è la seguente : « Non bisogna permettere che venga aumentando in Italia l'impressione che l'Inghilterra cerchi pretesti per non assolvere un suo debito d'onore. La controversia. Inoltre, è di mi geiicr che un compromesso sembra già nettamente indicalo. L'on. ponsonby ne-, cenno al tutto che nei riguardi delle rettifiche 1 territoriali è già stato raggiunto iin accorcio, colle 'lu'ill paiole egli evidentemente voleva dire clic la linea Mtlncr-Scialoia sembra il gzicocagisomsoesgasalcitagizicrpamseil cacaCnuteptil'dsocrmblassll'gsnriacepdccfdmlrtctctbtsptplHspiudcpsBTrS limite delle concessioni ingles. Non vi è gran dubbio che l'Italia accetterebbe tale demarcazione, se l'Inghilterra lasciasse decidere a pane la questióne del Dodecaueso ». Nel contempo nell'articolo il Times rifa, per l'ennesima volta, la storia della controversia. ■ Scrive : « SI sono susseguiti dei negoziati spasmodici per circa cinque anni. Nondimeno l'on. Ponsonby deve ainmetter^in Parlamento che egli non vede alcuna prospettiva di sistemazione immediata ». La tesi italiana secondo cui non esiste connesisone tra il Giubaland ed il Dodecaneso è giudicata dal Times « non irragionevole ». Vero è che il patto di Londra sollevava entrambe le questioni in tal modo connettendole, ma tante altre erano sollevate da quello stesso patto come ad esempio.quella di Fiume e quella dei Luoghi Santi mentre nessuno si sognò di associarlo ad una. equa decisione intorno al GiubaJand. Il Times crede che l'Italia circa il. Dodecaueso abbia diritto di trattare direttamente colla Grecia. Esso soggiunge perù che quelle isole « sono essenzialmente greche e molti in Inghilterra credono con buona ragione che esse appartengano geograficamente ed etnicamente alla Grecia ». Tuttavia questa riserva non giustifica, secondo il Times, il Governo inglese dal. far uso del Dodecaueso come di uno strumento per mercanteggiare sul Giubaland. M. P.