L'implacabile accusa della suocera contro il capitano Biselli

L'implacabile accusa della suocera contro il capitano BiselliL'implacabile accusa della suocera contro il capitano Biselli (Dal nostro inviato speciale) Boloann, 20, notte. L'imputato appare stamane abbattuto. Il fuoco di fila dollt sontestazioni del pomeriggio di ieri, d;i cui non si ft difeso certo brillantemente circa i famosi Buoni del Tesoro, lo ha disorientato. E' caduto in contraddizioni e peggio ed i giurati non possono non averlo rilevato. Però tali contestazioni, se riguardano la figura morale dell'imputato, non hanno a che vedere coll'accusa di venefìcio. Il cancelliere continua la lettura dei voluminosi verbali d'interrogatorio dell'imiputato. Un teste che ha fretta La laboriosa: lettura dei verbali k interrotta per dar m'Odo al cancelliere di riposare la gola e per sentire una teste, la quale, perragioni sue personali, non può trattenersi molto a Bologna. Si tratta di una elegante signora proprietaria, di una pensione in via Alfani, Ganazzi Nandina, ora residente a Venezia con pensione. Tra i suoi pensionanti fiorentini vi fu il capitano Biselli fino al giorno del suo matrimonio. La teste arriva, all'udienza con due pelliccie, una corta a paltoncino Indosso ed un'altra di Tiserva sul braccio. Dice che riteneva il Biselli in condizioni buone, non spendereccio, ne tirchio. La elegante 1es1e e definitivamente rimaridata ai suoi affari urgenti ed esce trotterellando colle sue due pelliccio. Di lettura in lettura di verbali si arriva: a mezzogiorno. Dalle 14 una folla enorme lia cominciato a gremire la spaziosa tribuna pubblica ed altra folla fa ressa invano alla porta per entrare. Nella folla, vediamo molte belle ed eleganti signore. L'interessamento odierno lia una spiegazione. Dovrà deporre una toste di primcipaÙsstana importanza, cioè la suocera dell'imputato. Infatti, con questa testimonianza si inizia la udienza. Le accuse della suocera La signora Celina Bini nel fisico non ha la figura tipica della vecchia suocera. E' invece alta, slanciata, coi capelli neriesimi, vestita elegantemente e calzata con ricercatezza. Si capisce che deve essere stata, ai suoi tempi, una bellezza energica. Ha 48 anni, ma ne dimostra alcuni di meno. La signora racconta che il giorno 13 lei e la figlia prepararono, prima di uscire, il solito caffè-latte, usando il solito surrogato Fago. Prepararono questo caffellatte servendosi dell'apposito recipiente. Racconta che, entrando in casa, vide che il genero aveva giù preparato la tavola contrariamente alla sua abitudine ed inoltre aveva approntata la tazza di caffè-latte a suo marito il quale di sera cenava in questo modo. Nel sallottino, adunque, trovai, dice la teste, pronta la tazza per mio marito ed io ringraziai Mario. Nella tazza c'era già Versato il caffè, particolare che fu anzi notato da mia figlia, ma io le dissi: E' lo stesso. Cosa vuoi che tuo marito sia pratico di queste faccende di casa! A mio marito quella sera dissi: Guarda come è stato gentile Mario. Ha persino preparato la tazza col caffè. Mio marito ed io prendemmo il caffè e latte, ma io sentii subito come un velo agli occhi e uno strano malessere. La testa mi bolliva. Poco dopo rigettai ed allora ho osservato: curioso, non mi sento male allo stomaco eppure ho dovuto rigettare ». Mio marito stava facendomi coraggio quando scorsi che anche lui era pallido. Accusava di avere la testa intontita. Mi accorsi che la sua mano era bagnata di sudore e mi disse che sudava pure tutta la persona. Mio marito, poveretto, mi aiutava a svestirmi per mettermi a letto stando seduto in una poltrona tanto si sentiva male anche lui. Chiamammo allora nostro genero il quale ci chiese che cosa ci sentivamo e che cosa avevamo mangiato. Gli narrai che avevamo preso semplicemente il caffè che lui «veva preparato e che anzi mi era. sembralo tanto amaro. Allora Mario mi disse: «badate che sarà stato il surrogato Fago. Ricordo quando ne assaggiai e lo trovai cosi amaro! L'opera del veleno La signora, con parlantina assai facile, senza bisogno di interrogazioni o incitamenti da parte del Presidente, ricorda per filo e per segno la 6erio dei dolori sofferti quella notte, gli spasimi indefiniti dei suoi nervi, lo stordimento singolare del suo cervello. Suo genero andò a chiedere schiarimenti al medico e tornò a. casa con una boccettina che conteneva, almeno disse, un contraveleno. Rimasi meravigliata del contravveleno, ma mio genero 6piegó: L'avete scampata bella! Avete corso rischio di morire avvelenati per cicuta. Alla mia meraviglia, mio genero aggiunse che si era recato dal medico del reggimento con un po' di surrogato Fago. 11 medico ne aveva messo un po' sul palmo della, mano e con un certo acido aveva ottenuto delle bollicine turchine, dopo di che aveva dichiarato che si trattava di cicuta. . « continuando il nostro stato inquietantesi mandò a chiamare il dottore Mocali, il duale, malgrado le nostre lamentele, affermò che non c'era nulla di grave. Noi si insisteva a spiegare i nostri strani disturbi, ma il dottor Mocali insisteva nel dire che non ci era alcuna sravitù. 11 mattino constatai che mio marito era nero in viso e preso da gran sonnolenza. Io pure stavo male. Nel pomeriggio, mi sentivo sollevata. Alla sera, il capitano insistette perchè mia figlia uscisse a passeggio, mentre essa non voleva uscireAnche la sera prima aveva insistito, perche uscisse. Prima di uscire, mentre mia figlia era in camera sua a vestirsi, diede a mio marito dello strofa.nto ed a me latte soloAmbedue trovammo il latte molto amaro e pure lo strofanto fu trovato da mio marito amarissimo. La notte stetti molto maleChiamai mio genero, che mi trasportò nella camera di niia figlia, dove cominciai a vomitare. Anche la sera prima avevo vomitato molto. Forse fu la mia salvezza. Da allora non seppi più notizie di mio marito, perchè fui trasportata in altra stanza. Le persone che mi circondavano dicevano che gtava rcosi, cosi». Capii che doveva star molto inalo, ed allora, sovvenendomi di una sua vecchia raccomandazione, pensai che avredovuto recarmi alla Banca per ritirare certtitoli al portatore, colà depositati. Riferii a mio genero il pensiero di mio marito, il quale, a quell'ora, era già morto, ma lo sepppili tardi. Mio genero mi consigliò di recarmsubito alla Banca, ed a gran fatica, aiutata anche da famigliari, mi vestii alla meglio ed andai «Ila Banca con mio genero. Ritirammo i valori. Ritornammo a casa ed appresi la notizia della morte di mio maritoAvv. Sarrocchi: — Atto a verbale, elle seppe la morte di suo marito al ritorno dalla Banca. Un giurato desidera che la teste spieghmaglio. La suocera ripete: — A grande stento ed aiutala dal genero, potei recarmi alla Banca. Un fun7.iotia.rio evirasse i titoli e lporse a Mario. Io ero seduta, affranta, come un automa. Ritornata a casa, ad alcuni parenti manifestai i singolari tragici fatti, dicendo che ero stata avvelenata col Fago. La teste aggiunge di avere espresso al generoprima dei funerali, l'opportunità di fare iconteggio di tutti i titoli ritirati, perchè — osserva — anche nei grandi dolori bisogna avere la testa a posto. « Mio genero non avrebbe voluto farlo subito, ma io insistettiFece la distinta dei titoli, il computo della somma, tornavano esattamente coi miei calcoli. Erano titoli per la somma complessivdi lire 567.300. Riponemmo la lmsta contenenti i titoli in un armadio di camera miaMi» genero scrisse sulla busta la cifra. Nellnotte, rievocando, particolare per particolare, tutto quanto era avvenuto nei giornprecedenti, mi venne un terribile dubbio contro mio tenero ». La folla, che preme nella tribuna e ei pgiA nell'interno, susurra, commenta, disturba. Il Presidente la richiama vivacemente asilenzio. La suocera t i pantaloni IM teste continua: « Un dubbio terribile mvenne, rinvangando quanto era successo ngiorni precedenti. Pensai che eravamo staassaliti dal male appena preso il caffè datda nostro genero. La mattina mi aliai ancorcon questo dubbio atroce e mi avviai pecontrollare ee la busta riposta nell'armad a e a a è a a a i a o a i a i e a , l — a n . a a . a , i al mi ei ti o a er io contenesse ancora tutti 1 «Itoli. In una ca-1 mera trovai un paio di pantaloni di unto genero. Macchinalmente, li presi in mano e spinll in una tasca qualche cosa di gonfio Era il portafoglio di mio genero. Lo aprii e vidi che conteneva, parecchi valori. Rimasi stupita, poiché sapevo che mio genero era a corto di quattrini. Angosciata, riposi ogni cosa a suo posto, ma qualche tempo dopo chiamai mia figlia, e le dissi: « Ho una cosa assai triste da dirti. Temo che Mario sia stato-Jui ad avvelenarci. Ne vuoi una prora? Orar sta dormendo. Va a guardare che cosa c'è nella tasca dei suoi pantaloni .. Mia figlia andò, rivolse le tasche e non trovò pia niente ». La signora, confidando con una inqullina della casa i suoi sospetti circa l'avvelenamento, senti dirsi dalla inquilinn: — Ma lei ha delle timidezze da medioevo. Perche non vuole si faccia l'autopsia? -- Risposi : ma si, io stessa la volevo. — Ho pensato questo, diceva la inqullina, perchè stamane suo genero mi ha confidato che lei non vuole l'autopsia per paura che suo marito la analedica!... La teste prosegue nella sua narrazione con voce sicura, con scioltezza, ed energia singolari, senza scomporsi per le interruzioni ed i commenti della difesa. Dice che il genero voleva anticipare i funerali dello suocero sotto pretesto di togliere uno spettacolo pietoso alla figlia. Riuscì infatti ad anticiparli di qualche ora. La sera mio genero — con quel povero morto in casa — zufolava una arieltina. Lo guardammo meravigliato. Se ne accorse, disse : è per rompere quel funerale. Infatti con queipo' po' di dolore eravamo funebri anche noi! In seguito la signora, il 19 agosto, si accorse che la cifra complessiva dei titoli scritta sulla busta portava lire 537.300, mentre la somma originaria, controllata subito dopo il ritiro dei Titoli stessi, era, come si è detto, di lire 567.300. La cifra adunque era stata modificata. Ne avvertii il genero, il quale, pronto, rispose che era 537.300. Gli contestai subito l'esattezza di tale cifra, anzi gli chiesi la distinta che aveva scritto di sua mano. Mio genero mi disse che l'aveva perduta nel portafoglio e siccome io insistevo nel cercarla, aprendo un cassetto, vidi una carta. Era per fortuna la distìnta. Mi precipitai a leggerla e trovai che la somma totale portava appunto di tutto pugno di mio genero lire 567.300. Gli dissi allora: n Ecco la distinta. Hai visto che avevo ragione? Mio genero diventò pallido corno un cencio e non seppe spiegare l'avvenuto. Dopo colazione io, mia figlia ed un certo signor Fanti andammo ad ' aprire la busta dei titoli a trovammo mancanti le trenta mila lire, cioè la differenza rilevata al mattino leggendo la cifra posta sulla busta stessa. Allora pensai al portafoglio rinvenuto nella tasca dei pantaloni di mio genero. Gli chiesi nuovamente spiegazioni. Mario si adirò, tentò persino di saltarmi addosso. Alda glie lo impedì dicendogli: Non toccare mamma l lo lo invitai a discolparsi, ma egli non seppe rispondermi nulla che lo giustificasse. Disse solo: Lo sapevo che non mi sarei trovato bene in questa casa. E' tempo che me ne vada. Infatti lasciò la casa mentre Alda lo scongiurava : No i non devi partire, ma devi discolparti! La teste afferma che non mise mai zlzzannia tra il genero e lo suocero, anzi copri sempre le malefatte del genero per amore di sua figlia. Prima di venire ad una denunzia cosi grave, pensai, mi consultai, progettai persino di fare eseguire l'autopsia del cadavere privatamente in segreto per non esporre mio genero a sospetti avventati. Ma ciò non fu possibile. Prima di fare una denunzia, abbiamo tentato tutte le vie. Per eludere il fisco Un giurato: — Non ho capito il motivo che spinse la signora, col marito morente, anzi morto, alla Banca. Teste: — Sa bene, in tutte le famiglie succede cosi. Avv. Paoli: — Speriamo di noi Giurato: — Ma perchè voleva ritirare i titoli? Difesa: — Giusto. Perchè voleva ritirare ì titoli? Teste (irritata) ma si caispce, per non pagare le tasse di successione, Difesa; — Per frodare il Fisco. Presidente: — Erano titoli al portatore. E' sempre successo così. Oggi la legge però è "cambiata. La signora racconta come essa e la figlia conobbero il Biselli e come si succedettero le prime visite fino alla richiesta ufficiale del matrimonio. Mio marito — narra — voleva dare nostra figlia piuttosto ad un professionista, ma poi, visto che gli mancavano solo tre esami per essere ingegnere, accondiscese. 11 Biselli seppe tanto fare che mio marito un giorno gli disse: se lei in marzo si laurea io le dò mia figlia. Ai primi di marzo Biselli si recò a Bologna dicendo che andava a dare degli esami. Il 15 marzo arrivò a Firenze col diploma di laurea., in tasca. Mio marito rimase sorpreso e disse: Ma come cosi presto ? I — e mio genero rispose : Ho tanto pregato che mi hanno anticipato gli esami. Ho detto che dovevo sposarmi. Ed arriviamo cosi ai doni di nozze. Un giorno — narra la signora — si presentò Mario dicendo: « Sa, mamma, compero come dono di nozze una collana di perle che costa ventimila lire. Io gli osservai : Non è una spesa esagerata? Rispose: No. E' una combinazione da non lasciare perdere perchè la collana vale 50 mila lire. Il più bel regalo Poi venne il secondo regalo: l'anello con grosso sotitaire. Disse che gli era stato regalato da un amico salvato al fronte. Il brillante risultò falso anch'esso. La collana di perle venne presentata alla vigilia del matrimonio a tutti gli invitati, tra i quali erano i parenti dello sposo. Tutti l'ammirarono trovando che la collana era il più bel regalo, il dono più vistoso e di maggior pregio. Ma io vidi nella mamma e nella sorella dello sposo un non so che di perplessità. Mi aveva fatto una brutta impressione pure un colloquio avvenuto nel gabinetto da bagno tra mio genero e suo -fratello. Ci pensai lungamente, tantoché, essendo arrivata all'indirizzo di Mario, mentre era in viaggio di nozze, una lettera da Modena, commisi l'indiscrezione di aprirla e di leggerla. Diceva: «Ti ho trovato 500 lire e in quanto al resto riinedie, remo ». Sospettai subito che si fosse sposato con deibti ed allora, senza dire nulla a. mio marito, scrissi ad Alda consigliandola ad accelerare il ritorno perché pensavo che era inutile spendere quattrini in viaggio quando si hanno debiti da pagare. Contemporaneamente arrivavano a casa un sarto ed un camiciaio a reclamare il conto delle loro forniture. All'arrivo dal viaggio di nozze, poiché Mario si trovava sprovvisto di quattrini, gli abbiamo consegnato 1500 lire perchè liquidasse subito il sarto ed il camiciaio. Con dolore mio marito seppe più tardi che non aveva pagato nessuno dei due. Il seguito della deposizione della signora Bini, riguarda 1 primi screzi tra genero e suoceri. Si tratta di piccole cose lacrimose non infrequenti e perciò non soverchiamente interessanti il pubblico. La teste continua: Mario ed Alda facevano vita da gransignoriSpese su spese. Mi rivolsi ad Alda. Mi disse: Lui spende il suo che gli mandano da casaEd io risposi: Ma che! ma che! i suoi glhanno dato a mala pena una volta 900 lire per pagare i debiti. E' tempo che mettiate testa a partito. Papà ha lavorato tanto per la sua vecchiaia non perchè sprechiate il frutto dei suo lavoro. Mio marito di notte mi confidava i suoi corrucci. Non arrivava a giustificare la vita fastosa di mio genero. Temeva per il futuro soprattutto per sua figlia. Alda era giovane e, piuttosto di seguire i miei consigli, seguiva suo marito. Cosi si andò avanti un po' bene, un po' male cercando di tollerarci a vicenda. Mario veniva a casa la notte tardi e mio marito si accorse che andava a sriuocare. Per suo stesso suggerimento, una notte, alle due. infiltro Mario rincasava, lo attesi e gli dissi: Mio marito mi ha dello '''io tu giuochi e perdi. Dimmi tutta la verità. Lui giurò che non era vero e rimasi tranquilla. In seguito la Bini narra le vicende delle 5000 lire che Mario si fece dare dallo suocero dicendo che doveva comperarsi un cavallo ed esiliendo una ricevuta falsa a firma del suo colonnello. Apprendiamo che lo suocero si sfogava colla suocera e questa si sfogava abbondantemente colla figlia, la quale era tirata a destra dai genitóri ed a sinistra dal marito. Triste esistenza! Il presidente, ad un certo punto, interrompe questa narrazione, concedendo cinque minuti di riposo. La curiosità 6 morbosa fra il pubblico nell'aula che è andata sempre più affollandosi, straordinariamente. Quando il presidente si ritira, il pubblico si abbandona ai più disparati commenti mentre la teste che in realtà, colla sua stessa deposizione, si è rivelata intelligente, combattiva, ed implacabile, si allonlana in fretta da questa ondata di curiosità. Trascorso un breve intervallo, l'udienza è ripresa e la signora Bini continua il racconto delle sue traversie in famiglia. Dice che il genero si fece imprestare del denaro persino da un maresciallo che diventò un suo congiunto perchè non avrebbe potuto farsi dare quattrini da un subalterno. , Raoconta l'interessamento del colonnello, perchè suo marito pagasse i debiti del genero. In principio non vefleva saperne, ma poi si risolse a ,pagare i debiti più scandalosi. La teste dice che pagò a gran fatica e con cuore angosciato, poiché prevedeva che questi nuovi sacrifici pecuniali sarebbero stati inutili. Un giorno seppe dalla figlia che suo marito vo'eva vendere tutti i regali di nozze, ed allora consigliò il marito di farsi cedere dal genero per 5000 lire tutti i regali fatti alla figlia, comprese le perle false, cosi nulla avrebbe più potuto pretendere. Pareva di poi cambiato, aggiunge la teste, ma mio marito non credeva al ravvedimento. Quell'uomo, diceva, ha commesso tante marachelle, ha commesso qualche cosa più che ragazzate. Presidente: — L'imputato ha detto che dopo 1 debiti pagati, lo suocero si era cosi rabbonito, che gli avrebbe dato tutto il patrimonio. Teste: — No, no! E' cosa assurda. Non diede mai nulla al suo povero figlio che era ufficiale aviatore e di cui non ha avuto di che lagnarsi. Diceva che i giovani non devono aver vizi e che suo figlio doveva vivere collo stipendio. Era un uomo insomma che faceva il passo secondo la gamba. Anzi più corto, per non aver noie. Presidente; — L'imputato dice che, avendosi a sistemare la sua posizione, lo suocero gli diede trentamila lire in regalo e cioè la somma equivalente ai titoli che ^risultarono mancanti. Teste: — E' assurdo! E' impossibile ! La leste ripete che suo marito era attaccatissimo al denaro e che essa stessa ignorava in che consistesse il patrimonio. A domanda del presidente, depone che fu il capitano Biselli ad insistere perchè si recasse alla banca a ritirare i valori di famiglia. Il Biselli anzi la.trasportò a braccia in una carrozza che aveva fatto venire in istrada appositamente dalle 9 alle 11. Inoltre, avendo, appena morto il marito, Incaricato il Biselli di recarsi a ritirare da una cassetta di sicurezza della banca ile tessere relative, questi ìc riportò anche tre o quattro portafogli vuoti trovati in un armadio. Si meraviglio la signora che fossero vuoti e lo disse apertamente al Biselli, il quale rispose che aveva trovato nei portafogli poco più di mille lire che diede alla suocera. « Mi meravigliai, essa spiega, perchè lo avevo soltanto incaricato di ritirare dall'armadio una ' chiave ed una tessera, mentre lui era andato a frugare nei fortafogli del povero morto ». I Buoni del Tesoro La difesa fa rilevare che in istruttoria la teste disse die i buoni rubati si trovavaaio nell'armadio chiuso e non nella cassetta di sicurezza della banca. Il pubblico si abbandona a mormorii ed i difensori gridano che pretendono che la teste dica tutta la verità. Pres. : — Glie la farò direi La teste spiega che in istruttori* non disse tutta la verità per paura delle conseguenze del fisco. Non voleva dire cioè che i titoli le erano stati rubati dalla banca dopo la morte del marito. Avv. Sarroochi, della difesa: — E la signora, per paura del fisco, non si peritò allora di modificare le circostanze di accusa a carico del .genero. Pres. : — Effettivamente non c'è discussione. I ire buoni del tesoro furono sottratti ed 1 tre buoni del tesoro vennero depositati, dopo un mese dalla sottrazione, dal Biselli alla Banca d'Italia. Sarroochi: — E questo artificio intorno ai buoni del tesero olii lo suggerì alla teste? Teste: — Fu un po' il pensiero di tutti. Difesa: — Di chi? La teste non risponde. Pres.: — La circostanza da lei narrata In udienza e cioè che i tre buoni sottratti erano in casa e non alla banca da chi le fu suggerita ? Teste: — Da mio cognato Rosario. Poiché II pubblico mormora, il presidente rimprovera severamente i disturbatori. Le contestazioni, che la difesa preannunzia in numero imponente, hanno stasera una sosta. L'aw. Sarrocchi infatti avverte che di contestazioni ne avremo anche per domani. La teste è momentaneamente licenziata e cosi non può assistere alla lettura dei verbali di confronto tra lei ed il genero, confronti avvenuti in carcere, si imprende da questi verbali che il genero accusa la suocera di essersi vendicata perchè egli denunziò Qa tresca che teneva col giovane nipote Gino ed anche perchè lui non corrispose ai suol desideri. « Devi ricordare — dice l'imputato in uno di questi interrogatori — che non mi sono piegato ai tuoi desideri. Una mattina sei venuta in camera mia mentre ero ancora à letto e ti sei piegata su di me facendo l'atto di stenderti sul mio stesso letto. Mi dicevi ohe mi volevi bene. Io mi ritrassi disgustato. — E' una Infamia — aveva interrotto la suocera. — lo ti arr.Bi come un figlio e non ebbi mai desideri immuri ». E cosi con auesta piccante lettura l'udienza termina tra i vivaci commenti della folla numerosa che adagio adagio abbandona l'aula, addensandosi alle uscite per vedere ancora una volta l'dimiputato e la principale accusatrice. Non avvengono incidenti. M. Colpo di scena al processo per l'uccisione del conte Fosca il Firenze, 20, notte. Si dibatte dinanzi alla nostra Coite d'Assise il processo per l'uccisione del fascista conte Annibale Foscaii, avvenuta due anni or sono. Il conte Foscari fu ucciso mentre insieme ad alcuni fascisti era venuto a lite col calzolaio comunista Garuglieri. il processo che era cominciato nel 1923, fu dovuto rinviare. La ripresa del dibattimento ha provocato un inatteso colpo di scena. Un coimputato, il Corti, che era stato egli pure arresi ato quale coinvolto nella uccisione del conte Foscari, si è dichiarato autore del delitto. Egli ha dichiarato di avere agito per legittima difesa. Gaxose ed armi Alessandria, 20, notte, 11 commerciante De Alessandri Claudio da Terzo d'Acqui è comparso in Tribunale iniputato di avere prodotto acque gazosc contenente saccarina nelle proporzioni di gr. 0.037 pei- ogni litro e ciò oltre il limite tollerata. L'imputato dimostrò invece di aver fabbricate le acque con una preparazione di zucchero di Stato e fu perciò assolto per insufflcenza di prove. — Difesa avv. Pastorino. Il Tribunale 1 >a quindi giudicato, per omes. sa denuncia di anni da fuoco e relativo porti! allusivo, certo Talenti Paolo, d'anni 22, che è sfato condannato a mesi 4 e giorni 10 di carcere e L. 360 di limila. — D<"esa avv. Luriano. ns

Luoghi citati: Acqui, Alessandria, Bologna, Firenze, Miami, Modena, Terzo, Venezia